Fresco di inclusione nella cerchia ristretta dei 2018’s Young guns della Marvel Comics, Marco Checchetto è uno degli artisti di punta della Casa delle Idee. Dopo essersi fatto le ossa in Italia, viene reclutato dalla Marvel che gli affida Spider-Man, consentendogli di realizzare un sogno: disegnare il suo supereroe preferito. Successivamente realizza tavole per la serie di Daredevil e affianca lo sceneggiatore Greg Rucka sulle pagine di Punisher. Con il suo tratto realistico e spettacolare ha impreziosito le atmosfere galattiche di Gamora, prima di dedicarsi a Old Man Hawkeye. Apprezzando il lavoro di Marco, la Marvel lo ha inserito nella squadra dei disegnatori dei fumetti di Star Wars. Nella “galassia lontana lontana” sono ambientati L’impero a pezzi, Anakin e Obi-Wan, Capitano Phasma e La cittadella urlante. Insieme a Stefano Vietti, per essere profeta anche in patria, ha lavorato alla miniserie Life Zero.
Abbiamo incontrato Marco per questa chiacchierata presso il negozio “Fumetti & Soda Padova”.
Ciao Marco, ti ringraziamo per la tua disponibilità e cominciamo subito con la stretta attualità: sei stato incluso dalla Marvel tra i sei 2018’s Young Guns, perciò vivrai un altro anno da grande protagonista. Oltre alla realizzazione di una variant cover limitata ed esclusiva, sai già di cosa ti dovrai occupare? Quali sono state le tue reazioni quando hai appreso la notizia?
Ciao a tutti! Sì, sono molto contento e onorato di essere stato scelto come 2018’s Young guns, proprio perché quest’anno sarà un anno molto particolare per la Marvel che, con l’arrivo di C.B. Cebulsky, come nuovo Editor in Chief, ci regalerà un sacco di novità e sorprese. È stato proprio C.B. a contattarmi e a darmi la notizia. Ricevere così tanti complimenti e attestati di stima da parte di molti editor e colleghi è veramente emozionante. Per quanto riguarda il lavoro, per il momento, posso solo anticipare che lavorerò su un paio di variant cover molto importanti: The hunt of Wolverine #1 e Mighty Thor #706, oltre alla già annunciata variant di Black Panther #170.
Parliamo di Old Man Hawkeye, in cui le tue matite danno vita alle sceneggiature di Ethan Sacks. Sappiamo che si tratta di un prequel legato alla serie originale Old Man Logan di Mark Millar. Lavorare su una versione alternativa dei personaggi è più stimolante o richiede maggiore rispetto di determinati limiti? A quali particolari ti è stato chiesto di prestare maggiore attenzione?
Lavorare su un universo alternativo è sicuramente stimolante, perché permette di creare versioni dei personaggi molto personali. Proprio per questo motivo non ci sono paletti, anzi, i miei editor mi hanno dato carta bianca. Ne sono risultati personaggi davvero forti, di cui sono molto contento. La serie è fantastica, il primo numero è andato subito esaurito ed è in programma una second printing. Speriamo che continui tutto così.
Il personaggio che mi ha creato più problemi (per ora) è stato Venom: è stata una vera sfida trovare una nuova versione del costume e, non volendo allontanarmi troppo dall’originale, ho deciso di cambiare pochi elementi. Uno di questi è aver dato le interiora al simbionte. Non è una semplice melma nera, ma un organismo vero e proprio.
In Old Man Logan non mancano le sequenze violente, uno degli ingredienti che accomunano anche le storie del Punitore. Hai disegnato la serie di Frank Castle sceneggiata da Greg Rucka conferendo al protagonista un aspetto diverso da quello abituale. Hai avuto modo di partecipare all’ideazione questa evoluzione?
La violenza aveva una parte importante in Old Man Logan e farne un prequel senza non sarebbe stata una grande idea. Old Man Hawkeye è sicuramente il comic book più violento che abbia mai disegnato. Per quanto riguarda Punisher, ho messo molto del mio nel character design. Nel numero 4, Frank si scontra con il nuovo Avvoltoio, uscendone con le ossa rotte e un occhio ferito gravemente. Greg, quindi, per il numero 5, mi ha chiesto di far crescere a Frank i capelli e la barba, come se non si fosse curato del proprio aspetto durante il periodo di recupero. Con l’occhio ferito ho subito pensato al mio personaggio preferito nell’ambito dei videogiochi, ossia Big Boss/Solid Snake di Metal Gear Solid, così è nato quello che gli appassionati oggi chiamano Snake-Punisher.
