Watchmen senza Alan Moore: Before Watchmen, un’analisi delle prime uscite

Watchmen senza Alan Moore: Before Watchmen, un’analisi delle prime uscite

Il “Secondo secondo me”, impressioni sui primi quattro volumi di Before Watchmen, un' iniziativa editoriale che deve confrontarsi con una pesante eredità.

Dopo mesi di polemiche, un paio di interventi pubblici di Alan Moore, la nascita di schieramenti e un po’ di parole forti fioccate da entrambi i lati, ecco arrivare anche in Italia Before Watchmen. La querelle scatenata da questa operazione editoriale ha finito col sollevare questioni forse più grandi di quanto realmente rappresenti,  ponendo al centro dell’attenzione alcune questioni in termini sin troppo radicali e dicotomici: rapporto tra autore ed editore, stato di salute dei comics e capacità creative degli autori contemporanei, debito nei confronti degli anni ’80, il confine fra il plagio e il gioco artistico, lo sfruttamento commerciale e il rispetto dei contenuti. Mettere dunque quelle 8 lettere sulla copertina di un albo vuol dire rendere, nel bene e nel male, quell’albo una gallina dalle uova d’oro (i quattro albi in questione negli States hanno venduto insieme circa 416 mila copie), ma anche assumersi la responsabilità di un confronto con una delle opere che più ha cambiato la storia del fumetto.

Talvolta si decide di “strappare” un affresco, cioè di separare lo strato pittorico dalla parete e riportarlo su tela. Una volta trasportata, l’opera di certo conserva una sua bellezza; al contempo, staccarla dalla parete sulla quale era nata vuol dire comprometterne in ogni caso i colori, decontestualizzarla e isolarla dall’ambiente architettonico originario dal quale era completata. Il Before Watchmen che emerge da questi primi 4 volumi è una sorta di affresco strappato: quattro storie con sceneggiature non disprezzabili, private però dell’intima coralità di Watchmen, spogliate della loro architettura metanarrativa, in bilico lungo il sottile confine che separa la decostruzione dell’eroe dalla sua banalizzazione. Le due pagine finali di ogni albo dedicate a “La maledizione del corsaro cremisi” ne sono l’esempio più lampante: scritte dall’ottima penna di Len Wein e magistralmente disegnate da John Higgins, hanno trasformato quello che nel 1986 fu un riuscitissimo esempio di narrazione parallela, un perfetto gioco di specchi, in niente di più che un mero supplemento.

Vi propongo una rapida carrellata dei quattro albi nell’ordine in cui li ho letti.

“Il Comico” scritto da Azzarello e disegnato da Jones, è un fumetto fantapolitico, che vede Edward Blake al servizio tra gli altri della famiglia Kennedy. In copertina il protagonista replica lo smile, icona del primo Watchmen, in una versione decisamente più inquietante e sadomasa, con tanto di passamontagna in pelle ed immancabile sigaro. Azzarello come sempre mette su dei dialoghi rapidi, irriverenti, farciti di un vocabolario politically uncorrect, che si adattano perfettamente al personaggio a lui affidato. I disegni di Jones sono i più realistici fra i quattro e ben riproducono gli ambienti e le atmosfere degli anni dal 1962 al 1963 in cui la storia è ambientata.

L’albo di Nite Owl, sceneggiato da J.M. Straczynski e disegnato da Andy Kubert con le chine del compianto padre Joe, copre un arco di tempo più vasto, dal ’62 al ’66, e narra le vicende che hanno portato Daniel Dreiberg a indossare i panni di Nite Owl sostituendo Hollis Mason. Straczynski riesce particolarmente bene nel caratterizzare il giovane Daniel, ragazzino intelligente e sognante, preso dalla forte passione per il suo eroe Nite Owl/Mason, condannata dal padre violento e severo come infantilismo. Riuscitissima è la rappresentazione del primo atto d’eroismo di Dreiberg, della sua prima vittoria sul male ottenuta standosene seduto su una panchina sconsolato a guardare i suoi “pupazzi” bruciare mentre il padre muore di infarto. Lo sceneggiatore sembra poi premere l’acceleratore e descrive con un po’ troppa fretta il passaggio di consegne tra Mason e Dreiberg e la nascita del sodalizio con Rorschach.

