Le visioni oniriche di Dave McKean

Le visioni oniriche di Dave McKean

In occasione dell'inaugurazione della personale di Dave McKean intitolata Narcolepsy, noi de Lo Spazio Bianco abbiamo scambiato due chiacchiere con un McKean disponibile e simpatico, che ci ha offerto un breve ma importante spaccato della sua visione del mondo del fumetto e della creativita' in generale.

La mostra Narcolepsy, inaugurata il 14 gennaio, rimarrà aperta fino al 12 febbraio presso la Fabbrica del Vapore di via Procaccini, 4 a Milano. Organizzata dall’Associazione Trattodunione e da Hazard Edizioni con il contributo del Comune di Milano, è composta da quasi quattrocento opere tra le quali è possibile ammirare le splendide illustrazioni originali per le copertine di Sandman, le tavole del romanzo grafico Mr. Punch, quelle storiche di Arkham Asylum e di Black Orchid, tutte pietre miliari del fumetto statunitense. Ma non di solo fumetto si è “cibata” la fervida mente creativa di McKean. Esposta si può vedere anche un’ampia selezione di fotografie, illustrazioni per i libri per bambini scritti da Neil Gaiman (Il giorno che scambiai mio padre per due pesciolini rossi, I lupi nei muri e Coraline), pitture recenti, lavori pubblicitari, illustrazioni e copertine di CD, film d’animazione, e video-clips.
Insomma, una mostra da visitare con curiosità, per poter apprezzare appieno l’eclettismo visionario dell’autore.

Salve Dave. Sei già stato in Italia prima? Ti piace il nostro Paese?
Sono già stato in Italia molte volte. Qualche settimana fa ero nei dintorni di Roma per un festival sul Cinema di Animazione. La settimana prima sono stato per l’ennesima volta a Venezia, prima ancora a Trieste per un festival cinematografico… ci sono stato davvero molte volte. Amo l’Italia. Mckean_needNon so se avete visto alcune mie foto di Venezia sulla parete in fondo… (bellissime, ndi) sono molto importanti per me.

In Italia sei conosciuto soprattutto per Sandman e per gli altri lavori che hai fatto nel mondo del fumetto. Ultimamente pero’ le cose che stai producendo sono più legate all’illustrazione. Vuoi dirci qualcosa a proposito del tuo approccio a questi due aspetti del tuo lavoro? Sono simili o riscontri delle differenze?
In realtà li sento come parti della stessa cosa. Ed è così anche per i film, la musica, i fumetti, i libri per l’infanzia; è tutto un prodotto della mia testa e della mia interpretazione del mondo. Per cui non mi relaziono alle diverse forme espressive con modalità molto diverse, non creo una barriera definita tra di esse. Per esempio, quando devo fare l’illustrazione per la copertina di un cd o di un libro ci metto dentro il fumetto e viceversa, quando realizzo un fumetto, ci inserisco l’illustrazione, alcune tecniche pittoriche, ecc.

Tu comunque hai incominciato come autore di fumetti, negli Stati Uniti. I tuoi riferimenti artistici sono più legati al mondo dei comics, a un immaginario fumettistico, oppure al mondo dell’arte figurativa?
Penso che le mie radici nascano durante la scuola superiore. è allora che ho incominciato a cambiare, grazie anche a degli ottimi insegnanti che mi hanno aperto la mente e gli occhi. Già in quegli anni ho iniziato a mischiare il collage con i disegni, con la pittura, unendo assieme le fotografie, il fumetto, i filmati. Sono stato fortunato ad avere degli insegnanti che mi hanno permesso di giocare con tutto ciò.
Poi ho avuto la fortuna di incontrare Neil Gaiman molto presto, e abbiamo iniziato a fare fumetti. Ma ho sempre fatto copertine per cd, illustrazioni e tutte le altre cose. Soltanto recentemente mi sono dedicato alla fotografia e ancora più recentemente al cinema, ma comunque ogni cosa che faccio è riconducibile alle stesse radici.
Penso che quello che più mi piace sia proprio ricercare la differenza tra tutti i diversi aspetti del mio lavoro, che creativamente si alimentano l’un l’altro. Se mi fossi dedicato soltanto a uno di essi, per esempio solo ai fumetti, sarei morto dal punto di vista creativo. Invece, dedicarmi ad altre cose è uno stimolo anche per fare comics; infatti quando ricomincio a fare fumetti tutte le altre esperienze ci finiscono dentro e si arricchiscono.

