Toffolo e la Cumbia: frammenti di un ritmo sconosciuto

Toffolo e la Cumbia: frammenti di un ritmo sconosciuto

"Il cammino della Cumbia" è il nuovo lavoro di Davide Toffolo per Oblomov Edizioni, sospeso fra viaggio iniziatico nel ritmo ancestrale del Sudamerica, documentario a fumetti e piccola enciclopedia empirica.

La nuova opera di Davide Toffolo, Il cammino della Cumbia (Oblomov Edizioni), sfugge a ogni catalogazione: è un fumetto ma anche un piccolo saggio, è un documentario (seppur di carta) ma anche una breve enciclopedia musicale. Tutti questi aspetti si possono ritrovare nel libro del fumettista/cantante di Pordenone, tutti questi e neppure uno definito né definitivo.

Già il fumetto in sé non ha una conclusione (aspettiamo il seguito) e già è stato pubblicato a puntate -a frammenti – su Linus: entrambe queste cose però poco o nulla tolgono all’impianto generale.

Il documentario a fumetti del viaggio di Toffolo e compagni (ovvero l’Istituto Italiano di Cumbia) attraverso il Sudamerica, e più precisamente dall’Argentina alla Colombia, non è per  nulla rigoroso  così come il piccolo saggio sulla Cumbia e i suoi interpreti non è di certo esaustivo. E nemmeno pretende di esserlo.

Il solo punto fermo che abbiamo è il genere musicale al centro dell’indagine, la Cumbia appunto, un ritmo nato in Colombia cinque secoli fa dall’incontro della cultura indigena con quella africana degli schiavi e con  quella spagnola dei Conquistadores.

Quest’atmosfera di precarietà si respira sin dalle prime pagine, dove troviamo un Toffolo (o meglio, il suo alter-ego di carta) a testa in giù perché la Cumbia lo ha letteralmente ribaltato, e si intensifica nella ricerca rabdomantica e fortuita degli incontri lungo il viaggio dei nostri e nella sua narrazione.

Probabilmente chi è già fan dell’autore non sarà nella sua confort zone, almeno non del tutto e allo stesso modo chi ha incontrato quest’opera a puntate su Linus e che magari conosce poco o nulla del resto della  produzione dell’artista potrebbe averla scartata per eccessiva specificità della materia narrata o, appunto, per frammentarietà narrativa.

A ciò va aggiunto lo stile di disegno, a tratti molto differente dal solito: quasi tutte le vignette di questo cammino musicale, che per la maggior parte contiene ritratti realistici di persone esistenti, hanno l’impostazione della fotografia, come se Toffolo avesse continuamente realizzato scatti col suo cellulare durante tutto il viaggio, contribuendo così a dare l’effetto del reportage (da qui anche l’idea di documentario che l’opera evoca).

Fondamentale poi è l’appendice del volume intitolata Personaggi in ordine di apparizione, dove tutti coloro che vengono raffigurati o nominati nel racconto sono presentati tramite una foto e una breve descrizione. Una lettura che consulta spesso questo indice dei personaggi ne guadagna moltissimo, ricevendo informazioni su nomi o volti che altrimenti passerebbero troppo velocemente sotto gli occhi del lettore e su riferimenti a volte solo suggeriti, a volte totalmente incomprensibili  per chi non ha conoscenze così specifiche sull’argomento.

A parere di chi scrive per apprezzare davvero questo libro, o meglio, per tentare di apprezzarlo nella sua totalità, è necessario fare dunque un po’ di ricerche che permettano l’accesso al contesto raccontato e ascoltare tanta musica che lo approfondisca e in definitiva lo schiuda. E, come si è detto, fare avanti e indietro dall’indice in fondo al volume per sapere con chi “stai parlando” in quel momento attraverso i disegni e le parole di Toffolo.

Sia chiaro che tutto ciò, pur facendo perdere al libro in leggibilità immediata gli fa invece acquistare in valore di studio e di opera divulgativa nel più vasto e migliore dei significati, dove chi legge diviene parte attiva della materia narrata e si muove attraverso ricerche autonome e potenzialmente infinite.

A questo punto dell’operazione, che ormai è andata ben oltre il semplice leggere un fumetto, il libro  dell’Allegro Ragazzo Morto acquista notevolmente di interesse e soprattutto apre e svela mondi e nuove vie per chiunque abbia voglia di farsi coinvolgere. È il reportage non solo di un viaggio ma di un intero movimento e di molte comunità differenti riunite tutte dal grande tamburo zoppo della Cumbia.

Di certo non è un fumetto immediato né punk, come invece lo sono in gran parte le canzoni dell’artista e come Toffolo stesso sostiene sia in certo modo la Cumbia.

Non si può partire sprovveduti per questo viaggio: è  necessario cominciare dall’inizio e anzi, questo inizio bisogna andarlo a cercare.

È il 2002. I Tre Allegri Ragazzi Morti (la rock band di cui Toffolo è autore, cantante e chitarrista) va in Sudamerica per una tournée e a Buenos Aires scocca l’amore per la Cumbia.

Passano gli anni e arriviamo al 2016, quando il gruppo pubblica il brano In questa grande città (la prima Cumbia), cantata con Jovanotti e, nei desideri di Toffolo, canzone ammiraglia del nuovo movimento italiano legato a questo ritmo. In realtà, a dispetto del titolo, come Toffolo stesso ammette, la loro non è “la prima”: Adriano Celentano aveva già cantato un brano scritto da Jovanotti intitolato La Cumbia di chi cambia, ma poco importa.

