“Sono sempre stato una nullità. Da bambino mia madre mi scambiava sempre per mio fratello anche se ero figlio unico. Quindi non ero neanche unico. D’altronde mia madre crede ancora oggi che sia mio fratello, il figlio unico”
(da Memorie dall’invisibile)
Alla fine degli anni ’90 il Centro Fumetto Andrea Pazienza pubblicò in un volume la sceneggiatura di Memorie dall’invisibile. Michele Ginevra, responsabile del centro, mi regalò il libro dicendomi che la lettura della sceneggiatura della storia di Tiziano Sclavi era bella quasi come leggerne il fumetto. Onestamente fui scettico ma volli seguire il consiglio datomi. Leggere una sceneggiatura non è come leggere un romanzo; esistono note, descrizioni, che possono “distrarre” il lettore dalla storia. Non fu così per Memorie dall’invisibile. Quando finii di leggere l’ultima pagina rimasi ubriaco una seconda volta. La prima, fu quando lessi l’ormai lontano numero 19 della collana Dylan Dog.
Da quel giorno conservai la sceneggiatura nella mia libreria, accanto ai libri di Pavese, Joyce, Celine e Lovecraft e per me non ci furono più dubbi: Memorie dall’invisibile non è solo un capolavoro del fumetto ma è una delle più grandi opere letterarie del ‘900. Sembra quasi incredibile che un simile prodigio sia uscito nelle edicole in quel lontano aprile del 1988, quando ancora Dylan Dog non era diventato il grande fenomeno mediatico che invaderà gli anni ’90; o forse non è strano, se pensiamo che parecchi capolavori letterari uscirono a puntate su riviste popolari (mi vengono in mente I Miserabili di Victor Hugo e I misteri di Parigi di Eugène Sue) per poi essere pubblicati in bei volumi, immancabili in ogni biblioteca che si rispetti.
Invece il capolavoro scritto da Tiziano Sclavi e disegnato da Giampiero Casertano, almeno fino ad un paio d’anni fa, non ha avuto un’edizione in volume che rendesse giustizia a una delle storie a fumetti più importanti degli ultimi trent’anni. Né la Mondadori, che pur avendo ristampato le storie degli eroi Bonelli in bei volumi cartonati di grande formato ha relegato questa storia solo in albi contenitori (vedi altre edizioni), né la Bao Publishing, che ha ristampato in edizioni di prestigio diverse storie di Dylan Dog, le hanno mai concesso una bella edizione. Per fortuna la Sergio Bonelli Editore nel 2017 diede il via, grazie all’attuale curatore dell’indagatore dell’incubo Roberto Recchioni, ad una singolare ristampa di tutte le storie di Dylan unicamente scritte da Tiziano Sclavi, in una bellissima edizione cartonata che finalmente rendono giustizia a storie come Morgana, Dopo mezzanotte e via dicendo. Ma il nostro cuore, o quantomeno il mio, rimane legato all’amore impossibile tra Dylan e Bree.
Non ci sono dubbi sul fatto che Memorie dall’invisibile sia tutt’oggi la miglior storia di Dylan Dog; alcune sono divenute veri e propri successi commerciali (Il lungo addio, Johnny Freak), ma nessuna è riuscita a eguagliare l’amore, la poesia, la narrazione e la sensibilità di questo capolavoro. Tutto, una volta letto, resta impresso nella memoria: il bellissimo inizio, in cui un signor “Nessuno” introduce la storia raccontandosi con disarmante onestà, la storia d’amore impossibile tra la prostituta (pardon: libera professionista) Bree e Dylan, l’assassino senza volto e impermeabile bianco che si aggira con la leggerezza di una piuma in una Londra notturna, l’omicidio di un cliente in una sequenza che omaggia Edward Hopper, il suicidio dell’uomo invisibile; praticamente ogni vignetta assume un ruolo ben preciso agli occhi del lettore che con Memorie dall’invisibile assiste a una vera e propria metamorfosi del fumetto popolare in fumetto “d’autore” (le virgolette sono d’obbligo) molto più che le varie opere esposte in bell’evidenza nelle librerie.
Sclavi e Casertano raccontano questa storia con la grazia di chi sta realizzando qualcosa d’irripetibile. Perché è questo il giusto aggettivo per quest’opera. Irripetibili le parole di Sclavi, da applauso i disegni di Casertano che proprio con il geniale scrittore formerà un duo che che sfornerà altri capolavori come l’ironico Dopo Mezzanotte e lo struggente La casa degli uomini perduti in cui l’artista milanese raggiungerà il suo apice artistico.
Ma l’emozionante viaggio che inizia in una Londra piovosa e termina con dei raggi di sole che illuminano il malinconico antieroe più famoso del fumetto italiano resterà per sempre unico e, appunto, irripetibile.
Edizione consigliata
Come dicevo è davvero bella questa nuova collana ideata da Roberto Recchioni: l’albo si presenta in una bellissima veste grafica, correlata da introduzioni e apparati critici a cura delle stesso Recchioni e di Marco Nucci. Ma la vera sorpresa è la stampa a colori con effetto retrò-retinato che da al volume un vero tocco di classe e soprattutto fa della serie Il Dylan Dog di Tiziano Sclavi, un’opera assolutamente da collezionare.
Altre edizioni
Memorie dall’invisibile è stata ripubblicata in varie raccolte-contenitori: Tutti gli incubi di Dylan Dog (collana Oscar Mondadori, 1991), Tre passi nell’incubo (Mondadori ragazzi, 2006), Dylan Dog (collana Grandi libri Mondadori) e nella serie “Collezione storica a colori – I fumetti di Repubblica. Nel 2013 la Rizzoli – Lizard ha inserito Memorie dall’invisibile nel volume Gli archivi Bonelli – Tiziano Sclavi. Come accennavo all’inizio, imperdibile il volume pubblicato nel 1995 dal Centro fumetto Andrea Pazienza Memorie dall’invisibile – la sceneggiatura.
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Nerio Zonca
13 Agosto 2023 a 21:05
La prima parte è folgorante, per inventiva e poesia, poi comincia a indebolirsi, con un dylan dog che diventa imbecille gridando cone un ossesso che vuole sposare una prostituta vista tre volte tre!
E poi il secondo assassino ( quello che cerca di uccidere bree) che c’entra? Perché è proprio appiccicato con la colla, spunta dal nulla, sensa senso, perché allora in quest’ottica potrebbero esserci anche altri 6 o 7 di assassini emulatori… quella è un esagerazione stonatissima che fa calare la storia, che nel finale va fin troppo veloce perdendo l’ottima introspezione che aveva caratterizzato l’inizio..
Ottimo nella prima parte ma poi troppa esagerazione senza senso…senza equilibrio non c’è capolavoro…