Tra Curtiz e Cavazzano: “Casablanca” a confronto

Tra Curtiz e Cavazzano: “Casablanca” a confronto

Nel 1987 viene pubblicato su “Topolino” l’adattamento disneyano del film “Casablanca”, scritto e disegnato da Giorgio Cavazzano. Mettiamo a confronto le vignette con le relative scene della pellicola per vederne similitudini e differenze.

Come raccontato nel volume extra-large Super Deluxe Edition #1 (che con il suo formato 25,5×35,5 valorizza valorizza egregiamente le tavole della storia contenuta), l’idea originaria di realizzare una parodia disneyana a fumetti del film Casablanca, pellicola di culto del 1942 diretta da Michael Curtiz e interpretata da Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, nacque durante l’edizione 1986 di Treviso Comics da una chiacchierata tra il giornalista Rai Vincenzo Mollica e il fumettista Disney Giorgio Cavazzano.
Dallo spunto lanciato da Mollica nasce Topolino e Minnie in: Casablanca, che vede la luce l’anno seguente su Topolino #1657.

La storia è la prima in cui il disegnatore veneto si cimenta anche nella sceneggiatura, e si configura come un battesimo di lusso: senza soggezioni dell’opera originaria, l’autore si approccia alla prima parte della stesura in maniera fortemente fedele al film, andando a riprodurre quasi parola per parola alcuni dialoghi dei personaggi.
Vengono ovviamente smussati elementi come alcool e morte, ma quasi non ce ne si accorge tanta è la perizia con cui Cavazzano riesce a trasmettere la stessa atmosfera dolceamara e precaria che provano gli spettatori della pellicola di Curtiz.

Il merito è in particolare da attribuire all’approccio estetico: innanzitutto allo stile pulito, tondeggiante ma non per questo poco raffinato (anzi!), che infonde vita ai personaggi sulla pagina, fortemente dinamici e coinvolgenti. La gamma di espressioni che assumono, in particolare, i due protagonisti è vasta e porta in scena un Mickey Mouse dal cipiglio duro e disilluso, molto vicino al Rick interpretato da Bogart sul grande schermo – anticipando quel “ritorno al noir” che avrebbe interessato Topolino nel decennio seguente, tra le brillanti prove di Silvano Mezzavilla e l’esperimento della testata MM – Mickey Mouse Mystery Magazine.

Per sguardo e postura, Cavazzano è arrivato a individuare proprio in una vignetta particolare di Casablanca il suo Topolino di riferimento, quello che, tra le sue interpretazioni, ritiene essere il più rappresentativo dell’essenza del personaggio e che da allora tiene a modello.
Ma anche Minni, l’irresistibile Pippo nei panni del pianista Sam, un temibile Gambadilegno come rappresentante dell’opprimente nazione Zirconia (trasposizione fantastica della Germania nazista del film) e infine i luoghi, che il disegnatore cura senza eccessi di dettagli ma riuscendo sapientemente a offrire tutti i necessari riferimenti per inquadrare la narrazione.

Il vero plus sta però nella colorazione: per avvicinarsi sensibilmente alle immagini della pellicola, viene abbandonata per l’occasione la quadricromia e tutto il fumetto appare colorato a mezzatinta, con sfumature e una scala di grigi che restituiscono perfettamente l’effetto del bianco e nero di Casablanca.

In questo articolo vogliamo mettere a confronto le vignette della storia a fumetti con le relative scene tratte dal film, per sottolineare da un lato la straordinaria fedeltà dell’adattamento e dall’altro i piccoli trucchetti utilizzati da Cavazzano per disneyanizzare determinati passaggi, con ingegno, fantasia e sensibilità, senza depotenziare la narrazione.
Si mettono quindi in mostra affinità e differenze in tutte le fasi di entrambi i racconti, in particolare nel finale, poiché le differenze nelle due chiusure sono esemplari dell’approccio di Cavazzano e dei principi che l’operazione è tenuta a rispettare.

Entrambe le opere iniziano con la ripresa del pianeta Terra, con la telecamera che pian piano si avvicina fino a Casablanca, mentre le didascalie (nel fumetto) e il voice-over (nel film) illustrano la situazione socio-politica da cui prende le mosse la storia.

Cavazzano evidenzia con una gag la faccenda dell’attesa dei molti esuli che rimangono a Casablanca in attesa della possibilità di partire per gli USA.
Contestualmente, è possibile notare come la scena dell’omicidio dei due corrieri tedeschi e del furto delle lettere di transito di cui erano in possesso sia riproposta nel fumetto con grande fedeltà (rispetto alla funzione narrativa dell’evento nell’intreccio), con la sola eliminazione della morte.

