Negli anni Novanta Paperinik, il supereroe di Paperopoli dietro la cui maschera si cela Paperino, divenne Pikappa: visse avventure più complesse, con avversari maggiormente sfidanti, minacce cosmiche e alleati ipertecnologici.
Negli anni Duemila Paperino è diventato DoubleDuck, agente al soldo dell'Agenzia, una segretissima organizzazione spionistica per la quale compie missioni globali sotto copertura.
Nel 2016 il Pikappa degli anni Novanta incontra il DoubleDuck degli anni Duemila, grazie a un piccolo viaggio nel tempo del superpapero mascherato.
Mal di testa? I lettori di PK hanno visto di peggio, in quanto a paradossi temporali, ma sicuramente per il protagonista l'incontro con il sé stesso del futuro è un evento piuttosto inusuale.
Francesco Artibani, che di queste tematiche se ne intende – ha scritto alcune delle storie più riuscite del filone time-travel di PK – imbastisce con TimeCrime una trama complessa e ambiziosa, che per la sua caratura speciale ben si presta tanto a celebrare il ventennale della testata PKNA – Paperinik New Adventures quanto a sottolineare in maniera mai così decisa il concetto di “un papero, un universo”, mantra dello sceneggiatore.
Una volta qui era tutta continuity
Artibani è stato un autore di punta del roster pikappico nelle prime due saghe, oltre a essere stato primo corresponsabile del ritorno della serie nel 2014 sulle pagine di Topolino, insieme a Lorenzo Pastrovicchio.
Fin dagli esordi del progetto aveva dimostrato di essere dotato del giusto piglio per occuparsi degli intrecci complessi e dei dialoghi veloci di PK e, una volta che la serie sembrava essere terminata per sempre, riuscì a impiegare nuovamente quel registro su DoubleDuck, filone spionistico nato nel 2008 su idea di Max Monteduro e sceneggiature di Fausto Vitaliano e Marco Bosco.
DD sembrava rispondere, pur all'acqua di rose, all'esigenza di avere per Paperino una nuova identità percepibile come “cool” dai lettori, dal momento che il semplice Paperinik poteva rispondere solo parzialmente a tale istanza.
Sia qui concessa una piccola riflessione a mo' di inciso: il fatto stesso di continuare a ricercare nuove versioni di Donald Duck per rilanciarlo, tradisce da parte degli autori disneyani degli ultimi decenni una sorta di crisi nell'uso di questo personaggio, che già di per sé conterrebbe in nuce una vasta serie di caratteristiche in grado di renderlo protagonista attivo senza dover ricorrere a maschere di vario tipo, come ha magistralmente insegnato Carl Barks e come altri dopo di lui sono riusciti a fare (tra cui lo stesso Artibani, tra l'altro).
Sia come sia, il progetto DoubleDuck ebbe un certo successo e richiamo, annoverando molte avventure e diversi sceneggiatori; tra di loro anche Francesco Artibani, che con la storia Agente Zero del 2011 introdusse l'ex membro dell'Agenzia Axel Alpha, ora passato dalla parte dei cattivi, e che l'anno successivo in Codice Olimpo fece comparire lo scudo extransformer di Pikappa nei laboratori dell'Agenzia, senza aggiungere nessuna spiegazione e facendo pensare a un easter egg fine a sé stesso.
In realtà entrambi questi elementi si sono poi rivelati a loro modo importanti in TimeCrime, a segnare un'attenzione da parte dello sceneggiatore romano per una narrazione circolare dove tutto trova coerentemente il proprio posto.
E se, per quanto riguarda lo scudo, si può pensare che avesse idea di come spiegarne la presenza fin dagli inizi, pur non sapendo quando ce ne sarebbero state le condizioni, più difficile immaginare che il destino di Axel Alpha fosse già scritto al momento della sua ideazione. Artibani in TimeCrime lo usa infatti non solo come avversario di turno, ma anche come imprevedibile fautore di un elemento cardine della mitologia pikappica, con un colpo di scena ben studiato, che potrebbe pure far alzare il sopracciglio a qualche fan della vecchia guardia.
