A corredo di ogni singola classifica abbiamo chiesto ad ogni votante di motivare brevemente il suo voto. Ogni considerazione è da ritenersi strettamente personale.

ANDREA ANTONAZZO (Fumo di China, Il garage ermetico)

1) Lost Girls di Alan Moore e Melinda Gebbie (Magic Press)
Lost Girls è una storia pornografica, nel senso letterale del termine, ma anche qualcosa di più ricco e complesso, grazie ai riferimenti letterari da cui attinge e sui quali getta una nuova luce (risultando molto convincente, tra l’altro). Le illustrazioni di Melinda Gebbie fanno poi il resto, ben rappresentando quell’atmosfera lirica, a metà tra la fiaba e la cruda realtà, che pervade il racconto.

2) LMVDM di Gipi (Coconino Press)
Sebbene forse non sia a livello dei libri precedenti di Gipi, LMVDM sorprende ugualmente per la spontaneità con cui arriva al lettore, tramite la narrazione in prima persona, certo, ma anche grazie al tratto (in b/n) molto istintivo che l’autore toscano ha scelto per disegnarlo. Una vicenda semplice, a metà tra l’autobiografico e il romanzo, che pero’ appassiona e diverte.

3) Rughe di Paco Roca (Tunué)
Rughe è un racconto delicato, che stupisce per la leggerezza con cui viene trattato un tema pesante come quello dell’alzheimer, oltretutto in un luogo solitamente non molto allegro come l’ospizio, senza alcuna caduta di stile. Una storia composta principalmente di personaggi, straordinariamente umani nella loro misera quotidianità, e tratteggiata (oltre che colorata) con un’espressività unica.

4) In Italia sono tutti maschi di Luca De Santis e Sara Colaone (Kappa Edizioni)
Per fortuna ci sono ancora autori che hanno voglia di infilarsi tra le pieghe della storia per raccontare vicende ormai dimenticate, ma che avrebbero molto da raccontare. In questo caso si tratta del confino a cui gli omosessuali vennero sottoposti durante il fascismo. Il libro parte da una storia vera per divenire quasi una sorta di romanzo di formazione disegnato in maniera straordinaria.

5) Blatta di Alberto Ponticelli (Leopoldo Bloom Editore)
Il capolavoro grafico di Alberto Ponticelli, che ha utilizzato tutto lo spazio a disposizione e tutte le possibili tonalità di grigio per marchiare con il suo tratteggio “sporco” un mondo post-apocalittico ricco di riferimenti (soprattutto visivi). Il tutto incastonato comunque in una storia di spessore, che lascia un profondo senso di angoscia per come rende evidente l’inevitabile ciclicità della vita.

6) Usagi Yojimbo: Grasscutter vol. 1 di Stan Sakai (Bottero Edizioni)
Usagi Yojimbo è sempre lui! Il coniglio samurai continua come sempre ad affascinare con le sue vicende fantasiose, che pero’ affondando nel reale. Questo volume, in particolare, spicca per la raffinatezza e la consapevolezza con cui Sakai porta avanti il proprio progetto, mettendo in scena una maestria che, come dimostra l’introduzione a questa storia, ha attirato anche l’attenzione di Will Eisner.

7) Metauro di Michele Petrucci (Tunué)
In Metauro l’ambientazione non si accontenta di fare da sfondo ma diventa la vera protagonista della storia. Anzi, della Storia, con la “S” maiuscola, dato che, in questo caso, Petrucci racconta, con il suo solito tratto corposo, la battaglia del Metauro combattuta tra Romani e Cartaginesi. Una ricerca storica interiorizzata fino a diventare personale, in un’atmosfera a metà strada tra la realtà e il sogno.

8) Shazam: La Società dei Mostri del Male di Jeff Smith (Planeta DeAgostini)
C’era attesa per la prima prova di Jeff Smith con un personaggio mainstream non creato da lui. E il risultato alla fine è stato soddisfacente, grazie a una storia dalle atmosfere anni ’60, raccontata pero’ con piglio moderno, in cui la trama è pressoché al servizio dei personaggi, soprattutto Capitan Marvel e la sua controparte “fanciullesca”, Billy Batson, che si dividono equamente la scena.

9) Capitan America: La Morte del Sogno di Ed Brubaker e Steve Epting (Panini Comics)
Se già nel primo anno come sceneggiatore di Capitan America aveva dimostrato le sue grandi qualità, dopo la morte di Steve Rogers Brubaker sembra essersi liberato da qualsiasi costrizione: con l’assenza di un personaggio forte su cui far convergere tutte le attenzioni, sulla scena sono apparsi numerosi protagonisti, parti di un intricato e appassionante complotto ben caratterizzato dalle fosche tinte.

10) Gundam Origini voll.15-16 di Yoshikazu Yasuhiko (Star Comics)
Dopo la fine del lungo flashback, “Yas” riprende in mano le redini della trama principale con un doppio racconto come al solito appassionante e spettacolare, in cui il grosso delle attenzioni è dedicato ai personaggi. A spiccare pero’ sono i disegni, grazie a un tratto pulito e dinamico e soprattutto a un perfetto utilizzo delle mezze tinte, che forniscono profondità e robustezza alle tavole.

Menzione storica

1) La biblioteca di Gianni De Luca vol.1 (Black Velvet Editrice)
Bisogna indirizzare un enorme ringraziamento alla Black Velvet per la ripubblicazione di alcuni classici indispensabili del fumetto italiano, tra cui sicuramente c’é l’intera produzione di De Luca, Forse le storie contenute in questo volume non saranno innovative come la trilogia shakespeariana o spettacolari come le storie del Commissario Spada, ma rimangono in ogni caso degne di una riscoperta.

