USA, Giappone, Sicilia: i luoghi e le storie di Giulio Macaione

USA, Giappone, Sicilia: i luoghi e le storie di Giulio Macaione

Da anni uno dei più apprezzati autori italiani, sia in patria che all’estero: una chiacchierata con Giulio Macaione sulla sua carriera e le opere più recenti.

Attivo da 20 anni sulla scena italiana, Giulio Macaione ha una carriera molto diversificata che va da progetti editoriali più strutturati ad altri basati sull’autoproduzione. Il suo costante lavoro di ricerca narrativo e grafica lo ha portato a essere uno degli autori più apprezzati in Italia. Negli ultimi due anni la sua produzione si è intensificata, realizzando opere come l’autoprodotto Una mattina qualunque nel 2019, il dittico F***king Sakura per Panini, Scirocco per Bao Publishing, fresco vincitore del torneo letterario organizzato da Robinson, l’inserto culturale de La Repubblica, fino ad arrivare alla sua storia breve comparsa sullo speciale DC Pride.
Lo abbiamo intervistato per parlare delle sue opere più recenti, di quello che le ha ispirate, dei luoghi e delle sensazioni che l’autore ci ha messo dentro.

Scirocco_GMacaione_30 copiaCiao Giulio e grazie per il tuo tempo! Partiamo dall’ultima delle tue opere, Scirocco, che quest’anno ha vinto anche il torneo letterario di Robinson dedicato ai fumetti. Domanda di rito: come e quando è nata questa storia?
Ciao e grazie a voi! L’idea per Scirocco è nata dopo la scomparsa di una persona a me molto cara. Il dolore per questa perdita era fortissimo e non riuscivo a metabolizzarlo. Ho usato quindi il mezzo a me più congeniale per esprimermi, il fumetto, e ho sputato fuori il groppone che mi era rimasto in gola. Lavorare a Scirocco è stato un processo catartico, prima doloroso e poi liberatorio. Ha funzionato.

Nella tua carriera hai spaziato molto nei tuoi racconti, ma un tema a cui torni spesso negli ultimi anni (ora con Scirocco, prima con Basilicò) è quello della storia familiare, un’epopea intima che spesso intreccia le vite di varie generazioni, mettendo ognuno di fronte alle proprie scelte. Un genere, questo, che ha radici molto profonde nel nostro paese, sia nel cinema che nella letteratura. Cosa ti affascina di questo genere di storie? Ci sono opere che hanno influenzato il tuo modo di raccontare in questo senso?
Sicuramente le saghe familiari mi sono sempre piaciute, penso ad esempio a La casa degli spiriti di Isabel Allende, quando lo lessi me ne innamorai. Ma anche alla presenza delle figure familiari in molti dei fumetti che ho letto da ragazzino, soprattutto nei manga, che affrontavano sempre da vicino la quotidianità dei protagonisti e quindi, per forza di cose, anche della loro famiglia. Le storie familiari consentono di raccontare sia l’individualità dei personaggi e la loro intimità, sia il contesto sociale di base – la famiglia, appunto -, dando spazio quindi non solo all’evoluzione del singolo ma anche a quella delle relazioni in questo nucleo.

Un altro dei temi ricorrenti nelle tue opere è quello del viaggio, sia quello per allontanarsi dalla propria quotidianità, sia quello per tornare alle proprie radici. In entrambi i casi, un modo per ritrovarsi. Che cosa è per te il viaggio?
Nella mia storia personale, il viaggio ha significato prima di tutto l’auto affermazione e il conseguimento dei miei obiettivi, in quanto sono andato via di casa subito dopo il liceo per diventare un fumettista. Per questo spesso mi trovo a scrivere storie nelle quali la partenza rappresenta il lieto fine. Al contrario, da quando vivo lontano dalla mia famiglia e dalle mie origini, il viaggio è spesso un ritorno, anche se dopo tanti anni non saprei più dire quale luogo rappresenta per me “casa”, col tempo sto realizzando che questo concetto è più legato alle persone e a una condizione personale, piuttosto che a un luogo geografico. Ma il viaggio è anche scoperta e in quanto narratore per me è nutrimento.

In F***ing Sakura questa passione per il viaggio, oltre che essere lo spunto che mette in moto la storia dei protagonisti, è anche un modo giocoso per te per parlare della tua grande passione per il Giappone. Era da molto che volevi realizzare un’opera che ti permettesse di farlo? Hai dovuto fare molta ricerca per una rappresentazione così accurata o tutto nasce dai tuoi viaggi e le esperienze personali?
Erano secoli che volevo fare una storia ambientata in Giappone, il mio “luogo dell’anima”. Pensavo che prima o poi avrei fatto una fumetto in stile manga, poi ho capito che invece dovevo raccontarlo a modo mio, così è nato F***ing Sakura. I due viaggi in Sol Levante che ho fatto sicuramente sono stati una grande fonte di ispirazione e informazioni, tant’è che le tappe del viaggio dei protagonisti sono parte di quelle che ho visitato io. Ma per quanto abbia raccolto migliaia di fotografie e informazioni, quando mi sono trovato a disegnare ho dovuto fare ulteriori ricerche, soprattutto per reference di oggetti di uso comune, perché in Giappone è tutto diverso, anche le cose più banali. Eppure ho trovato molti punti in comune tra la nostra cultura e quella nipponica. Uno su tutti: l’importanza della cucina.

