La ricetta fumettistica che James Stokoe cucina con il suo Wonton Soup è un mix che mescola parecchie cose su parecchi livelli. Il primo, più evidente, è quello grafico. Come già visto in altre opere, come Godzilla: La guerra dei 50 anni, lo stile di Stokoe guarda al manga e lo introietta. In questo fumetto in origine autoprodotto e in bianco e nero, portato in Italia da SaldaPress, l’autore però lo fa con ancora più libertà e meno vincoli, dando vita a un vero e proprio ibrido dove stilemi nipponici – come l’uso dei retini, gabbia libera e deformazioni grottesche e umoristiche di volti e corpi per caricare l’espressione emotiva dei personaggi – si innestano a un’approccio che guarda all’underground americano. L’ambientazione sci-fi lascia a Stokoe lo spazio per sbizzarrirsi con macchine, strumenti e creature aliene, in cui l’autore non lesina sui dettagli, ricchi, densi e ricercati.
Ma non è solo la componente visiva l’ambito in cui l’autore canadese mescola modalità e stili. Lo stesso approccio si trova infatti nelle narrazioni che mette in scena e in alcune forme che utilizza per farle.
Wonton Soup è la storia di Johnny Boyo, promettente allievo della più prestigiosa scuola di cucina dell’universo, che decide di mollare tutto per andare in giro per lo spazio come corriere e scoprire nuove pietanze e nuove ricette, insieme al socio e sessuomane Deacon Vans. Il pretesto è quello di dare vita a un classico del fumetto di fantascienza: una collezione di episodi dove i protagonisti devono affrontare incontri con altre culture e pianeti. Che nello specifico in questa storia possono significare l’incontro con i ninja dello spazio – ladri che galleggiano nel vuoto cosmico per attaccarsi e depredare le navi di passaggio -, tornare a scuola e trovarsi in una sfida culinaria con due gemelli che ricordano delle piovre nere, fumarsi un’erba distillata da cervelli alieni che permette viaggi nel tempo o preparare un frutto che genera intere civiltà durante la cottura: a determinare se la pietanza avrà sapore dolce o piccante sarà la linea di sviluppo di queste civiltà, ovvero se saranno bellicose o pacifiche.
Per capire le forme di ibridazione compiute da Stokoe, possiamo prendere ad esempio la coppia di episodi del primo volume in cui viene messa in scena la sfida culinaria. Ci troviamo davanti a quella che potremmo considerare una sorta di episodio di Master Chef riletto in puro stile shonen manga. Le dinamiche, i colpi di scena e la tipologia di pietanze assumono i contorni di uno scontro pieno di colpi speciali, ribaltamenti, esagerazioni e tecniche speciali elaborate. Questo però non è l’approccio che il fumettista segue in tutte le sue scelte, evitando di realizzare quella che sarebbe stata solo una parodia del fumetto orientale.
Se il primo volume sembra gettare le basi anche per una costruzione trasversale, con personaggi e storie che sembrano promettere sviluppi ed evoluzioni, il secondo e conclusivo tomo prende tutt’altre direzioni, ignorando qualsiasi seme lasciato indietro per dedicarsi al solo sollazzo creativo, spingendo ancora di più sull’assurdo e la ricerca di inanellare trovate sempre più paradossali, su cui possa si sbizzarrire una ricerca grafica estrema e ironica e concentrarsi solo sul viaggio in senso lato. Quello nello spazio, quello delle digressioni e quello lisergico da sostanze psicotrope.
Wonton Soup è una corsa su un ottovolante creativo e volutamente eccessivo, dove la narrazione diventa accessoria e secondaria per dar vita a un fumetto il cui obiettivo è quello di lasciar sfogare il suo autore in una continua sperimentazione, a tratti fine a se stessa, ma dai risultati divertenti e frastornanti.
Abbiamo parlato di:
Wonton Soup #1-2
James Stokoe
Traduzione di Chiara Balestri
saldaPress, 2023
200 pagine, brossurato, bianco e nero – 11,90 € cad.
ISBN: 9791254611401 – 9791254611418