Non a un collega come Alessandro Sisti, però, che nel 2021 ha deciso di riprendere proprio questo passaggio con la storia Zona franca, ufficializzandolo di fatto all'interno della continuity di PK.
Che DD ambisse a essere il fratellino minore di PK era abbastanza chiaro fin dagli esordi, nonostante tono e ambizioni decisamente differenti, ma è stato Artibani colui che, se da un lato ha marcato maggiormente le possibili similitudini tra i due progetti, dall'altro arriva in quest'occasione addirittura a legarli a doppio filo.
Sì, ma cosa succede?
Un misterioso intruso, rivelatosi un viaggiatore del tempo proveniente dal XXIII secolo, si è intrufolato nella casa della spia Kay K, la quale, nel sorprenderlo, mette KO anche la giornalista Lyla Lay, che si rivela essere in realtà un sofisticatissimo droide.
Paperino, convocato come DoubleDuck all'Agenzia, deve cercare di liberare l'amica senza compromettersi, ma in quel momento compare il Pikappa del passato: i due decidono quindi di unire le forze, insieme all'aiuto di Kay K, per catturare il criminale temporale come da missione del supereroe.
Nel frattempo il ricercato ha però trovato un inaspettato alleato in Axel Alpha, ora latitante ma sempre con grandi ambizioni, pronto a sfruttare le infinite potenzialità del viaggio temporale.
L'avventura risulta densa e ingarbugliata: due sole parti, articolate in un totale di 90 pagine, vanno strette all'ampiezza della vicenda raccontata, considerando anche i vari elementi da presentare e reintrodurre.
Un team-up tra la stessa persona di due epoche differenti non è una situazione facile da gestire; Artibani non rinuncia agli stilemi di questo tipo di operazioni, compresa l'iniziale diffidenza tra i due eroi con conseguente scontro iniziale, e riesce a tenere la barra dritta nonostante qualche piccola incertezza – se il Paperino del presente può pensare a un impostore vedendo qualcuno vestito da Paperinik, per il Pikappa del passato dovrebbe essere meno sorprendente incocciare in sé stesso – infarcendo la sceneggiatura di situazioni e concetti appartenenti alle due serie senza appesantire troppo la narrazione.
Cosa più importante, non rinuncia al gusto di raccontare una storia in senso stretto: forse poco indipendente dalle rispettive saghe per essere compresa e goduta appieno da un lettore avulso da entrambe, ma comunque stuzzicante e con una trama robusta alla base, non limitandosi a giocare tutto sull'evento dell'incontro tra le due identità del protagonista.
Un altro aspetto interessante sono le sfumature caratteriali che lo sceneggiatore riesce a conferire ai due protagonisti: nonostante si tratti della stessa persona, Artibani è abile nel mostrare le leggere diversità di approccio tra il Pikappa di vent'anni prima e il Paperino/DoubleDuck del presente, con il primo più arrembante, sicuro di sé e a tratti avventato e il secondo più posato, riflessivo e preda delle situazioni. Del resto DD metteva sostanzialmente in scena il “normale” Paperino con tutte le difficoltà del caso, solo in situazioni più grandi di lui, mentre il contesto pikappico in qualche modo lo “trasformava”.
Un tocco d'autore che dimostra un certo ragionamento alla base, permettendo al contempo di differenziare quel tanto che basta gli eroi in campo per evitare di avere due semplici cloni in azione.
Ancora una volta, comunque, il punto forte della scrittura artibaniana sono i dialoghi: c'è una consapevolezza nell'uso delle parole, delle battute, degli scambi verbali davvero invidiabile, che prende molto dal cinema action americano riadattandolo agli stilemi del fumetto di supereroi statunitense e incastonandolo senza stonature nel linguaggio disneyano. Sono approcci vivi, credibili anche quando volutamente sopra le righe, capaci di dare vita a frasi a effetto che fanno venir voglia di essere lette ad alta voce tanto suonano bene.
Disegni tra due mondi
Ai disegni è stato chiamato Paolo Mottura, artista già in forze a PKNA e che torna dopo anni ad approcciarsi al personaggio. Il suo stile si riconferma piacevole e morbido, con i due Paperino dotati di forte espressività mentre i comprimari sfoggiano vari arzigogoli grafici a puntellare viso e abiti.
Le ambientazioni sono sempre curate e dettagliate, in particolare gli sfondi più tecnologici come il vecchio rifugio di Pikappa e i laboratori in cui si rintanano i nemici.
Certe vedute della Paperopoli notturna sono invece caratterizzate da un'atmosfera soffusa e melanconica che può avere qualche debito con opere di stampo noir, fornendo un contesto assai azzeccato.
Le piccole differenze tra Pikappa e DoubleDuck a cui si accennava prima trovano buona sponda anche nei disegni: le espressioni sul becco del supereroe sono toste, marcate e determinate, con il corpo che si muove sempre in modo dinamico, mentre Paperino assume perlopiù posture curve, dubbiose o comiche.
Si riscontra qualche vaga incoerenza nel corso della storia, per esempio i piedi di Kay K che nelle prime pagine sono palmati per poi diventare inequivocabilmente umani nel prosieguo della vicenda, o DoubleDuck che per una vignetta indossa la cravatta invece del papillon: piccole sviste che non minano il lavoro nel suo complesso, certamente sontuoso e complesso.
La struttura della tavola risulta movimentata senza cadere in eccessi: la griglia 2×3 appare poche volte e il ritmo del racconto viene scandito soprattutto attraverso una gestione non convenzionale della distribuzione delle vignette, allungandole, adagiandole su uno sfondo o sovrapponendole in parte.
Questa modalità permette di rendere ancora più significativi i momenti in cui invece Mottura rompe maggiormente gli schemi, come nella splash page in cui Paperino e Paperinik parlano in cima a una torre o come la quadrupla in cui il superpapero compare per la prima volta, tra l'altro esaltato da una serie di ombre che lo fanno spiccare rispetto a tutto il resto della scena.
Anche le due tavole che mostrano uno scorcio di XXIII secolo appaiono quantomai evocative, con lo spaccato di una metropoli futuristica piuttosto visionario.
In tutto ciò il lavoro di Max Monteduro ai colori non è affatto secondario: sono diversi i passaggi nei quali i protagonisti si muovono in ambienti bui o in penombra, ma il colorista riesce a dare le giuste pennellate per rendere la scena intellegibile senza rinunciare alla giusta atmosfera.
Largo ai toni freddi, quindi, al blu notte e a un verdognolo che suggerisce i riflessi di schermi e macchine misteriose. Nella seconda parte, invece, Monteduro può ampliare la tavolozza a disposizione sfruttando le varie pagine ambientate all'aria aperta e in generale in luoghi più solari.
Non mancano le vignette monocromatiche, di solito su toni acidi, e alcuni effetti visivi come gli accecanti lampi di luce (gialla o azzurra, a seconda di cosa li fa scaturire).
“Paperinik, Pikappa, DoubleDuck… non è sempre lo stesso papero?”
Come si accennava all'inizio, la tesi che guida il lavoro di Francesco Artibani è riassumibile con “un papero, un universo”. Questo non vale solo per Paperino: se si pensa al finale di Zio Paperone e il segreto di Cuordipietra (qui la nostra recensione) si può notare come lo sceneggiatore riesca a contenere nel suo canone sia la visione barksiano-donrosiana delle due sorelle di Paperone, sia quella di Romano Scarpa che aveva creato per il miliardario un fratello giornalista, Gedeone, il tutto con una naturalezza che ha dello spiazzante.
Con Donald, però, la questione è più delicata: non sempre le varie incarnazioni del personaggio sono nate per essere coerenti le une con le altre, risultando piuttosto alternative tra loro.
Se le avventure di PK venivano dichiaratamente intese come evoluzione di quelle del normale Paperinik, DoubleDuck non si è posto il problema di essere coerente con l'universo pikappico che, del resto, all'epoca era morto e sepolto da tempo e non pareva avere margini per risorgere.