Anche il momento in cui le forze dell’ordine fermano un sospettato viene preso di peso dal film, con la sola differenza di una battuta (“la tessera del cineforum”) e naturalmente con la fucilazione che diventa una manganellata. Al netto di questo, però, la conclusione mantiene intatta la sua funzione all’interno della trama.

La prima comparsa dell’insegna del Mickey’s Café Americain è identica all’analoga scena in cui esordisce quella del Rick’s Café Americain, con tanto di aereo che solca il cielo sullo sfondo.
Velivolo che trasporta il maggiore Strudel, interpretato da Gambadilegno, il cui arrivo a Casablanca rimane abbastanza aderente a quello del maggiore Strasser nella pellicola di Curtiz. Notare la battuta sul numero doppio di sospettati in stato di fermo, esclamata dal capitano Basault, che prende le mosse dall’effettivo dialogo tra il capitano Renault e Strasser.

Il primo sguardo all’interno del locale di Mickey rivela l’andirivieni di clienti di ogni estrazione, e si concentra sul pianista Sam, interpretato da Pippo. La vignetta di Cavazzano segue lo stesso movimento della macchina dal presa nel film.

Nel bar si incontrano anche persone in cerca di affari: emblematica la scena della vendita di gioielli, ormai in ribasso perché “tutti ne vendono”. Cavazzano la riprende, con una minima variazione, direttamente da un passaggio della pellicola.

La sala privata del cafè di Topolino, all’interno della quale vediamo dei clienti d’elite tentare la fortuna al banco, vede la tombola come gioco e gli ortaggi come vincite, in luogo della roulette e dei soldi presenti nel Casablanca originale. Ma l’atmosfera è la stessa.
Così com’è la stessa anche quando appare per la prima volta il protagonista: il fumettista disneyano ne mostra la silhouette nera nell’ultima vignetta della tavola, a suggerire una presentazione per gradi e studiata, un intelligente adattamento della lenta carrellata che parte dal braccio e arriva al viso utilizzata da Curtiz per introdurre Bogart.

Così come Mickey caccia un cliente che vorrebbe giocare a tombola ma che ha il conto scoperto “di 50mila fagioli”, il Rick del film fa lo stesso con un giocatore indesiderato. Cavazzano mantiene intelligentemente la scena, che serve a mostrarci il carattere duro del protagonista.

Il dialogo con Ugarte, un traffichino che vende sottobanco permessi di espatrio, mostra invece lo spirito disilluso di Mickey, grazie ad alcune battutine più sarcastiche che comiche, molto da noir. L’approccio è simile a quello della controparte cinematografica, che denota il cinismo del proprietario e permette, in entrambe le versioni, di conoscere ancora meglio il personaggio.

Il disprezzo per Ugarte è evidente, e in tal senso utilizzare Sgrinfia/Sgraffigna per interpretare il ruolo funziona bene: lo storico compare di Gambadilegno ha sia le caratteristiche sia l’aspetto giusto per questo compito. D’altro canto, la sua semplicità gli permette di ricoprire in modo credibile anche l’aspetto vagamente altruista del personaggio, che porta Mickey/Rick ad accettare di custodire le lettere di transito rubate ai corrieri tedeschi.

Nascondere le lettere di transito nel pianoforte potrebbe sembrare un’idea perfettamente disneyana, eppure in questo caso Cavazzano non ha dovuto inventare nulla, giacché è lo stesso stratagemma di Rick nel film.

L’ispettore Manetta interpreta Ferronz nella parodia, versione disneyana di Ferrari, proprietario di un altro locale a Casablanca. Le vignette in cui propone a Topolino di acquistare il suo bar sono pressoché identiche alla relativa scena del film.

La lunga scena del dialogo tra Mickey e Basault inizia con i due nella veranda del cafè, che osservano un aereo in volo per gli USA con una sibillina domanda del capitano. Tanto le frasi quanto la “ripresa” sono fedeli alla pellicola del 1942.

Mickey seduto sulla scrivania, Basault sul divano: stanno parlando di Victor Orazio (alias Victor Laszlo nella pellicola), un rivoluzionario in fuga che dovrebbe essere bloccato quella sera stessa. Le posizioni all’interno dello studio, i movimenti e il senso del discorso sono i medesimi che si osservano nel film in quel passaggio.

Il maggiore Strudel si prende con la forza (così come è abituato ad agire lo Stato che rappresenta) il miglior tavolo del Mickey’s Cafè Americain. L’immagine è addirittura più efficace, nel mostrare i modi violenti e ostentati del personaggio, rispetto al sussiego rassegnato del cameriere che nel film gli assegna il coperto più bello “perché tanto se lo sarebbe preso comunque”. È comunque probabile che questa battuta facesse riferimento alla politica dell’appeasement, adottata da Inghilterra e Francia negli anni immediatamente precedenti alla guerra, cercando cioè di non mettersi nettamente contro alla Germania nazista nel tentativo di scongiurare uno scontro bellico.

