Voglio mangiare il tuo pancreas: esistere in sé e negli altri

Voglio mangiare il tuo pancreas: esistere in sé e negli altri

Dynit Manga pubblica la trasposizione a fumetti del romanzo di Yoru Sumino “Voglio mangiare il tuo pancreas”, con Idumi Kirihara al disegno. Una emozionante storia di morte e di crescita che fa della profondità dei temi trattati il suo punto di forza.

Era il 2014 quando Yoru Sumino faceva il suo fortunato esordio sul sito di scrittura creativa Shousetsuka ni narou (“Diventiamo romanzieri“), per poi giungere l’anno successivo sugli scaffali delle librerie nipponiche. La sua creatura, che risponde al tanto bistrattato titolo di Voglio mangiare il tuo pancreas, ha da allora riscosso grande successo e collezionato adattamenti. Tra questi si novera il manga in due volumi qui trattato, “apripista” per il mercato italiano del film animato in arrivo al cinema a gennaio 2019 e per il romanzo loro padre, anch’esso atteso a breve; il tutto sotto l’egida Dynit.

L’opera segue il classico canovaccio di quello che i giapponesi chiamano “boy meets girl: il protagonista è un liceale solitario e un po’ cupo la cui strada si intreccia a quella di una sua compagna di classe, la solare e vivace Sakura Yamauchi, quando durante l’attesa per un piccolo controllo ospedaliero scopre per caso che la ragazza è affetta da una grave patologia pancreatica e le rimangono appena pochi mesi di vita. Un segreto di cui, all’infuori del contesto familiare, è l’unico a essere a conoscenza: Sakura desidera infatti trascorrere il tempo che le resta senza stravolgere la sua quotidianità e quella delle persone a lei care; una normalità di cui il protagonista viene eletto strumento e valvola di sfogo.

La premessa non è delle più originali, ma getta degnamente le basi per lo sviluppo di una relazione dalla profondità inaspettata. Il rapportarsi tra i protagonisti, a più riprese definiti agli antipodi, è fonte di riflessioni vibranti e significative, che non si limitano alle prevedibili considerazioni sulla morte e vanno sì a esplorare i temi a essa ancillari, come l’ineluttabilità del fato e la possibilità di scelta, ma anche e soprattutto l’insostituibile importanza dei legami tra gli esseri umani, il sussistere di una dialettica tra un’esistenza assoluta, che non necessita di altro che di sé, e di una relativa, fatta di confronti e smussamenti, misurata attraverso gli altri. La percezione inevitabilmente incompleta che le persone sono costrette ad avere le une delle altre ricopre un ruolo fondamentale nella storia, e, com’è naturale che sia, i vuoti vengono riempiti in maniera spesso fallace.

Ad animare il racconto è la voglia di giocare con le etichette. Il nome del protagonista, per esempio, viene “oscurato” con un appellativo diverso a seconda della situazione, diventando così buon amico, compagno ignobile e via dicendo. Inoltre, pur essendo apparente un interesse romantico, il rapporto tra i protagonisti non si incasella in modo del tutto definito, con crescente frustrazione di compagni di classe e amici di Sakura, lasciati a interpellarsi sulla natura dell’improvviso avvicinamento di due persone tanto diverse.

Il fatto stesso che Sakura sia destinata a morire a breve, ovvero l’assioma fondante della storia, viene messo in discussione con intelligenza, pur senza stravolgimenti; di conseguenza la commozione promessa non manca, ma non diventa il punto focale della vicenda trattata, scongiurando il rischio di fondare eccessivamente la sua identità su qualcosa di già visto molte volte.

Se la penna di Sumino risulta dunque convincente, lo stesso non si può dire della matita di Idumi Kirihara. Il tratto morbido e rotondo della disegnatrice alleggerisce una sceneggiatura già di suo piuttosto vispa, ma manca di carisma: il design dei personaggi, piuttosto dimesso, fa apparire i protagonisti ancora più giovani di quanto non siano, e il ricorso a deformazioni negli scambi più spensierati accentua quest’impressione; scarsa poi la resa di alcune scene drammatiche, intorpidite da vignette impostate in maniera fin troppo convenzionale e dagli sfondi anonimi, che, con poche eccezioni, accompagnano timidi l’azione senza riuscire ad arricchirla. Ben curate invece le espressioni dei personaggi, in particolar modo quelle di Sakura, adorabile nei suoi sorrisi compiaciuti, dolce e affascinante, e del protagonista, la cui impassibilità si scioglie tuttavia in modo forse un po’ troppo improvviso.

C’è una certa fretta di fondo, una quantità di situazioni troncate fin troppo celermente nel corso dell’opera, che finisce per non sfruttare appieno le sue potenzialità. La sensazione è che i pregi mutuati dal romanzo, quali la brillantezza dei dialoghi, la caratterizzazione semplice ma efficace dei suoi interpreti e la naturalezza del loro sviluppo escano ridimensionati rispetto alla loro origine letteraria, scontrandosi con i diversi spazi del fumetto senza che i sacrifici fatti in termini di possibilità espositive vengano ripagati da un’esecuzione artistica gradevole ma inconsistente.
I due volumi di Voglio mangiare il tuo pancreas tradiscono in sintesi il loro trovarsi compressi nei confini di una trasposizione fin troppo asciutta. Potrebbe valere la pena di aspettare il film e soprattutto il romanzo prima di valutare l’acquisto del manga che, per quanto tutto sommato valido, risulta più indicato a chi ha già avuto modo di conoscere Sakura e il suo “buon amico”.

Abbiamo parlato di:
Voglio mangiare il tuo pancreas voll. 1-2
Yoru Sumino, Idumi Kirihara
Traduzione di Asuka Ozumi
Dynit Manga, novembre 2018
216 pagine cad., brossurato, bianco e nero – 12,00 € cad.
ISBN: 9788833550275/9788833550282

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