Si sono conclusi col mese scorso questi “nuovi anni ‘10” del fumetto. Gli anni ’10 del Duemila hanno visto il consolidarsi del webcomics. Cento anni prima, gli anni ’10 del Novecento videro il primo affermarsi del fumetto come medium in Italia.
Questi anni ’10 sono stati significativi: il vero spartiacque della scena webcomic italiana è probabilmente attribuibile al 2011, in cui emerge il fenomeno che più ha segnato la decade, e forse non solo in quest’ambito. Zerocalcare apre infatti il suo sito, da cui inizia la diffusione delle sue storie dove riesce a diventare l’interprete di una nuova generazione di lettori di fumetti. Il maggior nome in assoluto emerso nel fumetto italiano negli anni ’10, e il primo emerso pienamente dal web, su cui inoltre continua a operare in modo significativo. Se vogliamo, nel 2013, tra le altre cose, nasce anche questa rubrica spaziobianchista, Nella rete del fumetto, a segnalare una attenzione specifica.
Ma qual è, dunque, il quadro del mondo del fumetto all’alba di questi nuovi anni ’20? E quali sono gli ultimi movimenti sulla scena in questo ultimo anno appena trascorso? Facciamo una ricognizione senza pretese di completezza, ma solo per abbozzare una indicativa mappatura di massima. Per tale ragione, adotteremo un taglio particolare: quello dei portali di webcomics, che naturalmente non esauriscono affatto la magmaticità del fenomeno (e, naturalmente, anche in questo campo non potremo avere uno sguardo esaustivo: la si prenda come una ricognizione sommamente indicativa).
Cicli e siti che si chiudono
Va intanto segnalata la fine di alcune realtà che sono state centrali negli anni ’10 e paiono giunte alla fine di un loro ciclo. Uno dei casi più significativi è l’esperienza di Verticomics. Il sito appare inattivo, e gli ultimi post di twitter e facebook risalgono agli ultimi giorni del 2018. Verticomics era nato nel 2015 dal progetto di Verticalismi di Mirko Olivieri, che dal 2010 aveva contribuito in modo determinante ad affermare la filosofia dello “scroll verticale” (presentata già su CoreIngrapho di Makkox e soci, effimero ma seminale sito del 2009, con sottotitolo “In scroll we trust”): ovvero un “infinite canvas” alla Scott McCloud ma solo in direzione verticale, con la creazione in sostanza di una “tavola infinita” che permetteva di giocare in modo particolarmente elastico con il suo montaggio interno.
Non certo una innovazione assoluta di Verticalismi, dunque: ma sicuramente il sito che perlomeno in Italia ha contribuito a consolidare questa tipologia, specie per i webcomics medio-lunghi (discorso a parte fanno le strip autoconclusive). Molti hanno anche visto nel verticalismo, come “movimento”, la migliore incarnazione del concetto di sequential art in era moderna, oltre al limite costrittivo della pagina-tavola del fumetto. Tuttavia, anche dopo la fine di questo sito (che contribuisce a segnare la fine di un’era), il verticalismo continua ad essere vivo e lottare insieme a noi sugli altri portali principali.
Un peccato anche la crisi di Graphic News, che risulta inattivo dal 2018, per via del suo approccio molto interessante, che lega webcomic e informazione, con un tagli specifico che potrebbe dire molto al fumetto, online e non, e l’uso di tecniche “sperimentali” di animazione su alcune opere.
Sostanzialmente inattivo appare anche Webcomics.it, che ha gli ultimi articoli in evidenza risalenti al 2017 nel sito, comunque ancora online. Singoli webcomics appaiono aggiornati, ma non quelli principali legati all’età dell’oro del sito, connesso al progetto Open Shockdom.
Ad esempio, tra i webcomics italiani più longevi nati su Shockdom e poi passati a Webcomics.it vi è indubbiamente Drizzit, che inizia nel 2010 e si è recentemente concluso nel 2019 – pur essendo ormai passato a Facebook nel 2015, che è decisamente la scelta prevalente per i webcomics basati sul meccanismo a striscia, come appunto Drizzit (nonostante che, in modo abbastanza raro nella scena italiana online, usa la strip non come autoconclusiva, ma come parte di una continuity stretta).
Dalla scena blogghistica del 2010 viene invece un altro longevo progetto come Rusty Dogs (Emiliano Longobardi/AA.VV. ), da poco giunto alla sua conclusione e recentemente stampato in volume sul finire del 2019 (ne abbiamo parlato a gennaio, per l’appunto, con un ampio servizio di David Padovani).
