Vi presentiamo, in esclusiva, una intervista con Aaron Sims di Aaron Sims Creative, società che ha lavorato agli effetti visivi e ai concept design di X-Men: Dark Phoenix, l’ultimo capitolo cinematografico sui mutanti Marvel diretto da Simon Kinberg, nelle sale in questi giorni.
Quando avete iniziato a lavorare su Dark Phoenix?
Attorno al 10 maggio 2017, quindi ci abbiamo lavorato su per parecchio tempo, realizzando oltre 2000 concept per il film.
Avete lavorato in precedenza a X-Men: Apocalisse. E ora siete di nuovo coinvolti con i mutanti Marvel. Quali sono state le differenze maggiori nel lavorare a questi due film?
Ci siamo occupati in Dark Phoenix di molti aspetti: gran parte della creature, per esempio, trasformazioni dei personaggi, nuovi mutanti, tutte le varie interazioni derivate da questo. Quindi c’è una bella differenza rispetto a X-Men, più coinvolgimento per una bella fetta del film. In Apocalypse c’è stato un coinvolgimento ancora più inferiore.
Quali tecnologie avete utilizzato? Potete descriverci il loro utilizzo in maniera dettagliata e quante persone hanno lavorato alla pellicola?
Dal punto di vista tecnologico non c’è molto di nuovo che abbiamo utilizzato, eccetto nuovi esperimenti con la composizione, utilizzando il software Nuke per fare dei test sugli effetti e l’aspetto della Fenice. Abbiamo utilizzato diversi metodi con vari elementi ed effetti, ma non c’è niente di nuovo a livello tecnologico, solo un approccio creativo con cui usare la tecnologia.
Quali sono state le difficoltà maggiori che avete affrontato?
Le sfide più ardue sono state probabilmente il realizzare gli alieni che non potevano essere visti e che dovevamo esporre in modalità interessanti. Non sono mai stati veramente visti se non per piccoli istanti qua e là, ma abbiamo realizzato dei veri e propri alieni al di sotto di quello strato invisibile. Non siamo mai riusciti a farli vedere durante il film. Dovevano nasconderli ma farli vedere quanto bastava. E’ stato difficile far capire che lì sotto la coltre di invisibilità c’era un alieno e non, che so, un umano ferito. Inoltre, ciò che può essere difficile reallizare è capire come creare qualcosa per questi personaggi visti 8,9, chissà quanti film, la sfida è sempre cercare di creare qualcosa che abbia un taglio nuovo e fresco in un mondo abituato a questi familiari personaggi.
Quali sono, se vi sono state, le indicazioni che avete ricevuto dal regista Simon Kinberg?
Abbiamo principalmente lavorato con Curt Williams per la maggior parte del tempo, Simon ha lavorato a stretto contatto con il produttore e supervisore degli effetti visivi. Abbiamo anche lavorato con Serge Riou e la nostra corrispondenza è avvenuta tramite Simon, ma in realtà non abbiamo parlato mai faccia a faccia.
Come vi siete posti rispetto a dover rappresentare il potere della Fenice Nera, uno dei personaggi più riconoscibili e amati dai fan dei fumetti?
È stata una sfida perché abbiamo visto così tanti personaggi nell’universo Marvel che hanno effetti di fiamma quindi creare qualcosa di unico e diverso è stato sicuramente un problema. Per quanto riguarda la direzione in cui siamo andati, abbiamo esplorato tutto, dal fuoco all’energia, al plasma e alla combinazione di tutti questi elementi per creare qualcosa di unico e sconvolgente.
In questo film i giovani mutanti sono ormai navigati supereroi, per cui c’è maggior possibilità di far sfoggio dei loro superpoteri. Soprattutto riguardo alle devastanti conseguenze che hanno come avete deciso di raffigurarle?
La maggior parte dei personaggi che stavamo progettando era già stata progettata per quanto riguarda i loro poteri, ma c’erano nuovi mutanti che non erano nei fumetti e che stavamo esplorando, molti dei quali giovani personaggi adolescenti che ci hanno fatto diventare creativi con le loro differenze e abilità. Per esempio, far crescere un fiore in una mano o creare un oggetto più grande da qualcosa di più piccolo; oppure c’era un altro personaggio che aveva tentacoli al posto dei capelli, parecchio impegnativo da gestire. Era un nuovo personaggio, Medusa Man, ma non sono sicuro che quello sia il suo nome. in ogni caso, quello è stato il nome che gli abbiamo dato e, in quanto parte dei cattivi, è stato progettato come personaggio autonomo creato come concept art. Abbiamo poi anche fatto scenografie chiave, qualcosa come lui su un veicolo che combatte alcuni dei personaggi eroi sulla strada per cercare di far capire come potrebbe combattere e aiutare in battaglia. I suoi capelli possono crescere e cambiare aspetto permettendo ai suoi tentacoli di afferrare ed essere usati come armi. Molte volte (i personaggi) li rappresentiamo così in queste scene chiave, in una serie di immagini che rappresentano le loro abilità all’interno di un’opera d’arte fondamentale, che di solito gestisce il personaggio e il loro ambiente mentre interagisce con altri personaggi.
La scena del treno è probabilmente la più spettacolare e ricca di effetti speciali della pellicola. Quanto lavoro, quali scelte e difficoltà ha comportato?
La scena del treno: abbiamo aiutato a progettare il treno stesso, per far sembrare che si adattasse al mondo e al tempo, gli anni ’90, ma rendendolo il più futuristico possibile considerata la tecnologia disponibile in quel periodo. Volevamo che fosse chiaro che potesse contenere supereroi. L’esterno aveva fondamentalmente armi e qualche rivestimento come scudo, ma una volta all’interno lo abbiamo reso molto sterile per la maggior parte, eccetto per gli X-Men legati con queste cinghie attorno al collo, alle caviglie e alle mani per evitare che potessero usare i propri poteri. Abbiamo quindi rappresentato tutto questo utilizzando un milione di approcci diversi, pose diverse, dai piedi, a quando erano seduti, legati al muro…. finché non abbiamo finalmente scelto il concept giusto: uno dove sono seduti e si guardano l’un l’altro. Da lì ci restava solo il dover progettare la battaglia che sarebbe avvenuta all’interno del treno e capirne le logiche. Così abbiamo mostrato alcuni degli alieni che arrivano e vengono fatti a pezzi dai militari e dai cannoni, passando poi a come ognuno dei personaggi li avrebbe contrastati. Dovevamo mostrare l’alieno esposto sotto come se avesse forma umana, con il viso strappato come da artigli. Perciò abbiamo strappato via davvero la faccia, mostrando l’alieno e realizzato diversi disegni su come avrebbe combattuto.
Quali sono i vostri prossimi progetti?
Non c’è molto di cui possiamo parlare al momento, eccetto che sicuramente siamo all’opera su diversi progetti molto interessanti, tra cui alcuni riguardanti horror, sci-fy e fantasy, che stiamo sviluppando internamente.
Intervista rilasciata via mail a giugno 2019 -Traduzione di Elisabetta Gatti