Wildstorm #29

Wildstorm #29

AA.VV. Magic Press, Nov. 2004 - 100pp. col. spill. - 5,00euro

Wildstorm #29Un mensile da edicola che accumula ritardi per un intero anno non è una cosa che si veda spesso (e meno male). Un comportamento che non appare giustificato nemmeno dopo l’acceso editoriale di Pasquale Ruggiero, o che perlomeno avrebbe meritato maggiori chiarimenti al lettore prima d’ oggi; editoriale che, comunque, ha un valore che definirei educativo per le nemmeno troppo velate rivelazione sul mercato dell’editoria a fumetti, tutt’altro che idilliaco. Per il motivo esposto prima, e la contemporanea decisione di affidarmi ai volumi per le serie più interessanti della rivista, mi ero convinto di non seguire più Wildstorm; complice un lungo viaggio in treno e un’ammiccante edicola, ho ceduto alla tentazione.

Il nuovo Wildstorm, diventato nel frattempo bimestrale, conferma l’assoluta qualità dei serial proposti, che lo rendono probabilmente il miglior antologico di materiale americano sulla piazza. I nomi che rendono questo numero difficilmente perdibile sono principalmente due: Mark Millar e Warren Ellis, che fanno passare in assoluto secondo piano l’episodio dei Wildcats di Joe Casey e Dustin Nguyen, scorrevole ma anonimo e sicuramente penalizzato, più degli altri, dal tempo trascorso tra l’ultimo numero e questo.

Si inizia dal ritorno di Authority, una serie che ha innovato a suo modo il fumetto supereroistico statunitense, ma che più di tutte ha pagato per il suo essere “eccessiva” la psicosi post-11 Settembre. Millar con il bravo, ma lento, Arthur Adams si divertono con i loro superpersonaggi violenti, sboccati, duri e “cool”, tracciando un ritratto ben poco edificante del potere, inteso come insieme delle persone che, secondo molte teorie fantapolitiche (e forse non senza un piccolissimo fondo di verità), governano il mondo prendendo decisioni ( unicamente?) atte a mantenere il proprio status. Come questi potenti scopriranno tra breve, Midnighter, Apollo e soci non sono così semplici da fare fuori come credevano, e la falsa Autorithy appositamente costruita per sostituirli non è certo all’altezza degli originali.

Se l’inizio con Millar è scoppiettante, alla fine dell’albo il protagonista assoluto si rivela pero’ Warren Ellis. Con quello che probabilmente è il migliore episodio di Global Frequency, grazie anche ai disegni convincenti di Rafael A. Martinez, consegna una storia zeppa di azione, atmosfera, sparatorie e sottile ironia, godibile e divertente.
È pero’ con Planetary/Batman che Ellis realizza la gemma dell’albo, un piccolo capolavoro d’amore verso il personaggio dell’uomo-pipistrello. L’incontro tra il gruppo di investigatori del paranormale e uno dei simboli del fumetto americano non poteva che essere un omaggio alla storia di quest’ultimo, perpetrato attraverso alcune delle sue incarnazioni più note, da quella originale di Kane/Robinson a quella di Frank Miller, passando per l’involontariamente comico protagonista della famosa serie TV. Un divertissement, certo, ma di pregevole fattura, con dialoghi brillanti e i disegni particolareggiati e realistici di John Cassaday, uno dei migliori disegnatori statunitensi, capace di rendere bene i diversi modelli grafici del “pipistrellone” e di infondere nelle sue figure, rese quasi fotograficamente, una buona dose d’emozione e fascino. Già solo per questo bizzarro crossover i 5 euro di Wildstorm risultano ben spesi.

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