“Voi li impiombate: io li sotterro”
(scritta sull’insegna del negozio di Claude Clay, becchino di Grimy Gulch)
Non ho mai nutrito particolare simpatia per le collane a fumetti targate Oscar Mondadori.
Formato piccolo, carta e stampa non proprio da manuale ma soprattutto il rimontaggio di strisce e tavole per adattare l’opera al formato tascabile.
È come se prendessimo una riproduzione di un dipinto di Hopper e la dividessimo in due, per adattarlo alla nostra parete. Assurdo non vi pare?
Eppure negli anni ’70 gli editori italiani pare che lo avessero come vizio quello di adattare il lavoro di grandi cartoonist ai loro formati tascabili; leggevi e dovevi intuire dove finiva una striscia e dove iniziava l’altra. Oggi per fortuna è il formato di stampa che si adatta al lavoro degli autori, così autori come Shulz hanno le loro strisce riproposte nel formato orizzontale.
Altri invece sono rimasti un po’ nel dimenticatoio (proprio come i vecchi fumetti inscatolati in soffitta) e quindi bisogna recuperare quelle famigerate edizioni tascabili.
Tumbleweeds (da noi ribattezzato Colt) veniva pubblicato sul periodico quindicinale Eureka dell’editore Corno, che dedicò al personaggio qualche volume tascabile, ma l’edizione da me scelta è quella “famigerata” (ma oggi affascinante) della collana Oscar Mondadori. L’ho prediletta in quanto il montaggio di vignette non è poi così malvagio ma soprattutto per la bellissima prefazione di Carlo della Corte che impreziosisce il volume.
E poi, naturalmente, l’ho scelta per la qualità della strip e del suo artista, Tom K. Ryan, americano nato ad Anderson nell’indiana nel 1926 che con questa sua unica strip affermò il suo talento umoristico e artistico.
Le strisce furono pubblicate a partire dal 1965 e vedevano protagonista Colt, un cowboy pigro e inetto letteralmente coperto da un grosso cappello tipo sombrero, che passa le sue giornate nella classica cittadina del west, Grimy Gulch, assieme al suo fido cavallo Epic, che di epico ha solo il nome essendo tutto coda e criniera, masticatore di tabacco e un tempo gloria dell’esercito e da questo espulso per scarsa combattività.
Ma i personaggi di contorno non sono da meno: la zitella Hildegar Hamhochker, il vice sceriffo Knuckles, il colonnello Fluster, il giudice Frump, il baro Ace, il becchino Claude Clay e una strampalata tribù indiana in cui spiccano Limpida Lucertola e In bocca al lupo.
Si ride e basta con le strip di Colt, perché Ryan non vuole far altro con il suo lavoro: divertire il lettore senza alcuna pretesa di lanciare messaggi. Un compito che gli riesce perfettamente. Se la strip fosse priva di dialoghi, farebbe ridere ugualmente non fosse altro che per le caratterizzazioni artistiche di tutti i personaggi, che sembrano quasi nascondersi sotto quegli enormi cappelli, quasi a vergognarsi d’essere quello che sono: scaltri abitanti di una cittadina che è l’esatto contrario del grande paese che rappresentava il sogno americano.
Nelle strisce di Ryan non c’è nessun sogno, ma semplicemente il gusto di raccontare la verità senza nessuna ambizione di realismo, riportando, come dice giustamente Carlo Della Corte nella sua introduzione, “il western alla sua verità: un mondo contadino, un po’ sfatto e grezzo” in cui il protagonista ci appare non come uno smidollato eroe ma addirittura come lo scemo del villaggio. E forse per questo ci è simpatico fin dalla prima lettura.
Sfogliando La vita dura del dolce Far West, oltre a leggere e ridere alle battute di Ryan, amo osservare le sue caratterizzazioni artistiche. Perché se, da un lato, l’autore vuole solo far ridere, dall’altro sfodera una sintesi artistica che personalmente mi lascia a bocca aperta: oltre ai personaggi (come dicevo prima tutti memorabili) osservate le diligenze, il saloon, la bottega del becchino, la prigione, la banca, i fortini, le tende indiane e soprattutto i bellissimi cappelli che ricoprono letteralmente tutti i suoi personaggi. Tutto realizzato con un’immediatezza che ben si sposa con i protagonisti della strip.
Mi piacciono i cowboy comici: adoro Cocco Bill, Lucky Luke, Pedrito e Catfish. Mi diverto con i western umoristici di Lino Landolfi.
Ma Colt e il suo west povero e strampalato, fatto di perdenti senza arte né gloria, avrà sempre un posto d’onore nella mia biblioteca.
Curiosità
Jim Davis, futuro creatore di Garfield, è stato assistente di Ryan nella realizzazione di Colt.
Edizione consigliata
Come dicevo prima l’edizione non è certo da manuale dell’editoria ma la prefazione del critico Carlo della Corte è molto bella e impreziosisce il volume.
Altre edizioni
L’Editoriale Dardo ha pubblicato tre libri su Colt: 45 colpi di Colt, Il Colt più scalcinato del west e Colt 192. Inoltre sempre la Dardo ha pubblicato il presentato dalla zitella Hildegar Hamhochker.