2) Kamandi di Jack Kirby (Planeta eAgostini)
La Planeta continua la riproposizione in volume dei classici di Jack Kirby e ovviamente non poteva mancare Kamandi, uno dei più amati, che si esalta in un b/n utile per mettere in risalto la potenza espressiva del “Re”. Le storie purtroppo non hanno mantenuta intatta la propria freschezza (che probabilmente non avevano nemmeno all’epoca della loro uscita), ma rimangono comunque un valido divertissement.

3) La Ballata di Halo Jones di Alan Moore e Ian Gibson (Magic Press)
Onore alla Magic Press per aver colmato una lacuna attraverso la pubblicazione di questa serie, una delle più divertenti tra quelle scritte dallo sceneggiatore inglese nei suoi primi anni di carriera, che spicca per la brillantezza delle vicende e dei personaggi e soprattutto per la complessità della visione di un mondo inventato ma che poggia su basi reali, specchio dell’epoca in cui queste storie sono nate.

BORIS BATTAGLIA (ippoghigno.wordpress.com/)

1) La brutta gente di Etienne Davodeau (Q Press)
2) L’ombra di Walt di Marco Corona (Coconino Press)
3) La mia vita disegnata male di Gipi (Cocconino Press)
4) Il piccolo Blues della costa ovest di Jacques Tardi (BD edizioni)
5) È quasi primavera di Claudio Calia (Becco Giallo)
6) Ernest
7) Seriouz Toyz di Ausonia (Leopoldo Bloom)
8) Interni vol 1 di Ausonia (Double Shot)
9) Pascin di Sfar (001)
10) Brainstorm di Bryan Talbot (Comma 22)

Menzione storica

1) Classici di Mad vol 1

FRANCESCO BOILLE (Internazionale)

1) Lucille di Ludovic Debeurme (Coconino Press)
Racconta il limbo e il superamento del limbo, con il procedimento fondato sulla sottrazione grafica, e raggiunge le aurore paradisiache della grazia, della leggerezza: del tratto, del sentimento amoroso puro, spontaneo, pudico, ‘sottratto’. Talvolta anche mostrato. Ma sempre con grazia. Il tutto avvolto in una grande densità narrativa, di colpi di scena e di analisi, sia sociale, sia psicologica.

2) LMVDM di Gipi (Coconino Press)
Domande: Chi aveva mai tentato prima una simile dialettica, e con tale naturalezza, tra disegno abbozzato – che mostra tutta la magia del disegno ‘mentre lo si sta facendo’ – e disegno d’accademia, mettendosi così a nudo per esprimere il proprio dolore? Chi aveva mai tentato prima di farci capire così bene che il dramma autobiografico, non solo puo’ esser mischiato col comico o la farsa, ma espresso da un disegno ‘sgorbio’, ben lontano dal concetto di arte applicata? Un dubbio: siamo davvero sicuri che Gipi non si sia ‘applicato’?

3) Lost Girls di Alan Moore e Melinda Gebbie (Magic Press)
C’é chi lo ha trovato noioso malgrado l’approccio pornografico. Personalmente trovo che l’uso di fiabe psichedeliche per fondere libertà sessuale e giocosa con la perversione – sempre in un confine labile, ambiguo – in un immaginario mondo porno-caramella, sia potente ed esprima bene la decadenza di un’intera civiltà, innanzitutto mitteleuropea, ma non solo.

4) L’Approdo di Shaun Tan (Elliot)
Rovescia gli inferi alla Breughel in un paradiso dell’inquietudine, per trattare della questione scottante dell’immigrazione. Quale miglior rovesciamento metaforico della paura, dell’inquietudine per l’Altro, che il guardare forme inquietanti perché sconosciute con gli occhi incantati della meraviglia, dello ‘sguardo bambino’. Un bel proseguimento del libro di Brian Selznick, anch’esso fondato sul recupero della meraviglia del vedere.

5) Sotto le Foglie di Gabriella Giandelli (Coconino Press)
Forse l’edizione francese (del 2002) di quello che probabilmente è il miglior libro della Giandelli, almeno a tutt’oggi, resta insuperabile, per la versione italiana giallo seppia, rievocante gli anni ’70 e quindi Poema a fumetti di Buzzati, è comunque forte. Forse da quell’Italietta malinconica ma ancora umana, l’autrice non sarebbe mai voluta uscire. Restare (per) sempre nel ‘se(o)gno bambino’ per parlare in modo adulto della solitudine, della malinconia, della morte, dell’oblio. Con una semplicità ammirevole.

6) I tre paradossi di Paul Hornschemeier (Tunué)
Continua a tornarmi in mente questo racconto ‘semplicé di una passeggiata notturna che malgrado la sua ‘linearità in linea rettà, di fumetto concettuale ma avvolgente nel profondo, più lo si sviscera nelle sue significazioni, e più si allontana la chiave di lettura dell’opera – proprio come uno dei tre paradossi di Zenone – a cominciare dallo splendido finale, davvero perfetto per questi tempi: una bottiglia mezza piena o mezza vuota, a seconda.

7) Una lieve imperfezione di Adrian Tomine (BUR)
Un altro fumetto concettuale controllatissimo, una camicia di forza formale claustrofobica come E la situazione psicologica, sociale, degli adolescenti odierni Usa. Una società multirazziale ma ossessionata dalla razza. Tomine evacua, sottrae gli ambienti riconoscibili: exit San Francisco, exit New York; ne vien fuori un magistrale dramma da camera sulla ‘quietà insoddisfazione dell’oggi.

