Dan Panosian, artista statunitense di origini armene, lavora nel campo dei fumetti dall’inizio degli anni ’90. Dopo gli inizi come inchiostratore per vari artisti, in particolare sugli X-Men, viene reclutato dalla nascente Image Comics, dove inizia la sua carriera di disegnatore su titoli come Prophet e Stormwatch. Pur avendo svolto anche la carriera di storyboarder e character designer per fumetti e pubblicità, negli anni si è sempre di più dedicato al fumetto, lavorando con case editrici come Image, Marvel, DC Comics e BOOM!Studios sia come disegnatore che come illustratore di cover.
A Lucca ha presentato Slots, il suo primo fumetto da autore completo prodotto da Skybound e pubblicato in Italia da Saldapress. Lo abbiamo incontrato per parlare di questa sua ultima fatica e della sua carriera.
Hai esordito negli anni ’90 come inchiostratore: qual è l’artista che hai inchiostrato che ha più influenzato il tuo stile e la tua crescita professionale?
Per l’inchiostrazione direi Terry Austin e Scott Williams, che hanno lavorato con Jim Lee e John Byrne Quando poi ho iniziato a lavorare nei fumetti e ho iniziato a vedere più lavori di altri artisti, sono stato influenzato da Klaus Janson, Jorge Zaffino e Dick Giordano, i migliori per me. Anche Frank Franzetta, un grandissimo illustratore.
Dopo sei passato ad essere disegnatore per la Image. Cosa ricordi di quel periodo così vivace e contradditorio per il fumetto statunitense?
Era davvero pauroso, perchè ero ai miei esordi, ma era anche un periodo molto effervescente per il mondo del fumetto. Vennero fondate nuove compagnie che ebbero molto successo e ogni cosa che stampavano vendeva tantissimo, tipo mezzo milione o un milione di copie! È stato grandioso e eccitante, anche se in quel momento non avevo molto talento e stavo ancora imparando tanto. E imparo ancora oggi, sto crescendo come artista e mi diverto a imparare. Anche qui a Lucca ho visto la galleria di lavori di LRNZ e il mio cervello è letteralmente esploso! Ho visto i poster che ha realizzato per Lucca Comics e altri suoi lavori, ognuno con uno stile diverso. Pensavo fossero artisti diversi e invece ho scoperto che era uno solo! Ci sono così tante possibilità nell’arte del fumetto, è fantastico!
Come si è evoluto il mondo del fumetto da quei giorni? Quale è stato il maggior cambiamento nell’industria dei comics?
Penso che gli artisti siano migliorati molto. Internet ha cambiato le cose, gli artisti possono prendere ispirazione da ogni parte del mondo e cambiare il loro stile. Penso che gli artisti siano competitivi, vogliono fare sempre meglio, per questo per stare al passo ogni cosa si è migliorata negli ultimi trent’anni, dai disegni al colore.
Ora presenti in Italia la tua ultima serie Slots, nello studio Skybound di Robert Kirkman: come hai vissuto l’evoluzione della Image Comics dagli inizi a oggi?
Ci sono grosse differenze. Passare da Rob Liefeld a Robert Kirkman è una grande differenza, sono due persone diverse con cui collaborare. Se penso a me stesso, invece, ho migliorato molto il mio stile e imparato a disegnare un po’ meglio.
Anche dal punto di vista tecnico ci sono stati enormi cambiamenti dai tuoi esordi. Con quali strumenti sei solito lavorare? Sei più legato alla carta o ti piace sperimentare nuove tecnologie?
Mi piace lavorare su carta, solo i colori li realizzo con Photoshop o con un altro programma chiamato ArtRage, che simula l’effetto pittorico un po’ meglio di Photoshop ed è pure più economico! (ride)
Uso soprattutto pennini, un po’ di pennarelli, ma ho bisogno di vedere la tavola, di vederla finita, di lavorarci sopra. Adesso uso anche l’ink-wash ovvero diluisco l’inchiostro per realizzare i grigi con uno stile meno complesso, forse un po’ più ruvido di prima ma più energetico.