La scena dell’arresto di Ugarte durante la serata non ha grandi differenze nelle due versioni: nel fumetto risulta meno articolata e senza sparatoria, ma nel complesso il passaggio risulta immutato.

Anche il primo confronto tra Mickey e Strudel si muove sugli stessi binari: la scena risulta analoga nel succo, ma nel film risultava più dettagliata. La scelta di Cavazzano è sensata perché nell’adattamento su carta allungare per più di una tavola quel momento avrebbe significato un rallentamento nel ritmo. D’altronde, i punti salienti del breve dialogo – in cui i due prendono le rispettive misure, in senso metaforico – sono rimasti.

Le scene in cui Victor Orazio arriva con la sua accompagnatrice Milly nel locale, in cerca di Ugarte, e in cui Strudel convoca – tramite l’autorità di Basault – i due alla centrale per il giorno successivo sono pressoché simili a quelle che nel film coinvolgono Victor Laszlo e Ilsa.

Giorgio Cavazzano traccia con ironia il momento in cui Sam cerca di evitare di suonare “quella canzone” (As time goes by), non andando comunque troppo lontano dal seminato, visto che anche il Sam originale assume atteggiamenti buffi nella sua ritrosia ad eseguire il pezzo.

La rabbia di Mickey nel sentire il brano, che gli ricordava l’amore perduto, viene trasposta nel fumetto in maniera fedele e riuscita. Qualche differenza si nota invece nel nuovo incontro tra Mickey e Milly, che per motivi di ritmo viene visualizzato in piedi al bancone piuttosto che al tavolo, su presentazione del capitano Renault, come accade nella pellicola.

A questo punto del fumetto troviamo una scena che nel film è presente più avanti: probabilmente l’autore riteneva fosse importante inserirla e che le differenze nello sviluppo dell’ultimo terzo di trama avrebbero impedito di collocarla in posizione analoga. Si tratta del momento in cui Strudel decide di cantare canzoni zirconiane nel locale, per infondere patriottismo verso il regime, venendo però subissato da “canzoni libere”: questa parte adatta il confronto tra il brano nazista e la Marsigliese (citata anche in un balloon della storia a fumetti), che l’orchestra del locale suona su spinta di Lazslo per coprire quell’atto di prevaricazione volto ad affermare il potere nazista, dato che, formalmente, il territorio era sotto la giurisdizione delle Francia di Vichy e non della Germania.
Notare come la cantante-chitarrista viene ripresa da Cavazzano nell’interpretazione di una calzante Clarabella, che diventa poi un elemento per la risoluzione dell’avventura.

La conseguenza delle “divergenze musicali” ha paradossalmente un esito più disastroso nella versione fumettistica: il bar viene distrutto dai contendenti nel loro vivace confronto, mentre nel film viene “semplicemente” fatto chiudere con un pretesto da Renault su ordine di Strasser.

Chiusa la parentesi “musicale”, di grande intensità è il momento in cui Mickey si ritrova nel locale da solo con Sam, di notte, chiedendogli di suonare anche a lui “quella canzone”. Laddove il film utilizza il buio della stanza per fare atmosfera, le vignette giocano con le ombre, le silhouette e un nero marcato a fare da sfondo.

Milly torna al locale per chiarirsi con Mickey, e da lì parte il flashback sulla loro vita insieme a Parigi. Nel film in realtà i ricordi che ci mostrano il passato del protagonista partono prima dell’arrivo di Ilsa nel bar chiuso, ma oltre a far poca differenza nell’economia narrativa, il lieve cambio di ordine nelle scene permette a Cavazzano di far partire il flashback accompagnandolo con i dialoghi dei due, preservando la naturalità dell’esposizione che nel film c’è ma che non si sarebbe potuta rendere in maniera altrettanto efficace su carta.
L’effetto in dissolvenza della pellicola per passare alle scene ambientate nel passato viene reso dai bordi delle vignette “a nuvoletta”.

La vista dell’Arco di Trionfo di Parigi rimane identica nelle matite di Cavazzano e sulla celluloide, così come la preoccupazione di Mickey nei confronti dell’ingresso in città degli zirconiani, che avviene proprio come quella dei nazisti nel Casablanca di Michael Curtiz.

Il dialogo tra Mickey e Milly sulla necessità di lasciare la città avviene più o meno nello stesso modo anche per Rick e Ilsa. In particolare Cavazzano è bravo nel riuscire a catturare, sul viso della topolina, i sentimenti contrastanti comunicati così efficacemente dal volto di Ingrid Bergman.

Una delle scene più celebri di Casablanca vede Humphrey Bogart sotto la pioggia ad aspettare la sua amata: Cavazzano la trasporta in vignette in maniera fedele, e nell’atmosfera data dalla mezzatinta la pioggia sembra davvero prendere consistenza sui personaggi, anche grazie agli abiti grondanti acqua.

