The Ghost Fleet: il buddy comic di Cates e Johnson

The Ghost Fleet: il buddy comic di Cates e Johnson

SaldaPress pubblica in Italia una delle prime opere a fumetti di Donny Cates, “The Ghost Fleet”, in cui in nuce sono già presenti tutti i temi caratteristici della cifra stilistica dell’autore texano, accompagnati dalla potenza grafica del segno di Daniel Warren Johnson.

“Dedicato a Kurt Russell”

Questa dedica, che campeggia all'inizio del volume della The Ghost Fleet – Il convoglio fantasma, indica con chiarezza tanto il genere di storia che il lettore si appresta a leggere quanto – soprattutto – l'immaginario condiviso dei due autori, e che ha fatto da crogiuolo all'opera.

È fuor di dubbio che il nome di Kurt Russell rimanda a un preciso periodo storico, gli anni '80 del secolo scorso –  contraddistinto da una serie di pellicole cinematografiche che si apriva con 1997: Fuga da New York (1981) e, idealmente, si chiudeva con Tango & Cash (1989). Nel mezzo, film come La Cosa (1982) e Grosso guaio a Chinatown (1986) che definivano un genere che mischiava avventura, horror, fantascienza e commedia e metteva in campo una tipologia di protagonista che più che un antieroe era un eroe suo malgrado, coraggioso, altruista ma pieno di dubbi e difetti, che affrontava la vita con piglio sarcastico e disilluso.

Appare evidente che Cates (classe 1984), seppur ancora infante in quel “decennio d'oro” di Russell, abbia formato il suo immaginario proprio su quel tipo di film in cui l'attore statunitense spopolava.
Ed è altrettanto evidente che in The Ghost Fleet – prima idea che lo scrittore abbia mai avuto per una storia a fumetti – riversi in forma derivativa, come tanti giovani autori alle prime armi, molte idee “rubate” da quei lavori cinematografici. Un attingere e un “copiare” che sono contemporaneamente omaggio alle sue passioni e materia prima del proprio bagaglio di idee.

Commettendo l'errore di inesperienza di molti esordienti che soffrono di “horror vacui narrativo”, inoltre, Cates satura The Ghost Fleet di spunti, idee e caratteristiche – tutti ancora in forma grezza ed embrionale – che negli anni si sono raffinati fino a tramutarsi nella cifra stilistica dell'autore.
Fra questi, la traccia alla base della vicenda, una leggenda urbana diffusa in Texas – suo stato natio – riguardo il carico che alcuni tir trasporterebbero per le lunghissime highway del territorio americano, per conto forse di agenzie governative o società segrete: materiali e persone misteriose da tenere nascoste. A questo, si aggiunge l'ambientazione nel Lone Star State, che torna in tanti altri fumetti successivi di Cates e qui rappresentato dalla piccola cittadina di Fate (“Destino”!), realmente esistente e in cui svolge buona parte dell'azione.

Oltre alla localizzazione geografica, questo secondo titolo che gli affida nel 2014 (il primo era stato Buzzkill, mini di quattro numeri) si riempie di tutta un'altra serie di caratteri peculiari dello stile dello sceneggiatore. A partire dalla passione per le teorie cospirazioniste, passando dalla fascinazione per la materia religiosa legata ai temi dell'apocalisse e della fine del mondo, fino alle dinamiche dei buddy movie, quelle pellicole che si basano sull'interazione e il rapporto tra due protagonisti – spesso agli opposti in quanto ad abitudini e carattere – e che tanto hanno spopolato proprio negli anni ‘80 (pensiamo al ciclo di Arma Letale e allo stesso Tango & Cash poco sopra citato).
A questo si aggiungono gli spunti autobiografici – altro elemento fondante della narrativa di Cates – come i complessi rapporti familiari e i legami parentali e di amicizia difficili da sciogliere. Il tutto condito da un ritmo adrenalinico e un gusto per l'eccesso e l'iperbole portati alla massima potenza in ogni frangente narrativo, dalle sequenze alle singole vignette.