Questa esposizione è l’occasione per ammirare per la prima volta dei veri e propri dipinti che noi abbiamo in realtà conosciuto come fumetti. Penso alle copertine di Sandman, ad alcune pagine di Arkham Asylum, di Blach Orchid che dal vero hanno un impatto molto forte. Quando abbiamo visto il Joker da Arkham Asylum sulla parete ci siamo detti “wow è fantastico!”.
Che impatto ha avuto secondo te questo stile sul mondo dei fumetti? Ha cambiato l’approccio ai comics statunitensi? Credi che la tua strada sia poi stata seguita da altri autori?
In parte sì, ma in realtà facevo parte di un gruppo di autori che già si muoveva in questo senso. Una delle persone più importanti è stata sicuramente Alan Moore. Lui ha iniziato a scrivere un anno prima dell’esordio mio e di Gaiman e ha davvero aperto le porte per un approccio più maturo al fumetto. Altre persone lo hanno seguito e per me è stato un piacere iniziare a utilizzare immagini più mature che non derivassero solo dal mondo dei comics.
Penso che il fatto che vivessimo in Inghilterra, che fossimo al di fuori del mondo del fumetto statunitense, ci ha permesso di guardare ad esso con più distacco, di capire cosa stesse affossando il medium… per esempio il fatto che le immagini utilizzate fossero le stesse da 50 anni; che gli autori avessero smesso di osservare le persone reali e la vita reale; che si copiassero semplicemente gli altri fumetti. Era molto facile vedere e comprendere tutto ciò da lontano, dall’Inghilterra.
I fumetti venivano prodotti all’interno di una piccola bolla, e non guardavano al di fuori di essa, nel mondo reale. Erano pubblicati da editori di fumetti, creati da fan di fumetti per fan di fumetti, venduti nei negozi specializzati in fumetti… era diventato un mondo completamente autoreferenziale. Io, Alan Moore, Neil Gaiman e altri abbiamo cercato di riportare il mondo reale all’interno del mondo dei comics, e i fumetti nel mondo.

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Quando realizzi le tue opere, parti prima da alcune idee, realizzi prima dei bozzetti dell’opera finale, o hai un metodo più vicino all’improvvisazione, accostando i diversi materiali per vedere cosa esce fuori?
Se c’é una storia di partenza, per esempio il soggetto di un fumetto o un racconto, tutto nasce da essa. Se il progetto mi interessa, se lo script di partenza è stimolante, da lì parte tutto. Certo, il modo in cui la storia viene poi presentata e comunicata può aver origine dalle direzioni più diverse. Ma solitamente la storia e la sua atmosfera suggeriscono la strada. Le immagini scaturiscono dalle emozioni in essa contenute, da quello che fanno e che provano i personaggi. Io cerco solo il modo più interessante, stimolante per esprimerle.
L’aspetto davvero affascinante dei fumetti è come cambiano le emozioni da un passaggio all’altro della storia. Ci sono momenti calmi, dove domina la bellezza, la serenità, e allora cerco di trovare l’immagine appropriata, il paesaggio, il tratto di disegno più adatto. Ci sono poi momenti arrabbiati, più duri, disturbanti, ma rimane sempre la trama a dettare i cambiamenti del mio lavoro. Il fumetto è un medium davvero particolare, e molto spesso non viene sfruttato il suo lato più espressivo.

Parliamo di un tuo libro che amiamo molto, ovvero Mr. Punch, un’opera che parla dell’infanzia, sottolineandone pero’ gli aspetti oscuri, inquietanti, che sembrano pescare direttamente dall’inconscio di ognuno di noi…
Mr. Punch non è sicuramente un’opera per bambini. Il protagonista è il giudice Punch che è un personaggio tradizionale legato all’infanzia, ma la storia non è sicuramente per i più piccoli. Parla di un adulto che comprende le differenze tra il modo infantile e adulto di percepire la realtà che ci circonda.
Se, una volta cresciuti, si ripensa alle cose che ci sono successe da bambini, di solito otteniamo una serie di associazioni mentali completamente diverse, in quanto l’adulto è consapevole di quello che gli sta succedendo, a differenza dell’infanzia, dove si fanno altre associazioni mentali, e dove, difatti, altre cose danno un senso alla realtà.
Il giudice Punch è un ottimo esempio di questo processo. Davanti ad uno spettacolo di marionette sul giudice Punch un bambino osserverebbe cose completamente diverse da quelle che potrebbe cogliere un adulto. Da adulti, infatti, si è consapevoli della brutalità e degli omicidi nella storia: il giudice Punch uccide un bambino, la propria moglie, un poliziotto e non c’é giustizia che ripiani tutto ciò; a Mr. Punch non accade mai nulla, non viene imprigionato, non può essere fermato. è una storia completamente anarchica, dominata dal caos.
Ma dall’ottica di un bambino, quello che si coglie e che coinvolge è l’azione in perenne movimento, un bastone che cade sulla testa, il correre di qua e di là: la violenza diventa divertente.