Con Minutemen andiamo ancora più indietro nel tempo, alla fondazione del primo supergruppo nel 1939, raccontata attraverso l’autobiografia di Hollis Mason, “Sotto il cappuccio”. L’albo, sceneggiato e disegnato da Darwyn Cooke, racconta la storia di ognuno dei Minutemen dedicandogli da una a quattro pagine, divenendo così un racconto delle origini dei personaggi in una serie che racconta le origini di questi e altri personaggi, operazione che rischia di risultare pleonastica. Il personalissimo stile grafico di Cooke diviene talvolta un po’ troppo cartoonesco, specie nelle pagine dedicate alla prima Silk Spectre.

Una sequenza tratta da Silk Spectre#1 disegnata da Amanda Conner

Dicasi lo stesso per quello di Amanda Conner che disegna l’albo dedicato alla seconda Silk Spectre, sceneggiato sempre da Cooke. L’albo è dedicato all’adolescenza di Laurie Jupiter, resa difficile dall’ossessione della madre e dalla sua volontà di perpetuarsi forgiando/deviando la figlia a sua immagine e somiglianza.

Vere perle, infine, sono le cover, in particolare le variant presenti alla fine di ogni albo a firma di Jim Lee, Eduardo Risso, Kevin Nowlan, Michael Golden e Dave Johnson.Il rischio concreto – spero vivamente che i numeri successivi mi smentiscano – è che questi albi non aggiungano nulla a Watchmen, che si risolvano nel semplice soddisfacimento della curiosità di un largo pubblico bramoso di continuity.

Dan DiDio, nel pieno della polemica legittimò l’operazione dicendo a proposito dei personaggi che

non c’è nulla di finito riguardo loro. Hanno infinite possibilità nel tipo di storie che potremmo raccontare con loro. E posso dire di aver trovato gli autori giusti per raccontare quelle storie1.

Ma c’è davvero altro da dire e, soprattutto, da poter dire?
Chi vi scrive non crede nella sacralità dei testi o nell’inviolabilità delle opere (purché l’operazione sia legale e, beninteso, Before Watchmen lo è, essendo il contratto che Alan Moore firmò con la DC tanto moralmente discutibile quanto legalmente ineccepibile); ha però il sentore che il nascente universo Watchmen vada espandendosi senza però divenire più profondo.
Già a giugno, mese d’uscita di Before Watchmen negli States, Dave Gibbons al GameCity di Nottingham commentava: 

Per quel che mi riguarda, quello che abbiamo realizzato Alan ed io è stata la graphic novel e un paio di illustrazioni che furono pubblicate all’epoca. Tutto il resto – il film, il gioco, i prequel – non sono davvero canonici. Sono… sono sussidiari. Non sono davvero Watchmen. Sono qualcosa di differente2.

Una dichiarazione che in qualche modo coglie il pericolo che incombe su questa iniziativa editoriale: che sia sussidiaria, accessoria e in fin dei conti non necessaria, un Wathcmen di serie B o con l’eufemismo di Gibbons “non canonico”.

Abbiamo parlato di:
Before Watchmen: Minutemen#1 – Silk Spectre#1 – Il Comico#1 – Nite Owl#1
Darwyn Cooke, Brian Azzarello, Joseph Michael Straczynski, Amanda Conner, J.G. Jones, Andy Kubert, Joe Kubert, Len Wein, John Higgins
Traduzione di Stefano Formiconi
Rw Edizioni – Lion Comics, novembre 2012
36 pagine, spillato, colore – 2,50€ cada
ISBN: 9788866912859 – 9788866912910 – 9788866912965 – 9788866913009


  1. comixfactory.blogspot.it/2012/05/usa-continuano-le-polemiche-dan-didio.html 

  2. comixfactory.blogspot.it/2012/07/dave-gibbons-before-watchmen-non-e.html 

14 Commenti

1 Commento

  1. Giuliano

    19 Dicembre 2012 a 10:31

    la definizione di “sussidiario” di Gibbons mi pare riduttiva. Watchmen resta una opera compatta e conclusa, queste miniserie non la stravolgeranno di certo. La visione degli autori è spesso totalitaria (come è giusto che sia) ma il punto di vista di chi ha amato quei personaggi e vorrebbe seguirli ancora (leggi pubblico pagante) o di pensa che si potrebbe raccontare qualcos’altro, partendo dai punti fermi della narrazione, non sono altrettanto legittimi? La narrazione seriale è piena di capolavori nati da stravolgimenti operati da altri autori (o dagli stessi creatori in corso d’opera). Lasciamo che ci provino, poi daremo un giudizio. Ma non parliamo di sacrilegio.

