Woo-oo! “DuckTales” torna in TV

Woo-oo! “DuckTales” torna in TV

Avventura, tesori e famiglia: “DuckTales” torna sugli schermi USA con un film pilota convincente e ricco di idee.

Il reboot della serie animata DuckTales, della quale vi abbiamo parlato in questo approfondimento, ha preso il via in America sul canale Disney XD lo scorso 12 agosto con un film-TV che funge da episodio pilota, intitolato Woo-oo!, in attesa dell’inizio della serie vera e propria previsto per il 23 settembre.

Ripartire da zero

Paperino ha un colloquio di lavoro e deve affidare i suoi iperattivi nipotini Qui, Quo e Qua a qualcuno durante la sua assenza. Si vede così costretto a contattare il suo ricchissimo zio Paperon de’ Paperoni, con cui ha tagliato i ponti da più di dieci anni e che i ragazzini non hanno mai conosciuto, per chiedergli questo favore.
Paperone, stimolato dai tre giovani, ha così modo di riscoprire il suo lato avventuroso, abbandonato da diverso tempo.

Da subito si possono notare tre elementi fondanti: la creazione di una continuity a parte rispetto a quanto si legge nei fumetti e anche da quanto visto in precedenza in altre produzioni animate; un plot che richiama come spunto base quello dell’avventura che apriva le DuckTales anni Ottanta; e un approccio vagamente riconducibile al dodicesimo e ultimo capitolo della $aga di Paperon de’ Paperoni, scritta e disegnata dal fumettista del Kentucky Don Rosa, nel quale il protagonista era piegato dagli anni ma ritrovò l’entusiasmo giovanile dopo l’incontro con i quattro nipoti.

Se paragonata al lungo episodio in cinque parti che apriva la serie classica (Il tesoro del sole d’oro), la trama presentata in Woo-oo! risulta inevitabilmente più povera, anche solo per una questione di mero minutaggio: in questo caso infatti il pilota della serie animata è un semplice episodio doppio, che quindi deve contenere l’intera storia in poco più di 40 minuti.

Pertanto la compressione narrativa si nota, portando ad una seconda parte dell’episodio piuttosto concitata, che punta addirittura a raccontare la ricerca della città sommersa di Atlantide da parte di Zio Paperone. Scelta ambiziosa purtroppo non ripagata dalla sceneggiatura: sacrifica i tanti spunti interessanti che da sempre questo setting ha offerto, concentrandosi in una serie di trappole e scontri che potevano essere ambientati in qualunque altra anonima ambientazione perduta.

Al netto di questo problema, però, la storia non conosce tempi morti e anzi è caratterizzata da un ritmo sostenuto, che tiene desta l’attenzione dello spettatore fin dalla prima parte dell’episodio, quando Qui, Quo e Qua risvegliano per sbaglio alcune maledizioni legate ad antichi manufatti custoditi da Paperone nelle proprie sale. Anche il buon uso della comicità e dei dialoghi ironici permette il coinvolgimento dello spettatore, che si sente subito parte di questa famiglia disfunzionale che viene a crearsi sotto i suoi occhi.

Ma che bei paperi!

Il maggior punto di forza di questo prodotto resta però la cura con cui vengono trattati i personaggi, che appaiono pienamente rispettati nelle loro caratteristiche fondanti e al contempo calati nella contemporaneità, tanto come approccio quanto come dinamiche relazionali e narrative.
La scelta di creare una storia sostanzialmente da zero ha permesso ai due creatori, Francisco Angones e Matt Youngbert, di prendere in mano senza condizionamenti i protagonisti della commedia dei Paperi e di adattarli alla loro idea dello show, pur mantenendo sempre ben presenti i due importanti riferimenti della serie classica e delle storie del creatore di Zio Paperone, Carl Barks.

Proprio lo Zione è il personaggio di maggior spicco, e non poteva essere altrimenti: oltre ad essere il protagonista è anche l’individuo più carismatico in scena, e gli sceneggiatori sono stati bravi nel calcare la mano su questo lato della figura paperonesca, mostrandolo dapprima come annoiato uomo d’affari e facendo pian piano intuire il suo glorioso passato di avventuriero a caccia di tesori intorno al mondo.

