11-09-2001: World War 3 Illustrated

11-09-2001: World War 3 Illustrated

11-09-2001 - Nella quinta parte la parola passa agli autori che hanno collaborato al numero 32 di World War 3 Illustrated, rivista fondata da Seth Tobocman e Peter Kuper.

Le reazioni degli autori di fumetti indipendenti non si fermano però con Emergency Relief. Oltre alle iniziative di beneficenza, infatti, gli artisti e gli intellettuali newyorkesi si interrogano sulla situazione politica internazionale che ha portato alla tragedia. E le voci scomode si fanno sentire, sebbene abbiano una cassa di risonanza non paragonabile alle grandi pubblicazioni mainstream.

Nata nel 1979 da un gruppo di artisti dell’area newyorkese, World War 3 Illustrated è l’organo di comunicazione privilegiato di fumettisti e artisti visuali schierati politicamente a sinistra, gli stessi che immediatamente dopo l’attentato puntarono il dito con insistenza verso le carenze dell’amministrazione Bush e della politica estera ritenuta troppo aggressiva.
Seth Tobocman
, agitatore politico e squatter di NYC, “pacifista, anticapitalista e antiautoritario”, co-fondatore della testata assieme all’amico d’infanzia Peter Kuper, nel numero 32 di WW3 Illustrated (interamente dedicato al crollo delle torri) offre una riflessione dura e oltranzista sulle colpe dei cittadini americani: in “Not enough people have died”, facendo uso di una tecnica grafica spartana, propone la fucilazione di qualsiasi persona abbia mai avuto a che fare con i terroristi (“Iniziando da Ronald Reagan”), arrivando all’estremo assurdo di uccidere tutti i cittadini americani che abbiano mai fatto uso dell’elettricità o si siano riforniti da una pompa di benzina. Eccessi parossistici che si scontrano violentemente con le altre iniziative a fumetti dedicate all’11 settembre, perlopiù storie emozionali e carenti di spirito critico.

Gli altri contributi presenti nell’albo vertono comunque su tematiche non considerate dalle pubblicazioni mainstream, come la storia degli stretti rapporti di collaborazione tra Stati Uniti e Afghanistan (“Questa volta, stiamo per affrontare gli stessi ribelli che la CIA ha allenato e messo assieme nemmeno 5 anni fa” afferma il cartoonist Ryan Inzana) o riflessioni più o meno profonde sulla perdita di libertà.
A queste storie radicali se ne intrecciano altre meno sbilanciate, ma comunque molto personali e mature (come i racconti di Peter Kuper e di Fly, artista e cantautrice newyorkese). Abbiamo raggiunto alcuni degli artisti coinvolti in World War 3 Illustrated 32, e abbiamo chiesto loro di riportare le loro testimonianze e analizzare il mondo dei fumetti (e il mondo in generale) dopo l’11 Settembre.

FLY

Vive (e occupa abusivamente) a New York dal 1990, dove alterna il suo lavoro di fumettista e illustratrice per riviste come The Villane Voice e Bikini a tour mondiali con la band God is my Co-Pilot, a esibizioni soliste di musica punk, attingendo a piene mani dal repertorio del suo ex-gruppo Zero Content.

Il giorno dell’attentato era in bicicletta per la 6th Avenue, tra la gente terrorizzata (episodio che verrà narrato tra le pagine di WW3 Illustrated 32).
Quello che posso dire è che l’aria di New York mi fece così male dovetti lasciare la città per un po’. Fu un periodo molto intenso. Penso che molte persone ebbero veramente paura, e furono pronte a rinunciare alla propria libertà per lasciare che il “presidente” potesse proteggerli, ad esempio col Patrioct Act. Molta gente si sentiva completamente abbandonata, e molti artisti dicevano che i propri lavori non avevano più alcun senso. Ma io pensai che fosse dovere degli artisti cercare di mostrare cosa stesse veramente accadendo. Non era come lo ritraevano i notiziari mainstream. Ok, so di non star dicendo molto, ma non ho veramente il tempo di spiegare.

MAC MCGILL

Mac Mcgill alterna la sua attività di disegnatore (per quotidiani come The Amsterdam News e il The City Sun) a quella, meno redditizia, di insegnante di Arte ai bambini del Greenwich Village Youth Council, in piena Manhattan.