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Ricollegandomi a quanto sopra, in termini di spazialità c’è un luogo che torna spesso nei tuoi racconti, ed è la Sicilia, la tua terra nativa. A livello narrativo, cosa pensi che ti abbia dato questo forte legame con la tua terra?
Indubbiamente, la distanza. Essere lontano dalle mie radici paradossalmente rafforza il legame con esse. Non soltanto per la banale nostalgia ma anche perché, a volte, a distanza le cose si vedono in maniera più lucida e distaccata. Quando ho disegnato Basilicò, per esempio, mi trovavo negli Stati Uniti, dove ho vissuto per quasi due anni, e avevo paura di cadere nel tranello della nostalgia che mi avrebbe fatto disegnare delle belle cartoline della mia Palermo. Invece ho riflettuto bene sul mio rapporto con la città, su come abbia avuto l’esigenza di allontanarmene e come la ami e la odi al tempo stesso. Come dico sempre, Palermo è una mamma ingombrante e io sono un adolescente ribelle che ha bisogno di allontanarsi, ma il cordone ombelicale non si spezza mai del tutto.

Scirocco_Macaione_17 copiaI personaggi dei tuoi fumetti riescono a essere sfaccettati, a mostrare lati positivi ma anche ombre. Penso a F***ing Sakura, al percorso dei due protagonisti, o a Scirocco. I personaggi risultano molto realistici e vivi, non legati semplicemente al proprio ruolo narrativo. Come nascono le loro caratterizzazioni? Li crei attentamente prima di iniziare un’opera, o lasci che evolvano durante la scrittura? E come accade eventualmente questo?
Di solito penso a lungo ai personaggi prima di scrivere la storia. Mi faccio una scaletta mentale del loro percorso, anche di cose che non andrò a raccontare necessariamente, ma che mi servono a conoscere meglio il loro background e il loro percorso. Punto molto anche sul loro linguaggio, cerco sempre di farli parlare in maniera realistica, immagino il suono della loro voce, il loro modo di gesticolare e di muoversi. E molto spesso li “uso” per parlare di me, anche se non necessariamente questo significa che io scriva della mia vita. Poi capita spesso che i personaggi decidano di fare di testa loro e vadano un po’ da soli, ma di solito so sempre dove andranno alla fine della storia.

Se è vero che ogni autore mette un po’ di sé stesso in ogni sua opera, quale è il personaggio che finora ha rappresentato più aspetti di te?
È difficile dirlo. Forse Mia, da Scirocco, è quella che al momento sento più vicina per la sua forte passione (per la danza nel suo caso, per il disegno nel mio). Ma anche Carlo, il protagonista dei corti auto-prodotti La fine dell’estate e Una mattina qualunque. A volte immagino brevi dialoghi nei quali è quasi sempre lui a parlare. Non escludo di tornare a disegnare storie su di lui, in futuro.

Nel corso della tua carriera hai realizzato opere in bianco e nero e opere a colori. Cosa cambia per te, da un punto di vista tecnico, in questi due tipi di approccio? Trovo ad esempio che la plasticità dei corpi e l’espressività dei personaggi cambi molto nei due casi, esaltando aspetti diversi.
Ammetto di avere una spiccata predilezione per il bianco e nero e la bicromia, piuttosto che per il colore completo. Per questo quando faccio delle storie a colori spesso chiedo a qualcun altro di colorarle. La mia confort zone è la bicromia, che mi consente di suggerire le atmosfere e i volumi senza dare troppe informazioni che rischierebbero di distrarre. Anche da lettore, mi capita spesso di pensare “quanto sarebbe più bella questa tavola senza il colore”. Quando l’inchiostrazione è forte e efficace, va benissimo da sola. Penso a autori diversissimi come Frederik Peeters e Matteo Scalera: quanto sono pazzesche le loro chine? Non hanno bisogno di nient’altro. Ovviamente ci sono anche coloristi che adoro, ad esempio Msassyk (che ha colorato magistralmente, tra le altre cose, Gotham Academy e Isola).

