Tra blues e rock: Heavy Bone incontra Zartana

Tra blues e rock: Heavy Bone incontra Zartana

Primo cross-over fra i due personaggi più celebri di Enzo Rizzi, un albo introduttivo che cerca la sintesi fra i rispettivi universi.

heavybonezartana1bÈ un periodo fertile per team-up e cross-over di tutti i tipi e in questo senso un albo come Heavy Bone Zartana: Highway to Hell arriva al momento giusto, pur risultando abbastanza inaspettato, data la differente storia dei due “eroi” protagonisti. Da un lato infatti si schiera il demone che uccide le rockstar, di cui si è già più volte scritto in questa sede e che alle spalle ha una storia editoriale abbastanza composita e di lunga data (la prima, introvabile miniserie, risale al 2002).

Un’icona che recupera una certa tradizione horror-rock a metà strada fra i fumetti EC, le cover degli album hard rock e la cartellonistica dei concerti metal: un po’ Zio Tibia, un po’ Eddie the Head, insomma, ma con un gusto più underground e grottesco, dato anche dall'(auto)ironia che serpeggia in tutta la sua produzione.
Sebbene sulle sue imprese si sia concentrato più di un disegnatore – inizialmente lo stesso
Enzo Rizzi che l’ha creato, poi i fidi Gero Grassi e Nathan Ramirez – con ovvio cambio stilistico, tutto sommato è ravvisabile una coerenza espressiva nell’intero corpus della sua opera.

Di tutt’altro tenore è Zartana, esperimento ibrido perché pesca dal western, dall’horror e, naturalmente, dal campo musicale, presentandosi come lo “stregone blues”, a metà strada fra gli eroi solitari dei vari Leone e Corbucci e un certo esoterismo alla Richard Stanley (qualcuno magari ricorderà il film Demoniaca/Dust Devil), fino al più celebre e seminale mashup di generi di marca Tarantino/Rodriguez (vedere alla voce: Dal tramonto all’alba).
Finora confinato a un solo albo uscito per Cut-Up Edizioni, il personaggio è stato battezzato dal tratto sintetico e assolutamente selvaggio di uno Stefano Cardoselli che, insieme ai colleghi Gian Marco De Francisco, Vincenzo Carratù e Alfonso Elia hanno definito un’estetica più variegata e libera. Più consolidato è invece il tono, anche qui divertito nella sua sperimentazione ma nel complesso più umbratile: l’amore del personaggio per la sua amata Stella riflette infatti la perdita affrontata da Rizzi per la moglie dello stesso nome, trasfigurando il lavoro in una elaborazione del lutto sotto la lente deformante garantita dal lavoro sui generi.

heavybonezartana2Dati i presupposti differenti il nuovo albo può apparire un esperimento estemporaneo, ma Rizzi riesce a trovare un terreno comune, mettendo insieme un Heavy Bone più “giovane” – per quanto sia lecito il termine con uno zombie – e ancora all’inizio della sua carriera e uno Zartana già nel pieno dell’azione. L’albo va così inserito cronologicamente prima delle miniserie del demone rock e dopo il volumetto blues di Cut-Up, un po’ come accaduto di recente al cross-over fra Tex e Zagor. Il riferimento western è calzante anche perché la storia si svolge nel “mondo” di Zartana, in cui Heavy Bone si ritrova per eliminare Blind Lemon Jefferson, chitarrista blues cui viene generalmente attribuita la progenitura del percorso che avrebbe poi portato alla nascita del rock.

Non sveliamo il finale, se non che Rizzi si diverte a dare una sua personale spiegazione alla cecità dell’artista, in un’avventura molto breve (forse anche troppo), utile soprattutto a stabilire il setting di questa nuova epopea e che perciò va considerata come il prologo per qualcosa di più grande, con tanto di finale aperto.
Fra citazioni che spaziano inevitabilmente dalla musica al western, Rizzi rispetta le caratteristiche precipue dei personaggi, con uno Zartana più essenziale nei gesti e nel look e un Heavy Bone più appariscente e sguaiato, lasciando alla storia il piacere di stuzzicare l’interesse dello spettatore. Non è necessario aver letto le precedenti storie dei due, ma naturalmente la cognizione dei loro archi narrativi rende più chiara la lettura.

Interessante invece la scelta del disegnatore, il giovane Federico Perrone, uscito dalla scuola pugliese di Grafite, che cerca la sua personale sintesi tra gli universi qui in collisione. Il suo tratto predilige figure più grottesche e quasi caricaturali mentre il taglio delle vignette – con inquadrature dal basso e un certo uso del grandangolo, alternato a primi piani molto espressivi – crea una dimensione epica, utile per esaltare il fascino dei personaggi.
L’uso del bianco e nero, già tipico delle precedenti avventure dei personaggi, utilizza ancora una volta neri molto profondi, che stilizzano a tratti i personaggi in sagome in penombra, conferendo loro una caratura più espressionista. Anche in questo caso, si sceglie di alternare l’effetto con momenti caratterizzati invece da figure più piene, ad esempio nelle apparizioni dei demoni, che esplodono letteralmente nelle vignette con un effetto più cartoonesco. Il doppio registro tra essenzialità e sregolatezza risulta nel complesso efficace e di buon impatto.

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Autoprodotto dallo stesso Rizzi per la sua etichetta Heavy Comics, in partnership con alcune realtà contigue ai generi interessati (la già citata scuola Grafite, il Monsters Taranto Horror Film Festival, il Taranto Comix, la fanzine Holy Legions e Andromeda Relix), l’albo riesce insomma a gestire gli eccessi della storia con una sua eleganza, per un sodalizio tra creatore e disegnatore certamente destinato a rinnovarsi nell’inevitabile e atteso sequel.

Abbiamo parlato di:
Heavy Bone & Zartana: Highway to Hell
Enzo Rizzi, Federico Perrone
Heavy Comics, 2022
30 pagine, spillato, bianco e nero – 5,00 €

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