Pensi che ci sia stato un cambiamento nella libertà di parola, nel mondo del fumetto alternativo (e nella stampa americana)?
Si, c’è stato un cambiamento… dopo il crollo delle torri, ci fu un’ondata di patriottismo in America. Bandiere dovunque… televendite in tv, ecc. Nuovi programmi con titoli come “America in guerra!”… il presidente Bush davanti alle rovine del World Trade Center che dichiarava vendetta (e che per la prima volta sembrava un minimo intelligente)…
Sembrava che se tu avessi messo in dubbio le decisioni del governo di combattere qualsiasi popolo che fosse percepito come nemico… saresti sembrato un traditore, agli occhi di tutti. I giornali di destra e le televisioni ebbero un’ impennata di vendite e di ascoltatori.Ma credo che sia cambiato qualcosa, con le guerre in Afghanistan e in Iraq. Il pubblico americano ha sollevato delle domande difficili alle amministrazioni Bush e Blair. Dove sono le armi di distruzione di massa? Dov’è Osama Bin Laden? Che fine ha fatto Al Quaeda? Pensavamo che la guerra in Iraq fosse finita, ma adesso vediamo alla tv che ogni giorno qualche soldato americano viene ucciso. Il braccio destro di Blair ha dato le dimissioni!
Si, la libertà di parola è sempre messa alla prova. Specialmente in questi tempi politicamente complessi. Ricordate quando l’America andò in Afghanistan… le proteste a New York (e in altre città americane), dove noi eravamo percepiti come traditori, perché contrari alla guerra. E la stessa cosa accadde quando Bush dichiarò guerra all’Iraq. Credetemi, non sono un fan di Saddam Hussein. Ma bombardare civili e distruggere l’infrastruttura di un intero paese è un po’ troppo. Perché? Perché abbiamo pensato fossero una minaccia, e l’America aveva bisogno di un nemico. Penso che la vera ragione fosse conquistare il controllo del petrolio Irakeno.
Credo che questi argomenti e questi interrogativi siano stati zittiti dai conservatori americani al potere.

Credi che l’11 settembre abbia influenzato il comicdom alternativo, in qualche altro modo (oltre alla libertà di parola)?
Per quel che riguarda l’ambiente fumettistico alternativo…non credo che esso esista veramente, almeno non più. O, forse, sono io a non essere più vicino all’ambiente. Voglio dire abbiamo World War 3 Illustrated… ma non conosco un’altra pubblicazione simile in tutti gli Stati Uniti. Ma devo ammettere di non leggere più molti fumetti. World War 3 Illustrated è la sola rivista per cui produco arte sequenziale…la maggior parte del mio lavoro concerne ormai in illustrazioni editoriali per libri e magazine (Tikkun Magazine, Seven Stories Press, ecc).

Puoi descrivere il momento che portò alla realizzazione di World War 3 Illustrated 32?
Nei giorni della tragedia del World Trade Center…mi stavo preparando per fare la mia prima conferenza con diapositive, al Theater for the New City (a Manhattan), ed ero molto nervoso. Seth Tobocman, l’editore di World War 3 Illustrated, mi aveva chiesto di partecipare. Il tema era “una serata di solidarietà multimediale, tra i problemi dell’America urbana e la ‘guerra dell’acqua’ Boliviana contro la Banca Mondiale”. Ma dopo il crollo delle torri, non riuscivo a pensare a nient’altro… la tragedia mi aveva sfinito. Ricordo quella mattina molto chiaramente. Stavo ascoltando la radio e annunciarono quel che stava accadendo. Salii sul tetto del mio palazzo (abito nel lower east side di Manhattan) e vidi la Torre a fuoco… era surreale. Non ci potevo credere. Scesi a passeggiare per il vicinato… sirene di polizia, ambulanze, gente sotto shock…una cosa che ricordo è come la gente fosse particolarmente gentile l’uno con l’altro, quel giorno.
E l’odore… ci fu uno strano odore nell’aria, che durò per settimane. Sembrava che tutti stessero aspettando che accadesse qualche altra cosa, e si sostenessero in attesa di un altro aeroplano in picchiata. Beh, chiamai Seth Tobocman e gli dissi di non poter fare quella presentazione con lui (era fissata per il 18 Settembre).
Tutto quel che riuscivo a pensare era che migliaia di persone erano morte, solamente a qualche isolato più in là. Questo è quello che mi sentivo di disegnare. Io, come qualche altro milione di Newyorkesi, sentii un profondo senso di perdita. E io, come molti altri newyorkesi, conoscevo qualcuno che quel giorno era morto. Seth fu d’accordo con me, perché anche lui riusciva a pensare soltanto alla tragedia. Una settimana dopo mi chiese di contribuire con una storia sull’evento… e uscì fuori che ero già al lavoro su “IX XI MMI”…non importava in quel momento se fosse stata mai pubblicata, era qualcosa che doveva uscire da me… spero che per voi abbia senso. Ho provato a catturare una completa visione degli eventi di quel giorno. Il mio fumetto cercava di catturare il dolore di un luogo sotto attacco, e la perdita e la disperazione che ne derivano. E’ un pezzo molto spirituale. La firma “missing” alla fine della storia è un riconoscimento a tutti i memoriali che comparvero per le strade della città dopo il disastro. E’ anche la sola parola della storia, non ho potuto trovare parole per raccontare i fatti come volevo. E’ come un documentario surreale.

