Per la sua seconda pubblicazione, dopo l'esordio con Camerette di Frita, la neonata casa editrice Ottocervo si affida a un altro autore esordiente, il materano Ivan Appio, che si misura con un racconto storico ambientato durante il primo conflitto mondiale. Il titolo dell'opera riprende la scritta vergata sul rudere di una casa in prossimità del Piave alla vigilia della grande battaglia del 1918, si presume dal bersagliere anch'egli materano Ignazio Pisciotta.
Già la scelta dello scenario denota un certo coraggio da parte di Appio, che si focalizza su un periodo storico ormai remoto nella memoria e non immediatamente accattivante o di richiamo, sebbene rinverdito da recenti produzioni cinematografiche come 1917 di Sam Mendes. Ultimo conflitto di trincea, la Grande guerra viene utilizzata dall'autore per indagare l'umanità dei protagonisti. Appio è abile a seguire le gesta dei diversi personaggi attraverso degli incastri di trama molto ben studiati, che permettono alla narrazione di scorrere fluida nei vari cambi di scenario, mantenendo sempre un buon livello di ritmo ed evitando che gli stacchi tra le sottotrame risultino troppo bruschi. Un po' come per i “tagli fantasma” del già citato 1917, grazie ai quali Mendes ha potuto creare per lo spettatore l'illusione di un unico piano sequenza, così Appio compone elegantemente i passaggi di testimone tra i caratteri, permettendo uno sviluppo armonioso e godibile.
Spesso, la coralità del racconto passa quasi necessariamente per uno sviluppo dei personaggi poco accentuato, elemento intrinseco in questo tipo di trame che, stante la necessità di delineare le varie linee narrative in uno spazio ristretto, avrebbe potuto portare ad alcune caratterizzazioni più riuscite di altre, lasciando quindi all'autore un certo margine di miglioramento in questo senso. Invece, ciascun personaggio emerge dalle pagine con risolutezza: Appio rende i protagonisti tali anche in una manciata di vignette, grazie alla capacità non comune di mostrare i tratti peculiari di ciascuno in perfetto equilibro sulla caducità dei loro destini, alla stregua di un abile fotografo che è in grado di far emergere le qualità di un soggetto in una singola istantanea.
I disegni dell'autore restituiscono perfettamente tutto il pathos del racconto. Le tavole sono strutturate di base con una griglia 3×3, con i cambi di ritmo sottolineati da vignette di misura più grande e, occasionalmente, da splash page. Anche per i disegni possiamo tornare al parallelo con il 1917 di Mendes: come per il regista il piano sequenza è la “gabbia” in cui ha racchiuso visivamente il film, per Appio la griglia di 9 vignette 3 x 3 è quel contesto asfittico e rigido che abbandona solo per motivi narrativi ma che in ogni caso rimane la base per scandire il ritmo della narrazione.
Il campionario di inquadrature è molto vario, il fumettista gioca molto sugli zoom da piani più ampi a primi e primissimi piani, concentrandosi spesso sui dettagli dei movimenti, donando a ciascuna azione uno sviluppo armonico, cadenzato. Grazie a ciò, ogni gesto compiuto dai personaggi diventa narrativamente rilevante, bisogna soffermarsi sulle tavole, prendersi il tempo necessario per apprezzare al meglio il tratto sottile e sinuoso dell'autore, che caratterizza le figure umane con nasi adunchi e arti affusolatissimi.
La regia all'interno delle tavole è varia, utilizzando spesso l'alternanza di campi e controcampi durante i dialoghi, sfruttando in questo senso la citata griglia, oppure sottolineando l'azione sviluppandola su tre vignette consecutive, donando dinamicità alla composizione. Molto interessante poi l'utilizzo del colore, con un felice gioco di contrasti fra le diverse ambientazioni e un attento studio delle ombre e delle condizioni atmosferiche o di ambientazione, come l'iniziale sequenza nella nebbia o quella, davvero evocativa, all'ombra degli alberi.
Breve ma di valore anche il corredo in appendice al volume, con foto d'epoca, curiosità e studi delle tavole, che aiutano a farsi un'idea del lavoro di ricostruzione intentato da Appio per la realizzazione di questo fumetto.
Per quanto emerso, dunque, non si direbbe che Tutti eroi sia la creatura di un autore esordiente; è anche difficile giudicarla come tale, per la compiutezza e l'eleganza della trama, in perfetta commistione con un tratto delicato e molto espressivo. L'eleganza nel modo di raccontare di Appio appare innata, la delicatezza con la quale viene approcciato un tema spinoso, l'accuratezza storica, il talento come disegnatore rendono questa una graphic novel di assoluto valore. Il fatto che sia un'opera prima non fa che aumentare la considerazione per questo giovane autore e il merito per la casa editrice che ha saputo puntare su un cavallo vincente.
Abbiamo parlato di:
Tutti eroi
Ivan Appio
Ottocervo, 2022
164 pagine, brossurato, colore – 18,00 €
ISBN: 9791280741004