Da alcuni anni sei attivo nel mercato statunitense (ricordiamo, ad esempio, Alice di Sogno in Sogno pubblicata con BOOM! Studios). Quali sono le differenze più marcate che trovi in questi due mercati?
Il mercato americano è grande e annovera numerosi best seller mondiali. Ricordo che quando uscì il mio fumetto per BOOM! Studios mi sentivo piccolo piccolo tra titoli enormi come Power Rangers e Steven Universe. In un mare così grande si fa in fretta a sparire e forse bisogna sgomitare un po’ ma, al di là di questo, non trovo particolari differenze tra i due mercati.

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Sei tra i disegnatori dello speciale DC Pride uscito a giugno negli States. Come sei stato coinvolto nel progetto? E cosa puoi dirci della storia? Sei stato in passato lettore di supereroi o questa esperienza è una novità per te?
Mi ha contattato lo sceneggiatore Greg Lockard (ex editor DC), che mi seguiva già sui social. Greg è una persona adorabile e anche la editor che ha seguito la lavorazione, Andrea Shea, è stata meravigliosa. Ho disegnato la storia per DC Pride mentre ero in quarantena con il Covid in casa dei miei genitori, senza il mio computer e la mia Cintiq. Mi sono dovuto arrangiare con un iPad 11 pollici per fare tutto e questo ovviamente ha reso la lavorazione più complicata del solito. L’entusiasmo di Greg e Andrea però mi ha messo di buon umore e alla fine mi sono divertito molto. Io di super eroi non so moltissimo, ho letto per lo più le cose che uscivano nel periodo in cui vivevo negli Stati Uniti e poco altro. In questo caso però si trattava di una storia tutta basata sui sentimenti e, per quando la nostra storia contenga delle scene d’azione come è tipico del genere, trova i suoi punti di forza in altre cose a me più congeniali. Poi sicuramente, dopo aver fatto tanti fumetti dai toni più intimisti, spero di aver ancora occasione di disegnare qualche scazzottata!

DC PRIDE

Negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative che vedono proprio questo genere affrontare esplicitamente tematiche come quella dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale che prima erano trattate solo tangenzialmente. Cosa pensi di queste iniziative e dell’impatto che fumetti a così larga diffusione possano avere nel trattare questi temi?
Dare spazio a queste tematiche, quando lo si fa in maniera costruttiva e educativa, è sempre bene. Nel mio piccolo ho sempre cercato di introdurre personaggi LGBTQ+ nelle mie storie senza però far diventare gli argomenti che li riguardano centrali. Mi piace l’idea che una persona possa leggere di una famiglia omosessuale o di una persona trans dando assolutamente per scontato che queste persone esistano e abbiano lo stesso peso di tutte le altre. Nel caso dei super eroi, il target di riferimento è spesso anche giovane, per cui l’aspetto educativo e divulgativo diventa fondamentale. I personaggi queer possono essere protagonisti di testate intere senza dover giustificare la loro identità e la loro sessualità, sta già succedendo. Voglio dire, Spider-Man e Batman ci hanno mai dovuto spiegare il perché sono maschi cisgender eterosessuali?

Intervista realizzata via mail a giugno 2022

Giulio Macaione


GiulioMacaioneGiulio Macaione (nato a Catania nel 1983) è cresciuto a Palermo ma vive a Bologna. Nel 2003 ha vinto la terza edizione del concorso “8 Tavole per Mondo Naif”, indetto da Kappa Edizioni in collaborazione con Fumo di China, debuttando su Mondo Naif nel 2005 con il corto Mortén. Sempre con Kappa ha pubblicato i romanzi grafici The Fag Hag (2008) e Innamorarsi a Milano (2010), entrambi su testi di Massimiliano De Giovanni. Per Comma 22 ha pubblicato Ofelia (2013), tradotto in Francia da Editions Physalis, e per Renbooks lo spin-off I colori del vicino (2014).
Collabora con la casa editrice BAO Publishing con la quale ha pubblicato i graphic novel Basilicò (2016) e Stella di mare (2018), entrambi tradotti in Francia da Ankama (Basilicò, 2020) e Editions du Long Bec (Étoile de mer, 2019).
Nel 2018 realizza per la Casa editrice americana BOOM! Studios il graphic novel Alice: from dream to dream, nominato tra i Best Books for Teens del 2018 dalla New York Public Library e tradotto in Italia nel 2019 da BAO Publishing con il titolo Alice di sogno in sogno. Nel 2020 esce per Panini Comics il romanzo grafico in due volumi F***ing Sakura.
Nel 2021 esce il suo nuovo romanzo a fumetti per Bao Publishing, Scirocco, tradotto in Francia da Ankama l’anno successivo. Scirocco ha vinto il torneo letterario di Robinson de La Repubblica come miglior graphic novel italiano del 2021.
I suoi fumetti auto-prodotti sono La fine dell’estate (2016), Nel buio tra gli alberi (2017) e Una mattina qualunque (2019). Insegna alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia.

Musica e fumetto: intervista a Giulio Macaione

Mabel Morri racconta… Giulio Macaione

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