Franco Califano cantava in Un’estate fa di un amore fugace, destinato a terminare con l’autunno come una favola che lascia il posto alla realtà. Zidrou e Lafebre invece nell’opera omonima, portata in Italia da Bao Publishing, raccontano di un amore tenero, capace di attraversare gli anni e le disavventure proprie di ogni famiglia e di uscirne rafforzato nonostante gli ostacoli.
La storia ruota attorno alle vicende familiari dei Faldérault tra la Francia e il Belgio degli anni ’70, focalizzandosi sul periodo delle vacanze estive vissute all’avventura. Pierre, il padre della famiglia, è un fumettista in una situazione costantemente precaria, costretto a lavorare come inchiostratore su serie altrui mentre cerca di sfondare con una serie interamente creata da lui, cosa che lo porta ad avere, oltre a varie tensioni con la moglie Mado, costanti ritardi proprio a ridosso delle vacanze estive con la famiglia.
Con questo incipit, e con sue rielaborazioni, comincia ogni capitolo dedicato alle vacanze della famiglia. Ciò che potrebbe sembrare una graphic novel quasi scanzonata e leggera, grazie sicuramente anche al lavoro di Lafebre che dona un aspetto molto cartoonesco e morbido ai personaggi, impreziosendo le tavole con colori (coadiuvato in questo da Mado Pena) in grado di restituire sensazioni perfettamente bucoliche e malinconiche al tempo stesso, è invece il delicato racconto di un amore che evolve costantemente, che vacilla a tratti senza però farsi spezzare dalle intemperie quotidiane della vita, dalle quali anzi esce rinvigorito e più forte di prima.
La scrittura di Zidrou risulta accattivante, tratteggiando in modo singolare ciascun personaggio e facendolo risultare coerente senza però renderlo uno stereotipo bidimensionale. Ogni componente della famiglia, persino i più piccoli, ha un proprio carattere e dei comportamenti unici, che si svelano man mano che la storia prosegue e aiutano il lettore a sentirsi parte integrante della storia vicino ai suoi protagonisti.
Un’estate fa ci presenta una famiglia semplice, numerosa e un po’ scapestrata, ma che risulta immediatamente simpatica e in grado di farci affezionare, proprio perché ancorata a quel quotidiano vicino a tutti, fatto non solo di gioie e di dolori (più o meno grandi), ma anche di piccoli riti che caratterizzano ogni persona (come, ad esempio, la recita iniziale compiuta da Pierre prima di ogni viaggio).
Il primo volume della serie si articola in tre capitoli, che narrano a ritroso rispettivamente le vacanze estive del 1973, 1969 e 1962, affrontando varie fasi dell’evoluzione della famiglia. Il viaggio e lo sviluppo che ne consegue sono il pilastro attorno al quale ruota tutta la storia, rappresentando un momento di crescita e maturazione della famiglia, capace di rinsaldare rapporti quasi logori, avvicinando il lettore che diventa intimo partecipante della loro vita, passando tra gravidanze, separazioni e riavvicinamenti, alternando momenti di pura felicità a momenti di genuina tristezza e commozione per ciò che viene rappresentato.
Nella prima storia, l’estate del 1973, ci troviamo di fronte a un nucleo familiare in equilibrio estremamente precario: il rapporto tra Pierre e Mado è infatti inizialmente compromesso, cosa che li spinge a intraprendere un’ultima vacanza insieme per amore dei figli, prima di procedere a una separazione, che fin da subito sembra essere sofferta da entrambe le parti. Il viaggio però, che parte in ritardo a causa della lentezza del lavoro di Pierre, viene altresì interrotto in anticipo a causa del lutto della cognata di quest’ultimo.
La meraviglia di questa prima storia, probabilmente la più toccante e triste del volume, sta proprio nel rapporto tra Pierre e Mado: a una delusione palpabile nella prima metà per la relazione che finisce, subentra una rinata passione tra i due che per amore dell’altro sarebbero disposti a rinunciare ai propri sogni, pur di barattarli con la felicità reciproca. Questa dolcezza si sposa perfettamente con i disegni, che ci guidano tramite la fase di piena tristezza della coppia, quella del lutto, prediligendo tavole da colori freddi per le scene del funerale, per poi avere un primo raggio di sole sulla lapide della defunta cognata, che porta metaforicamente, come dice la stessa Mado, a una schiarita sulla vita e su ciò che il futuro riserva alla famiglia.
