In un lungo articolo di Variety pubblicato in vista della diffusione della serie targata Netflix di The Sandman, Neil Gaiman ha spiegato in maniera dettagliata perchè, dopo tanti anni di tentativi mancati, ha deciso di realizzare finalmente una serie basata sul personaggio.
In molti modi, è l’unica domanda che ci possiamo porre – ha detto Gaiman – stranamente, quando Allan [Heinberg], David Goyer e io ci siamo seduti a cena insieme, essenzialmente la sera prima di presentare questo progetto a Netflix e al mondo, quella era la nostra domanda. Perché dovremmo farlo? E perché dovremmo farlo ora? Soprattutto per me, dopo tre decenni in cui ho impedito che si verificassero cattivi adattamenti di Sandman. Con le buone o con le cattive, con mezzi giusti o sbagliati, ho bloccato e fermato così tanti brutti film di Sandman. Andate a cercare su Google la descrizione di Ain’t It Cool News della sceneggiatura per la versione di Jon Peters di Sandman [sviluppata nel 1996], in cui a pagina cinque, Morpheus dice alla polizia che viene ad arrestarlo: “Come se le tue piccole armi potessero ferire me, il potente Signore dei sogni, Sandman’. E da lì le cose peggiorano”.
L’articolo evidenzia che la svolta decisiva avvenne nel giugno 2019, quando Goyer e Gaiman ricevettero notizia da Warner Bros. Television che la ricerca per uno showrunner per una serie basata su The Sandman era iniziata, portando alla fine al nome di Allan Heinberg, sceneggiatore noto per avere scritto anche alcune collane a fumetti.
Era una circostanza molto strana. Il tempismo è stato tutto con questo progetto – ha detto Heinberg – Il mio contratto triennale con gli ABC Studios stava finendo proprio nel momento in cui stavo incontrando la Warner Bros. per fare qualcosa con loro. E ogni volta che li ho incontrati negli ultimi 25 anni, chiedevo sempre: ‘Quando farete “The Sandman?’ E in quel momento mi hanno detto: ‘Lo stiamo realizzando per lo streaming con Neil e David. Conosci David Goyer?’ E io ho detto: ‘Sì, conosco David Goyer da anni. Lo sta scrivendo David?’. E quando sono sceso in macchina, David Goyer mi ha chiamato sul cellulare dicendomi: ‘Mi stai prendendo in giro?” E io ero tipo: ‘Ascolta, se tu e Neil avete già un piano e non vuoi che lo faccia io…’ E David disse: ‘Vaffanculo, lo farai. Sto chiamando Neil.’ Ed è così che è successo.
Ho detto a Goyer: Se Neil vuole fare una versione vignetta per vignetta di questo, non so come farlo. Lavoro con Shonda Rhimes da 15 anni. Scrivo drammi relazionali. Richiederà un po’ di adattamento. E David ha detto: ‘Sì, ed è per questo che abbiamo bisogno di te. E Neil lo sa. E lo capirai quando parlerete’. E abbastanza sicuro, in quel primo incontro, Neil ha sollevato il grosso problema, che era: ‘OK, il nostro protagonista è nudo e silenzioso e in una gabbia per l’intero episodio pilota. Cosa faremo per fare innamorare il pubblico di lui?’ E io pensavo, ‘OK, ho capito. Ecco il grosso problema e lui vuole risolverlo già durante la nostra prima cena.’ E poi, 24 ore dopo, lo abbiamo presentato alle piattaforme streaming.