L’importante è la nascita nel 2017 dell’Istituto Italiano di Cumbia e la pubblicazione nel maggio dello stesso anno della sua prima compilation per l’etichetta La Tempesta Sur, ramo de La Tempesta Dischi, co-fondata da Toffolo stesso, dedicato non tanto ai sud del mondo quanto alle musiche dell’altro emisfero, quello dove tutto, dalle stelle alle stagioni alla direzione dell’acqua nello scarico del wc, è ribaltato.

Istituto Italiano di Cumbia Vol. 1 è di fatto la prima testimonianza a livello nazionale dell’esistenza di un movimento dedito al ritmo colombiano nello Stivale (che risponde alla stessa febbre che sta colonizzando anche il resto dell’Europa) e di molti validi musicisti che lo suonano e reinterpretano a “nostro” modo.

Per Toffolo e compagni (nel fumetto la speaker Paulonia Zumo e il DJ e grafico Nahuel Martinez) questa musica poi è molto di più di un semplice ritmo da interpretare, suonare o ballare. È una riconnessione con lo spirito selvaggio e antico che è in noi. Lo spirito della selva che ci anima. La Cumbia non si suona e non si balla bene o male. Si suona e si balla e basta.

Non esiste la ricerca della bellezza”, gli dirà durante il viaggio King Coya (DJ e “Maestro” della Cumbiatron, ultima evoluzione elettronica del genere) mentre assume le fattezze di un lama, “chi canta la Copla lo fa per essere parte della natura, per tornare alla grande madre tierra, come uno dei suoi suoni”.

Con King Coya e Villa Diamante (altro DJ e fondatore della ZZK Records, la più importante etichetta di Cumbia elettronica), nel settembre 2018, L’Istituto Italiano di Cumbia, produce poi il brano La Cumbia del Naviglio e pubblica un Vol. 2 della sua compilation di artisti italiani. Fra il Vol. 1 e il Vol. 2, ovvero nel gennaio-febbraio del 2018, sta il viaggio di Toffolo e compagni alla ricerca delle radici di questo ritmo.

Il libro-cammino sia apre allora con la partenza da Roma per arrivare a Buenos Aires in Argentina e poi a Salta, ai piedi delle Ande, per poi spostarsi in treno, in un viaggio infinito e magico verso Oruro, a tremila metri, nel cuore ancestrale della Bolivia e infine per ridiscendere a Lima, in Perù.

Il racconto del viaggio per ora si ferma qui e la parte più interessante e coinvolgente, per quanto riguarda la narrazione pura, sta nel centro, quando Davide, Paulonia e Nahuel arrivano a Oruro, luogo magico e famoso per il suo carnevale visitato, secondo i nativi, da numerosi spiriti. Qui il libro intero ha il suo momento più alto, con il mal d’altura che colpisce il protagonista, i problemi di relazione fra Davide e Paulonia che diventano espliciti (sono un sottotesto fin dall’inizio) e la rappresentazione di vari personaggi e spiriti del folklore boliviano.

Non c’è da trascurare, in ultimo, l’utilizzo del colore: l’intero volume è infatti colorato con la tecnica della stampa litografica (o con la riproduzione digitale della stessa), quella dei comics americani dagli anni ’60 fino ai ’90, per intenderci.

Questo contribuisce a dare un impianto fortemente lisergico e visionario al volume e aumenta la sensazione di spaesamento di cui si parlava all’inizio. Il lettore si trova così in un Sudamerica contemporaneo colorato come un’America di cinquant’anni fa. L’aspetto iniziatico e onirico del viaggio viene sottolineato e reso predominante e la dicotomia fra le immagini realistiche e la colorazione pop (e quindi più che mai di finzione) contribuisce a rendere “trip” il viaggio e a ipnotizzare.

Questa colorazione sembra anche suggerire un richiamo al sense of wonder che i fumetti a cui si riferisce portavano con sé e probabilmente alla meraviglia che l’autore ha provato lungo il viaggio e attraverso le sue scoperte musicali.

Ci sono anche due specifici riferimenti/citazioni ai supereroi Marvel che portano in questa direzione: El Remolόn (altro DJ importantissimo, nel libro definito “sciamano”) viene raffigurato con gli abiti di Doctor Strange e due pagine verso la fine del volume sono la riproduzione di un passaggio del primo numero de Gli Eterni di Jack Kirby con Davide, Paulonia e Nahuel rispettivamente nei panni di Ikaris, Margo e Damian. Toffolo sembra dunque essere pronto per scoprirsi un Eterno, figlio dei Celestiali déi della Cumbia.

Alla fine di questo viaggio, se fatto come suggerito, ovvero andando a inseguire tutte le diramazioni di ricerca suggerite dal libro e ascoltando almeno un brano di tutti gli autori e musicisti rappresentati, la sensazione è davvero quella di un trip da acido. Un assedio mentale ed emotivo direttamente dal Sudamerica, una colonizzazione culturale di ritorno.

Forse l’intento di Davide Toffolo era davvero quello di consegnare al lettore un po’ dell’iniziazione selvaggia che lui ha ricercato nei ritmi della Cumbia o forse, semplicemente, Il cammino della Cumbia è solo il resoconto artistico di una grande passione. Di certo questo libro è qualcosa di molto interessante, molte cose a dire il vero: uno strumento fatto di pagine e colori, un link per il multiverso della musica sudamericana, un sentimento a fumetti e tante, tantissime canzoni.

Vera è, al di là di tutto, la grandezza della Cumbia, ritmo zoppo, indigeno e magico che travolge e si attacca all’anima con la sua semplicità antica.

Abbiamo parlato di:
Il cammino della Cumbia
Davide Toffolo
Oblomov, 2018
218 pagine, brossurato, colori – 20,00 €
ISBN: 9-788885-621459

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