Il risultato è notevole, questo è fuori discussione.
Le tremila uscite di Topolino segnano un momento storico per l’editoria italiana, non soltanto per il fumetto per ragazzi e io, come tutti gli altri collaboratori del settimanale, non posso che essere orgoglioso di poterne far parte.
Sui tremila numeri del giornale si è scritto e detto molto e si scriverà e dirà ancora di più nelle prossime settimane quando la trappola della retorica si farà sempre più insidiosa. Mi piacerebbe dunque spendere due parole in questa occasione festosa per esaminare la vicenda da una prospettiva un po’ diversa affrontando la questione della cosiddetta “magia disneyana”.
Anche se a me è molto caro, questo concetto non va preso troppo sul serio come spesso accade per esigenze di semplificazione e ancora più spesso per approssimazione, quell’approccio frettoloso tanto diffuso che spinge i troppi giornalisti distratti a scrivere di fumetti per sentito dire.
Il punto è che dietro Topolino (ma più in generale dietro l’intera impresa disneyana) non c’è magia ma solo lavoro, impegno, creatività e talento, concetti che non hanno niente a che vedere con l’incanto e il fantastico. L’idea di un’impersonale magia disneyana fa un torto a chi quella magia la rende possibile lavorando quotidianamente. Questo numero 3000 dev’essere l’occasione per ricordare tutte le persone che di straordinario hanno soltanto la volontà e la passione indispensabili a rendere possibile la costruzione di un giornale che nel suo formato tascabile, numero dopo numero, da oltre sessant’anni è un punto di riferimento per i lettori di tutte le età.
Oltre agli scrittori e ai disegnatori questo dev’essere il momento per ringraziare tutti coloro che hanno lavorato e lavorano al giornale: la redazione al completo, i grafici, gli inchiostratori, i letteristi e i coloristi, passando per gli stampatori e giù giù – non certo per importanza – fino alla determinante distribuzione che materialmente consegna Topolino in tutte le edicole italiane ogni mercoledì.
Questo numero 3000 inoltre non voglio considerarlo come un traguardo miracoloso: non mi piacciono i punti d’arrivo e questa non è di certo una meta finale ma un passaggio determinante per il giornale, una tappa cruciale in un cammino che, per chi lo percorre, si è fatto più difficile ma non meno avvincente. In venti anni, nel corso degli ultimi mille numeri, il pubblico è cambiato, le abitudini dei lettori sono state rivoluzionate e la sfida sul campo dell’intrattenimento si è fatta più complessa, veloce e spietata. Per affrontare questa nuova impresa dunque non servirà la magia ma il solito incontro di energie che da sempre fa di “Topolino” ciò che è.
Con la direzione di Valentina De Poli, Topolino è cresciuto diventando un bel settimanale con autori sempre motivati e spinti a fare del proprio meglio storia dopo storia in uno sforzo comune; i contenuti redazionali, mai banali e ricchi di approfondimenti, hanno segnato inoltre un salto di qualità rispetto al passato più recente.
Topolino ha inoltre una funzione importante in un Paese in cui il fumetto per ragazzi è scomparso quasi del tutto. È lo stesso Paese in cui la questione dell’analfabetismo di ritorno non viene ancora affrontata con la necessaria attenzione e questo è un fenomeno destinato in futuro a rivelare tutta la sua gravità: si legge sempre di meno e una buona fetta di chi sa leggere si disabitua alla lettura progressivamente e inconsapevolmente.
Topolino ha dunque un ruolo strategico per creare i lettori di domani e può contare sui migliori personaggi a fumetti del mondo per riuscire in questa impresa.
Ce la farà? Dal numero 3001 l’avventura continua e ancora una volta sarà solo questione di lavoro, creatività, impegno e talento. E di persone capaci di progettare e fare.
La magia non esiste.