Tra i tuoi lavori più recenti per la Casa delle Idee citiamo la miniserie Gamora, ambientata in un contesto extraterrestre. È diverso il tuo approccio alla tavola quando devi disegnare situazioni collocate nello spazio o in pianeti lontani dalla Terra? Preferisci le storie che si svolgono in un contesto urbano, come quelle di Spider-Man e del Punisher?
L’approccio è stato lo stesso anche per Gamora: lo stile che uso per costruire la pagina è più o meno uguale per tutte le serie. Poi è chiaro che dipende molto dalla storia. Il mio è uno stile cinematografico, per cui adotto tagli particolari anche per quanto riguarda i primi piani o le scene di dialogo, cercando sempre di evitare la vignetta banale. Preferisco sicuramente disegnare personaggi e ambientazioni urbani, ma non è un problema occuparmi di eroi spaziali, sebbene non ami particolarmente i Guardiani della Galassia e tutta la parte cosmica dell’Universo Marvel.
Continuiamo sulla scia dei fumetti popolati da alieni, parlando di Star Wars. Sei uno dei disegnatori di punta del franchise fumettistico, avendo lavorato a L’impero a pezzi, Anakin e Obi-Wan, La cittadella urlante e Capitano Phasma. La Marvel ti ha chiesto di fare alcune prove prima di arruolarti o si è basata sulle opere che hai realizzato per i suoi supereroi?
Star Wars è la saga stellare per eccellenza, quella con cui siamo cresciuti, sono molto felice di aver lavorato e di poter lavorare anche su questo universo. Essendo un autore Marvel da ormai undici anni, mi conoscono benissimo, perciò mi hanno direttamente chiesto se mi facesse piacere disegnare i fumetti di Star Wars. È stato un momento incredibile: ero entusiasta ma temevo di non farcela, soprattutto perché i fan sono molto esigenti.
Quali linee guida a livello iconografico devi seguire quando disegni un racconto ambientato nella galassia lontana lontana?
Lucasfilm invita i propri autori a rimanere il più possibile vicini all’aspetto degli attori, quando disegnano i vari personaggi della saga, e ritengo sia una richiesta corretta. Mentre di Spider-Man, per esempio, ogni disegnatore può dare la propria personalissima versione, per i personaggi di Star Wars questo non vale. Io stesso, quando leggo i fumetti di Guerre Stellari, non mi godo pienamente la lettura se nei disegni non riconosco i volti di Harrison Ford, Mark Hamill e compagni. Questo, però, non vuol dire che mi piacciano i volti fotocopiati o fotografici. Lo stesso discorso vale per i veicoli. Con L’impero a pezzi, il mio primo lavoro per Lucasfilm, è stato un “incubo” perché, avendo uno stile molto realistico e replicando tutti i particolari dei costumi e dei mezzi di trasporto, prestavo il fianco agli editor che andavano a controllare ogni più piccolo dettaglio. Per realizzare Capitano Phasma mi hanno consentito di accedere al server della Lucasfilm con tutti gli studi e le foto di scena dal 1977 a oggi, ed è incredibile ve lo assicuro.
Passando alla produzione di casa nostra, non possiamo dimenticare Life Zero, progetto di firme italiane, ma dal respiro internazionale. Il tuo tratto anche in questo caso è spettacolare come quando lavori per il mercato statunitense, ma ti chiediamo: quali differenze ci sono state nell’impostazione del lavoro? La storia potrebbe avere un seguito?
Per quanto riguarda il taglio internazionale di Life Zero, penso che sia proprio conseguenza della mia esperienza in ambito Marvel. Sono rimasto fedele a quell’impostazione anche perché ero io stesso il responsabile del mio lavoro. Stefano Vietti e io abbiamo fatto tutto quello che volevamo sulla nostra serie, grazie a Panini Comics che ci ha dato libertà assoluta. Nell’immediato è molto difficile che la storia abbia un seguito, perché sono molto preso dal mio lavoro in Marvel, mentre Stefano è concentrato su Dragonero.
Per concludere, c’è un personaggio Marvel in particolare al quale ti piacerebbe dedicarti? Invece, se dovessi lavorare per la DC Comics su quale supereroe ti concentreresti?
Se lavorassi per la la DC sicuramente mi piacerebbe disegnare Batman, l’eroe che ho letto fin da ragazzino, ma non mi dispiacerebbe disegnare anche Superman.
Essendo cresciuto con gli eroi Marvel e in particolare con l’Uomo Ragno, se mi chiedessero di tornare su Spider-Man lo farei molto volentieri, soprattutto adesso che sembra si ritorni un po’ alle origini del personaggio. Mi piacerebbe da morire occuparmi anche di Wolverine e di Ghost Rider, due character che in undici anni non ho ancora mai avuto occasione di disegnare.
Ringraziamo Marco Checchetto per la sua disponibilità.
Intervista realizzata dal vivo il 20 gennaio 2018.