8) Pascin di Joann Sfar (001 Edizioni)
Topffer, secondo molti storici ormai ritenuto l’inventore del mezzo, diceva che il fumetto aveva bisogno del segno anche ‘imperfetto’, un segno con una vitalità e autenticità espressiva che ha solo il tratto jeté. Questo ‘elogio dell’imperfezioné del tratto grafico sembra fondante in Pascin: un segno via via sporco e leggiadro, ben fatto e tirato via, umoristico o realistico, omogeneo e disomogeneo che è speculare all’instabilità narrativa del romanzo. È il ritratto del pittore ebreo Pascin, romanzato, ma con una grande forza.

9) I Piccoli Ruscelli di Pascal Rabaté (Lizard)
Tutta l’opera precedente di Rabaté, quasi inedita da noi, è una rivisitazione dell’epoca passata, anche quando ambientati in epoca odierna come questo. Un segno raffinato e solitamente ‘applicato’ per rivisitare un’estetica desueta (come in Lucille) si fa qui bozzettistico, jeté, toppfferiano (come in Gipi e Sfar), per contarci questa fine e divertente parabola – un Jacques Tati alla rovescia – sul recupero di una grazia perduta, quella degli anziani, ma con la libertà della modernità (hippy).

10) Il Treno di Chihoi (Canicola)
Un viaggio statico in un treno – sinonimo di vettorialità, velocità – per entrare in un viaggio nella selva del segno. Chihoi, cinese di Hong Kong, ci fa entrare in una vorticosa danza della tessitura del segno, che diviene quasi un ‘getto’ quando, come ectoplasmi, sorgono nuovi passeggeri: una forza insopprimibile, quasi metafisica, un flusso che va senza sapere dove andare, senza saper fermarsi, contemplare e riflettere, ma ‘và.

Menzione storica

1) Mu di Hugo Pratt (Lizard)
L’ultima ventura del Maltese è di un’essenzialità tale che l’astrazione scivola definitivamente nel concettuale: Corto chiude sprofondando, prima che nell’Oceano grazie alla sua tuta da palombaro, nella metafisica, nel dolce oblio. Confrontate le altre edizioni: qui il disegno ‘respirà, pare un’altra cosa: questa è la prima riedizione concettuale – un concept – che rivela un’opera la cui dimensione ‘concettualé era stata finora rimossa.

2) Il secolo del Corriere dei Piccoli di Fabio Gadducci e Matteo Stefanelli (Rizzoli)
L’ho già scritto: non è solo l’edizione sognata che coniuga rigore filologico con la divulgazione critica, insomma la migliore introduzione storico-critica (con alla fine un criticabile ‘buco’) rivolta al grande pubblico del più importante settimanale italiano per ragazzi, ma è un’opera che consente di farsi anche un’idea di come la storia patria sia stata raccontata dai ragazzi dell’epoca e quindi vissuta dalle loro famiglie.

3) Il Giornale di Gian Burrasca di Gianni De Luca (BUR)
Alcuni storici dicono che il fumetto, fin da Topffer, deve al teatro più che al cinema. Il Corrierino del resto fu un grande fondale su cui si esibivano degli indimenticabili burattini di carta (a cominciare dal Signor Bonaventura dell’uomo di teatro Sergio Tofano). E De Luca non poteva che trasporre il personaggio di Vanda in questa chiave, in una rivisitazione che non manca peraltro di avanguardismo, di concettualità. E poi Mu non è forse null’altro che un gran teatrino surreal-dadaista, dove i rimandi al cinema sono ormai memorià?

PAOLA BRISTOT (Acc. Belle Arti Bologna, Vivacomix)

1) Scavando nell’acqua di Lorenzo Mattotti (Consorzio Venezia Nuova Editore)
Lorenzo Mattotti nel libro dichiara esplicitamente il suo debito a David Hockney e Saul Steinberg. Scavando nell’acqua si presenta come una collezione di disegni-scrittura il cui filo narrativo è Venezia; Lorenzo Mattotti la esplora divaricandone l’ottica allo spasimo, spingendo il filo del pennello lungo le rive e i canali, confondendo le acque sotto i ponti e così ci si perde come si perdono tutti a Venezia passando e sfogliando il libro dai campielli assolati ai ponti visti da sotto in su, dall’alto in basso tanto da spostare le prospettive correnti, oltre le superfici scabre e ribaltando il piano dall’esterno all’interno di una visione interiore, la nostra Venezia.

2) L’ombra di Walt di Marco Corona (Coconino Press)
Un’allegoria, questa è la definizione che più si addice a L’ombra di Walt, una storia in cui i personaggi sono mitologici, di una mitologia moderna in cui la memoria è ristretta e obbligata, l’unico sentimento positivo è la Nostalgia. Marco Corona ci consegna una visione straordinaria dove non ci sono appigli, neppure scappatoie consolatorie. È veramente così. Tutti i personaggi sono maschere, maschere abiette, grottesche come la realtà che rappresentano. Lo stile è quello accuratissimo della china su acquarello, quasi evanescente. Ma non lasciamoci ingannare dalle apparenze Marco Corona è caustico, come sempre.

3) Tutta colpa del ’68. Cronache degli anni ribelli di Elfo (Garzanti)
Le posizioni sul ’68 possono essere le più diverse, ma quella di Elfo è una cronaca sincera. Aldilà di stereotipi e cliché sono cronache in cui le storie quotidiane si mescolano alla Storia italiana del secondo dopoguerra. Non sono eventi facili da raccontare, infatti Elfo, Giancarlo Ascari, ha aspettato 20 anni per farlo e sembrano passati anni luce da allora. Anche la schematica vita dei protagonisti riassunta nel finale ci riporta alla situazione di oggi, in cui molto si è voluto dimenticare, sotterrare, e, quel che è peggio, per tanti protagonisti, rinnegare. Così le tavole in bianco e nero disegnano una storia personale, quella di Rinaldo, il protagonista, allacciata a quella collettiva, a Milano, al movimento studentesco, alla pagina fosca della strage di piazza Fontana… Una storia che poi ha il suo seguito ideale in Le straordinarie avventure di Penthotal di Andrea Pazienza.

