Correva l’anno 1956 quando Zio Paperone, Paperino e Qui, Qu, Qua visitarono per la prima volta il nostro Paese: nella lunga Paperino e la scoperta dell’Italia di Guido Martina e Luciano Bottaro la famiglia percorreva su e giù lo Stivale, da Reggio Calabria a Milano, da Torino a Pisa.
Da allora i paperi sono stati in Italia in diverse occasioni, sia per mano di autori stranieri come Carl Barks, sia – soprattutto – grazie agli artisti nostrani, desiderosi di rendere omaggio alla propria nazione facendola visitare ai personaggi Disney.
In questo caso, e in particolare negli ultimi trent’anni, si è spesso trattato di storie di un certo richiamo, collegate a eventi e ricorrenze importanti per il nostro Paese, quali ad esempio l’anniversario a cifra tonda dell’Unità d’Italia nel 2011, che potevano costituire anche un utile e simpatico modo per diffondere nozioni e conoscenze su determinati avvenimenti “di casa nostra”.
Dinamica simile è avvenuta nel 2019 quando, in occasione dei 500 anni dalla scomparsa di Leonardo Da Vinci, la redazione di Topolino commissionò a Bruno Enna una storia dedicata all’indiscusso genio toscano. Il direttore Alex Bertani invitò lo sceneggiatore a volare alto e a imbastire una lunga avventura che si snodasse addirittura per cinque episodi; Enna ne approfittò per costruire con Il grande gioco geniale una vera e propria caccia al tesoro in giro per il Bel Paese – sulle tracce degli spostamenti che Leonardo compì nel corso della sua vita – per risolvere un enigma lasciato dall’artista e che potrebbe condurre a scoprire un suo lascito rimasto celato per secoli.
Lavorando di sottrazione, l’autore non mette mai in scena il protagonista e motore dell’azione, nemmeno tramite flashback, lasciando che siano le sue opere a parlare per lui.
Crea invece un terzetto di nuovi personaggi per l’occasione: il professor Adalbecco Quagliaroli, la sorella cuoca Peppina e la loro nipotina Lucilla, utile “ponte” con l’Italia per Paperino e Qui, Quo, Qua; lo studioso, in particolare, è colui che dà il via alla trama chiedendo aiuto ai paperi per risolvere il mistero leonardesco, oltre a puntellare la ricerca con preziose informazioni sulla vita del genio.
Queste new entry funzionano molto bene, fornendo nuovi spunti e dinamiche rispetto al cast tradizionale: Quagliaroli in particolare, caratterizzato come un esperto eccentrico e vagamente male in arnese anche a causa della sua inclinazione a credere a teorie poco concrete, è una figura convincente e perfetta per il ruolo che gli viene cucito addosso.
La trama, apparentemente semplice, stuzzica il lettore grazie ai misteri che vengono disseminati nel corso della vicenda, considerando che qualcuno trama nell’ombra per impossessarsi di quello che potrebbero scoprire i protagonisti. Svolte, imprevisti e colpi di scena abbondano e, insieme alla capacità di focalizzarsi su elementi effettivamente suggestivi della figura di Leonardo da Vinci, costituiscono la carta vincente di una storia che sa intrattenere e al contempo permette di conoscere meglio uno dei personaggi storici più importanti del Rinascimento, anche tramite opere meno note al grande pubblico.
Ai disegni si alternano Andrea Freccero, Nicola Tosolini, Lorenzo Pastrovicchio, Giampaolo Soldati e Alessandro Perina, secondo una consuetudine tipica fino allo scorso decennio di affidare a più mani la realizzazione artistica di saghe articolate in diverse parti.
Gli autori riescono a mantenere uno stile piuttosto coerente tra loro, non facendo soffrire il cambio di mano nemmeno durante una lettura consequenziale degli episodi. Freccero “detta la linea” con il suo rassicurante tratto debitore dell’estetica di Giovan Battista Carpi e delineando il character design dei nuovi personaggi introdotti, mentre Tosolini rielabora secondo la propria sensibilità tali linee guida grazie al suo stile dinamico e in alcuni passaggi quasi stilizzato.
A Pastrovicchio viene affidato un episodio ricco di scene movimentate, dove Paperino si trova coinvolto in inseguimenti e in misteriose indagini private, situazioni nelle quali l’artista si trova a proprio agio grazie ad una matita dettagliata e “muscolosa”.
Soldati è il disegnatore del gruppo più tradizionale, con tavole dall’impronta molto classica e quasi ingessata; classicità che ritroviamo anche con Perina, il quale coniuga però questo approccio con uno stile morbido e piacevole, che si pone come sempre sulla scia del moderno Giorgio Cavazzano e che regala alle vignette un’estetica molto gradevole.
Nel complesso, comunque, ciascuno di loro è riuscito a restituire molto bene l’aspetto delle città italiane che i paperi hanno visitato nella loro ricerca, con una cura notevole nel raffigurare palazzi storici e sfondi artistici, elemento essenziale in una vicenda di questo tipo.
Bruno Enna è chiamato a fare il bis nel 2020 in occasione dei 500 anni dalla scomparsa di Raffaello Sanzio, e per l’occasione rimette in pista la famiglia Quagliaroli insieme ai paperi, stavolta con l’aggiunta di Zio Paperone: per difendersi dalle mire della fattucchiera Amelia, infatti, lo Zione deve recuperare la cosiddetta Pietra dell’Oltreblù prima di lei, un lapislazzuli che secondo la leggenda sarebbe servito a Raffaello per ottenere una particolare tonalità di blu e che la strega potrebbe utilizzare per un nuovo sortilegio.
Il diverso spunto iniziale e il coinvolgimento del decano dei paperi sono elementi determinanti a differenziare immediatamente La pietra dell’Oltreblù dalla storia precedente, evitando il rischio di ripetitività della struttura che pure, nella sostanza, torna ad essere un’altra caccia al tesoro; fondere la trama artistica con una consueta sfida tra Paperone e Amelia è un elemento apprezzabile perché riconduce il racconto prima di tutto a un’avventura di stampo classico che si arricchisce a latere dell’approfondimento sulla figura storica di Raffaello, anche in questo caso attraverso gli spostamenti che il pittore aveva effettuato nel corso della sua carriera.
Inoltre lo Zione caratterizzato da Enna è particolarmente sanguigno e contribuisce con il suo carattere scorbutico e sbrigativo a vivacizzare la sceneggiatura e a infilare diverse uscite piuttosto divertenti.
Il finale conosce poi un crescendo avvincente e di grande impatto, degno dei migliori scontri tra il miliardario e la fattucchiera, rendendo questa avventura la più solida di questa “saga italiana”.
Ciò sia detto senza nulla togliere a Il centounesimo canto del 2021, nella quale la sceneggiatura passa ad Alessandro Sisti che eredita il meccanismo narrativo e la famiglia Quagliaroli per celebrare il 700esimo anniversario della scomparsa di Dante Alighieri: l’idea è quella che esista un inedito dantesco, un canto aggiuntivo della Divina Commedia che il professore vorrebbe rinvenire e Paperone pubblicare con la sua casa editrice.
Prende così avvio una nuova ricerca in giro per lo Stivale sulle tracce del Sommo Poeta, con un’innovazione introdotta da Sisti (e Archimede): i retrocchiali, uno strumento che consente ai nostri di vedere scene del passato che si sono svolte nel luogo in cui ci si trova.
Lo stratagemma, molto in linea con le trovate “simil-tecnologiche” dell’autore, è utile a mostrare passato e presente nello stesso frangente e in maniera strutturalmente fresca e maggiormente dinamica, rendendo più fluido e unitario il racconto (che pure dei classici flashback, in particolare all’inizio di ogni episodio, fa buon uso).
Rispetto a La pietra dell’Oltreblù manca un nemico della tradizione paperonesca, ma Sisti compensa inserendo un misterioso avversario che si cela nell’ombra e che sembra essere un moderno affiliato degli antichi Guelfi toscani, offrendo così un elemento vagamente thriller capace di puntellare gli sviluppi; la trama conosce peraltro un finale a sorpresa per quanto riguarda la scoperta anelata dai protagonisti, molto interessante per il ragionamento che porta sulla figura di Dante.
A disegnare interamente queste due ultime storie è Alessandro Perina, che riprende le fila di quanto fatto nell’ultimo episodio de Il grande gioco geniale e realizza tavole efficaci e graziate da una pulizia e da un’eleganza invidiabili.
Nel raffigurare Amelia risultano evidenti i debiti con l’arte di Carl Barks, che aveva creato anche graficamente il personaggio, e questo mostra anche la capacità di saper variare in maniera convincente l’aspetto dei vari comprimari introdotti nelle sceneggiature, come l’amica studiosa di Quagliaroli ne La pietra dell’Oltreblù e il professor Bargigli ne Il centounesimo canto, ma soprattutto nel design dato alla versione papera di Raffaello e Dante.
Si conferma precisa e accurata la rappresentazione di luoghi geografici e interni di palazzi e botteghe storiche, mentre la gabbia rimane piuttosto regolare nella sua scansione permettendo una chiara leggibilità della narrazione.
Le tre avventure sono state raccolte da Panini in un poderoso brossurato con alette pensato per la distribuzione nel canale delle librerie, scelta consona considerando le grandi figure storiche che vengono omaggiate e raccontate all’interno del volume.
All’elegante copertina inedita di Perina fanno seguito un’introduzione di Alex Bertani, che spiega la genesi delle storie, e gli approfondimenti di Enna e Sisti per ciascuna di esse, occasione che permette loro di illustrare la natura di alcune scelte narrative effettuate, le ricerche che sono state necessarie per essere maggiormente accurati nell’esposizione e qualche dietro le quinte.
Non mancano infine le riproduzioni delle copertine dei Topolino su cui sono apparse originariamente le opere, a restituire un quadro piuttosto completo su quanto inerente a questa “saga italiana”.
A onor del vero è giusto sottolineare che è già uscita un’ulteriore storia di questo tenore, sempre con i Paperi in Italia e sempre con i Quagliaroli come guest star. Zio Paperone e il troppo vero storico di Alessandro Sisti e Paolo Mottura nasce per celebrare i 150 anni dalla scomparsa di Alessandro Manzoni ed è uscita sul settimanale Disney lo scorso maggio, forse troppo tardi per essere inclusa in questo tomo: peccato perché, a dispetto della minor lunghezza, aveva le carte in regola per figurare degnamente al suo interno.
Leonardo, Raffaello e Dante – Storie a fumetti di ingegno, arte e poesia è comunque un’ottima uscita, capace di restituire nuova vita a storie molto valide sotto diversi aspetti e a dar loro rinnovato valore grazie ai vari articoli a corredo che le contestualizzano degnamente.
Abbiamo parlato di:
Leonardo, Raffaello e Dante – Storie a fumetti di ingegno, arte e poesia
Bruno Enna, Alessandro Sisti, Andrea Freccero, Nicola Tosolini, Lorenzo Pastrovicchio, Giampaolo Soldati, Alessandro Perina
Panini Comics, 2023
392 pagine, brossurato, colori – 34,90 €
ISBN: 9788828708667
Per chi volesse approfondire:
L’Italia leonardesca e mystériosa dei paperi