Unboxing Pandora: intervista a Fabio Pia Mancini

Unboxing Pandora: intervista a Fabio Pia Mancini

In "Unboxing Pandora", Fabio Pia Mancini ha rivisitato in modo abbastanza moderno il mito di Pandora: abbiamo avuto modo di parlarne direttamente con lui.

In occasione del Comicon di Napoli abbiamo avuto modo di approcciarci all’opera di Fabio Pia Mancini, Unboxing Pandora, edita da Bao. Abbiamo avuto modo di intervistare successivamente l’autore , discutendo un po’ dell’opera e della sua carriera artistica.

UNBOXING PANDORA_p8Benvenuto su Lo Spazio Bianco, Fabio.
Il mito di Pandora negli anni è stato associato a scoperte scientifiche di grandi portate che, se non gestite correttamente, possono scoperchiarne il vaso: ad esempio, l’energia atomica, la genetica o più recentemente l’intelligenza artificiale. Tu la vedi questo mito allo stesso modo? Qual è la tua opinione?

Sicuramente è un parallelo calzante. Scoperchiare il vaso, di per sé, è inevitabile e il mito ci insegna anche che siamo progettati dagli dei per non resistere al desiderio di vedere cosa contiene. I dilemmi etici, secondo me, non ruotano intorno all’apertura o meno del vaso, ma arrivano dopo: cosa si fa con quello che ne è venuto fuori considerando che ormai non può più tornare dov’era? Il mito originale, in effetti, a questo punto non ci offre una risposta molto confortante, visto che una volta liberato il male tutta l’umanità ne sarà afflitta.

Da cosa nasce l’esigenza di rivisitare un mito classico come quello di Pandora?
Mi trovavo a illustrare un libro di mitologia, e, lavorando al capitolo su Pandora, mi sono venute in mente alcune immagini che non potevano trovare spazio all’interno di quel progetto. Questi sono stati i semi del mio libro, poi la storia è venuta quasi da sé una volta creata la protagonista. L’unica esigenza che ho avvertito è stata di discostarmi da un mito la cui interpretazione presta facilmente il fianco a letture misogine, ecco, questo volevo attivamente evitarlo.

Quanto hai dovuto documentarti per raccontare pienamente questa storia?
Durante le prime fasi di lavoro ho deciso di immergermi totalmente nella letteratura classica, greca principalmente ma non esclusivamente, anche se non ho avuto mai pretese di accuratezza di alcun tipo. È stata forse la fase di lavoro più divertente, dove gli spunti nuovi e inaspettati che ho trovato sono stati molteplici. Dal punto di vista visivo mi sono nutrito in particolare di pitture vascolari e abitare a Roma ha sicuramente facilitato il lavoro, forse nei ringraziamenti avrei dovuto inserire il museo etrusco di Villa Giulia!

Sfogliando il fumetto si può notare come in ciascun capitolo hai utilizzato delle dominanti di colore diverse. Ci spieghi la chiave narrativa di questa scelta?
La palette di inizio capitolo rappresenta gli stati emotivi della protagonista, a ogni colore ho abbinato un’emozioneso che le mie non sono associazioni perfettamente universali, per questo ho preferito aderire alla “mia verità” se così si può dire. Nel penultimo capitolo, per esempio, la protagonista Clori si trova a oscillare tra rabbia – certamente rossa – e delusione, che è blu. Quando la sua rabbia è proiettata più verso l’esterno allora diventa arancione perché – per me, chiaramente – il giallo nel rosso assolve questa funzione.

UNBOXING PANDORA_p28Nel fumetto sei stato in grado di mantenere l’atmosfera ellenistica classica pur inserendo costantemente elementi ironici contemporanei o ispirati alla cultura pop. Quant’è stato difficile riuscirci?
Poco! Anzi direi che è venuto piuttosto naturale, il mio unico timore è che facessero ridere solo me, cresciuto guardando Xena con religiosa devozione.

Quando hai maturato l’idea di voler diventare un fumettista? È sempre stata presente dall’infanzia o c’erano altre idee che hanno subito modifiche o soppressioni nel corso della tua crescita?
Da che io ricordi ho sempre voluto disegnare e ho avuto il privilegio e la fortuna di non fare deviazioni rispetto a questo percorso. Rispetto al campo in cui farlo invece non mi sono ancora deciso, e spero di non doverlo fare, non saprei scegliere tra fumetto e illustrazione, ultimamente solletico anche l’idea di fare qualcosa per l’animazione, il mio primo amore.

Da cosa nasce il tuo stile artistico, quali sono state le influenze e le strade che hai percorso per arrivare a strutturarlo per questa opera?
Prima di arrivare al fumetto sono passato dall’illustrazione e prima ancora mi sono formato per l’animazione, penso che questo percorso abbia avuto un peso notevole su quello che posso chiamare il mio stile. Prima del fumetto ho amato l’animazione, e sicuramente un po’ di Disney è finita nei miei disegni, rubando qualcosa ai film dello studio Ghibli e ai colori di Steven Universe. Poi, diistillati in qualche modo, ci finiscono anche tutti gli artisti che amo: i primi che mi vengono in mente sono Manuele Fior, i Kerascoët, Julia Sardà, Isabella Mazzanti e Kamome Shirahama. Sicuramente anche ciò che fa parte della storia dell’arte influisce sul mio immaginario, amo soprattutto guardare gli sketch dei grandi artisti, da quelli di Klimt a quelli del Parmigianino, sono le cose che cerco di più all’interno delle mostre ma non so dire quanto risultino evidenti nel mio stile.

Puoi parlarci di come hai lavorato su queste tavole?
Le mie tavole nascono tutte con dei minuscoli sketch, mi appunto il minimo indispensabile per capire cosa succede e degli abbozzi di dialogo. Da lì passo allo storyboard che è più o meno dettagliato a seconda della mia stanchezza, non so davvero come il mio editore sia riuscito a leggerlo, ma lo ha fatto. Aggiungo le matite e infine il colore, che nel mio caso è la parte più impegnativa del lavoro, cerco di sintetizzarlo il più possibile ma è un processo ancora lungo. Tutto il lavoro, tranne le bozze iniziali, è fatto su iPad con Procreate, l’unico strumento con cui mi sento davvero a mio agio.

Grazie per il tuo tempo, Fabio.

Intervista tenuta via mail a giugno 2023

Fabio Pia Mancini

Fabio Pia Mancini - foto autoreFabio Pia Mancini, nato nel 1990, si è formato alla Scuola internazionale di Comics e, dopo una breve esperienza nel campo dell’animazione, si è dato completamente alla carriera da illustratore. Nel 2017 pubblica la sua prima opera a fumetti all’interno dell’antologia Melagrana di Attaccapanni Press. Da allora decide di avvicinarsi di più al medium fumettistico e nel 2019 pubblica un adattamento a fumetti de Il giardino segreto per il Battello a Vapore. Unboxing Pandora, del 2023, edito da Bao, è la sua più recente opera a fumetti.

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