… ed è molto bello, efficace il modo in cui questo movimento caotico, questa cineticità è stata resa dalle tue illustrazioni.
Grazie.mckean_9a_

Da pochi giorni è morto Will Eisner. Tu sei un autore inglese e, come ci hai detto, osservi le cose un po’ da fuori. Pero’ Will Eisner è universalmente riconosciuto come un autore che ha cambiato il fumetto, che ha cercato di costruire un contatto con la vita reale. Ha avuto qualche influenza sul tuo lavoro?
Penso che la cosa davvero interessante di Will Eisner sia che lui osservava le persone reali, non guardava soltanto altri autori di fumetti. E infatti ha portato le persone reali, il mondo reale nelle sue storie.
Inoltre, in un periodo in cui quello che lo circondava erano quasi esclusivamente i fumetti di supereroi, fumetti d’azione molto tradizionali, lui ha detto “no, io voglio fare storie che parlino di qualcosa che ha un senso per me e per la mia vita, dei miei vicini di casa di New York, delle persone che ho intorno”. Penso sia stato davvero coraggioso. Ha rifiutato molte offerte e pressioni delle grosse case editrici per fare ciò.
Pero’, devo aggiungere che un po’ come per la storia del cinema, dove i film delle origini hanno fatto i passi più importanti per creare le basi e il linguaggio di questo medium, soprattutto grazie al cinema muto che ha spinto a ricercare nuove forme espressive e a creare possibilità eccezionali per quella forma di comunicazione, così credo che, in Usa, siano stati autori come Winsor McKay e George Harriman a creare le vere basi per gli sviluppi futuri del medium fumetto, che purtroppo non sono state seguite da molti altri, e che rimangono ancora in parte inesplorate. A differenza del cinema, il fumetto è rimasto molto più legato a un unico modo di raccontare una storia.
Personalmente, credo che Winsor McKay sia stato l’artista più importante del fumetto statunitense.

Sappiamo che attualmente sei impegnato nella realizzazione di due opere cinematografiche, una intitolata Mirror Mask (scritto in collaborazione con Neil Gaiman, ndi) e l’altra ispirata a Signal To Noise (in Italia apparso nel 1993 sulla rivista Corto Maltese, ndi). Vuoi raccontarci qualcosa di questi lavori? Hai abbandonato il fumetto, in questo periodo, o stai realizzando anche qualche altro progetto?
Sono sicuro che non smettero’ mai di fare fumetti: è stato il mio primo amore. Al momento sto realizzando delle storie brevi perché sono più concentrato sul cinema, che mi porta via la maggior parte del tempo. Probabilmente pubblichero’ una raccolta di storie brevi. Per quanto riguarda il cinema, sto apprezzando molto il fatto di impegnarmi in qualcosa di nuovo. Sto imparando tantissimo: lavorare sui suoni, dirigere gli attori sono cose che non avevo mai fatto prima.
Mirror Mask è concluso, ci sarà la prima al Sundance Film Festival tra due settimane (verrà presentato precisamente il 25 gennaio, ndi). Signal To Noise invece è un progetto in continuo sviluppo e probabilmente sarà pronto l’anno prossimo.

Per chiudere, conosci qualche autore di fumetti italiani?
Due dei miei autori preferiti al mondo in questo momento sono italiani: uno è Stefano Ricci; l’altro è Lorenzo Mattotti, che credo sia uno degli autori più importanti che ci siano mai stati nel mondo del fumetto: è davvero eccezionale.

Un sentito ringraziamento per averci concesso la possibilità di svolgere l’intervista va a Gabriella Rossi dell’ufficio stampa della mostra.

Bibliografia italiana consigliata:

Fumetti
Cages – 5 volumi Macchia Nera 1998/99 (potete trovarli in offerta qui sul sito di Coniglio editore)

con testi di Neil Gaiman
Black Orchid – Magic press 1997
Casi violenti – Magic press 1999
Mr. Punch – Magic press 2001
I lupi nei muri – Mondadori 2003 ( qui la nostra recensione)
Il giorno che scambiai mio padre per due pesci rossi – Mondadori 2004
Sandman: copertine – Magic press 2002 ( qui la nostra recensione)

con testi di Grant Morrison
Arkham Asylum – Play press 1997

Illustrazioni

un romanzo per ragazzi scritto da Neil Gaiman
Coraline – Mondadori 2003 ( qui la nostra recensione)

Fotografia
Opzione click – Macchia nera 2000
Un libretto di bugie bianche e nere – Macchia nera 2000

Links:
Sito ufficiale della mostra: http://www.hazardedizioni.it/mostre/davemckean
Una cronologia del lavoro di Dave Mckean:
Sito ufficiale del film Mirror Mask: http://www.sonypictures.com/movies/mirrormask/
Un sito di un fan zeppo di immagini: http://www.mckean-art.co.uk

fotografie di Loredana Banfi

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