Un sogno lungo una vita: Barbara di Moto Hagio

Un sogno lungo una vita: Barbara di Moto Hagio

Una delle ultime opere della maestra Moto Hagio, conosciuta per la sua sensibilità e la passione per i drammi psicologici: Barbara è la storia di un mistero celato dentro un sogno.

C’è un mondo onirico che si cela dietro le apparenze della veglia, un mondo fatto di sogni e verità indicibili, che non è possibile pronunciare durante il giorno e non si è in grado di definire in modo lucido. Il mondo di Barbara sembra essere proprio questo, un porto franco in cui sentirsi a casa, lontano dagli affanni della vita di tutti i giorni e al di fuori dei conflitti internazionali che sconvolgono il mondo. Un’isola di felicità, dove il tempo sembra essere fermo, dove l’orologio sembra bloccato in una notte senza fine.  Barbaracover

Moto Hagio, nome noto nel panorama fumettistico nipponico grazie a opere che hanno fatto la storia del genere manga per l’attenzione riservata a temi particolarmente delicati come la sessualità, l’introspezione e problemi identitari, nel 2011 scrive e disegna un’opera che riesce a mescolare tutte queste tematiche aggiungendo una nota thriller che lega il tutto. Barbara è la storia di un sogno autoindotto da quella che sembra essere la chiave di volta dell’intera vicenda: la sedicenne Aoba Jujo dorme ininterrottamente da sette anni, da quando i suoi genitori sono stati uccisi e gli è stato asportato il cuore. Il brillante psicoanalista Tokio Watarai viene convocato per risolvere l’enigma che si cela all’interno del sogno della protagonista, l’unica in grado di spiegare come siano morti i suoi genitori. Ma inspiegabili fenomeni paranormali iniziano a interessare i personaggi coinvolti nella vicenda dell’omicidio, portando il dottor Watarai a domandarsi se il mondo di Barbara sia solo una proiezione onirica della giovane Aoba o se sia invece realtà. 

Il manga di Moto Hagio si presenta fin da subito per il suo spessore narrativo e ideologico. Non è frequente ritrovare storie psicologiche che si configurino come viaggi onirici introspettivi. La sensibilità e la consapevolezza decisa della materia narrata permettono all’autrice di lasciarsi coinvolgere in dinamiche misteriose e al contempo notevolmente strutturate, senza però scivolare nella pedanteria e nella confusione. Si nota, dunque, una certa dimestichezza nelle dinamiche oniriche, accostabili sicuramente agli studi freudiani sul sogno e sulla convinzione che l’apparato onirico sia una proiezione della vita conscia del soggetto che viene proiettata attraverso meccanismi psicologici inconsci. La materia fantascientifica che viene qui introdotta si prospetta come un macchinario in grado di spedire letteralmente la coscienza dello psicologo nei sogni del soggetto studiato, non solo per comprendere l’origine del dissidio interiore e della problematica legata al coma della giovane Aoba, ma addirittura per prendere parte a quel sogno come personaggio esterno in grado di toccare con mano il mondo onirico costruito.  

La componente mistery che aleggia tra le tavole è il leitmotiv della narrazione: l’anello di congiunzione tra le dinamiche raccontate da Hagio è infatti il voler risolvere l’enigma che si cela dietro l’omicidio/suicidio che ha coinvolto i genitori della protagonista. Come sono morti i due coniugi? Si è trattato veramente di un omicidio interno alla famiglia? Solo Aoba sembra celare le risposte, ma il sonno che si è autoindotta nel momento in cui il mondo voleva conoscere la verità si configura come una gabbia in cui la ragazza si nasconde per non rivelare a nessuno le macabre motivazioni dietro la morte. E in un certo senso anche la sua può essere considerata una morte sospesa, in cui attraverso il sogno ha raggiunto il suo paradiso tanto agognato: l’isola di Barbara. 

Quest’ultima può essere vista come un non-luogo, un mondo a parte che, almeno apparentemente, non ha nulla a che fare con tutto il resto. Ma la verità si cela ancora di più nel profondo, perché l’isola di Barbara sembra essere collegata, forse solo inconsciamente, con la mente di altri soggetti che con il sogno di Aoba non hanno nulla a che fare.  

Barbara2

Le risposte alle numerose domande che aleggiano su questo primo volume purtroppo non trovano risposta: l’opera è composta da tre tomi e il primo si presenta come un prologo che non riesce a far decifrare al lettore la chiave di interpretazione della storia. La pecca di questo racconto è forse proprio l’enigmaticità iniziale che non riesce a spiegare la profondità delle dinamiche che affliggono la giovane Aoba e di conseguenza i personaggi che la circondano. 

La componente psicologica del racconto è comunque  preponderante: il mistero che avvolge l’intera vicenda è poi accompagnato – e supportato – dalla linea del psicodramma, che sembra attraversare non solo la linea diegetica, ma soprattutto la concezione ideologica che alberga nel tessuto narrativo di Barbara. Non a caso, è bene ricordare come l’affermazione di contenuti a sfondo altamente antropologico e psicologico siano il cavallo di battaglia di Moto Hagio. Quest’ultima è infatti capace narratrice di mondi in cui i rapporti intrasoggettivi sono strutturati in una piramide trasversale fatta di misteri, inganni della mente e intricati drammi legati ai traumi del passato. 

Barbara1

I disegni ricordano molto la stilizzazione propria delle opere degli anni ’80, anni in cui la Hagio effettivamente porta alla piena maturazione il suo peculiare stile personale: una commistione di toni e riferimenti, che non la indirizzano verso uno stile predeterminato, ma la portano a sperimentare nel segno e a compiere una profonda ricerca in ambito narrativo. Il tratto sinuoso delle sue figure umane si scontra con l’essenzialità scenografica dei fondali, che però non si presenta come una pecca, ma al contrario è in grado di dare risalto ai soggetti, i veri protagonisti assoluti dell’architettura psicologica e visiva.  

Il tratto pulito e cristallino risalta le ambientazioni oniriche, caratterizzate da una luminosità resa attraverso la scelta di non utilizzare quasi mai i retini: si deve imporre la predominanza di un mondo felice, non intaccato dall’orrore della realtà. Quest’ultima, al contrario, è caratterizzata da toni più oscuri, resi attraverso sfondi asettici e retini resistenti che rendono l’idea di claustrofobia, oscurità, da cui si può fuggire solo attraverso i sogni luminosi. 

Il tratto maturo di Moto Hagio si adatta quasi epidermicamente alle tematiche del fumetto, ma soprattutto al suo genere serio e per nulla frivolo, amplificando quella nota di tristezza e di cupezza che aleggiano tra le tavole di Barbara. 

Barbara si presenta fin dalle prime pagine come un fumetto impegnativo, in cui ciò che viene mostrato non sempre corrisponde alla realtà e che nasconde misteri inspiegabili, se non attraverso la natura fantastica della narrazione. La linea diegetica non sembra lineare per via dei continui flashback dovuti alla natura psicologica della materia trattata e dunque a svariati rimandi al passato celato nella memoria. Una memoria che sembra essere la chiave per svelare il mistero, la chiave interpretativa per la definizione di un modo nuovo di mostrare l’interiorità. 

Abbiamo parlato di: 
Barbara #1 
Moto Hagio 
Traduzione di Valentina Vignola 
J-Pop, luglio 2020 
Brossurato, bianco e nero con pagine a colori – 12,50 € 
ISBN: 9788834900543

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *