Il verde poliziotto dalla testa pinnata, personaggio creato e amorevolmente curato dal proprio autore Erik Larsen, è forse quello che più di tutti gli altri “figli dell’Image” ha rappresentato nel tempo la concezione originaria per cui la casa editrice era nata: un personaggio completamente gestito dal suo creatore, simbolo della propria idea di fumetto e della propria creatività. Ma la caratteristica principale di Savage Dragon, è il suo esserere un colorato, eccessivo, dissacrante, autoironico gioco a fumetti tra Larsen ed il lettore. Un fumetto supereroistico genuino, capace di scherzare con intelligenza sul concetto stesso di supereroe, ed al contempo di omaggiarne i pregi e criticarne i difetti, con un occhio (incantato) alla sua storia, pescando a piene mani dall’immaginario dei primi ingenui e sognanti albi che hanno costellato l’infanzia di molti lettori, e di Larsen stesso.
Dopo esser stato trascinato nel limbo dalla chiusura della Lexy, Savage Dragon torna grazie alla Indy Press, titolo di punta di un parco testate sempre più importante e vivo, in un nuovo formato “tabloid” che oramai è un vero e proprio simbolo della casa editrice, e che, nonostante qualche critica, per il “drago” sembra essere una soluzione adeguata, e forse addirittura migliore dell’originale.
Difetto principale del volume è l’arrivare dopo troppo tempo dalle precedenti pubblicazioni, per di più nel pieno di una trama che vede i freack di Chicago cospirare per uccidere il super poliziotto una volta per tutte e dominare la città. Piano che, immancabilmente, viene sventato a suon di scontri ipertrofici e fracassoni. Risolta questa appendice, pero’, il volume presenta un nuovo inizio per Dragon, chiamato a sostituire la squadra governativa Youngblood (creatura di Rob Liefeld che, dopo la fuoriuscita dalla Image del suo autore, Larsen ha ben pensato di eliminare totalmente dal mondo senza troppi complimenti). Abbandonata l’uniforme, Dragon si trova quindi a formare la S.O.S., la Special Operation Strikeforce, reclutando la Freak Force al completo ed altri personaggi del colorato e vulcanico sottouniverso creato dall’autore. Non manca per l’occasione una critica molto cattiva alla politica americana, con Superpatriota (supereroe ricostruito bionicamente) che le canta niente di meno che a Bill Clinton.
Finale in bellezza, con un matrimonio tra superesseri (con tanto di super-ospiti, compreso Elton John!) che fa la parodia in maniera divertente di mille di altri matrimoni fumettistici, con i “cattivi” che intervengono sempre durante la cerimonia – ma che, in questo caso, non hanno tenuto conto della agguerrita sposa.
Fumetto di intrattenimento puro e semplice, Savage Dragon rimane uno degli esempi più frizzanti e brillanti del panorama americano: speriamo di riuscire finalmente a godercelo pienamente.