Un racconto lungo 30 anni: “La nuova isola del tesoro” di Osamu Tezuka

Un racconto lungo 30 anni: “La nuova isola del tesoro” di Osamu Tezuka

La prima opera di Osamu Tezuka a esser stata pubblicata direttamente in volume viene riproposta nella versione completamente ridisegnata e ricostruita dall'autore per restituirla alla sua idea originaria.

Il giovane Pete si imbarca su di una nave convinto che la mappa lasciatagli dal padre possa portarlo a un grande tesoro nascosto su un'isola sconosciuta; la molla principale è però la voglia di avventura, il sogno di riscoprire un'isola segreta, di scontrarsi con pirati, bestie feroci e magari di essere tratto in salvo dall'arrivo di in persona. Un sogno che al risveglio diviene realtà portando Pete e il capitano della nave a naufragare sull'isola della mappa e cercare il nascondiglio dell'immenso tesoro.

Ispirata ovviamente al romanzo di Robert Louis Stevenson, La nuova isola del tesoro è stato ritenuto per anni un fumetto “fantasma”, mai ristampato prima fino a questa riedizione uscita in Giappone nel 1984, pochi anni prima della dipartita di .

La nuova isola del tesoro fu il primo fumetto del dopoguerra a uscire direttamente in volume, vendendo qualcosa come 400.000 copie e risultando un importante passo per la rinascita del manga. Eppure, la sua resta una vicenda travagliata: la storia nacque in collaborazione con l'editor Shichima Sakai della casa editrice Ikuei Shuppan, ma Tezuka decise presto di svilupparla in autonomia arrivando a sforare rispetto alle 160 pagine richieste, scrivendone e disegnandone ben 250.

Per rientrare nel limite dell'editore lo stesso editor tagliò di netto diverse parti del racconto, riscrisse di suo pugno alcuni dialoghi, aggiunse onomatopee non presenti nella versione originaria e arrivò anche a ridisegnare alcune tavole senza coinvolgere Tezuka nelle sue decisioni. Inoltre, a causa delle insufficienti tecniche di stampa dell'epoca, il risultato finale fu per l'autore deludente, con errori grossolani e una resa imprecisa.

Nonostante questo il fumetto ebbe come detto un buon successo, ma in assenza delle tavole originali e con una versione stampata deficitaria, non venne più ristampato. Trovandosi infine “costretto” a riproporre l'opera all'interno di una collana a lui dedicata, Tezuka decise alfine di ridisegnare completamente l'opera cercando al contempo a memoria di recuperare ciò che venne tagliato nell'operazione di rimaneggiamento.

Questo confronto a distanza tra il Tezuka diciannovenne ai primi passi della sua carriera e il Tezuka cinquantaseienne già celebrato come uno degli autori più influenti al mondo nel fumetto e nell'animazione è un tema che risulterebbe già di per sé meritevole di approfondimento; aspetto solo in parte affrontato dall'appendice, dove, oltre a un'introduzione del mangaka riferita a questa sorta di remake a fumetti, viene presentato un abbondante stralcio del suo diario tra il 1946 e il 1947, all'epoca della realizzazione de La nuova isola del tesoro.
L'idea di presentare questo scritto senza filtri o rimaneggiamenti, a costo di alcuni passaggi ripetitivi e meno interessanti, permette al lettore di oggi di aprire una piccola finestra sul mondo di agli inizi della sua carriera, di conoscere un poco di più l'uomo dietro l'autore e come si sia formato uno dei fumettisti più importanti della storia del fumetto. Risultano non di minore interesse gli accenni che si possono cogliere nelle parole del giovane autore sulla vita nel Giappone alle prese con la crisi economica del dopoguerra.

Per restituire l'atmosfera del racconto giovanilistico qual era in originale, in questa operazione di ridisegno e rinarrazione il segno si fa essenziale e i personaggi spiccatamente comici nella loro rappresentazione pienamente caricaturale – stile a cui si sottrae solo l'apparizione di un ritratto in maniera più realistica e proporzionata ad aumentare la sensazione di un elemento inserito dalla fantasia di Pete in un contesto a lui estraneo e quindi ancor più sorprendente.

Appare piuttosto evidente la volontà di Tezuka di presentare l'opera come una sorta di cartone animato dal passato, con la forma delle vignette che si sviluppano in orizzontale una per riga, generalmente su quattro righe, contornate ai lati da segni che richiamano i fori delle vecchie pellicole. Effetto accentuato dal bianco e nero netto e dal segno pulito, lineare.

La scena d'apertura trascina il lettore dentro questa mimesi attraverso l'incalzante corsa di un'auto, spezzettata in molte più vignette di quanto sembrerebbe necessario, restituendo l'impressione di osservare i frame di un vecchio filmato animato senza intercalari. Il gioco di inquadrature dona dinamismo, ritmo e tensione; l'occhio del lettore vede arrivarsi incontro il protagonista lanciato a grande velocità, mentre lo sfondo appare sciogliersi nella sua scia; quando l'inquadratura si sposta è per evidenziare ancora la corsa del veicolo, girandogli attorno e osservandolo allontanarsi, per poi nuovamente mettersi di fronte per cogliere l'avvicinarsi sempre più prossimo, per poi passare a una soggettiva “camuffata” da riflesso nella pupilla di Pete mentre questi deve inchiodare per non investire un cagnolino, destinato a diventare compagno di viaggio nella sua avventura.

La nuova isola del tesoro si muove nella dimensione del racconto giovanile di avventura; potremmo anzi dire che sia un omaggio alla fantasia che diventa matrice e creatrice della nostra realtà. L'immaginazione plasma storie, dà vita a personaggi e luoghi e chiama a compiere imprese spericolate attraverso le quali crescere e diventare adulti. Adulti, ma ancora capaci di sognare, di avvertire il contrasto con quell'insieme di regole e contraddizioni che compongono il “mondo reale” e sembrano fatte per inaridire i mondi di fantasia e di spensieratezza.

Non a caso in appendice è lo stesso Tezuka a citare tra le influenze Peter Pan, che in tutte le sue declinazioni ha rappresentato perfettamente queste tematiche. Solo nel finale questa visione assume toni malinconici e meno brillanti, proprio quel finale che rappresenta l'unico vero elemento completamente nuovo realizzato dall'autore avendo egli dimenticato quello immaginato all'epoca e mai pubblicato: in questa visione si avverte chiaramente l'influenza dell'uomo adulto, anche un po' disilluso se vogliamo, che mette a confronto il protagonista idealista con la dura realtà del mondo.

Abbiamo parlato di:
La nuova isola del tesoro

Traduzione di Juan Scassa
, 2018
240 pagine, brossurato, bianco e nero – 19,00 €
ISBN: 9788817094849

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *