Lo scorso 31 maggio, con la pubblicazione degli ultimi due episodi della serie, si è conclusa la breve ma importante avventura di Batman – un’autopsia , l’adattamento italiano del primo podcast nato dall’accordo pluriennale tra Spotify, Warner e DC Comics. Considerata l’entità delle tre major coinvolte, la serie originale, intitolata Batman Unburied, non poteva che essere un’operazione portata avanti in grande stile e con grossi nomi. L’ideatore e produttore è una vecchia conoscenza dell’Uomo Pipistrello, David S. Goyer, già sceneggiatore di Batman Begins e Batman vs. Superman: Dawn of Justice nonché soggettista degli altri due film della trilogia di Nolan. Importante anche il cast con la parte di Bruce Wayne affidata a Winston Duke, noto al pubblico nelle vesti di M’Baku, antagonista di Black Panther nei film del MCU; il maggiordomo Alfred è invece interpretato da Jason Isaacs, conosciuto per il ruolo di Lucius Malfoy nei film della serie Harry Potter. In patria Batman Unburied è stato un successo tale da scalzare nelle classifiche dei podcast più ascoltati perfino il seguitissimo e controverso show di Joe Rogan. Per quanto riguarda il panorama statunitense non si tratta certo del primo esempio di podcast narrativo a tema supereroistico, s’inscrive anzi in un filone già piuttosto consolidato di serialità audio ispirata ai fumetti, basti pensare alle serie Marvel dedicate a Wolverine scritte da Benjamin Percy. Il vero passo avanti di questa operazione sta nella sua esportazione: è infatti la prima volta che una serie di questo tipo viene tradotta in altre lingue e adattata per altri paesi, con cast diversi per ogni versione. Oltre a quella italiana, sono stati infatti prodotti adattamenti in portoghese, francese, tedesco, hindi, indonesiano, spagnolo e giapponese.
Batman – Un’autopsia è stato realizzato da Spotify Studios in collaborazione con Showreel Agency, che nel formare il cast ha messo insieme una serie di voci provenienti dagli ambiti più disparati dello spettacolo. Bruce Wayne è interpretato da Claudio Santamaria, già doppiatore della trilogia di Nolan e dunque particolarmente caro al pubblico nostrano. Pur trattandosi di una storia dai toni dark e seriosi, tra i personaggi principali vi sono ben quattro comici: Michela Giraud (la giornalista Vicky Vale), Alice Mangione (Barbara Gordon), Saverio Raimondo (Il “Mietitore”) ed Edoardo Ferrario (il poliziotto corrotto Arnold Flass). Dalla musica arriva invece la performance più sorprendente, quella del cantautore Michele Bravi nei panni di un Enigmista insolito, per una volta complice e non acerrimo nemico di Batman. Da citare anche la presenza di attori di teatro come Michele La Ginestra (Thomas Wayne) e Nicola Pistoia (dr. Hunter), e addirittura di un divulgatore scientifico come Dario Bressanini che interpreta Alfred. Maria Grazia Cucinotta è invece la mamma di Bruce, Martha Wayne.
La serie è composta da dieci episodi della durata variabile tra i 20 e i 30 minuti circa, ad oggi tutti disponibili su Spotify. La storia raccontata si rivela fin dalle prime battute tutt’altro che un’avventura “qualsiasi” dell’Uomo Pipistrello. Innanzitutto il Bruce Wayne che ci troviamo di fronte non è il ricco playboy miliardario che ben conosciamo ma un medico, per la precisione un patologo forense, ossia uno specialista in autopsie con l’inquietante abitudine di immedesimarsi nei corpi che disseziona. Ma questa non è l’unica stranezza a cui assistiamo: pur essendo ormai adulto, i genitori di Bruce appaiono vivi e vegeti, nessuna traccia del traumatico omicidio. A prima vista può dunque sembrare di avere a che fare con un elseworld ma continuando ad ascoltare la situazione si rivelerà leggermente diversa – e qui smettiamo di parlarne per non addentrarci nelle insidiose lande dello spoiler. Quello che però possiamo affermare è che lo show vanta una sceneggiatura davvero efficace, ricca di colpi di scena e giocata su continui ribaltamenti di prospettiva. L’andamento è quello di un thriller psicologico, di una detection cupa e dai risvolti spesso molto efferati, tant’è che il disclaimer all’inizio di ogni episodio avverte che si tratta di un podcast riservato a un pubblico adulto, adulto e dallo stomaco forte ci permettiamo di aggiungere, considerate alcune scene piuttosto cruente.
