La “vita normale” di Occhio di Falco

La “vita normale” di Occhio di Falco

Matt Fraction, David Aja e Javier Pulido sfidano i limiti del fumetto nel loro “Occhio di Falco”, giocando con il tempo, i disegni, le parole.

Una serie pluripremiata

MNOWC020ISBN_Occhio di Falco 1.inddOcchio di Falco – Vita normale è l’elegante cartonato Panini Comics contenente i primi cinque numeri di Hawkeye, la serie Marvel Now! pluripremiata agli Eisner Award, di Matt Fraction, David Aja e Javier Pulido.

I primi tre numeri, disegnati da Aja, pur gettando le basi per la costruzione di una trama più ampia, sono autoconclusivi, mentre i due numeri finali a opera di Pulido ospitano un’avventura in due parti e costituiscono, a quanto pare, la prima storia di questo ciclo proposta da Fraction alla Marvel, in cui il protagonista viene coinvolto in una missione da 007 in un esotico casinò alla moda: una parentesi in realtà abbastanza diversa dal resto della serie, di solito più concentrata sulle atmosfere urbane e sulla quotidianità di Barton.

Un insolito vendicatore

Clint Barton è un uomo disorganizzato, confusionario, decisamente scavezzacollo e, diciamolo, anche un po’ sfigato. Non è un dio armato di martello magico, non diventa un mostro verde spacca tutto quando si arrabbia e non è nemmeno un genio miliardario con un’armatura volante spara missili.

È un uomo comune, vestito di viola, che combatte i cattivi con un arco – un’arma del paleolitico, come ci tiene a sottolineare – e qualche trucchetto nascosto nelle frecce.

La serie, estranea al contesto supereroistico dei Vendicatori, si concentra proprio sulla figura del cittadino Clint Barton, il quale, poco “super” ma comunque inequivocabilmente eroe, dimostra di saper tenere fede ai suoi principi nonostante la sua normale vulnerabilità, e operare per il bene del prossimo anche in borghese, ficcandosi spesso, in modo ingenuo e impreparato, in mezzo a guai che quasi sicuramente gli procureranno un soggiorno al pronto soccorso.

Comunicazione: tempo e disegno

AutoIl Clint di Matt Fraction è un personaggio vivo e tridimensionale, che cerca di conciliare una “vita normale”, quindi le relazioni sociali e gli impegni che essa comporta, con il suo avventuroso impiego da vendicatore.

Proprio in questo senso vediamo emergere una grande umanità e naturalezza dal personaggio, che riesce a essere dinamico, confuso, preoccupato, talvolta persino spaventato, in modo assolutamente spontaneo, credibile e coerente. Questo lo si deve senza dubbio alla capacità degli autori di giocare con il tempo della storia e delle singole scene, e di saperlo coniugare in modo esemplare con disegni e parole.

Fraction tende a iniziare gli episodi di Occhio di Falco dal culmine dell’azione, ovvero il momento più critico per Clint, il quale, di solito cadendo da un palazzo o in fuga da sconosciuti armati di mitra, si presenta al lettore con la battuta “Qui si mette male!”. Dopodiché lo sceneggiatore inizia la costruzione dell’avventura spostando continuamente avanti e indietro le lancette dell’orologio narrativo e impostando il ritmo grazie all’accostamento ripetuto tra normali scene di quotidianità e picchi di azione sfrenata.

Il meccanismo si ripete, forse in modo ancor più eclatante, nella costruzione delle singole tavole che nelle scene cruciali sembrano andare letteralmente in pezzi, creando una scomposizione grafica del tutto funzionale alla narrazione, sovrapponendo le vignette, intrecciando e fermando il tempo in modo comunicativo e immediatamente decifrabile: come nel terzo capitolo, quando durante una scena di auto in corsa, ogni freccia usata da Clint viene mostrata sovrapposta rispetto alla gabbia con relativa didascalia. Inoltre, sul finale dello scontro, le vignette si frantumano, ricreando la confusione e lo stordimento derivanti da una serie di azioni rapidissime, grazie a una decina di sintetici frammenti sovrapposti, raffiguranti dettagli consequenziali della singola scena, fino a farla spegnere nel buio dello svenimento.

maggiolinoAllo stesso modo, ma in maniera più sottile e meno eclatante, gli autori riescono a manipolare il tempo per rendere rapide e comunicative le scene di dialogo tra Clint e la sua comprimaria e protetta Katie Bishop, il cui culmine viene raggiunto, sempre nel terzo capitolo di questo volume, nella scena del Maggiolino, in cui Fraction e Aja riescono a comunicare tutta la carica di complicità e spontaneità tra i due personaggi con un breve gioco di azioni e sguardi, in una manciata di rapide battute.

Comunicazione: il linguaggio

Il linguaggio è l’altro caposaldo imprescindibile del lavoro svolto da Aja e Fraction che in questa serie riescono a mostrare al meglio la loro intesa.

La parola è ovviamente una componente fondamentale del medium fumetto: a volte se ne può fare a meno (esistono ottimi fumetti completamente privi di parole), e a volte, se la si usa male o in eccesso, può rendere la storia verbosa, lenta, noiosa; questo, per dirla in modo facile, spinge la maggior parte degli autori a ricercare un equilibrio tra disegno e uso delle parole nelle loro storie.