Ogni pagina di The Ghost Fleet trasuda all'eccesso della passione che Cates ha messo nella scrittura, una bulimia che satura il racconto e soffoco molti degli spunti presenti.
A questo indubbiamente contribuisce anche il flop di vendite della serie che porta la Dark Horse prima a ridurre da dodici a otto il numero complessivo di albi che compongono la miniserie e poi a terminare l'edizione cartacea con il quarto numero, pubblicando i successivi in formato digitale.
Fortunatamente , vuoi anche perché da almeno tre anni Cates è uno dei golden boy del fumetto statunitense, nel 2017 ha ripubblicato l'intera serie in un unico volume intitolato The Whole Goddamned Thing, da cui ha tratto l'edizione italiana.

La riduzione in corso d'opera del numero di pagine a disposizione ha gravato non poco sul risultato finale della storia, che in effetti dal sesto numero subisce un'accelerazione quasi esponenziale nel ritmo e nel succedersi degli eventi, che sacrifica lo sviluppo sia di una parte di comprimari importanti, sia a tagliare la sezione della storia che doveva fungere da epilogo dell'intera vicenda, come l'autore stesso spiega nella postfazione al volume.
In effetti, queste criticità saltano subito agli occhi del lettore: il senso di corsa contro il tempo e contro lo spazio disponibile per chiudere l'intero intreccio è evidente negli ultimi tre episodi. Allo stesso tempo, va dato merito a Cates di essere stato capace, anche con poca esperienza professionale al suo attivo, di riscrivere completamente il finale da lui pensato per la storia per offrire comunque ai lettori una chiusura sensata e conseguente a quanto raccontato.

Di questo il merito va equamente diviso con il disegnatore che, al pari dello sceneggiatore, nel 2014 era praticamente un esordiente, avendo al suo attivo soltanto il webcomic Space-Mullet, di cui era però autore completo.
Proprio questa sua caratteristica, di essere sceneggiatore e non solo disegnatore, alla fine si rivela fondamentale nell'evitare che The Ghost Fleet sia andata a rotoli nel momento in cui è stata privata dei quattro numeri finali. Se Cates è stato capace di condensare la narrazione per trarre velocemente le conclusioni della storia, altrettanto lo è stato Johnson nell'accelerare il ritmo grafico delle tavole, nel condensare azioni e sequenze in poche vignette, senza rinunciare all'adrenalina e al ritmo che connotano il suo stile.

Anche per il disegnatore questa miniserie è stata una vera e propria palestra, nella quale la sua sicurezza e la sua mano sono cresciute pagina dopo pagina, numero dopo numero. Anche se la sua cifra stilistica è evidente fin dalla prima tavola, è indubbio che se si confrontano il tratto e la costruzione delle vignette del numero #1 e del numero #8 si nota come Johnson sia maturato, trasformandosi da disegnatore quasi amatoriale a professionista.
La potenza visiva dei suoi disegni c'è sempre stata, come il mai negato guardare a quale fonte d'ispirazione. Le linee cinetiche, l'uso delle onomatopee come elementi costruttivi della tavola, il segno sporco e voloce che passa dalla china stesa a pennello al pennino a punta fine nello spazio della stessa vignetta sono tutti lì fin dal principio.
Ma mano a mano che si avanza nelle pagine, vediamo uno storytelling che si chiarifica, uno studio dell'inquadrature più profondo, meno banale e più ricercato nei tagli, e una costruzione della griglia magari più semplice e geometrica, ma perfettamente funzionale alla messa in scena del racconto.

The Ghost Fleet è una sorta di “bozzolo” con cui i “bruchi” e Daniel Warren Johnson si sono trasformati in “farfalle”, fino ad arrivare a essere oggi due dei più talentuosi e ricercati autori statunitensi. È una storia che, letta col senno di poi – come molti lettori faranno già conoscendo le loro opere più “mature” – acquista un valore e un sapore che in origine forse non aveva.
Certo, il fanno che Cates abbia tatuato sul braccio sinistro l'immagine di copertina del secondo numero, la dice lunga sull'importanza che l'opera riveste per lui nel proprio percorso professionale.

Abbiamo parlato:
The Ghost Fleet – Il convoglio fantasma
Donny Cates, Daniel Warren Johnson, Lauren Affe
Traduzione di
saldaPress, 2019
210 pagine, cartonato, a colori – 24,90 €
ISBN: 9788869196607

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