
“Non nevica sulla campagna per coprire la montagna, ma nevica perché le bestie feroci possano lasciare le loro tracce“.
(Proverbio bosniaco)
“TBC possiede l’arte di saper trascrivere l’amaro gusto della vita…”. Ha ragione il critico Zlato Dizdarevic quando parla di Tomaž Lavrič, non è una frase di circostanza, tanto per scrivere un’introduzione ad un volume assolutamente imperdibile. L’autore sloveno sa davvero descrivere le amarezze della vita, anzi fa di più: attraverso le amarezze, la disillusione ma anche l’umanità dei vari personaggi, Lavrič riesce a raccontare la guerra in Bosnia quasi senza spari o guerriglie varie ma solo con la complicità di uomini, donne e bambini protagonisti di questi nove racconti pieni di follia, umanità e ironia.
Perché alla fine una guerra assurda, come quella combattuta in Bosnia, può essere raccontata facendone vedere le gratuite quanto bestiali atrocità che solo i conflitti bellici possono generare ma può anche essere raccontata attraverso le persone comuni, quelle che vivono il conflitto con la stessa drammaticità di chi lo vive in prima linea.
Lavrič descrive la guerra con l’umore dei suoi personaggi e riesce a raccontare con grande originalità artistica e narrativa; valga per tutti il bellissimo racconto La Mosca in cui l’autore sa descrivere perfettamente l’assurdità politica che si nasconde dietro la guerra, ma senza usare la classica retorica già presente in altre opere del genere; lui racconta tutto questo sfoderando un’ironia che nella sua assurdità è maledettamente divertente.
Tomaž Lavrič non punta il dito contro qualcuno, non emette sentenze ma si limita a farci vedere gli effetti che una guerra sporca e ingiusta può avere sugli esseri umani; non vediamo azioni di guerra ma azioni ed emozioni di uomini che cercano di sopravvivere a tutto questo come nei racconti L’uccello, in cui un vecchio stanco e disilluso è costretto a un’azione disperata per procurare un po’ di cibo alla moglie malata, oppure Il mulo in cui TBC racconta la vita di due giovani amici tra turni di guardia in trincea, desiderio di evasione e spensieratezza, la quale, di fatto, dovrebbe rappresentare la loro unica preoccupazione.
Storie di ordinaria quotidianità in tempo di guerra in cui Lavrič esalta il suo modo di raccontare con uno stile grafico netto ed essenziale che sembra fondere la sintesi di Jaques Tardi con i giochi di luce di José Muñoz; esemplare in questo senso il racconto Il Cane, in cui l’autore creando un gioco di ombre e luci riesce a dare un senso quasi horror alla storia.
“Non è un conflitto tra nazioni o stati, né una guerra che si gioca sulla geostrategia o la politica, e neanche uno scontro tra eserciti e popolazioni civili…” dice Zlato Dizdarevic nella sua breve ma efficace prefazione al volume. “È un dramma assurdo che ha colpito l’uomo in quanto individuo. È il trionfo dell’irrazionalità, degli istinti primitivi e del cinismo. È una guerra contro l’individuo ed i suoi diritti a rimanere unico e distinto. È l’imbecillità collettiva e la sua violenza che si abbattono contro l’umanità“.
Affermazioni queste che trovano piena conferma nel lavoro di Tomaž Lavrič; un insieme di storie che hanno per trait d’union l’assordante suono di un caccia bombardiere americano che compare nei cieli in quasi tutte le storie, tra la rabbia di alcuni: “FIGLIO DI UN CANE…!” e l’euforia di altri: “Portatemi con voi in America, sono uno dei vostri!! Lanciateci Sharon Stone…” a testimonianza di una rassegnazione ma anche di una gran voglia di mettere la parola fine a una guerra del tutto irrazionale.
Curiosità
I racconti che formano il volume consigliato sono: Il pesce, La vipera, La mosca, L’uccello, Il cane, Il mulo, Il porco, La gatta, Il topo. Racconti di Bosnia ha vinto il Grand Prix al Festival di Sierre (Svizzera) e il Lion D’Argent a Bruxelles.
L’opera è dedicata al giornalista e fumettologo Ivo Standeker, amico dell’autore, rimasto ucciso a Sarajevo.
Edizione consigliata
Una bella edizione questa realizzata dalla Magic Press, in puro stile francese: cartonato di grande formato, buona stampa patinata in bianco e nero. Esiste anche una versione brossurata, in formato più piccolo e quasi introvabile, sempre ad opera di Magic Press.
Prefazione del giornalista Zlato Dizdarevic.