Weird Comics porta in Italia l'esperimento dell'editore statunitense New Paradigm Studios, che fin dalla mission avvisa il lettore di voler infrangere le tradizionali norme di uno storytelling sicuro per la comfort zone del lettore. Watson and Holmes stupisce infatti fin dalla caratterizzazione dei personaggi e dall'ambientazione.
Sherlock Holmes, l'investigatore più noto al mondo ideato da sir Conan Doyle nel 1887 proprio con Uno studio in rosso, l'avventura cui si ispira il primo volume di questa testata, qui cambia completamente i connotati, insieme al suo fedele collaboratore Jon Watson.
Laddove il serial BBC di Steven Moffat, Sherlock, ha spostato il datario portando i due personaggi vittoriani nella nostra epoca fatta di smartphone e tecnologie informatiche, Karl Bollers trasforma invece i pallidi Jon e Sherlock in due afroamericani.
Il dottore, fisico imponente da giocatore NBA, è un medico dottorando presso un centro ricoveri urgenti di Harlem ed ex soldato nella guerra in Afghanistan, mentre l'investigatore, tolti i suoi classici panni british, si ispira al look glamour di Lenny Kravitz, con lunghi dreadlocks e giacca viola in tinta col cappello Fedora.
Base operativa dell'avventura, lo storico appartamento al 221B di Baker Street, con coordinate spaziali ben differenti dal momento che l'alloggio/studio si sposta da Londra al quartiere newyorkese afroamericano di Harlem.
Da queste originali premesse parte la vicenda pulp e crime di Watson and Sherlock: uno studio in nero, composto da quattro capitoli disegnati con cura da Rick Leonardi e da un epilogo più sbrigativo nei modi e nel tratto disegnato da Larry Stroman.
L'antefatto è l'arrivo al pronto soccorso in cui opera Watson prima di una neonata rinvenuta in un cassonetto, e successivamente di un ragazzo pestato a sangue. Proprio il ragazzo attira all'ospedale l'investigatore privato S. Holmes. Il ferito porta tatuato sul petto il nome “Trina”, misterioso nome di donna che riprende la scritta “Rache” rinvenuta sul luogo del delitto nell'avventura originale di sir Doyle.
Sherlock lascia a Watson il suo biglietto da visita, e proprio da quel primo incontro fortuito nasce la collaborazione fra i due uomini, che si trovano presto coinvolti in una storia di spaccio e omicidi compiuti nel segno di un gruppo di soldati mercenari che operano in varie zone di guerra fra cui, neanche a dirlo, l'Afghanistan.
L'edizione brossurata a colori si pone come una ventata di novità nelle varie reinterpretazioni moderne di uno dei più famosi e amati personaggi letterari di sempre, che si esplica già nel fatto di anteporre fin dal titolo il nome di Watson a quello di Sherlock.
In effetti la narrazione è incentrata ben più sul punto di vista del medico che di Sherlock, che rimane leggermente meno caratterizzato, con un background più flebile e una caratterizzazione più visiva che psicologia. Una scelta azzardata, perché gli amanti del detective di Baker Street sono innegabilmente attratti dal personaggio che racchiude in sé il fascino del metodo deduttivo e tutte le bizzarrie di una personalità anarchica e sopra le righe più che dal suo fedele assistente e memorialista.
La vera sfida dell'editore e degli autori è proprio in questo cambio di paradigma, spostare l'asticella dell'amore del lettore da Sherlock a Watson, dandogli l'aspetto di un afroamericano alto, ben piazzato e recentemente abbandonato dalla moglie, che chiede il divorzio subito dopo il suo ritorno dalla missione in Afghanistan e lo costringe a vivere in un'auto e vedere suo figlio solo sporadicamente. Nonostante i suoi problemi familiari non manca di empatia verso i suoi pazienti, in particolare la piccola e indifesa neonata che dà inizio alla vicenda, la cui tragedia si chiude proprio nel quinto e conclusivo capitolo dell'albo.
Dal punto di vista grafico, i disegni di Rick Leonardi sono davvero adatti a presentare nel migliore dei modi i due personaggi. La china precisa e realistica e le inquadrature dinamiche accompagnano il lettore verso la risoluzione del caso, supportate da una colorazione tendente alla palette fredda e in particolare ai toni del viola di Paul Mendoza e Guruefx.
L'epilogo disegnato da Larry Stroman non ha la caratura dei precedenti disegni, pur supportato dalla valida colorazione di Archie Van Buren che però tende a sfumare un po' troppo sulle zone d'ombra dando alle tavole un effetto blur troppo marcato.
Il successo statunitense della testata è accreditato anche da due nomination per gli Eisner Awards 2014, come Miglior nuova serie e Miglior albo singolo (per il capitolo numero 6, non incluso in questa collezione). Il lettore italiano si trova fra le mani un buon prodotto hard-boiled con un'ambientazione metropolitana credibile e ormai entrata nell'immaginario collettivo degli amanti dei fumetti anche grazie all'eroe di Harlem, Luke Cage, il supereroe ideato nel 1972 da Roy Thomas, Stan Lee e Archie Goodwin recentemente recuperato nell'omonimo serial Marvel-Netflix.
Gli amanti della personalità forte e impareggiabile di Sherlock Holmes, in cui io stessa rientro a pieno diritto, rimarranno spiazzati e forse delusi dal suo nuovo ruolo un po' vicario rispetto a quello di Jon Watson, ma è un pregiudizio da fanatico più che una critica oggettiva allo storytelling.
Abbiamo parlato di:
Watson and Holmes # 1 – Uno studio in nero
Paul Mendoza, Brandon Perlow, Karl Bollers, Rick Leonardi, Larry Stroman
Traduzione di Giada Cecchinelli
Weird Comics, febbraio 2018
132 pagine, brossurato 17 x 26, colore – 24,90 €
ISBN: 9788899507558