Yama, il ritorno del Signore della morte

Yama, il ritorno del Signore della morte

Mauro Boselli e Fabio Civitelli nell’avventura che inizia sul #673 riportano in scena uno dei maggiori antagonisti di Tex: Yama, il figlio di Mefisto.
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© 2016 Sergio Bonelli Editore

Nel mondo reale c’è un detto che suona pressappoco così: “Sono sempre i migliori ad andarsene per primi”.
In quello del fumetto seriale si potrebbe coniare qualcosa di analogo e antitetico che reciti “Sono sempre i più cattivi a ritornare”, a indicare quella tipica caratteristica degli antagonisti degli eroi di essere impossibilitati a morire definitivamente, ma anzi “costretti” a ritornare periodicamente a mettere i bastoni tra le ruote ai paladini della giustizia a causa del desiderio di lettori e autori.

Così, a ben 45 anni di distanza dalla sua prima apparizione, Mauro Boselli e Fabio Civitelli hanno deciso di far incrociare nuovamente la strada di Tex con quella di uno dei suoi arcinemici per antonomasia, lo stregone Yama, in una avventura che prende l’avvio sul numero #673 della collana mensile del ranger e che andrà a svilupparsi su tre albi.

Il figlio di Mefisto

Prima di andare avanti, due parole sulla figura di Yama sono necessarie. Blacky Dickart, figlio di Mefisto (altro grande villain texiano) e della chiromante Myriam, fa il suo esordio nel 1971 (Tex #125 – Yama, il figlio di Mefisto) in una storia lunga tre numeri firmata da G.L. Bonelli e Galep.
Passano tre anni e nel 1974 i due autori riportano in scena lo stregone in un’altra triplice storia che esordisce su Tex #162 – Il ritorno di Yama.
Otto anni dopo arriva la terza apparizione di Yama (Tex #265 – L’ombra di Mefisto), sempre firmata dai due padri di Tex che stavolta sviluppano l’avventura per ben quattro numeri della collana mensile.
L’ultima fugace apparizione del figlio di Mefisto risale al 2005, in una breve sequenza di Tex #502 – Una trappola per Carson, dove Claudio Nizzi e Claudio Villa ci mostrano uno Yama tornato a essere il semplice lanciatore di coltelli Blacky Dickart, che gira il West insieme alla madre Myriam.

Mauro Boselli diventa dunque il terzo autore a utilizzare il personaggio, dopo Bonelli padre che lo ha creato e Nizzi, da cui l’autore milanese ha ereditato la cura e la supervisione della testata texiana. Il ritorno di Yama è una sorta di (ribadita) assunzione di responsabilità: Boselli ormai da tempo è diventato  “l’erede dell’erede” ed è a tutti gli effetti il gestore ufficiale della “terza età” di Tex, nemici compresi.

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Da sinisitra: copertine di Tex #125, #162, #265 e #502

Il segno di Boselli e Civitelli

Lo sceneggiatore milanese riparte proprio dalla sequenza sceneggiata da Nizzi (che riprendeva quasi “filologicamente” la Tex #78Incubo! di Bonelli padre) per raccontare il ritorno in scena del personaggio e lo fa dedicando le prime trentatre pagine dell’albo a descrivere la rinnovata trasformazione di Blacky nel Signore della morte e, al contempo, a rinarrare a grandi tappe la sua storia, attraverso visioni e incubi vissuti dallo stesso Blacky durante una notte di delirio.

Questo terzo iniziale dell’albo riservato in esclusiva all’antagonista texiano è sintomatico dell’importanza che Boselli ha intenzione di dare a Yama in questa avventura e anche della caratura e potenza narrativa del personaggio. A ciò si aggiunga che Tex e Carson entrano in scena ben oltre la metà dell’albo (a pag. 62), preceduti da una sequenza che vede protagonisti Kit Willer e Tiger Jack, e che in seguito Yama non compare nè viene nominato direttamente in tutta la storia, tranne nel “segno” che chiude il numero.
Da tutto questo si capisce come il costrutto narrativo messo in atto da Boselli miri all’esaltazione della figura del figlio di Mefisto, a enfatizzare il suo rientro in scena, ponendo quanto meno inizialmente in secondo piano il titolare della testata.

La seconda parte della storia, mossa da un ritmo concitato e incalzante, vede poi Tex e Carson in una situazione di ripetuto pericolo che però alla fine si rivela essere la semplice anticamera e premessa di quello che dovrà accadere nei prossimi numeri, il tutto portando il lettore con efficacia fino all’ultima pagina, consapevole di chi si celi dietro l’attacco a Tex e ai suoi pard – che invece restano all’oscuro – e dunque “preoccupato” e ansioso di leggere come proseguirà l’avventura.

Per chi conosce il modo di sceneggiare di Boselli, anche questa storia porta la sua classica impronta, con dialoghi corposi, in alcuni tratti anche ridondanti, ma a differenza di altre volte qua lo sceneggiatore non commette l’errore di cadere nel didascalico. È l’elemento onirico, fondamentale e sempre presente in tutte le storie con Yama, che viene usato brillantemente per spiegare ai neofiti le varie tappe dell’esistenza del figlio di Mefisto.

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© 2016 Sergio Bonelli Editore

In questo sviluppo Boselli è accompagnato da Fabio Civitelli, una delle firme storiche di Tex. Il disegnatore toscano fa sfoggio nelle tavole della storia di tutte le caratteristiche salienti del suo stile, quel muoversi tra una linea chiara ed estremamente pulita nel tratto e l’utilizzo della tecnica del “puntinato”, affinata negli anni, che creano disegni ricchi di chiaroscuri estremamente evocativi e d’atmosfera.
Esempio di questo stile del tutto personale è una lunga sequenza notturna, completamente ambientata in spazi interni e senza luce, eppure perfettamente leggibile e narrativamente chiara, grazie a come il disegnatore riesce a sfruttare e a rendere gli effetti di ombra e di luce ambientale sui corpi dei personaggi e sugli oggetti.

Yama, il figlio di Mefisto, è dunque tornato e l’inizio di questa avventura pare avere tutte le premesse per diventare un’altra importante storia di Tex, personaggio la cui testata mensile è ancora oggi la più costante da un punto di visto tanto narrativo che grafico in tutto il parco di produzioni bonelliane.

Abbiamo parlato di:
Tex #673 – Il segno di Yama
Mauro Boselli, Fabio Civitelli
Sergio Bonelli Editore, novembre 2016
110 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,20 €
ISSN: 977112156100860673

1 Commento

1 Commento

  1. Fra X

    30 Ottobre 2016 a 15:58

    Miiiii, Yamone! XD Da mo che si parlava del suo ritorno! Le sue tre storie mi erano piaciute tutte e e tre. la prima molto fascinosamente horror, la seconda avventurosa ed esotica mentre la bistrattata terza un po un misto tra le due, con la seconda parte un po meno riuscita della prima a mio parere.
    Come fatto notare alla fine di quest’ ultima avventura Yama non si sapeva che fine avesse fatto mentre in “Mefisto” lo ritroviamo a fianco della madre. Boh! Vediamo che s’ è inventato Boselli. XD

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