Uno dei pregi principali della sceneggiatura di Batman – un’autopsia è quello di non ricorrere mai alla voce off per narrare o spiegare quanto accade. La vicenda si snoda infatti attraverso dialoghi e suoni d’ambiente, le scene d’azione (fughe, colluttazioni, ecc.) sono “visibili” solo attraverso gli effetti sonori, mentre per i passaggi di tempo o di luogo si usa l’escamotage delle finte trasmissioni radio o dei notiziari. La ricostruzione “audio” di Gotham City funziona benissimo, così come sono molto efficaci i cliffhanger alla fine di ogni episodio, spesso creati solo grazie all’ultimissima frase pronunciata prima dei titoli di coda.
Dieci episodi non sono pochi e il ritmo non riesce sempre a restare altissimo, specie nella seconda parte dell’arco narrativo, quando si avverte in alcune puntate un senso di “dilatazione a scopo riempitivo”. Altro punto debole di Batman – un’autopsia sta nella prova attoriale di alcuni degli interpreti: se i personaggi principali restituiscono una buona performance, alcune voci secondarie risultano meno efficaci: Maria Grazia Cucinotta è poco convincente soprattutto a causa di alcuni “regionalismi” nella pronuncia che stonano in un prodotto dal respiro internazionale, stesso dicasi per Fiore Manni che interpreta Renée Montoya, amica e spalla di Barbara Gordon. Decisamente deludente poi è l’Alfred Pennyworth di Dario Bressanini alla cui voce manca quel mordente che invece conferisce da sempre fascino al personaggio.
L’operazione è comunque molto interessante e apre a qualche piccolo spunto di riflessione. Negli Stati Uniti il percorso che ha portato al successo di una serie come Batman Unburied sembra, pur con qualche salto, abbastanza lineare: già negli anni ’40 erano molti gli show radiofonici ispirati ai fumetti più in voga del periodo come Archie, Buck Rogers o Dick Tracy. Con l’avvento e il successo dei podcast narrativi, vera e propria evoluzione di quei vecchi programmi radio, è stato dunque quasi naturale attingere al patrimonio fumettistico e in particolare a quello dei supereroi, tornati prepotentemente mainstream grazie al cinema. Che una produzione grossa facesse un passo ulteriore vendendo il prodotto all’estero era dunque solo questione di tempo. Quando Batman – Un’autopsia è arrivato in Italia, invece la sensazione è stata quella di trovarsi di fronte a una novità rispetto al mercato corrente. Se è vero che da noi la tradizione dei radiodrammi è antica e per molti versi gloriosa, la sua commistione col mondo del fumetto è stata più sporadica rispetto a quanto accaduto oltreoceano (pur senza dimenticare la serie radiofonica su Diabolik degli anni ’80 o il più recente Radio2 a Fumetti che proponeva versioni audio di albi già editi di Tex, Dylan Dog e – ancora una volta – Diabolik), in più Batman – un’autopsia è piombato nel bel mezzo di un mercato che pur essendosi espanso a una velocità esponenziale, ancora molto poco spazio dedica ai podcast squisitamente narrativi preferendo invece show divulgativi o di approfondimento su temi di attualità. Un neo-dramma sonoro con protagonista Batman appare in questo panorama da un lato come una scommessa – pur supportata appunto da grossi nomi – dall’altro come un’ennesima riprova di quanto ormai il fumetto, e in particolar modo quello con protagonisti i supereroi “classici”, sia ormai talmente mainstream da travalicare la carta, diventando non solo puramente transmediale, ma risultando anche un terreno “sicuro” su cui tentare il lancio di prodotti “nuovi” o comunque non ancora usuali per gli ascoltatori.
A proposito di transmedialità del fumetto e dei suoi personaggi, il già citato podcast Wolverine: the long night, scritto da Benjamin Percy e ancora inedito in Italia è stato di recente adattato per diventare… un fumetto. Un percorso curioso di un medium che dopo essere andato in esplorazione sfruttando altri mezzi espressivi, poi in qualche modo sceglie di tornare a casa. La vicenda raccontata in Batman Unburied si presterebbe benissimo all’adattamento in una più “classica” storia a fumetti, anche se a differenza di Percy, David S. Goyer viene dal cinema. Chissà quindi se l’avventura di questo insolito Bruce Wayne patologo forense si chiude davvero qui o se è destinata in qualche modo a continuare sotto forma di film, serie tv o altro ancora.
Abbiamo parlato di:
Batman – un’autopsia
Serie podcast in 10 episodi
durata 20-30 min a episodio
Prodotto da Spotify Studios in associazione con Showreel Agency