Ciò in cui si differenzia il lavoro degli autori di Occhio di Falco rispetto alla concezione – comunque semplicistica – appena espressa, è il modo di concepire le parole: non come strumento a sé stante ma come parte integrante del comparto visivo del fumetto, esattamente come lo sono le vignette, il disegno, i colori, il lettering.

Così il linguaggio, in questo volume, è completamente in funzione della narrazione e viene influenzato dalle deformazioni narrative del tempo e dalla scomposizione delle tavole esattamente quanto il disegno.
A prova di ciò si potrebbero portare molti esempi: tra i più significativi, la seconda e la terza tavola del secondo capitolo, assai ricche di spunti interessanti…

frecciaClint e Katie stanno chiacchierando, a casa di lui.
Distratto, nervoso e al solito coperto da bende e cerotti, Clint fa traboccare il caffè dalla tazza che stava riempiendo: ah, cavoli… il caffè!” si legge nel baloon. Non in nero ma in grigio, poiché è un’esclamazione a bassa voce, che non interrompe affatto il monologo ironico di Katie, la quale continua imperterrita a canzonarlo bonariamente.

Nella vignetta successiva la voce narrante di Clint presenta Katie ai lettori, mentre in quella subito accanto il tempo si congela. Katie è nella stessa identica posa ma ritratta in una sintetica bicromia che lascia intatti solo i tratti fondamentali della sagoma, mentre la voce narrante di Clint spiega sinteticamente e con un pizzico d’ironia chi sia la ragazza, dandole una contestualizzazione nell’universo Marvel e al contempo delineando il suo personaggio all’interno di questa nuova serie.

Passando alla tavola successiva, vediamo Clint impugnare il suo arco e incoccare tre frecce, mentre il dialogo tra i due continua. Nel momento in cui Clint inizia la manovra per tendere l’arco, il tempo rallenta improvvisamente sul volto di Katie, che torna in bicromia per quattordici fotogrammi – posti a cornice dell’attimo di calma e respirazione, a colori, che prelude lo scoccare di Clint – i quali riproducono le sue espressioni facciali dolcemente storpiate dal commento ammirato con cui accompagna l’azione dell’amico, e riportato al lettore in modo frammentato: una lettera sotto ogni fotogramma.

Innumerevoli poi le situazioni in cui parole e lettere compaiono distorte sullo sfondo a riprodurre i rumori del traffico o del chiacchiericcio nelle situazioni affollate; così come altrettanto tipica è la sostituzione delle lettere con simboli di punteggiatura, a censurare ironicamente un linguaggio colorito.

Per non parlare poi dei personaggi stranieri, frequenti in una contemporanea città cosmopolita, che parlano lingue diverse da quella dei protagonisti, e le cui parole arrivano al lettore attraverso il maldestro filtro di Barton, il quale, non recependo il messaggio, riporta nel baloon, tra parentesi, una sua puntuale interpretazione: “(Qualcosa che suona tipo spagnolo!).

crashPiù tradizionali, anche se non privi di originalità, sono invece i disegni di Pulido: semplici e incisivi, dallo stile un po’ retrò. Anche qui gli autori, sebbene in modo meno eclatante rispetto agli episodi di Aja, riescono a dimostrare una buona gestione dei tempi, tenendo alto il ritmo e rendendo gli episodi leggeri e scorrevoli.

Da notare un sapiente uso della gabbia in diverse circostanze, in particolare nelle sequenze di tiro con l’arco; buona inoltre l’attenzione dimostrata al rapporto e all’intesa che emerge tra Clint e Katie.
Da ricordare che la presenza di Javier Pulido sulla testata si limita a questo episodio in due parti, trattandosi comunque di uno dei tanti autori “ospiti” della serie, aventi il compito di disegnare storie collaterali alla trama centrale, gestita sempre dalla coppia Fraction – Aja.

Una miniserie aperta a tutti

L’universo Marvel è noto ai profani per essere un vespaio di personaggi, serie, universi alternativi, crossover, morti, rinascite e passaggi di testimone: ciò comporta una certa diffidenza, da parte dei lettori non abituali o dediti ad altri generi, nell’approcciarsi a questo tipo di produzioni fumettistiche.

Occhio di Falco – Vita normale si dimostra invece un volume adattissimo tanto ai lettori storici quanto a chi si volesse avvicinare per la prima volta a questo mondo, magari incuriosito dai recenti successi cinematografici: in questo caso potrebbe rivelarsi un buon punto di partenza per approfondire poi il resto dell’universo Marvel, oppure, perché no, semplicemente un’ottima lettura d’intrattenimento sui supereroi, ricca di spunti tecnici e in grado di sfruttare al meglio le potenzialità del medium.

Abbiamo parlato di:
Occhio di Falco – Vita normale #1
Matt Fraction, David Aja, Javier Pulido
Traduzione di Fabio Gamberini
Panini Comics, novembre 2015
112 pagine, cartonato, colori – 12,00€
ISBN: 9788891216694

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