4) Sotto le foglie di Gabriella Giandelli (Coconino Press)
Il libro raccoglie due racconti, il primo, Hanno aspettato un po’, poi se ne sono andate, era già stato pubblicato su Mano e come il secondo Sotto le foglie aveva già avuto un editore francese, Seuil. Raccolti come episodi di uno stesso romanzo grafico con una bellissima nuova veste in bicromia per Sotto le foglie, trovano la loro più compiuta e completa presentazione. Anche se lo strano personaggio, Lo Straniero, che si aggira, entra ed esce nelle vite altrui è un espediente narrativo che potrebbe avere uno sviluppo futuro. Ce lo auguriamo! Gabriella Giandelli riesce a costruire delle storie che scavano dentro l’inquietudine di situazioni irrisolte, incrinature emotive tenute insieme e allo stesso tempo schiacciate dal superficiale quotidiano.

5) Baobab vol. 3 di Igort (Coconino Press)
Igort è inarrestabile. Baobab si apre con una copertina cult, che è già un racconto a quattro ante, sono mondi quelli che si vedono scorrere nelle cornici grafiche e che l’autore spiega per filo e per segno nei reading da story-teller qual è. I personaggi singolari, le ambientazioni geografiche, gli interni e gli esterni costruiti meticolosamente in ogni particolare, le divagazioni fantastiche, le citazioni storiche… Ogni elemento ha un preciso significato ed è la tessera di un puzzle che si incastra nell’intreccio e ci permette di seguire le tracce del piccolo Hiroshi Tsuda, di Celestino Villarosa di Pilade Burruchaka.

6) Il numero delle bestie di Ericailcane (Logos)
Non c’é niente da fare, i disegni di Ericailcane raccontano delle fiabe, quelle che noi tutti sappiamo e che non vorremmo sentirci dire. Sono le fiabe crudeli che agitano i nostri sonni e come spesso avviene hanno animali per protagonisti. Animali stravaganti con corsetti al posto delle cuffie, coltelli piantati vicendevolmente nella schiena e, per finire, il coniglio bianco che estrae l’orologio dal panciotto, omaggio a Lewis Carrol. I disegni descrivono accuratamente ogni particolare, sono “classici” in tutto e per tutto, guardandoli ci corre un brivido lungo la schiena.

7) Io e Mao di Chen Jiang Hong (Babalibri)
Come mai questo libro sia finito negli scaffali dedicati ai ragazzi per me è un mistero. Forse solo perché è un bambino il protagonista e narratore, ma quella che leggiamo attraverso i suoi occhi è una realtà complessa e difficile che cogliamo dalle sfumature e dalla tragicità degli eventi. Questo ragazzino ci racconta attraverso immagini ordite come le stesure calligrafiche delle stampe cinesi, in cui predomina il rosso lacca sulle striature nere o a macchie delle pennellate a china, la storia della sua famiglia in una Cina in cui la parola Rivoluzione è carica della sua realistica drammaticità.

8) Il re del fiume di Marino Neri (Kappa Edizioni)
A leggere la storia di Marino Neri mi è subito venuto in mente il monologo di Maria Paiato, La Maria Zanella, un pezzo teatrale in cui si racconta l’alluvione del Polesine del 1951. Il riferimento ne Il re dei fiumi è allo straripamento del fiume Secchia, negli anni ’70, ma in entrambi i testi c’é un modo di raccontare molto simile, ugualmente intenso, con continui rimandi ad un vissuto familiare, popolare. In Il re dei fiumi è Bruno che ci guida, con lui ritroviamo un teschio, sentiamo parlare di un luccio gigante, guardiamo sorpresi la 500 divorata e riemersa, sentiamo lo zio, vecchio partigiano, difendersi dal nemico incombente… Soprattutto è il rumore della pioggia che ci colpisce, fitta e incessante, il rumore dell’acqua del fiume che ingrossa e inghiotte “cose senza più padroni né affetti”.

9) La scoperta della currywurst di Isabel Kreitz (Black Velvet)
Questo libro si inserisce perfettamente nelle ricerche che stanno compiendo molti autori sulla guerra, cito i recentissimi libri di Sara Colaone, In Italia sono tutti maschi (Kappa Ed.) e La guerra di Alan di Emmanuel Guibert (Coconino Press). Non si tratta solo di una coincidenza. In questo caso la storia marginale, quasi accidentale di una venditrice di currywurst di Amburgo fa restare in bilico la protagonista in una situazione raccontata questa volta dal punto di vista dei perdenti, i tedeschi sconfitti. Il racconto è breve, ma si sviluppa tra presente e passato e ricuce i fili di una difficile memoria storica che gli scrittori tedeschi vogliono affrontare, non rimuovere.

10) NY di Davide Toffolo (Ernest)
Questo è un diario, fatto di appunti viaggio. C’é una partenza, un volo aereo, l’elenco delle cose da fare prima di mettersi in viaggio, pensieri, sensazioni dal concerto di Bugo visto la sera prima e poi il gioco d’azzardo prima dell’imbarco… Poi le parole lasciano lo spazio ai disegni e qui Davide Toffolo con la penna, quasi distrattamente, ma è evidente che è un grande osservatore, fa una carrellata newyorkese di facce, di sguardi, di tipi rubati da Central Park a Coney Island. Manca solo la foto del graffito del Gorilla Bianco che ha pubblicato nel sito dei TARM. Qualcosa ha preso, qualcosa ha lasciato a NY.