L’11 settembre ha influenzato i tuoi lavori successivi?
Le mie illustrazioni hanno sempre preso spunto dalla realtà… di solito riguardano cose che succedono “in qualche altra parte del mondo”. L’11 settembre portò a casa gran parte del terrore che solitamente accade in qualche altro posto. Penso che questa sensazione mi fece disegnare ogni tavola come se fosse l’ultima. Mi ha anche reso più determinato nel far conoscere il mio lavoro, e a provare a essere un artista più indipendente. Voglio dedicare più tempo a seguire e a disegnare eventi reali. Credo che il mio lavoro si stesse evolvendo lentamente prima dell’11 settembre, e che questo evento abbia accelerato la passione per il mio lavoro.

WARD SUTTON

Ward Sutton è originario di Minneapolis, e ha vissuto a Seattle fino al 1995, in piena era Grunge. Le sue illustrazioni e striscie hanno fatto il giro del mondo sulle pagine del The New York Times Magazine, del Rolling Stone, di Entertainment Weekly e di qualche altra mezza dozzina di giornali di prim’ordine. Cover Artist di gruppi del calibro dei Pearl Jam, Mudhoney e Phish, Ward abita dal 1996 a New York, dove ha fondato il suo Sutton Impact Studio, Inc.

Pensi che sia cambiato qualcosa, nel mondo del fumetto statunitense, in termini di libertà di parola?
Non credo che ci sia stato un gran cambiamento, per quanto riguarda la libertà di espressione nei fumetti. C’è stato – sia nel comicdom che in altri ambienti – un grande rispetto verso coloro che persero amici e parenti e furono colpiti. So che Ted Rall ebbe problemi per una striscia sulle vedove dell’11 settembre, ma oltre a questo non ho percepito grandi sconvolgimenti.

Hai notato altri cambiamenti?
Penso che molta gente fu spinta a far QUALCOSA in risposta all’11 settembre. Non credo però che queste risposte furono tutte artisticamente buone. Gli editori di fumetti mainstream, per esempio, fecero uscire albi dove i supereroi aiutavano a spostare le macerie a Ground Zero, ecc.
Credo che questa gente abbia scritto queste storie per i più buoni motivi, ma che il risultato non sia stato di buon gusto. Per quel che riguarda le striscie politiche, alcune reazioni finirono per diventare ripetitive e ovvie. Forse quel che si diceva era giusto, ma spesso non era realizzato in maniera interessante dal punto di vista artistico.
È comunque difficile criticare: qualcosa deve essere giudicata bene soltanto perchè è stata prodotta per una giusta causa?
Comunque ci furono anche grandi storie molto ispirate sull’11 settembre.

Che puoi dirci riguardo a World War 3 Illustrated e al tuo fumetto contenuto sul numero 32?
WW3 è un magazine di fumetti politicamente schierati, ed è sempre stato attento agli eventi contemporanei. Dedicarne un numero intero all’11 settembre fu una scelta ovvia. Per quel che riguarda la mia storia contenuta nell’albo, sono stato ispirato dal modo in cui i media diventarono immediatamente senzazionalistici e istillatori di paura, dopo l’11 settembre.

Ultima domanda: il tuo lavoro è stato influenzato dagli eventi di Ground Zero?
Più che dall’11 settembre in se stesso, sono stato influenzato dalle reazioni del governo successive a quella data. Sono svisceratamente anti-Bush, e dopo l’11/9 ho deciso di non tirarmi mai indietro nell’esprimere critiche, e di provare a essere più diretto, arrabbiato e rude: proprio come mi sento in questi giorni.

Riferimenti:
www.indyworld.com/relief/
il sito di 9-11 Emergency Relief, con collegamenti a preview di fumetti apparsi sul volume.
www.waylay.com/Store/OrigPages/405.html
e seguenti: le striscie di Carol Lay sull’11 settembre.
www.peterkuper.com
sito personale dell’artista co-fondatore di World War 3 Illustrated. Contiene le istruzioni per ordinare l’albo e una lunga serie di illustrazioni ispirate all’11 settembre.
www.loc.gov/exhibits/911/911-comics.html
tutte le acquisizioni della Biblioteca del Congresso riguardo l’11 settembre. Contiene Alabaster Cities di A. David Lewis, IX XI MMI di Mac Mcgill, Letters from a Broken Apple di Neil Kleid, e illustrazioni da 9-11 Artists Respond, Heroes, Emergency Relief e World War 3 Illustrated.
www.villagevoice.com/issues/0237/sutton.php Visitors di Ward Sutton, breve e feroce critica alle reazioni all’11 settembre.

(continua…)

Originariamente pubblicato sul sito prospettivaglobale.com nel 2003, per concessione dell’autore.
Dove possibile e necessario si è intervenuti per contestualizzare temporalmente i contenuti.

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