La contaminazione tra le varie scuole fumettistiche nazionali è un fenomeno che negli ultimi anni è diventato sempre più appariscente, portando ad un incrociarsi di influenze e idee provenienti da tutte le realtà del panorama delle nuvole disegnate. Se questo è evidente nel come i canoni estetici del fumetto giapponese (purtroppo più spesso di quelli narrativi) hanno pesantemente trovato riscontro e seguito in molte opere, sia negli USA che in Italia, non va dimenticato come spesso nello stesso fumetto statunitense si respiri aria europea, tanto nello stile quanto nel disegno (quando non nei nomi stessi degli autori), né tantomeno, per fare un altro esempio, la crescente presenza italiana nel panorama francese.
Non ci si dovrebbe quindi stupire più di tanto che si sia arrivati ad una storia completamente fatto da autori italiani per una casa editrice statunitense, nel caso naturalmente la Marvel, ciononostante è anche comprensibile come questo possa essere visto come un vero e proprio piccolo evento, da tenere d’occhio e da segnare come possibile prima esempio di un futuro trend.
Il segreto del vetro vede all’opera due tra i più apprezzati autori italiani: Tito Faraci, sceneggiatore cresciuto in casa Disney, diventato uno dei più apprezzati autori di Diabolik e della Bonelli, nonché uno dei nomi più “caldi” del panorama italico; e Giorgio Cavazzano, disegnatore che forse non meritererebbe nessuna presentazione, ma che rischia di essere più noto per i suoi famosi paperi, essendo uno dei migliori interpreti italiani di Paperino & Co., piuttosto che per opere come La Città, in coppia con il compianto Bonvi, o Altai e Jonson con Tiziano Sclavi.
Fin dall’inizio, quindi, è chiaro come l’intento sia ben lontano dal tentativo della collana Europa, prova di creazione di un universo supereroistico made in Italy che anni addietro fallì per l’inconsistenza dei personaggi e delle trame, nonostante alcuni nomi importanti che vi lavorarono: in quest’opera, invece, si affida uno dei più famosi e amati personaggi non solo della Marvel, ma dell’intero immaginario popolare, ad una coppia di professionisti capaci e noti, per creare e produrre una storia completamente in Italia, direttamente per la Marvel USA, che la presenterà al pubblico americano.
Faraci si preoccupa di tessere un racconto molto lineare, chiaramente costretto dalla brevità dello spazio ad essere semplicemente un intermezzo, senza tanti riferimenti alle storie del ragnetto; un divertissement ambientato tra le calle di una Venezia in maschera che ne diventa la protagonista nascosta. Il tratto riconoscibilissimo di Cavazzano dimostra di trovarsi a suo agio con il personaggio, pur donandogli una propria caratterizzazione molto personale ma azzeccata. Se ad un primo sguardo la mano dell’autore italiano potrebbe far storcere il naso agli estimatori della collana originale, la sua interpretazione si colloca nella linea editoriale già tipica della collana Tangled Web, dove vari artisti, spesso lontani dall’ambiente supereroistico, si sono confrontati con l’Uomo Ragno, con risultati spesso brillanti.
Proposto in una prima edizione cartonata “deluxe”, prima della colorazione delle tavole e con elementi extra come schizzi e parti di sceneggiatura, la stessa storia è destinata ad uscire in edicola nel classico formato comic book a colori, in modo da raggiungere il più ampio pubblico possibile, e per far risaltare l’eccezionalità di un evento che speriamo non resti isolato.