Questa chiave di lettura era una delle concezioni più brillanti di Don Rosa, che giustificava molto bene il percorso umano del personaggio che lo portò a un abbandono della propria vita da giramondo.

La voce del talentuoso attore David Tennant, che accentua qui il suo naturale accento scozzese, contribuisce molto alla riuscita di questo Paperone, alternando sapientemente le asperità del tono di voce con momenti più morbidi a seconda del contesto.

I tre nipotini sono l’altra rivelazione del progetto: se nella vecchia serie erano i classici gemelli quasi interscambiabili, qui assumono ognuno una personalità forte che li contraddistingue l’uno dagli altri, distinzione che si ravvisa anche dall’abbigliamento. Una scelta intelligente e che permette senz’altro una maggior immedesimazione da parte dei giovani spettatori, potendo scegliere in quale rivedersi di più.

Paperino, nei panni del “genitore-surrogato” protettivo nei loro confronti, costituisce un punto fermo molto “emozionale” ma perfettamente in linea con il personaggio dei fumetti, non rinunciando ad altre caratteristiche classiche come la sfortuna o l’irascibilità. Il tutto viene per ora dosato in maniera equilibrata, così che questo Donald Duck risulti non una semplice fonte di gag slapstick ma anche una figura tridimensionale e realistica.

Per quanto riguarda i personaggi creati apposta per le DuckTales originali, il restyling più azzeccato risulta quello della piccola Gaia: la bambina diviene qui una ragazza coetanea di Qui, Quo e Qua, un terremoto di entusiasmo, una fangirl delle avventure di Paperone che offre una bella scossa alla trama e che rappresenta sicuramente un carattere molto più approfondito di quanto non potesse offrire il personaggio originale. Il doppiaggio di Kate Micucci conferisce inoltre la giusta voce esagitata alla ragazza.

Anche la sua tutrice, tuttofare di Villa de’ Paperoni, acquista maggior spessore: non è più la semplice tata a cui vengono assegnati i ragazzini, ma una donna che ha condiviso vari pericoli a fianco del suo principale e che dimostra di avere più di un asso nella manica, oltre ad essere dotata di un carattere molto forte.

Il pilota Jet McQuack risulta invece sostanzialmente invariato nella sua caratterizzazione, ricoprendo oggi come allora il ruolo della spalla puramente comica e funzionando ancora bene.

Discorso a parte per il rivale in affari Cuordipietra Famedoro: il villain conosce infatti un’evoluzione prima di tutto fisica, e in questa forma inedita assume anche atteggiamenti più sopra le righe di quanto visto in precedenza. A tratti è quasi la parodia di un cattivo, e deve ancora essere inquadrato appieno per comprendere la direzione che gli autori vogliono dare al personaggio, che nel pilot funziona ma con qualche leggere perplessità.

Nuovo gusto estetico

Il disegno e l’animazione, inoltre, sono un ulteriore punto a favore di queste DuckTales targate 2017: lo stile particolarmente netto e quasi stilizzato recupera in parte l’essenzialità del tratto dei comics anni Cinquanta ma al contempo si inserisce coerentemente con l’estetica dei più recenti cartoni animati televisivi, costituendo così un prodotto che non stravolge il design dei personaggi Disney e che risulta comunque attuale per i più giovani, abituati a fruire le altre serie animate contemporanee.

L’animazione si rivela fluida e dinamica, i Paperi si muovono, saltano e vengono sballottati con grande scioltezza, camuffando così il budget televisivo a disposizione e offrendo un risultato capace di soddisfare anche gli appassionati di lungo corso, ma che sacrifica le rotondità del disegno anni Ottanta in luogo di un’animazione che sfrutta meglio i limiti imposti dalla televisione.

Zio Paperone e Paperino compaiono qui con i loro abiti tradizionali, e a livello di character design non si può dire che non siano centrati: chiaramente chi cerca uno stile di disegno simile a quello della serie originale non lo ritrova, ma sarebbe anacronistico. Per quanto la linea più “morbida” di trent’anni fa fosse in linea con lo stile dell’animazione disneyana, non riusciva a ricalcarne con successo l’estetica e soprattutto la qualità dell’animazione, sia per il budget più limitato di quello delle pellicole cinematografiche sia per le differenze di artisti e di Studi al lavoro.