Ma, a ben vedere, nemmeno con il buon vecchio Paperinik che non ha mai smesso di agire ed essere pubblicato.
La realtà è che se si cerca di interconnettere troppo elementi nati in un sistema che non si preoccupava granché – salvo eccezioni – di essere omnicomprensivo e logico, ma costituito piuttosto da progetti e storie a camere stagne, il risultato rischia di essere un po' zoppicante. Il fatto che TimeCrime esca tutto sommato con le ossa intere è la dimostrazione dell'abilità di Artibani come autore, ma non cancella il fatto che gli scricchiolii qua e là si sentono: nell'anno in cui si svolge la storia, per esempio, PK è già tornato in azione senza che questo abbia avuto particolari influenze sulle avventure di DD come logica vorrebbe, ma questa riflessione viene sostanzialmente ignorata.
L'apoteosi però si rintraccia nell'epilogo finale, che riprende la faccenda dello scudo con un'idea mossa sicuramente dalla volontà di omaggiare l'esordio di Paperinik nel 1969, chiudendo quindi il cerchio e collegando anche la versione-base del papero mascherato al disegno complessivo. La scena di per sé è totalmente gratuita e ininfluente, se non per spiegare l'easter egg lanciato in quella vignetta di Codice Olimpo, e anche per questo risulta in realtà un po' forzata.
Il concetto che guida la penna di Francesco Artibani è sicuramente affascinante e, peraltro, piuttosto avanti per quegli anni: l'attuale produzione su Topolino, sotto l'egida del direttore Alex Bertani, in fondo guarda proprio nella direzione di una coerenza interna tra le varie storie e saghe che si svolgono sul libretto.
Ma in alcuni frangenti, quando ci si scontra per esempio con idee sviluppate indipendentemente per decenni, andando peraltro a spremere – se non snaturare, nei casi peggiori – un personaggio centrale e complesso come Paperino, non è detto che la ciambella riesca con un buco perfettamente rotondo.
Il team-up tra Pikappa e DoubleDuck è quindi una storia dai diversi momenti felici, una lettura che richiede attenzione per i tanti livelli presenti e i vari incroci narrativi; non tutto fila liscio e l'impressione è che a un certo punto si sia voluto esagerare un po' con esiti non del tutto riusciti, ma nel complesso è una buona avventura action scritta con brio e con disegni potenti.
L'edizione De Luxe
TimeCrime conobbe una prima ristampa nel 2017 sulla testata Topolino Super De Luxe Edition, collana di cartonati di dimensioni extra large la cui copertina poteva diventare un poster.
Tale scelta risultò ai tempi difficilmente comprensibile: la storia era ufficialmente nata come speciale per le celebrazioni dei vent'anni di PK e si innestava all'interno della rinnovata continuity di quel periodo. Sarebbe quindi stato giusto darle una seconda vita in Topolino De Luxe Edition, pubblicazione dal formato più contenuto nella quale erano state ospitate le nuove avventure di PK che videro la luce su Topolino a partire dal 2014.
Tale discrepanza viene ora risolta con una nuova riedizione proprio in De Luxe, permettendo ai fan di avere una collezione più ordinata e coerente.
L'unico neo risiede negli extra del volume: non sono presenti interviste agli autori o altri dietro le quinte, ma solo un breve approfondimento sulla realizzazione della copertina inedita.
È un peccato e sintomo dello scarso investimento fatto su questa operazione; considerando quanto appena esposto, però, si loda comunque la volontà di riproporre l'avventura nel corretto formato.
Abbiamo parlato di:
Disney De Luxe #34 – PK/DD: TimeCrime
Francesco Artibani, Paolo Mottura, Max Monteduro
Disney-Panini, 2022
96 pagine, cartonato, colori – 16,90 €
ISSN: 977238501890120034
Per chi volesse approfondire:
Timecrime parte 1 – Topolino #3153 (Artibani, Mottura)
Timecrime parte 2 – Topolino #3153 (Artibani, Mottura)