Racconti di bosnia

Tomaž Lavrič (TBC) – Racconti di Bosnia

11 Maggio 2019
Uno dei conflitti più assurdi del XX viene raccontato da TBC quasi senza far vedere spari o azioni militari ma solo attraverso una serie di personaggi che conquistano il lettore per umanità, ironia ed amarezza. E il disegno dell'autore sloveno è caratterizzato da un sapiente uso del bianco e nero.
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Magic Press, 2000 (Slovenia, Fables de Bosnie, 1998)

Non nevica sulla campagna per coprire la montagna, ma nevica perché le bestie feroci possano lasciare le loro tracce“.
(Proverbio bosniaco)

Tomaž Lavrič in arte TBC.

“TBC possiede l’arte di saper trascrivere l’amaro gusto della vita…”. Ha ragione il critico Zlato Dizdarevic quando parla di Tomaž Lavrič, non è una frase di circostanza, tanto per scrivere un’introduzione ad un volume assolutamente imperdibile. L’autore sloveno sa davvero descrivere le amarezze della vita, anzi fa di più: attraverso le amarezze, la disillusione ma anche l’umanità dei vari personaggi, Lavrič riesce a raccontare la guerra in Bosnia quasi senza spari o guerriglie varie ma solo con la complicità di uomini, donne e bambini protagonisti di questi nove racconti pieni di follia, umanità e ironia.

Perché alla fine una guerra assurda, come quella combattuta in Bosnia, può essere raccontata facendone vedere le gratuite quanto bestiali atrocità che solo i conflitti bellici possono generare ma può anche essere raccontata attraverso le persone comuni, quelle che vivono il conflitto con la stessa drammaticità di chi lo vive in prima linea.

Splendida tavola in bianco e nero tratta dal racconto Il cane.

Lavrič descrive la guerra con l’umore dei suoi personaggi e riesce a raccontare con grande originalità artistica e narrativa; valga per tutti il bellissimo racconto La Mosca in cui l’autore sa descrivere perfettamente l’assurdità politica che si nasconde dietro la guerra, ma senza usare la classica retorica già presente in altre opere del genere; lui racconta tutto questo sfoderando un’ironia che nella sua assurdità è maledettamente divertente.

Tomaž Lavrič non punta il dito contro qualcuno, non emette sentenze ma si limita a farci vedere gli effetti che una guerra sporca e ingiusta può avere sugli esseri umani; non vediamo azioni di guerra ma azioni ed emozioni di uomini che cercano di sopravvivere a tutto questo come nei racconti L’uccello, in cui un vecchio stanco e disilluso è costretto a un’azione disperata per procurare un po’ di cibo alla moglie malata, oppure Il mulo in cui TBC racconta la vita di due giovani amici tra turni di guardia in trincea, desiderio di evasione e spensieratezza, la quale, di fatto, dovrebbe rappresentare la loro unica preoccupazione.

La politica e gli accordi di pace per certi uomini valgono poco…

Storie di ordinaria quotidianità in tempo di guerra in cui Lavrič esalta il suo modo di raccontare con uno stile grafico netto ed essenziale che sembra fondere la sintesi di Jaques Tardi con i giochi di luce di José Muñoz; esemplare in questo senso il racconto Il Cane, in cui l’autore creando un gioco di ombre e luci riesce a dare un senso quasi horror alla storia.

Non è un conflitto tra nazioni o stati, né una guerra che si gioca sulla geostrategia o la politica, e neanche uno scontro tra eserciti e popolazioni civili…” dice Zlato Dizdarevic nella sua breve ma efficace prefazione al volume. È un dramma assurdo che ha colpito l’uomo in quanto individuo. È il trionfo dell’irrazionalità, degli istinti primitivi e del cinismo. È una guerra contro l’individuo ed i suoi diritti a rimanere unico e distinto. È l’imbecillità collettiva e la sua violenza che si abbattono contro l’umanità.

Affermazioni queste che trovano piena conferma nel lavoro di Tomaž Lavrič; un insieme di storie che hanno per trait d’union l’assordante suono di un caccia bombardiere americano che compare nei cieli in quasi tutte le storie, tra la rabbia di alcuni: “FIGLIO DI UN CANE…!” e l’euforia di altri: “Portatemi con voi in America, sono uno dei vostri!! Lanciateci Sharon Stone…” a testimonianza di una rassegnazione ma anche di una gran voglia di mettere la parola fine a una guerra del tutto irrazionale.

Spensieratezza e allegria nei due giovani protagonisti del racconto Il mulo.

Curiosità

I racconti che formano il volume consigliato sono: Il pesce, La vipera, La mosca, L’uccello, Il cane, Il mulo, Il porco, La gatta, Il topo. Racconti di Bosnia ha vinto il Grand Prix al Festival di Sierre (Svizzera) e il Lion D’Argent a Bruxelles.
L’opera è dedicata al giornalista e fumettologo Ivo Standeker, amico dell’autore, rimasto ucciso a Sarajevo.

Edizione consigliata

Una bella edizione questa realizzata dalla Magic Press, in puro stile francese: cartonato di grande formato, buona stampa patinata in bianco e nero. Esiste anche una versione brossurata, in formato più piccolo e quasi introvabile, sempre ad opera di Magic Press.
Prefazione del giornalista Zlato Dizdarevic.

Nedeljko Bajalica

Nedeljko Bajalica

(Collaboratore esterno) Ned nasce in Svizzera nel 1975 ma si trasferisce subito a Lecce dove scopre il fumetto dopo la metà degli anni '80 innamorandosi di un autore folle che risponde al nome di Jacovitti. All'inizio degli anni '90 si trasferisce a Roma per frequentare la Scuola Internazionale di Comics; nel 1992 conosce il suo idolo, Jacovitti. Gli fa vedere i suoi disegni e dopo un paio di giorni il grande cartoonist lo chiama per affidargli alcuni suoi lavori da inchiostrare. Inizia così una collaborazione con Jacovitti che durerà quasi cinque anni e in cui Ned ha il privilegio di disegnare salami, vermi, dadi, illustrazioni e naturalmente Cocco Bill.
Dopo la morte di Jacovitti avvenuta nel 1997 Ned inizia un periodo di ferma volontaria, si trasferisce a Milano e ritornerà nel mondo dei comics esordendo come autore completo con il fumetto “Ci vediamo domani” edito dalle Edizioni BD. Nel frattempo lavora per la corporation Zara per cui realizza una serie di strip per la loro rivista di moda IN.
Dopo una breve pausa a Belgrado, ritorna a Lecce dove vive, disegna e tiene il corso di fumetto Comic Author In The Spotlight.

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