La scena attuale dei portali di webcomics
Se impossibile è una ricognizione storica in uno spazio ragionevole, ancor più utopico esaurire il discorso della scena attuale, dove i portali e gli aggregatori sono ancor meno significativi. Il grosso dell’attività, specie per quanto riguarda i webcomic brevi, le strip autoconclusive (e, in misura minore, a puntate), opera la scelta prevalente dei social network, Facebook in primis e – in crescita – Instagram. Ne ha parlato anche ad esempio Lorenzo Ghetti, in una recente intervista con LSB, dove trae un bilancio sul fenomeno in generale.
La fortuna su facebook di questa tipologia di webcomic si è sovrapposta alla sempre crescente importanza dei meme, che spesso sfruttano meccanismi dell’arte sequenziale. Ne avevamo parlato qui.
Sui fumetti web di media o ampia lunghezza – e a tema drammatico, avventuroso, comico-avventuroso – resistono comunque alcuni siti web consolidatisi in questi anni ‘10, ognuno con una fisionomia specifica. Wilder, dal 2016, appare orientato verso un fumetto d’azione e avventura adrenalinica: all’ambito dell’avventura classica guarda anche Astromica, realtà recentissima di questo 2019, partita già con una notevole ricchezza di proposte, che punta soprattutto su una app per cellulare, pur avendo anche la versione web. Mammaiuto mostra una linea autoriale, spesso con approfondimento psicologico di spaccati di vita quotidiana, mentre Stormi è lo spazio più specificamente attento a temi sociali.Sul versante delle comic strip via web, troviamo invece Blog Comic Strip che ospita nomi notevoli di tale ambito. E, naturalmente, esiste anche una realtà come McGuffin Comics, che è ospitata proprio da Lo Spazio Bianco.
Webcomics: i premi
In un accenno ai premi di settore (la cui analisi potrebbe essere un altro criterio di analisi) è interessante notare che al Premio Micheluzzi del 2019 per la prima volta non sia stato previsto un premio per il webcomic: ma, ovviamente, più come un segno della loro normalizzazione che non per una sparizione del fenomeno (anzi, semmai, in aumento). Non a caso SuperRelax del Dottor Pira vince il premio del Miglior fumetto in assoluto: autore non solo proveniente dall’area del webcomic, ma tra i pionieri del settore verso il 1997 (e anticipatore del fenomeno del “fumetto disegnato male”, che ha avuto nel webcomic uno dei suoi campi di sviluppo, in varie declinazioni, tra cui autori come Sio e Davide La Rosa). Un ragionamento simile può valere per il Gran Guinigi, dove vincono vari premi numerosi autori provenienti dal webcomic: come esordiente Fumettibrutti, ma anche Sio per Storiemigranti (non in sé webcomic), e Lorenzo Palloni per La Lupa (apparso prima come webcomic su Mammaiuto).
Ai Premi Boscarato si è invece assegnato ancora il Premio Miglior Fumetto Web, dove vincitore è risultato I Gallagher, di Tommaso Vitiello, Geziosi Prevanni e Michele Monte, di Wilder. In nomination anche Il cavaliere inserviente di Francesco Guarnaccia di Mammaiuto, Average Adventures of an Average Girl, di Laura Romagnoli (che usa in modo preminente la piattaforma Instagram), e fumetti web sperimentali come Dreng Explosion, di Michele Bruttomesso e Spezzoni, di Juta. In nomination anche Frikis, di vari autori, per Ehm Autoproduzioni, vincitore invece del Premio Andrea Pazienza per il webcomic.
Insomma, un quadro variegato quello del webcomic alle soglie dei nuovi anni ’20: in un quadro del fumetto cartaceo che si va gradatamente spostando dal mercato di edicola a quello librario, il webcomic si è ritagliato un suo ampio spazio, che probabilmente nella prossima decade troverà una ancor migliore definizione.
Gc
31 Gennaio 2020 a 12:02
Trovo molto interessanti alcune considerazioni sui Meme e sui social Network.
Per quanto riguarda i webcomics, a per mio, uno degli esempi più illuminanti degli scorsi anni è stato To Be Continued, proprio di Ghetti già citato; purtroppo, almeno da quello che posso notare non ha generato proseliti.
https://recensioniamichevoli.wordpress.com/2016/04/06/to-be-continued-2014-di-lorenzo-ghetti/
Lorenzo Barberis
31 Gennaio 2020 a 15:38
Vero, quello è stato un esperimento davvero interessante. Sarebbe auspicabile in effetti una maggiore sperimentalità nei webcomics, quale quella ipotizzata da Scott McCloud nei suoi studi (e nei suoi esperimenti dei primi anni 2000).