Nel secondo capitolo, invece, viviamo apparentemente un’estate più felice e divertente e questo traspare, oltre che dai testi più votati all’ironia e a creare situazioni comiche, dai disegni di Lafebre, che si concentra soprattutto nel restituire scorci sublimi ed estremamente colorati e variopinti. Nel 1969 la famiglia vive infatti un momento d’oro, poiché Pierre ha appena ideato una serie che è riuscito a pubblicare, Mado ha trovato un nuovo lavoro che comincerà al ritorno dalle vacanze e risulta pure in dolce attesa. L’apparente felicità subisce però anche in questo capitolo vari scossoni, alcuni evidenti, altri in realtà mai esplicitati e addirittura affrontati nel capitolo precedente, che però lasciano in bocca al lettore più attento un sapore agrodolce perché consapevole di ciò che avverrà in futuro alla coppia.
Anche in questo capitolo, il leitmotiv è l’evolvere della famiglia di fronte alle bordate che la vita è in grado di dare, senza perdere quella voglia di stare insieme e godersi la vita, mostrando ancora una volta l’immenso cuore dei protagonisti, così umani e sfaccettati da commuovere il lettore, che non potrà restare indifferente di fronte alle vicende raccontate, sentendosi un po’ un altro figlio della sgangherata famiglia Faldérault.
Il terzo e ultimo capitolo, ambientato nell’estate del ’62, si focalizza su un “membro” della famiglia che è stato parte integrante dei capitoli precedenti, la Renault 4L luxe chiamata affettuosamente “mademoseille Estérel”. L’auto, che ha accompagnato i protagonisti in tutte le loro avventure, viene qui vista compiere due viaggi: il primo in assoluto, quando il padre di Mado la regala alla famiglia, e l’ultimo, quando i Faldérault decidono di venderla dopo trent’anni di onorato servizio, facendo un ultimo metaforico viaggio nel viale dei ricordi.
Anche questa storia finale non si discosta dalle altre e presenta, con una semplicità e una dolcezza disarmanti, momenti più scanzonati ma anche e soprattutto degli spaccati di vita estremamente toccanti e profondi, portandoci a immergerci in esperienze strazianti per una famiglia, osservate dal punto di vista di tutti i protagonisti, bambini inclusi.
La forza dell’opera è proprio questa: la capacità di immedesimazione che è in grado di trasmettere al lettore grazie al lavoro sinergico di scrittura e disegni, che non risulta mai banale e che riesce a condensare in poche pagine, in una manciata di vignette addirittura, momenti di grande emotività e commozione. D’altronde, l’atmosfera che si respira per tutta l’opera è intima, calda: avvolge e porta a voler bene a ogni personaggio, anche perché nessuno, nel corso delle varie storie, è mai tratteggiato in modo pienamente negativo, facendo emergere anche negli sparuti casi in cui vengono introdotti comprimari con atteggiamenti e comportamenti quasi ostili, degli aspetti che poi ne permettono una rivalutazione in positivo al netto di tutto. Lo stile di Lafebre rende questo lavoro alla perfezione, caratterizzando i protagonisti con linee morbide, capaci di trasmettere un immediato senso di dolcezza e compiendo altresì un lavoro certosino nel rappresentare scorci e paesaggi naturalistici, offrendo un caleidoscopio di colori che ben si sposa con le fasi più leggere e gioviali dell’opera. Escluse sporadiche pagine più ariose, in cui si può godere di un ampio paesaggio, la narrazione visiva di Lafebre resta però estremamente serrata e in linea con la struttura del fumetto franco-belga, con tavole dalla griglia articolata, in grado di rappresentare dinamicamente i numerosi dialoghi, grazie a sapienti cambi di inquadratura e un’ottima resa delle espressioni facciali, che delineano stati d’animo sottintesi e aggiungono spessore alla narrazione, senza però appesantirla ed evitando che si sovraccarichi la pagina.
Un’estate fa è un’opera intensa, forte, che coinvolge il lettore e che permette non solo di avere un sano momento di lettura e spensieratezza, magari immersi in qualcuno dei numerosi scorci presentati da Lafebre, ma fornisce anche, a chi lo desidera, più di uno spunto di riflessione che porta a interrogarsi non solo su quanto avviene sulle pagine magistralmente composte dai due autori, ma anche su quanto avviene al di fuori di esse, nel piccolo delle nostre vite.
A questo volume ne segue un altro, che aggiunge, utilizzando la medesima forma vista nel primo, altre tre estati per altrettante avventure e incursioni nella vita familiare dei Faldérault. Tale primo volume resta comunque perfettamente godibile anche se letto da solo e fornisce già una chiusura assolutamente soddisfacente.
Abbiamo parlato di:
Un’estate fa Volume 1
Zidrou, Jordi Lafebre
Traduzione di Michele Foschini
Bao Publishing, 2019
176 pagine, cartonato, colore – 22,00 €
ISBN: 9788832732894