Antonio Solinas – critico, saggista, sceneggiatore e attuale editor di Panini Comics – alla passione per il fumetto ne ha sempre affiancata un’altra, quella per la musica hip hop della quale ha scritto su riviste e siti di settore.
Queste due grandi passioni si sono incontrate nel 2015, quando Solinas ha iniziato a curare per la Panini l’edizione italiana di Hip Hop Family Tree, il fumetto di Ed Piskor che narra la nascita del movimento hip hop.
Quando Paolo Gallina,illustratore e fumettista, vincitore del concorso internazionale del Treviso Comic Book Festival 2013 e altro grande appassionato di quel genere musicale, ha contattato Solinas per chiedergli di lavorare insieme a un fumetto sull’hip hop, l’autore sardo non ha potuto che rispondere affermativamente e il risultato è stato Tupac Shakur – Solo Dio può giudicarmi, volume edito da Becco Giallo, in uscita nel ventennale della morte di una delle più importanti e controverse figure del mondo della musica rap.
Tupac Amaru Shakur è stato un rapper, attore e attivista statunitense di grande successo, scomparso a soli 25 anni, ucciso a Las Vegas dai colpi di pistola esplosi da un’auto in corsa. Autore di una grande quantità di album, pieni di brani incentrati sull’emarginazione sociale, il razzismo, l’abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, la difficile vita nel ghetto e lo scontro con altri rapper, 2Pac è rimasto anche dopo la morte un punto di riferimento per la comunità afro-americana.
L’impresa di Solinas e Gallina è stata quella di condensare la breve ma intensa vita del musicista nelle 120 pagine del volume, dando anche uno spazio importante alla figura della madre dell’artista, Afeni Shakur, e al suo impegno politico con il movimento delle Black Panthers, tassello fondamentale nella costruzione della personalità e del personaggio di Tupac.
I due autori hanno impostato questa loro opera quasi fosse una “crasi” tra un documentario narrato in terza persona e un biopic dedicato al rapper.
Solinas in sceneggiatura intervalla tavole ricche di sequenze di dialogo tra i vari personaggi, strutturate secondo una canonica impostazione a vignette, a parti dove sono presenti solo didascalie che narrano la vicenda come una voce fuori campo, accompagnate da illustrazioni a tutta pagina di Gallina.
Non mancano nemmeno passaggi narrativi – intitolati Chi era Tupac? – che sono schede nelle quali viene dato spazio alle voci di altri personaggi del mondo hip hop, vengono riassunti gli arresti del musicista in una carrellata di “illustrazioni segnaletiche” o vengono descritti i tatuaggi che ricoprivano il suo corpo.
Il tutto ha come risultato quello di far venire fuori la figura di Tupac a tutto tondo, lasciandone al lettore il giudizio ma fornendogli un racconto dal quale traspare la profonda conoscenza della materia musicale e del mondo hip hop da parte del narratore. Inoltre Solinas, come già sperimentato nella traduzione/adattamento di Hip Hop Family Tree, nelle parti dialogate sceglie un linguaggio che pur senza fare a meno di termini e modi di dire tipici della cultura hip hop, scorre sui binari di un registro linguistico che non appare né falso né forzato e non scade in trasposizioni italiche dello slang da strada che suonerebbero assurde.
La stessa perizia e conoscenza della materia che troviamo nei testi la incontriamo anche nei disegni di Paolo Gallina. Il suo è uno stile sintetico ed essenziale, giocato su molte inquadrature in primo piano dei vari personaggi, sempre delineati con pochi tratti squadrati e segmentati che però ne descrivono efficacemente le caratteristiche più importanti.
Uno stile sintetico abbiamo detto, ma allo stesso tempo capace di restituire sulla tavole dettagli particolareggiati di abbigliamento, ambienti, pose, movimenti del corpo e atteggiamenti dei vari protagonisti che fanno chiaramente trasparire la conoscenza e passione del disegnatore.
Se un limite si può trovare a quest’opera, è una criticità intrinseca che non necessariamente assume connotati negativi, cioè la scelta di uno specifico lettore di riferimento.
In una intervista rilasciata a LSB, Solinas ha affermato che l’idea sua e di Gallina era di creare una biografia a fumetti che fosse fruibile anche da un pubblico diverso da quello abituale di Becco Giallo, un fumetto più rivolto agli amanti e conoscitori della musica rap.
Effettivamente questa sensazione è stata presente durante la lettura di chi, come chi scrive, solo superficialmente conosce il genere musicale e la cultura hip hop. In alcuni momenti è quasi come trovarsi davanti a un testo specialistico, attraverso il quale chi è del campo non ha problemi a muoversi, mentre chi manca di basi deve faticare un po’ di più.
Però Solinas e Gallina hanno allo stesso tempo il merito di trasmettere al lettore la curiosità di saperne di più, se lo desidera, su Tupac e il mondo hip hop e forniscono un buon punto di partenza con l’appendice finale chiamata Mixtape che presenta i titoli per una colonna sonora da ascoltare durante la lettura del volume.
Il libro si completa con una introduzione a firma del dj Matteo “Shocca/Roc Beats” Bernacchi e con una carrellata finale di omaggi grafici alla figura di Tupac a firma di una serie di disegnatori fra cui spiccano quelli di Paolo Castaldi e Fabio Gaudio.
Abbiamo parlato di:
Tupac Shakur – Solo Dio può giudicarmi
Antonio Solinas, Paolo Gallina
Becco Giallo – collana “Biografie”, 2016
144 pagine, brossurato, colore – 17,00 €
ISBN: 9788899016456