    • La redazione

      19 Dicembre 2012 a 11:23

      Ma infatti di sacrilegio non si parla da nessuna parte, non esasperiamo quanto scritto nel pezzo ;)

  2. Giuliano

    19 Dicembre 2012 a 11:34

    giusto, in effetti ci sarebbero volute le virgolette. Ma non era una esortazione rivolta verso quanto scritto nell’articolo, era piuttosto una considerazione generale su di un (legittimo) modo di vedere le cose da parte degli autori di una opera (di qualsiasi genere).

  3. themarius

    20 Dicembre 2012 a 12:47

    Io penso che stiano trasformando i Minutemen in un classico gruppo di supereroi, al pari di JLA e Vendicatori. Almeno ciò che mi è parso – al dilà di interessi commerciali – è che non hanno per nulla capito il significato dell’opera e che, anzi, stiano navigando in senso contrario.
    Non ho letto BW e non credo di che lo leggerò. Finora l’unica cosa che mi piace è la cover di Rorschach, anche se sono curioso di leggere Azzarello.

  4. Sannino Ciro

    26 Dicembre 2012 a 20:25

    Immensa trovata di Marketing. Che truffa!
    Derubare intellettualmente la superba opera di Alan Moore,vera pietra miliare della letteratura illustrata occidentale. Non ci sono termini di indignazioni adatti: l’opera di Moore è paragonabile allo “Ulisse” di Joyce,a “Il Signore degli Anelli” di Tolkien.
    Abbiamo mollato su tutto. L’arte e il bello verranno stuprate e derubate per sempre.

    • La redazione

      27 Dicembre 2012 a 11:16

      Dai Sannino, non fare così :) In fondo, Watchmen, quello originale, non lo possono certo cambiare. Citi Il Signore degli Anelli, un titolo che è stato reinterpretato (a partire dal cinema), riletto, nonché copiato anche spudoratamente, senza intaccare di una virgola il valore dell’originale. Questo deve tranquillizzare i lettori su cosa resterà e cosa verrà dimenticato se non all’altezza…

      • Sannino Ciro

        27 Dicembre 2012 a 12:09

        Cara redazione,
        I lettori devono smettere di essere strumentalizzati,attraverso riletture,rivisitazioni e rifacimenti di opere passate.
        Watchmen è Watchmen,la più grande opera di fumetti occidentali mai realizzata. Questo “Before Watchmen” non è altro che tirar fuori i soldi da un prodotto bomba per il mercato…sicuramente ci diranno la storia dei Minutemen,di Dollar Bill,e di Adrian prima che diventasse Ozymandias; ma a che serve? Serve a sfruttare un prodotto. E possono chiamare anche tutto il Gotha del Comicdom americano,ma Alan Moore non è imitabile,perchè non ha creato un prodotto,ma un OPERA.

      • Davide Occhicone

        27 Dicembre 2012 a 16:57

        1) sottovalutiamo i lettori. anni di letture insegnano come decidere cosa comprare e cosa no. pensare che un lettore compri solo perchè c’è scritto sopra “watchmen” nel 2013 è forse un po’ da ingenui

        2) quante storie sono state scritte con personaggi che “hanno già detto tutto”? se batman si fosse fermato prima di miller, daredevil prima di bill sienkiewicz?… un prodotto seriale permette queste operazioni e vedere ogni lavoro su personaggi già esistenti come mera operazione commerciale e lesa maestà può apparire davvero limitativo…

        ,,,

      • Sannino Ciro

        28 Dicembre 2012 a 08:58

        Ciao Davide,provo a risponderti.
        1 In realtà è così. Che sia nel 2013,nel 2010 0 nel 1999 un prodotto mainstream (come Before Watchmen) vive della pubblicità ad esso associata. Un operatore di Marketing della DC Comics punta proprio sulla scritta watchmen,sulla sua forza e sul suo impatto su qualsiasi genere di pubblico (di nicchia e non),trainato da un blockbuster uscito qualche anno fa.

