“Andare nello spazio non è mai una buona idea“: questa affermazione può richiamare alla mente di un appassionato di fumetti supereroistici le origini dei Fantastici Quattro, la prima famiglia della Casa delle Idee.
Non sarebbe totalmente fuori strada, perché si tratta di una citazione estrapolata dal primo volume di The Terrifics, edito negli Stati Uniti da DC Comics e pubblicato in Italia da RW Lion, nel quale troviamo un eterogeneo e bizzarro quartetto alle prese con i misteri dell’universo, per la precisione del multiverso oscuro introdotto da Scott Snyder in Dark nights: metal. La lettura di questa storia, seppure propedeutica, non è essenziale perché gli autori Jeff Lemire e Ivan Reis si impegnano per rendere il tutto comprensibile riannodando brevemente i fili con la trama madre.
La nuova serie fa parte dell’iniziativa The new age of heroes che sin da subito è parsa giocare sulle analogie con i personaggi della Marvel Comics, con l’intento da parte della DC di inserire nel proprio universo supereroistico alcuni eroi con caratteristiche che mancavano nel parterre della casa editrice: il risultato ha un sapore decisamente derivativo, visto che se i Terrifcs richiamano i Fantastici Quattro, Damage ricorda Hulk, The Silencer si accosta al Punisher e Sideways riprende alcuni elementi sostanziali di Spider-Man.
È risaputo che lo sceneggiatore canadese ha particolarmente a cuore il concetto di famiglia in tutte le sue declinazioni e che non perda occasione per “personalizzare” in questo senso i propri lavori. Anche nei primi quattro capitoli dell’opera in questione si rintraccia tale segno distintivo, più precisamente nei termini della formazione coatta di un gruppo che arriva progressivamente a connotarsi come un nucleo familiare.
Dopo un’avventurosa incursione nel multiverso oscuro, Mister Terrific, Metamorpho, Plastic Man e Phantom Girl si ritrovano interconnessi e costretti a restare vicini se non vogliono esplodere in un lampo di energia. Costruiti sulla base di pochi tratti ben definiti, i caratteri sono facilmente riconoscibili: notiamo subito, rispettivamente, il genio freddo e distaccato, spesso scorbutico; il forzuto, inarrestabile braccio armato dalla mente della squadra; il comico pasticcione e, infine, la damigella in pericolo. Si potrebbe parlare di stereotipia se Lemire non problematizzasse la ragazza intangibile, ricorrendo a un altro dei motivi a lui cari: la nostalgia.
Separata dalla propria famiglia d’origine, bloccata per dieci anni in una dimensione sconosciuta nella quale perde la propria corporeità, Lynnia Wazzo vuole tornare a casa e desidera poter interagire con le persone come un tempo. È lei che tiene saldo il gruppo al di là della necessità di restare in vita; è lei che cerca di entrare nella mente di Mister Terrific per dare un senso a quella sua espressione perennemente triste; ancora, è lei che vive il dramma del ricongiungimento e della perdita.
Se ci limitassimo a mettere in luce la sofferenza presente nella storia, faremmo un torto sia allo sceneggiatore che a Metamorpho e a Plastic Man. Il primo bilancia il pathos con l’umorismo e con ambientazioni fantasiose e situazioni bizzarre, rese manifeste dalla colorazione vivace, cangiante e talvolta psichedelica di Marcelo Maiolo (presente in tre dei quattro episodi raccolti nel brossurato), gli altri due sono attori di divertenti battibecchi sulla scia dei botta e risposta tra Ben Grimm e Johnny Storm, La Cosa e la Torcia Umana della Marvel Comics.
Il risultato è una narrazione corale, brillante, rapida e carica di sense of wonder, nella quale lo scrittore dissemina indizi ed elementi senza approfondirli, spiegando nelle didascalie che si rivolgono direttamente al lettore – stratagemma già utilizzato sulle pagine di Thanos – che in futuro verranno ripresi.
Dal punto di vista estetico, il fumetto è altrettanto piacevole, potendo contare sul talento di Ivan Reis (affiancato nel secondo capitolo da José Luís), Joe Bennett e Doc Shaner.
Reis riesce a fondere forza ed eleganza nelle anatomie composte e armoniose dei suoi personaggi, punta sulla mimica spesso caricaturale di Plastic Man per trasmettere le emozioni suscitate dalle scoperte fatte dal quartetto e, contando sulle chine di Joe Prado, dà profondità all’espressività tenebrosa di Mister Terrific. Anche l’ambientazione è ben curata, visualizzata attraverso inquadrature di diverse dimensioni, tra le quali spiccano due potenti spread-page e alcuni riquadri orizzontali molto schiacciati che vanno a sovrapporsi alla grande vignetta di sfondo.
Senza raggiungere le vette qualitative del collega, poiché la fisicità degli eroi appare meno aggraziata, Bennett dà il meglio di sé nei primi piani, attraverso volti studiati ricchi di emotività, mentre Shaner scommette sulla vivacità dell’insieme, mostrando nei campi larghi i Terrifics riuniti e in azione. L’artista alterna visi dettagliati ad altri minimali, in cui gli occhi diventano dei puntini, ricordando parzialmente il tratto essenziale di Cliff Chiang, il disegnatore di Paper Girls.
A completare un volume nel complesso gradevole è la colorazione di Nathan Fairbairn che per l’ultimo capitolo sceglie tonalità leggermente più opache di quelle adottate da Maiolo e aggiunge il dettaglio dei retini al trucco facciale di Mister Terrific.
Abbiamo parlato di:
The Terrifics #1
Jeff Lemire, Ivan Reis, Joe Bennett, Doc Shaner, José Luís
Traduzione di Giuseppe De Pascale
RW Lion, 2018
96 pagine, brossurato, colori – 9,95 €
ISBN: 9788833049380