Un Salgari rosso sangue!

Un Salgari rosso sangue!

Con Emilio Salgari e il baccanale rosso sangue, Cyrano Comics e il collettivo Nasone presentano la terza avventura del loro Salgari steampunk, tra serial killer, cross-over e robot transformer, dimostrando che perseverare porta sempre buoni risultati.

Giungono al terzo episodio – ma gli autori stanno già lavorando al quarto – le avventure dell'Emilio Salgari avventuriero, manga, revisionista storico e combattente, scritte da Enrico “Nebbioso” Martini e disegnate dai talenti del Collettivo Nasone, con un albo che sembra aver fatto tesoro delle esperienze passate e offre un racconto che pur non dimenticando le sue origini fantastiche risulta più centrato, più lineare, più solido e strutturato in maniera migliore.

In questa nuova uscita, infatti, e come nelle precedenti, Salgari si trova ad affrontare avventure e inseguimenti degni di un Indiana Jones, come ad esempio coreografati combattimenti all'arma bianca e addirittura un serial killer venuto dall'estero, potente al punto da presentarsi munito di carrozze che si trasformano in robot steampunk; ma lo fa senza rinunciare a un realismo di fondo e a una accuratezza nella costruzione della storia e soprattutto dell'ambientazione italiana che rendono l'albo molto efficace e curato.

Il merito di tutto ciò  può forse attribuirsi al fatto che il testo è la versione a fumetti di un racconto, Tra ombre e brume, di Sergio Gallo e Giuseppe Bomoni, i quali hanno immaginato un Salgari sicuramente di impianto realistico e impegnato in un'indagine poliziesca a fianco di un famoso personaggio della letteratura internazionale, il detective .

Una base realistica al punto che – paradossalmente – in alcuni punti fa sembrare esagerate certe scene più fantastiche che sembrano piovere giù dal cielo senza preavviso; ma va detto che ha saputo affrontare nel modo corretto la traduzione del testo in immagine, dimostrandosi sempre più cosciente di sé e del suo lavoro, e fornendo una prova convincente e fruibile per ogni lettore, anche il più occasionale. Una storia con un mistero da risolvere, con diversi snodi narrativi portati avanti correttamente, con un occhio alla realtà di certe figure appartenenti al nostro passato (come il veronese Siro Zuliani) ma che non rinuncia a battaglie e duelli declinati secondo gli stilemi del fumetto popolare moderno.

Forte di un prologo convincente, e di un finale riflessivo e ricco, che chiude tutte le porte lasciate aperte, il fumetto ha l'ulteriore pregio di presentare una storia divisa in due parti – la seconda uscirà a Ottobre di quest'anno – ma strutturata in modo che il primo capitolo sia leggibile a se stante e quasi completamente autoconclusivo. Questo permette al lettore di godere di un prodotto completo, che non lo costringe necessariamente ad acquistare il numero successivo, ma al contrario potrebbe convincerlo a farlo unicamente grazie alla sua qualità.
Scelta quanto mai azzeccata, considerato anche che tra una uscita e l'altra di queste serie autoprodotte spesso passano diversi mesi , durante i quali è difficile per gli autori conservare viva la curiosità dei lettori di oggi, sempre più inclini alla distrazione.

Oltre alla storia principale, risultano molto piacevoli gli inserti critici dedicati a Salgari, a Zuliani e al “making of” dell'opera; e anche il breve racconto finale, un extra anch'esso autoconclusivo che porta avanti la formula del “flipbook” usata nelle uscite precedenti, si dimostra ben scritto e ben disegnato da Marco Triolo.

Anche qui siamo alla prese con la versione a fumetti di un racconto di Giuliana Borghesani, liberamente adattato da Triolo, che in poche pagine riesce ad aggiungere qualche ulteriore elemento alla storyline principale. Il breve fumetto che ne deriva risulta quindi  non un semplice riempitivo ma una valida e motivata appendice, per di più arricchita da un segno corposo e personale, sulla via di una apprezzabile definizione stilistica.

Dal punto di vista dei disegni prosegue l'altalenante qualità vista nei numeri precedenti con un vario e ricco numero di disegnatori all'opera (Triolo stesso, Enrico Giusti e Davide Zuppini, più Federico Gaspari e Giancarlo Brun alle copertine), i quali oltre ad avere capacità di diverso valore, non sempre mature o brillanti, presentano stili molto diversi tra loro, cosa che non facilita l'immedesimazione. A tavole molto ben fatte, alcune con ascendenza chiaramente nipponica ma che non stonano con l'atmosfera generale del racconto, ne seguono altre più incerte. A dei begli sfondi – necessari soprattutto quando si tratta materia “storica” – ne seguono altri  assenti o troppo semplificati. A pagine ricche di pathos (ben riuscita la lotta sotto la pioggia) ne seguono altre più anonime. A personaggi ben caratterizzati ne seguono altri appena abbozzati, mutevoli o troppo caricaturali.

Chi ne risente più di tutti è Holmes, il personaggio meno definito graficamente, che riesce suo malgrado a cambiare forma, età, stile, altezza e corporatura nei passaggi da questo a quel disegnatore; e questa non vuol essere tanto una critica – le tavole fanno comunque il loro dovere – quanto una presa di coscienza: è necessario rendere il più facile possibile il lavoro del lettore, che dovrebbe poter seguire una storia senza inciampi o dubbi, senza doversi soffermare per cercare di interpretare quello che sta succedendo o chi sono i personaggi presenti sulla scena in quel momento.

In ogni caso, questo Baccanale di sangue fa bene il suo dovere, dimostrandosi capace di intrattenere e soddisfare chi lo legge, professionale quanto basta, ben strutturato e dialogato, compiuto e interessante. Un bel risultato per un  progetto che sta riuscendo in maniera sempre più efficace nella difficile impresa di coniugare tante influenze diverse in un unico lavoro, e che numero dopo numero testimonia la crescita professionale dei suoi autori.

Abbiamo parlato di:
Emilio Salgari e il baccanale di Sangue
Martini, Triolo, Giusti, Zuppini, Gaspari e Brun
& Collettivo Nasone, 2018
64 pagine, bianco e nero, spillato – € 5,90
NO ISBN

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