Menzione storica:

1) Il secolo del Corriere dei Piccoli a cura di Fabio Gadducci e Matteo Stefanelli (Rizzoli)
2) La Fenice voll.7-8 di Osamu Tezuka (Hazard Edizioni)

3) La biblioteca di Gianni De Luca vol.1 (Black Velvet Editrice)

LORIS CANTARELLI (Fumo di china)

1) No pasarán vol.3 di Vittorio Giardino (Lizard)
Una conclusione attesa da anni, per un maestro riconosciuto a livello internazionale e una narrazione da incorniciare, in grado di annullare di botto tutti gli sproloqui sui graphic novel (spesso sedicenti tali) vecchi e nuovi. Un amore per i personaggi e un rispetto per i lettori da tenersi stretti stretti, per i momenti di magra. Rinfrescante.

2) Laika di Nick Abadzis (Magic Press)
Un curioso approfondimento tra le pieghe meno conosciute di una storia (apparentemente) nota a tutti e un altro bell’esempio per l’infinita versatilità del fumetto. Una sceneggiatura che mostra una sensibilità non comune, disegni delicati e sempre appropriati: una felice scoperta. Educativo.

3) Cronache birmane di Guy Delisle (Fusi orari)
Uno scenario da incubo ma quanto mai reale, un modo di vivere e di pensare che dimostra quanta strada deve ancora fare la lotta per i diritti umani, uno stile di reportage forse non strettamente giornalistico ma che sembra l’unico per farci entrare in un mondo alieno. Liberatorio.

4) Rughe di Paco Roca (Tunué)
Un argomento delicatissimo come l’Alzheimer e le case di riposo, per un genere abusatissimo come il racconto (auto)biografico. Una scommessa vinta con umiltà e delicatezza, per una riflessione attualissima sulla perdita della memoria. Geniale.

5) La nuova corazzata spaziale Yamato voll. 1-2 di Leiji Matsumoto (Hazard)
Il ritorno di una serie amatissima e un’immagine per certi versi mitica, correndo oltretutto il rischio altissimo di scadere nella più classica reunion per mera mancanza di idee e semplice volontà commerciale. Un risultato che forse puo’ deludere, ma che almeno evita le scorciatoie più banali. Consolante.

6) LMVDM di Gipi (Coconino Press)
Il miglior risultato raggiunto finora da un autore e uno stile forse fin troppo osannati (anche se meritoriamente). Una leggibilità sempre enorme e una messa a nudo (letterale) imbarazzante, nonostante argomenti privatissimi, narrati con dolce spudoratezza e discreta sfacciataggine. Irripetibile.

7) Batman / The Spirit: La convention del crimine di Jeph Loeb e Darwin Cooke (Panini Comics)
Un crossover inedito ma nemmeno tanto improbabile, condotto con perizia ma senza l’eccesso di timore reverenziale che avrebbe rovinato tutto. Un modo intelligente di riprendere un’icona del fumetto, per di più creata da un autore a cui intitolarono “premio Oscar” del medium, il modo migliore per lanciare una nuova serie di avventure. Nostalgico.

8) La brutta gente di ètienne Davodeau (Q Press)
La storia vera dei genitori dell’autore, che come nel Maus di Spiegelman riesce a vincere le loro comprensibili diffidenze e meraviglioso pudore fuori moda, per raccontare una crescita di consapevolezza ed emancipazione verso una vita più adulta… avvincendo il lettore, creando ritratti coinvolgenti e rileggendo la propria crescita artistica. Encomiabile.

9) Ballata per Fabrizio De André di Sergio Algozzino (BeccoGiallo)
Semplicità e poesia, profondità e leggerezza, affetto e nostalgia tutto in uno: una riunione teatralmente pirandelliana dei personaggi più famosi delle canzoni di De André (ma anche i meno avvezzi alla ribalta, nuvole comprese) per rendergli un omaggio inconsueto ma con il cuore. Confezione eccellente, sfizioso “dietro le quinte” su come si è sviluppato il lavoro. Emozionante.

10) Le avventure di Kiki de Montparnasse di José-Luis Bocquet e Muller Catel (Excelsior 1881)
Il perfetto romanzo storico a fumetti: il giusto grado di realtà e finzione nel descrivere la turbolenta vita di celebrità come Man Ray e la sua musa Alice Prin nella Parigi anni Venti, il coinvolgimento del lettore nelle vicende come se lo riguardassero direttamente, una sceneggiatura impeccabile, disegni piacevolissimi, un lettering adatto. Confezione elegante. Inappuntabile.

Menzione storica

1) Cittadini dello spazio di Roberto Bonadimani (Dada Edizioni)
Un modello per tutti: il recupero di un autore italiano con una sua opera introvabile da anni, una veste editoriale sontuosa che possa colpire anche al di fuori del fumetto, un restauro delle tavole e un’appendice di approfondimento da far invidia a colleghi editori ben più blasonati. Un esordio come meglio non si potrebbe. Esemplare.

2) La biblioteca di Gianni De Luca vol.1 (Black Velvet Editrice)
L’approccio ideale per una riproposta integrale di un Maestro assoluto del panorama italiano. Una storia di grido per gran parte del volume e una più stagionata in appendice, una copertina a effetto ma rispettosa dell’opera e dell’autore, redazionali opportuni (ricchi di dettagli introvabili) prima e dopo ciascuna delle due. Un gioiello da imitare. Paradigmatico.