Un tratto come quello di questo reboot, sulla falsariga di quanto portato avanti da altre serie animate, coniuga uno stile più minimale, ma non per questo poco adatto ai personaggi Disney, con la possibilità di offrire un’animazione complessivamente più fluida grazie ai modelli più semplici.

Sempre in tema di character design, i nipotini hanno conosciuto un’evoluzione non da poco: caratterizzati da teste piuttosto grandi e squadrate e da un abbigliamento diverso per ciascuno, possono effettivamente disorientare l’appassionato tradizionalista, ma basta vederli in movimento e immersi nell’avventura in cui recitano per poter apprezzare il nuovo aspetto. Il carattere spumeggiante ed esagitato con cui vengono descritti contribuisce alla resa finale, dal momento che i personaggi sono sempre in movimento con diverse pose.

Anche la Paperopoli che si vede nel pilot conosce diverse differenze con quella nota ai lettori di fumetto e agli spettatori delle DuckTales classiche: visualizzata anche tramite una mappa realizzata e diffusa appositamente come materiale pubblicitario, mostra la volontà di coniugare diverse idee, sensibilità e fonti.

Il cambiamento principale è certamente il Deposito di Paperone, che appare meno maestoso e soprattutto ha una nuova ubicazione: non più sulla Collina Ammazzamotori, ma su una scogliera in riva al mare, decisione certamente singolare e ancora da decifrare appieno. A parte questa perplessità, la città è ancora tutta da esplorare e per ora si distingue solo per degli sfondi piuttosto semplici.

I recenti corti di Mickey Mouse, supervisionati da Paul Rudish, pur con un approccio stilistico ancora differente da quello di DuckTales, avevano già mostrato da alcuni anni come un design più semplice, stilizzato e quasi vettoriale si potessero muovere i personaggi Disney senza snaturarli, ma dandone semplicemente una declinazione grafica tanto quanto fanno i diversi disegnatori di fumetti.

In DuckTales si media, senza cadere in certe estremizzazioni viste con Rudish e ottenendo così un prodotto esteticamente ibrido, che coglie bene le esigenze di budget insieme a quelle di una serie avventurosa che si rifà ai canoni (anche estetici) dei fumetti di Carl Barks, ottenendo un risultato in linea con quanto offerto dal panorama animato televisivo.

Un prodotto per tutti

L’impressione generale, al termine di Woo-oo! è che il team creativo sia riuscito a trovare una formula vincente: un cartone animato che si pone sulla scia di quanto prodotto dai canali tematici negli ultimi anni, con successi come Adventure Time o, in casa Disney Television, Gravity Falls e Star vs. the Forces of Evil, quindi con un forte appeal verso gli spettatori più giovani ma in grado di interessare un pubblico trasversale, composto anche da adulti.

In questo caso la marcia in più è ovviamente insita nel recupero di un cartoon seguito da moltissimi bambini di allora, trentenni e quarantenni di oggi, ma l’operazione nostalgia non risulta fine a sé stessa e appare invece più intelligente e raffinata. I tanti cambiamenti rispetto a quello che era il prodotto originale dimostrano una volontà di non rincorrere ciecamente i vecchi fan, andando incontro così a quello che rimane il target di riferimento e pubblico principale del canale Disney XD, ma disseminando anche il prodotto di inside jokes, riferimenti alla serie classica e alle fonti fumettistiche di Carl Barks e Don Rosa, che il pubblico più adulto può cogliere come gustose strizzatine d’occhio.

Anche la scelta di impostare una continuity ben precisa per la prima stagione della serie, basata sulla famiglia dei Paperi e i misteri legati a quanto accaduto in passato tra Paperone e Paperino (come suggerisce in modo narrativamente perfetto anche il cliffhanger alla fine dell’episodio) è un approccio in grado di compiacere anche il pubblico più smaliziato, andando quindi a catturare un pubblico trasversale e rendendo questo nuovo DuckTales qualcosa di realmente competitivo rispetto ad altri prodotti analoghi e in linea con essi.

Abbiamo parlato di:
DuckTales: Woo-oo!
Soggetto: Francisco Angones, Colleen Evanson, Noelle Stevenson, Madison Bateman, Nate Federman, Matt Youngberg
Sceneggiatura: Francisco Angones
Regia: Dana Terrace, John Aoshima
Disney XD (USA), 12 agosto 2017
44 minuti, animazione, colore

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