Daisuke Igarashi è un autore piuttosto giovane nel panorama fumettistico giapponese, avendo debuttato nel 1993 con una serie regolare per Kodansha intitolata “Hanashippanashi”. Witches (Majo) è stato pubblicato a puntate su “IKKI” di Shogakukan, rivista per la quale l’autore sta attualmente realizzando “Kaijuu no Kodomo”. L’edizione italiana, a cura di Kappa Edizioni, facente parte della collana Manga San, costituisce il debutto di quest’autore nel nostro paese.
La serie è composta da sei episodi in gran parte slegati tra loro se non per i temi trattati, quattro lunghi e due brevi a fare da corollario o da introduzione, con streghe e donne protagoniste della totalità dei racconti.
Igarashi sceglie con cura i luoghi per narrare le proprie storie, come l’Istambul magica del primo episodio (Spindle), il cuore della foresta pluviale nel secondo (Kuarupu), la montagna e la foresta del terzo (Petra genitalix), la nave e il viaggio, intesi come luogo d’incontro tra due mondi che si sfiorano e si compenetrano senza quasi mai notarsi, nel quarto (La ladra di canzoni).
Storie in cui la magia è sottile ed è fatta di sensi e “fascino”, non di bacchette e formule magiche, con la “vista”, intesa sia come il senso più utilizzato dall’uomo, sia come “occhio della mente”, a fare spesso da filo conduttore. I racconti si dipanano su tempi molto lunghi che l’autore comprime in poche pagine realizzando una scansione temporale interessante se non altro per la riuscita. Tangibile infatti la percezione dello scorrere del tempo, efficace collante di avvenimenti distanti tra di loro.
“Spindle” contrappone due donne, una strega e una messaggera; la prima proveniente dalla moderna Europa trapiantata in un mondo che non conosce e non capisce, la seconda proveniente da un mondo antico, che capisce senza avere la necessità di conoscere. è una storia di amore e di desiderio frustrati, d’umiliazione e di vendetta, che come sfondo ha sia l’incomprensione tra persone che lo scontro tra culture, nella fattispecie quella turca e quella europea.
Il racconto costituisce l’introduzione del tema raccontato dal successivo “Petra Genitalix“: il confronto tra un’interpretazione sensuale del mondo e una esclusivamente intellettuale, tra una “non conoscenza” e la conoscenza appresa esclusivamente dai libri.
“Kuarupu” riprende in parte il tema della vendetta affiancandolo pero’ ad un tema apertamente ecologista. Sempre di conflitto parla l’autore, ma si tratta questa volta di antagonismo tra natura e tecnica, tra un modo di vivere in sintonia con l’invisibile sensibile e il moderno modo di vita consumista.
“Petra Genitalix” sconfina un poco nella fantascienza completando il quadro: Igarashi non propone una banale conflittualità tra uomo e natura, tra tecnica e sentimento, ma si spinge oltre proponendo una contrapposizione tra un’interpretazione sensuale, “naturale” della vita e del mondo, e l’uso della parola, prodotto “artificiale” che “seziona” la realtà alterandola e ridisponendola secondo la volontà umana attraverso la tecnologia. Una contrapposizione tra sensualità e dialettica quindi, nell’interpretazione del mondo e nell’interazione con lo stesso.
“La ladra di canzoni“, ultimo racconto lungo, presenta una strega che basa per intero la propria conoscenza attraverso l’esperienza sensuale, approccio completamente opposto a quanto presentato dal primo racconto. Amore e inganno nell’unico episodio che vede come protagonisti dei personaggi di nazionalità giapponese; qui l’autore utilizza il tema dell’alienazione degli studenti nipponici come spunto, per raccontare una scoperta del mondo attraverso il corpo con un’accezione erotica, proseguendo quanto già intravisto in “Petra Genitalix“.
Nonostante l’apparente approssimazione nel disegno, la straordinaria quantità di particolari negli sfondi avvicina il lavoro di Igarashi ad autori come Otomo e Taniguchi. Caratteristiche, queste, che rendono malleabile il tratto permettendo la resa grafica di un mondo in bilico tra il percepibile e l’impercettibile, che si affida al surrealismo, alla mutazione delle forme da familiari a grottesche chimere, all’astrattismo.
A differenza di autori come Yoshiharu Tsuge e Sueihiro Maruo, l’uso dell’arma surrealista è per Igarashi quasi del tutto asservito alle finalità narrative: pur scuotendo l’animo del lettore non ha altre finalità che il descrivere qualcosa di umanamente non percepibile.
Alcune “soluzioni” di quest’autore inoltre, ricordano il lavoro del genio eccentrico Keizo Miyanishi nella resa visiva dell’interiorità dei personaggi, sfiorando l’espressionismo.
Pur presentando una serie di storie profondamente legate all’intimo dei personaggi, che mettono in scena in maniera convincente passioni umane quali amore, vendetta, inganno, fino a una contrapposizione tra correnti filosofiche che, rimanendo in oriente, ricorda quella tra la corrente taoista e quella confuciana, Witches rimane forse un fumetto più interessante visivamente che per i contenuti. Questo per come l’autore ha scelto di rendere le atmosfere, rappresentando il mondo al confine tra il sensibile e il non sensibile; e per il sostanziale distacco con il quale ha deciso di raccontare, rendendo algida la narrazione, non cercando di creare alcun pathos e alcuna tensione drammatica salvo in pochi, riusciti, casi.
Daisuke Igarashi è una piacevole sorpresa nel panorama del fumetto giapponese importato nel nostro paese e autore da tenere d’occhio. Sarà interessante scoprire in altri lavori quali il citato “Kaijuu no Kodomo” (traducibile in “I bambini della fauna marina”) se quanto rende “Witches” un fumetto che non passa inosservato sia frutto di un’estemporanea intuizione o di un percorso intrapreso dall’artista.
Riferimenti
Kappa Edizioni: www.kappaedizioni.it