3) Kamandi di Jack Kirby (Planeta eAgostini)
Uno delle saghe più gustose e divertenti realizzate dal Re dei comics supereroistici, in una smaccata rilettura degli scenari apocalittici del Pianeta delle Scimmie, capace d’inglobare gran parte della fantascienza da “cronache del dopobomba” (giusto per citare il Bonvi) e il miglior fumetto born in the USA, finalmente in un’unica soluzione editoriale. Peccato solo per l’assenza del colore (pur intrigante). Apocalittico.

GENNARO COSTANZO (Comic Us)

1) In Carne e Ossa di Koren Shadmi (Double Shot)
Quello di Shadmi è un mondo che rimane impresso al lettore, lo colpisce e lo stupisce con la sua ricchezza e la sua complessità. Allegorico, visionario e schietto, l’autore narra la realtà dei nostri giorni, rapporti fatti di carne e ossa, con uno stile inconfonibile da maestro del fumetto.

2) LMVDM di Gipi (Coconino Press)
Uno dei più grandi autori italiani si mette a nudo (letteralmente e metaforicamente) in un’opera cruda, poetica, ironica e sincera. Uno stile unico, quello di Gipi, nel narrare e illustrare personaggi e vicende in un’autobiografia unica nel suo genere.

3) Una lieve imperfezione di Adrian Tomine (BUR)
Il discriminato che diventa discriminatore è il protagonista del racconto di un Tomine attento ad ogni minimo dettaglio, ogni singola sfumatura. Una storia d’amore, di amori e di una vita che si scopre triste e sola. Lo smarrimento di una vita patetica secondo Tomine.

4) Rat-Man Collection n.66: La caduta di Leo Ortolani (Panini Comics)
Il Born Again made in Ortolani ci regala una delle migliori pagine del Ratto e, quando Leo colpisce, il fumetto italiano ringrazia. Popolare e autoriale mai riassunto così bene.

5) Topolino e il mondo che verrà – Casty (su Topolino nn.2721-4, Disney)
Il ritorno della Spia Poeta, in una storia in 4 parti scritta e disegnata da Casty. Difficile rimanere indifferenti quando una storia così bella ha per protagonista un’icona del calibro di Mickey Mouse.

6) Quattro dita di Rich Koslowski (Pro Glo)
Un (finto) documentario applicato al fumetto, corrosivo e originale come poche altre letture. Koslowski, completamente a suo agio, gioca con il lettore e con il mondo dell’animazione svelando un inquietante mondo nascosto. Da leggere.

7) Il Muro. Crescere dietro la cortina di Ferro di Peter Sìs (Rizzoli)
La libertà di espressione spiegata ai più piccoli. Attraverso la sua vita e la metefora del disegno e dei colori, Peter spiega ai figli la dura vita dietro la cortina di ferro con l’aiuto del suo magnifico stile.

8) Local di Brian Wood e Ryan Kelly (Double Shot)
In dodici capitoli, 12 tasselli della vita di Megan McKeenan. 12 instantanee che, come in un mosaico, compongono un’immagine di una vita che tenta ogni volta, ad ogni occasione, di ripartire solo per poi tornare dove tutto è iniziato.

9) Julia n.118: Sognare, forse dormire di Giancarlo Berardi, Maurizio Mantero e Laura Zuccheri (Bonelli)
In questo albo la creatura di Berardi, Julia, è disposta a rischiare grosso pur di scoprire la verità sottoponendosi ad allucinazioni volontarie. Un coraggioso racconto targato Bonelli, che dimostra, ancora una volta, la flessibilità del fumetto popolare italiano.

10) Criminal vol.1 di Ed Brubaker e Sean Phillips (Panini Comics)
Miglior serie del 2007, secondo gli Eisner Awards, Brubaker e Phillips dando senso all’etichetta stile Vertigo della Marvel, la Icon. Lo fanno con un noir sentito, riuscito nella narrazione e nei disegni.

Menzione storica

1) Tarzan di Burne Hogart (Planeta DeAgostini)

ALESSANDRO DI NOCERA (critico, giornalista)

1) La neve se ne frega di Casali – Camuncoli – Ruggiero (Panini Comics)
La filosofia del rocker: si nasce vecchi per morire giovani. E nel mezzo, c’é la necessità di lottare contro il Sistema. Anche se questo finirà inevitabilmente col sopraffarci. Da un romanzo di Luciano Ligabue, un adattamento a fumetti (ma la definizione è riduttiva) perfetto, calibratissimo, toccante. Casali, Camuncoli e Ruggiero costituiscono ormai un team creativo giunto alla piena maturità artistica.

2) Lost Girls di Alan Moore e Melinda Gebbie (Magic Press)
L’esplorazione della pornografia nelle sue potenzialità di medium completo. L’alto e il triviale che cercano un punto di contatto apparentemente impossibile da scovare. Apparentemente.
Alan Moore e Melinda Gebbie si gettano a capofitto in una materia incandescente, inclassificabile, discutibile a prescindere. Lost Girls rappresenta un atto di coraggio che da solo vale più di qualsiasi riuscita artistica.

3) Apocalisse ora! di Peter Bagge (Magic Press)
Non saranno un conflitto nucleare o una crisi economica fuori scala a distruggerci. Sarà la nostra stessa inettitudine da nerd frustrati che – combinata con l’atavico istinto alla sopravvivenza – si tradurrà in una regressione preistorica. Peter Bagge questo l’ha sempre saputo e il finale di Apocalisse ora! è agghiacciante nella sua semplicità: “Io do a te cibo per campare, tu fai scopare me con te. E affanculo il resto”.