Slots è una storia classicamente statunitense, se vogliamo. Una storia di caduta e rinascita, di errori e riscatto. Da dove è nata l’idea per questa storia che hai realizzato da autore completo?
Mio padre era un pugile da giovane, poi è entrato nell’industria pubblicitaria come designer. Comunque, continuava a boxare ogni giorno e questo mi ha influenzato molto. Amava molto i fumetti, anche questo mi ha influenzato parecchio. E per quanto riguarda Las Vegas, amo quella città e amo i cattivi ragazzi, i buoni sono meno interessanti per me. Il protagonista, Stanley Dance, è un cattivo ragazzo, e in questa storia non ci sono eroi, sono tutti “al limite” e crearli è stato molto divertente!
Nel periodo New52 hai disegnato alcuni personaggi importanti legati al mondo di Batman, varie cover e alcune storie di Batwing. Come è stato confrontarsi con l’universo dell’Uomo Pipistrello e lavorare sulle cover di alcune delle sue storie?
Sono sempre un po’ teso e eccitato quando devo realizzare personaggi importanti, ma dato che hai dead-line molto strette non puoi pensarci molto e devi semplicemente farlo. Se avessi due mesi per fare una cover, mi prenderei tutto il tempo per disegnare, ma dato che di solito ho solo due giorni, non c’è molto tempo per essere nervosi.
Oltre a essere un fumettista, sei anche un graphic-designer e uno storyborder per videogiochi e film. Continui ancora a fare questo lavoro e se sì, come strutturi una tua giornata lavorativa?
In realtà non lo faccio più, ormai. Dieci anni fa quello era il mio lavoro, non fare i fumetti. Facevo storyboards e character design per videogiochi, facevo pubblicità. Oggi cerco di fare solo fumetti, ogni tanto ricevo lavoro da alcune riviste o compagnie che mi chiedono di disegnare qualcosa, ma è troppo da fare insieme ai miei altri impegni, per questo realizzo solo pochi lavori oltre al fumetto.
C’è qualcosa della tua vita reale che metti nei tuoi lavori?
Di solito inserisco amici o mia moglie nei fumetti, li uso come riferimento. In generale, tratto i personaggi come fa un regista con i suoi attori, mi concentro sulle loro espressioni, i loro occhi, i loro movimenti. Quando li disegno, provo a fare le stesse espressioni che devo disegnare: se il personaggio è arrabbiato, lo sono anche io, se sorride sorrido anche io! Certe volte mia moglie entra nel mio studio e pensa che io sia pazzo! (ride) E in fondo un po’ si impazzisce, disegnando tutto il giorno da soli in uno studio.
Hai avuto l’idea per il Drink and Draw Social Club, una serie di eventi per avvicinare lettori e autori in una maniera maggiormente informale rispetto ai festival fumettistici: come funzionano questi incontri e che riscontro hanno?
È una grande iniziativa, mi dà l’opportunità di incontrare un sacco di persone. Andare in un bar, disegnare e incuriosire le persone con il mio lavoro, anche se non sono interessate ai fumetti. Vengono da te, ti fanno domande. Ed è anche un modo per incontrare altri artisti, è come una piccola convention ma in un bar carino! Adesso ci sono eventi così dappertutto: in molte città grandi e piccole negli Stati Uniti, ma anche a Tokyo, Hong Kong, Parigi. Se sei un artista, quello che devi fare è creare una pagina Facebook Drink and Draw Social Club dove dici dove sarai e lì ti incontrerai con altri autori, sia professionisti che non. Non applichiamo nessuna tariffa, non facciamo pagare niente, se a volte è presente un modello si raccolgono soldi per pagarlo, ma altrimenti è solo un modo per disegnare ciò che uno vuole, qualcosa di diverso da quello che si è pagati per disegnare. È molto divertente!
Grazie mille per l’intervista Dan e speriamo di rivederti presto in Italia.
Intervista realizzata live a Lucca Comics 2018 il 2 Novembre 2018, traduzione di Emilio Cirri