Anche la lettera di Milly a Mickey corrisponde a quella che Rick legge nel film, perlomeno nel concetto espresso. E, in entrambi i casi, la scena non può che concludersi con il protagonista costretto a salire sul treno, accompagnato da una cocente delusione d’amore.

Mickey non lascia a Milly la possibilità di spiegare cosa accadde in quel frangente, facendola andare via offesa. Il Rick del film usa anche parole più dure e sprezzanti, complice la sbronza che si è preso, che ovviamente Topolino non si è invece potuto permettere.

Il colloquio alla centrale di polizia sostenuto da Victor Orazio ha il chiaro scopo di intimidire: Strudel sta giocando al gatto col topo, sapendo che a Casablanca non può agire direttamente contro il rivoluzionario ma desideroso al contempo di non lasciarselo scappare. Il tenore è lo stesso anche nel film e la scena procede sugli stessi binari, con una prima eccezione importante: Cavazzano mostra uno Strudel interessato a Milly, al punto da proporle di seguirlo in Zirconia per cantare per il regime (nel fumetto l’attività sobillatrice di Victor Orazio si limita a quella di produttore discografico per canzoni che parlino di libertà). Questo comportamento è probabilmente un retaggio dei cortometraggi disneyani animati, che vedevano spesso Gambadilegno nutrire una certa attrazione verso Minni.

Mickey incontro Milly al mercato, mentre sta scegliendo una stoffa, e si scusa per il suo comportamento della sera prima. Lo stesso fa Rick nella pellicola. Anche la gag della contrattazione al ribasso da parte del venditore, che sembra un’idea fumettistica per stemperare la narrazione, è ripresa con lievi differenze dal film.

Cercando i documenti necessari per lasciare il Paese, Victor Orazio scopre da Ferronz che Mickey è quasi certamente in possesso delle lettere di transito zirconiane, e così Milly si rivolge al suo amato di un tempo per ottenerle.
La dinamica è la medesima dell’opera originale, ma gli esiti sono diversi ed è da qui che l’adattamento inizia a distaccarsi dal film: laddove nel film Rick imbastisce un complesso doppio gioco con cui inizialmente fa credere a Ilsa che sarebbero rimasti insieme per poi invece convincerla a partire con Laszlo, nel fumetto i due decidono di partire insieme riuscendo con un escamotage a far partire anche Orazio e Clarabella, che sostituisce Milly nel tour musicale patriottico.

Mickey vende il suo locale a Ferronz, prima di partire, analogamente a quanto fa Rick, desideroso di sistemare i propri affari a Casablanca.

Il confronto finale tra Mick e Strudel si svolge nel bar del protagonista, e non all’aeroporto come nel film. Oltre a questa differenza, anche le modalità dello scontro sono diverse: il fumetto è maggiormente ricco di azione, con una feroce lotta e con un intervento di Milly, mentre nel film si risolve con un colpo di pistola che ferisce mortalmente Strasser.

C’è effettivamente un vis-à-vis tra Mick e Strudel anche all’aeroporto, giacché il maggiore zirconiano raggiunge i due amanti una volta ripresi i sensi. Ma, al contrario della pellicola, il cattivo non viene neutralizzato dal protagonista, bensì dal capitano Basault. La scena, pur non ripresa dal film, è coerente con lo sviluppo del personaggio, dal momento che Renault non arresta Rick e depista i propri agenti per quanto riguarda la morte di Strasser, prendendo finalmente una posizione netta dopo che per l’intera storia aveva tenuto il piede in due scarpe.

Il finale della storia a fumetti vede Mick, Milly, Basault e perfino Sam salire sull’aereo e partire tutti insieme, in un happy ending sicuramente più marcato dell’originale che, pur risoltosi positivamente, mantiene un sapore dolceamaro e malinconico per quanto riguarda la relazione sentimentale tra i due protagonisti e il futuro di Rick a Casablanca.
Una conclusione troppo cupa per una storia Disney, che Cavazzano cambia quindi consapevolmente. Certo, questo finale stravolge il significato di quell’epilogo, che intendeva sottolineare l’importanza di continuare a lottare contro la Germania nazista in quello che era il momento più buio del conflitto (almeno al momento della produzione del film), e diminuisce la sua potenza narrativa, ma rimangono intatti gli ideali di libertà di cui si fanno portatori i personaggi del racconto, e questo in entrambe le versioni.

Abbiamo parlato di:
Topolino Super Deluxe Edition #1 – Topolino e Minnie in: Casablanca
Giorgio Cavazzano
Disney-Panini, novembre 2016
64 pagine, cartonato, colori – 28,00 €
ISSN: 97725315979086001

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