4) Don Zauker : Secondo Avvento di Emilio Pagani e Daniele Caluri (su Il Vernacoliere, Mario Cardinali Editore)
Già il solo fatto di essere riusciti ad appropriarsi di un nome preesistente facendo dimenticare il personaggio al quale apparteneva in passato, renderebbe Pagani e Caluri meritevoli di un riconoscimento imperituro. Ma le torbide, esilaranti storie di Don Zauker vanno ben oltre la divertente e riuscita citazione: rappresentano una lettura vitale, indispensabile, catartica. Una boccata d’ossigeno in una realtà satura di miasmi mefitici.

5) Promethea vol.5 di Alan Moore e J.H.Williams III (Magic Press)
Il fumetto applicato a una personalissima, poderosa visione letteraria, filosofica e artistica. No, non stiamo affermando che Promethea è la risposta fumettistica alla Commedia di Dante. Il lavoro di Moore e J.H. Williams III è pop psichedelico che punta all’intrattenimento attraverso un percorso improntato su contenuti alti. Il risultato? L’ultima forma di “supereroismo puro” realmente ricercabile. Solo nella sfera del trascendente. Con buona pace dei “messia” Obama e Berlusconi.

6) The Punisher Max vol.10: Vedove Nere di Garth Ennis e Lan Medina (Panini Comics)
Garth Ennis – attualmente, il massimo scrittore anglosassone di narrativa hard-boiled a fumetti – imbastisce una storia del Punitore che si colloca a un ideale incrocio tra I Soprano, Sex & the City e Desperate Housewives. Detto così sembra un’immane cazzata. In realtà è una delle storie più crude, coinvolgenti e commoventi che ci sia capitato di leggere nel 2008. Fumetto mainstream che viaggia sui binari della perfezione.

7) Julia n.112: Abbraccio Mortale di Berardi, Calza, Foderà, Campi ( Sergio Bonelli Editore)
Il noir come raffigurazione tanto terribile quanto sincera della realtà che viviamo. Una banalità? Forse. Fatto sta che “Julia” resta il serial italiano più compiuto, rigoroso, qualitativamente costante degli ultimi vent’anni. Abbraccio Mortale è una storia abrasiva, spietata, ma altrettanto carica di umana pietà. Una storia che stringe il cuore, fa versare lacrime, spinge alla riflessione, sublimando la raffigurazione di una tragedia senza speranza.

8) Spider-Man: Back in Black di Straczynski, Garney e Rehinold: (“The Amazing Spider-Man” nn.539-543. In Italia su “L’Uomo Ragno nn.471-484/486, ottobre 2007-aprile/maggio 2008, Panini Comics)
I vecchi fan dell’Uomo Ragno, coloro che viaggiano verso la quarantina e hanno capito come va il mondo possono chiudere qui il loro rapporto con l’alter ego di Peter Parker. Nato dalla tragedia familiare di uno zio ucciso, vissuto tra naiveté e catastrofi personali, Spider-Man giunge a un punto di non ritorno. Back in Black fa piazza pulita degli ultimi scampoli di sogno supereroistico e ci ricorda che là fuori la realtà incombe. Fredda, aspra, brutale.

9) Batman: Il Clown di Mezzanotte di Grant Morrison e John Van Fleet (“Batman” n. 663. In Italia su “Batman” n.9, Planeta DeAgostini)
Non un fumetto, ma un corposo racconto illustrato inserito nella serie regolare originale “Batman”. Ed è un gran racconto: un thriller a orologeria che sfocia spesso e volentieri in abissi di puro terrore. Sequel ideale del The Killing Joke di Moore e Bolland più che di Arkham Asylum, Il Clown di Mezzanotte trascende la narrazione supereroistica, attirando il lettore nei meandri di un lucido delirio. Comune tanto al Joker quanto all’Uomo Pipistrello.

10) Un italiano, un francese, un americano di Bartoli e Carnevale (su Euracomix n. 234, Eura Editoriale)
Ci vogliono le palle per realizzare un fumetto in cui viene rappresentata la barzelletta del Fantasma Formaggino. Ed evidentemente Bartoli & Carnevale ce le hanno, visto che la barzelletta del Fantasma Formaggino ce la raccontano pari pari in tutta la sua scemenza. E, nel farlo, riescono pure a strappare una grassa risata. E a farci tornare bimbi per un delizioso attimo. Scanzonata incursione tra le incarnazioni dei luoghi comuni, in perfetto stile “John Doe”. Con omaggi sparsi a Fredric Brown e Pirandello.

Menzione storica

1) Gli Archivi di Spirit vol. 15 di Will Eisner (Kappa Edizioni)
Fumetto mainstream ad alto tasso di sperimentazione. Scuola insuperabile di tecniche di sceneggiatura, storytelling e illustrazione. Spirit, l’eroe mascherato più scombinato di sempre, contro Octopus, probabilmente il villain (qui alla sua prima apparizione) più misterioso della storia del fumetto statunitense. Siamo nel bel mezzo degli anni Quaranta e alla regia c’é un Will Eisner in piena esplosione creativa. Non c’é bisogno di dire altro.

2) Viaggio in Italia di Cosey (Planeta DeAgostini)
Uscito nel 1988 nella collana Air Libre della Dupuis, Viaggio in Italia è un gioiello sommerso che va riscoperto. Percorso di crescita, maturazione, disillusione, ricostruzione di un nucleo di amici colpito dalle traversie della vita. Un nuovo equilibrio, duramente conquistato, lascerà aperte diverse ferite. Se fosse un film, sarebbe una sceneggiatura di Truffaut affidata alla regia di Michael Cimino. Lo struggente finale si estrinseca attraverso un capolavoro di tecnica narrativa.

