Attenzione: spoiler! L’articolo prende le mosse dalla conclusione del quinto episodio di WandaVision e dallo sviluppo del sesto.
“She recast Pietro?”, ossia: “Ha dato il ruolo di Pietro a un altro?”.
A formulare la domanda è la Dottoressa Darcy Lewis, personaggio introdotto nel primo film di Thor e divenuto abbastanza rilevante a partire dalla quarta puntata della serie tv WandaVision, disponibile sulla piattaforma Disney+.
Le tre parole in lingua inglese risuonano nel finale del quinto episodio, pronunciate tra lo stupore e l’ironia da una spontanea Kat Dennings. Il suo character, giustamente, si pone con una certa incredulità nei confronti dell’ospite d’onore che si presenta alla porta della coppia – apparentemente – perfetta formata da Wanda e Visione. La spiegazione va cercata all’interno del Marvel Cinematic Universe: nei film prodotti dalla Disney il ruolo del controverso eroe Quicksilver (Pietro, appunto) è stato affidato all’attore Aaron Taylor-Johnson, mentre quello che si vede nel serial, dopo un breve flashback con il collega, è Evan Peters.
Proprio la presenza dell’”altro” Pietro, il mattatore delle scene più fantasiose e divertenti di X-Men: giorni di un futuro passato, X-Men: Apocalypse e X-Men: Dark Phoenix, apre a una serie di ipotesi relative al multiverso, alla riscrittura della realtà da parte di Wanda e all’integrazione dei mutanti un tempo di casa Fox.
Mentre il velocista di Peters ha goduto di uno spazio abbastanza considerevole, comparendo in tre pellicole e ritagliandosi una parte tutto sommato di spessore, quello di Taylor-Johnson non è stato altrettanto fortunato, poiché la sua parabola si è esaurita nel giro del solo Avengers: Age of Ultron (salvo una piccola eccezione di cui si parlerà più avanti).
In AoU lo abbiamo lasciato morto in Sokovia, dove si è sacrificato per salvare la vita alle possibili vittime della furia dell’I. A. creata da Banner e Stark. Una fine gloriosa, forse prematura ma necessaria per l’evoluzione della vicenda e della caratterizzazione della sorella dai poteri magici.
È interessante, allora, che a comparire nell’opera che lancia la Marvel in live-action su Disney+ non sia il personaggio legato alla strega interpretata da Elizabeth Olsen, ma un altro. È proprio il caso di parlare di “personaggio” e non solo di “attore”, perché le due figure, pur condividendo lo stesso nome e lo stesso punto di riferimento fumettistico, non hanno in comune le stesse origini.
Infatti, Pietro/Taylor-Johnson e Wanda nel MCU sono due orfani sui quali l’Hydra ha compiuto esperimenti, mentre Pietro/Peters è il figlio di Magneto e non conosce una sorella che veste i panni di Scarlet. Così, il secondo è un mutante, oltre che un X-Man, e il primo un metaumano e un Avenger, seppur per breve tempo e più de facto che nominalmente.
Ma allora chi è Quicksilver? Difficile dirlo!
Anche nei comics la questione non è esattamente limpida, o meglio non lo è più. Senza cadere in una trappola come “è nato prima l’uovo o la gallina?”, si può ragionare sul fatto che nei fumetti della Marvel prima sia stato creato l’eroe con il gene X e che soltanto in seguito, per la precisione nelle pagine della serie Uncanny Avengers di Rick Remender del 2015, le carte in tavola siano state quantomeno rimescolate. Nel racconto si scopre che i gemelli non sono i figli di Magneto, come si credeva fino a quel momento. Il 2015 è anche l’anno di uscita di Avengers: Age of Ultron, ma per capire un po’ meglio il tutto è necessario riavvolgere il nastro fino al 2014, ossia quando, nella scena dopo i titoli di coda di Captain America: the Winter Soldier, il Barone Von Strucker dell’Hydra osserva i progressi dei due fratelli (ecco la prima apparizione di Taylor-Johnson a cui si accennava).
Dato che dietro il Marvel Cinematic Universe è presente una lunga e dettagliata programmazione, è lecito aspettarsi che siano stati i piani di Kevin Feige e soci dei Marvel Studios a tracciare la rotta per gli sviluppi degli albi. Quindi non è certo un azzardo ipotizzare che la riscrittura delle origini dei rampolli Maximoff sia legata a mere esigenze narrative della saga cinematografica, a loro volta dettate dal problema dei diritti, visto che i due personaggi non potevano figurare come mutanti che al tempo erano in mano alla Fox.
Detto del peccato originale, sebbene abbia un carattere complesso, non è difficile delineare l’identikit supereroico di Quicksilver. Che sia il figlio di Magneto o di un “signor nessuno”, è un velocista arrogante, altezzoso e sarcastico, è una testa calda e non si fa troppi problemi a lasciare da parte l’etica per avvantaggiare se stesso. Malgrado i numerosi difetti, però, è anche un eroe capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Creato nel 1964 da Stan Lee e Jack Kirby, fa la sua prima apparizione nel quarto numero della testata X-Men in qualità di cattivo, membro della Confraternita dei mutanti malvagi capeggiata dal Signore del magnetismo. Successivamente entra nella seconda formazione dei Vendicatori insieme a Scarlet, con fortune alterne fino all’importante miniserie House of M sceneggiata da Brian Michael Bendis per i disegni di Olivier Coipel.
Oltre a invitare alla lettura del fumetto, al quale gli episodi di WandaVision strizzano l’occhio a più riprese, si consiglia di dare almeno una sfogliata ai sei capitoli di Son of M, tie-in dell’evento utile per mettere a fuoco la personalità dell’ex marito dell’inumana Crystal (ebbene sì, il Nostro è stato sposato ed è pure padre di una figlia, Luna). In italiano House of M è reperibile in più di un’edizione in volume della Panini Comics, mentre Son of M è stata pubblicata soltanto negli spillati Wolverine # 203-206.
Le storie citate risalgono al 2005-2006, periodo precedente il grande sconvolgimento introdotto da Remender, mentre per ritrovare Pietro al centro della scena bisogna saltare al 2018, anno di pubblicazione della mini Quicksilver: no surrender di Saladin Ahmed ed Eric Nguyen. La narrazione è interessante ed esaustiva perché inquadra efficacemente la psiche dell’ex villain, a partire dal contesto più ampio della saga Avengers: no surrender.
Con questo background sintetico è possibile cogliere le sfumature inserite nei dialoghi del sesto episodio di WandaVision, nel quale sono gettate le basi per un approfondimento del rapporto tra l’eroe e la gemella, giocando proprio sull’identità del primo. Scarlet afferma: “He is just full of surprises”, ossia “è una continua sorpresa”, e il motivo è semplice: i due non condividono gli stessi ricordi, perciò, pur percependo un’ovvia familiarità, vivono un perenne senso di estraniamento. Se a un certo punto il velocista indossa perfino parte del suo classico costume azzurro e argento e appare pettinato nello strano modo a cui ci ha abituato nei fumetti, andando così a combaciare con la figura radicata nell’immaginario degli appassionati, tuttavia la sua presenza e le cause della stessa restano ancora avvolte nell’ombra.
Si consiglia di leggere:
La Visione di King e Walta, parte uno e parte due;
I fumetti imperdibili per conoscere i protagonisti della serie WandaVision.