        2 Parli di Batman e di Devil,personaggi nati “in divenire”.Piuttosto varrebbe di più l’esempio dello “Spirit” di Eisner,o del “Blueberry” di Charlier&Giraud. Cosa penseresti se iniziassero a scrivere di nuovo storie di Corto Maltese senza Pratt,o a qualcuno venisse la brillante idea di riniziare a scrivere i “Peanuts”? Watchemen è (l’unico a mio parere) tentativo di fare del fumetto seriale americano d’autore. Venti anni dopo però si sono ricordati che potevano tornare a farci soldi.

      • Ettore Gabrielli

        28 Dicembre 2012 a 10:16

        Solo una nota a margine: sono state scritte nuove storie de “Gli scorpioni del deserto” e non mi stupirebbe di vederne di Corto Maltese, come esistono dei Peanuts non scritti direttamente da Shultz e tratti dalla serie TV ( ), senza parlare di quante storie di Spirit “post-Eisner” siano state scritte.

      • Davide Occhicone

        28 Dicembre 2012 a 14:28

        1) non mi sembra che i “primari” autori dei fumetti che citi li avessero disegnati gratis; mi sembra che anche in passato i fumetti si cercasse di venderli per fare reddito. quindi non vedo perchè ora questo è “ripugnante” e prima non lo era. perchè si usano personaggi creati da altri? ma davvero è questo il problema? lesa maestà? dopo kirby i f4 avrebbero dovuto chiudere?
        2) non la penso come te; il marketing e/o le campagne non sempre mietono successi. in questo caso (watchmen) i nomi degli autori coinvolti sono praticamente al livello qualitativo della “serie” orginaria, in alcuni casi (grafici) anche superiori
        3) ettore ha sotto (o sopra, maledetti commenti ad albero!) già spiegato come i tuoi esempi di fumetti “cosa penseresti se altri ne scrivessero”… sono già stati scritti da altri. non è morto nessuno. nessuno si è offeso. erano fumetti belli, brutti, o così così. con personaggi già esistenti. e questo è un qualcosa che avviente, oplà, nel 70% (di più?) delle pubblicazioni a fumetti…

      • Sannino Ciro

        28 Dicembre 2012 a 19:28

        Caro Davide (mi permetto di darti del tu),
        mi fai l’esempio del Re. Ma proprio il buon Jack fu il primo a ribellarsi alle scelte editoriali della propria casa editrice!
        Ma perche deve diventare tutto Marketing? Possibile che un’opera alta,d’arte ,di cultura,debba sempre essere mercificata?
        Perchè non ci si può incazzare vedendo che dopo 25 anni (25!!!) vanno a rompere quella teca che si era creata attorno a Watchmen?
        E onore agli artisti che hanno rifiutato di mettere mano alla creazione dello stregone di Northampton e di Gibbons,dimostrando etica e profondità intellettuale.

      • Davide Occhicone

        2 Gennaio 2013 a 11:13

        Tu lo chiami marketing con disprezzo; io penso sia un diritto / dovere di un editore che pubblica sì per la gioia dei suoi lettori ma anche per mandare avanti la baracca…
        E non è lesa maestà lavorare sui personaggi di Alan Moore, mi spiace, non c’è nessuna medaglia da appuntare sul petto di chi si è rifiutato…
        Ti faccio notare che anche Watchmen, l’originale, è stata mercificata (venduta)… non mi risulta sia fruibile gratuitamente
        Ciao, buon anno!

      • Natas

        3 Maggio 2013 a 12:22

        Ragazzi vi vedo acuti e preparati, comprerò i fumetti perchè mi sento in dovere di visionarli, ma visto che abbiamo citato Tolkien accosterei queste nuove opere al percorso che si è fatto con il Signore degli anelli e più precisamente con Lo hobbit, e dico :Sì, la parola marketing ha un accezione negativa, assolutamente. E per watchmen hanno completamente svenduto il senso dell’opera, watchmen non parla dei soliti supereroi, e vedere questo tentativo di serializzazione mi fa sentire come se qualcuno decidesse di raccontare la storia di Evey Hammond dopo la morte di V. L’arte è arte e condivido il “sentimentalismo” di Sannino.

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