3) Babil Junior vol.7 di Mitsuteru Yokoyama (D/Visual)
Come rendere sempre interessante una serie pressoché interminabile di situazioni da assedio. Sontuoso e accattivante nel soggetto, semplice e dannatamente efficace nello sviluppo delle trame, inquietante e mai banale nell’evocazione delle atmosfere, forte di un ritmo velocissimo ma mai forsennato,.Babil Junior racchiude avventura, fantascienza, azione, mistero, suspense senza alcuna soluzione di continuità. E scusateci se è poco.

1) L’approdo di Shaun Tan (Elliot)
Più di Gipi. Perché questa straordinaria opera, oltre a rappresentare un’etica con cui mi trovo in sintonia, sta nella scia dove sono già passati Hugo Cabret e P-HPC. Il grande fumetto (se vogliamo chiamarlo così) non ha confini.

2) LMVDM di Gipi (Coconino Press)
Il caso dell’anno. L’autore in TV. Un’edizione anche per le edicole. Gipi si prende ancora una bella soddisfazione. Il lavoro merita. Ma sono anche i lettori ad essere diventati più disponibili. Forse perché ne parlano tutti? Beh, non fate gli snob e non fermatevi a Gipi. Fate che quelli dopo non debbano aspettare dieci anni come lui…

3) The Walking Dead vol.3 di Robert Kirkman, Charlie Adlard e Cliff Rathburn (SaldaPress)
Poteva essere un’americanata. Invece, proprio con questo terzo volume, si palesa una straordinaria rivisitazione del mito della frontiera e l’ossessione per il controllo del territorio. Uno dei lavori più rappresentativi degli Stati Uniti che si siano mai visti.

4) Rughe di Paco Roca (Tunué)
Brillante, delicato e commovente. Un bellissimo biglietto da visita per convincere “nuovi adepti” a leggere fumetti.

5) Metauro di Michele Petrucci (Tunué)
Tunué colpisce ancora, rilanciando un Petrucci ormai maturo e sicuro, nella sua opera più lunga. Ritornano i misteri, che appassionano il lettore e che lo conducono alla scoperta di un pezzo di storia antica. Un efficace biglietto da visita, in questo caso, con cui presentarsi nelle scuole. La divulgazione che non rinuncia allo stile.

6) Mecnavi. Ravenna 13 marzo 1987 di Leonardo Guardigli (Centro Fumetto “Andrea Pazienza”)
Mi perdonerete se inserisco un libro che ho pubblicato, ma qui c’é una rappresentazione della dignità del lavoro che meriterebbe più attenzione, anche per le soluzioni grafiche proposte. Certo l’autore deve ancora costruirsi. Ma intanto ha il coraggio di affrontare un tema che qui in Italia è ancora quasi un tabù. Purtroppo anche in certa sinistra…

7) I complotti notturni di David B. (Coconino Press)
Il mondo del sogno mi turba quasi quanto la morte. Ringrazio sempre David B per quello che mi regala in ogni suo libro. E poi c’é anche la sua arte raffinata.

8) In Carne e Ossa di Koren Shadmi (Double Shot)
Ok, ho scritto la prefazione… Mettiamola giù così: è una prova che l’ho letto! Questa antologia si sta conquistando un’ampia rassegna stampa. L’autore è originale. Utilizza il disegno come metafora e in genere colpisce nel segno. Se Walkin Dead ci racconta il fallimento sociale e organizzativo dell’occidente, questo ci visualizza il fallimento delle relazioni. Dagli Stati Uniti ad Israele, con noi a metà strada.

9) Sonno elefante. I muri hanno orecchie di Giorgio Fratini (Becco Giallo)
Non conoscevo l’autore. Lo stile è già personale. E finalmente lo sguardo si allarga anche a paesi considerati periferici come il Portogallo. Per questo, per stare nella penisola iberica, questo libro è più importante di No Pasaran, che invece rimane relegato nella sfera aurea della grande prova d’autore. Tanto eccellente quanto poco seminale. Per questo, dare fiducia ai nuovi autori è sempre più indispensabile.

10) La brutta gente di ètienne Davodeau (Q Press)
Erano in lizza per il decimo posto anche: Caro Babbo Natale, Quando tutto divento’ blu, American Born Chinese e La vergine del bordello. Per non parlare dei libri che possiedo ma che non ho ancora letto (scusate Sara & c.)… Preferisco invece contribuire a segnalare Davodeau, perché mi piacerebbe che avesse un corrispettivo italiano. Perché di “brutta gente” ce ne sarebbe molta anche da noi…

Menzione storica

PREMESSA
Qui sono stato severo. Non mi interessa se una riedizione colma un vuoto di anni e anni, ma si presenta con una veste scadente… Se i colori sono inaccettabili, la confezione disadorna o al contrario presuntuosa, e la cura redazionale assente, cavoli loro! Quei titoli nella mia classifica non metteranno mai piede!

1) La biblioteca di Gianni De Luca vol.1 (Black Velvet Editrice)
Ecco un autore che è opportuno tenere a scaffale. Ed ecco un editore che, ancora una volta, sa fare il suo mestiere.

Mi fermo qui. Non ritengo di dover segnalare altre opere. Certo l’antologia del Corriere dei Piccoli poteva meritare, ma una selezione di dieci numeri non riesce ad essere convincente e francamente, messa giù così, era una sfida impossibile. Gli Archivi di Spirit non sono certo una novità. Il lettering delle riedizioni di Toppi è imbarazzante. La cura dei volumi Planeta decisemante discutibile. Le riedizioni dei manga sono in genere un po’ troppo commerciali. E via discorrendo…

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