“Permettendo l’uomo, la natura ha commesso molto più che un errore di calcolo: ha commesso un attentato contro sé stessa.” E. Cioran
The End, la nuova graphic novel di Philippe Chappuis, in arte Zep, è la conferma di un radicale cambio di stile e contenuti rispetto alla serie Titeuf che lo ha reso celebre in Francia e nel mondo.
Come già avvenuto in Un bruit étrange et beau (Rue de Sèvres) e Cose da Uomini (Rizzoli Lizzard) l’autore, fin qui concentrato a offrire una visione del mondo degli adulti a misura di bambino, abbandona l’umorismo pungente e a tratti irriverente di Titeuf e la sua banda di amici in favore di uno sguardo assai più maturo e disincantato sulla vita. Tale scelta non poteva non riflettersi nel suo stile, che dalla semplicità tipica derivata dal fumetto umoristico statunitense, con le sue figure caricaturali (Titeuf deve il suo nome alla caratteristica forma d’uovo della testa), passa a un disegno realistico ottenuto per mezzo di un tratto sottile. A questo si aggiungono degli sfondi pieni le cui tonalità variano ad ogni tavola quasi a voler dare, al racconto, una suddivisione tematica.
E mentre in quarta di copertina l’editore Comicout ci fa sapere che la storia racconta di un futuro distopico, Zep utilizza invece vignette dalle cornici sfumate come a voler dare alla sua opera i contorni del sogno o, altresì, del ricordo.
Il protagonista è lo stagista Théodore Atem, recatosi in Svezia per unirsi ad un team di ricercatori che studiano gli alberi e, in particolare, il modo che hanno di comunicare tra loro. A capo del team troviamo il professor Frawley, convinto sostenitore della teoria per cui gli alberi sarebbero custodi, grazie al loro DNA, dei segreti della Terra. Da qui, il verificarsi della morte di ignari escursionisti sui Pirenei spagnoli, porta il team del professor Frawley a intraprendere un’indagine che, partendo dalla comparsa di misteriosi funghi e dall’insolito comportamento degli animali, fa loro scoprire una tragica verità che potrebbe segnare la sorte della razza umana su questo pianeta.
A dare lo spunto a Zep per la storia è stato il figlio (che presta il volto al protagonista), studente di botanica, e il suo racconto di un episodio avvenuto in Sud Africa dove alcune antilopi sarebbero morte avvelenate da foglie di acacia delle quali si erano nutrite senza problemi fino ad allora. A detta degli scienziati, gli alberi avrebbero prodotto del veleno proprio per sbarazzarsi delle antilopi diventate troppo numerose.
Quello post-apocalittico è un genere che ha spopolato nel corso degli anni, sia che si parli di cinema che di fumetti. Dall’Eternauta a The Walking Dead però non è mai cambiato il ruolo centrale deputato all’uomo. Ed è proprio qui che Zep sembra voler ribaltare le regole del genere ponendo la natura, e in particolare gli alberi, al centro del racconto. Ovviamente dal lato prettamente visivo, la potenza evocativa di alcune tavole è quella ormai consolidata che potremmo definire da manuale dell’apocalisse: non mancano dunque le città ‘simbolo’ dell’occidente lastricate di cadaveri e gli animali ormai padroni di quel che resta. Ma in ambito tematico la visione antropocentrica, che ha sempre permeato la nostra arte e ci ha fatto dimenticare che di questo mondo siamo ospiti arrivati relativamente da poco, viene aggirata. Gli alberi erano qui da ben prima di noi, e ci viene suggerito ad ogni pagina che ci sopravvivranno.
Come la catastrofe nucleare non ha impedito che Chernobyl venisse ricoperta di vegetazione, la natura trova sempre un modo per ripristinare il suo dominio su questa Terra. Dovremmo dunque temerla? Per Zep la risposta, evidentemente, è sì. Fondamentale, a riguardo, l’incontro dell’autore con il biologo francese Francis Hallé che, oltre a prestare il volto al personaggio del professor Frawley, ha fatto da mentore a Zep mutuando la sua ideologia ambientalista. Secondo Hallé la natura non ha ancora deciso cosa fare di noi, ma non c’è da star tranquilli essendo con tutta probabilità la natura stessa responsabile dell’estinzione di numerose specie, dinosauri in primis.
E se Zep è cresciuto in una famiglia protestante e ha persino seguito corsi di studi teologici a Ginevra (propedeutici alla stesura di Un bruit étrange et beau, storia di un uomo che entra a far parte dell’Ordine Certosino), in questo The End prende invece le distanze dalle religioni monoteiste che avrebbero inquinato la nostra capacità di relazionarci alla natura per comprenderla. Ci crediamo onnipotenti e pecchiamo della presunzione di credere che la natura sia al nostro servizio.
Zep invita invece il lettore a un recupero dell’approccio animista che nell’attribuire alla natura, sia organica che non, uno spirito (o anima), induce anche un certo timore e paura riguardo eventuali ritorsioni a cui questa potrebbe spingersi proprio per difendersi da noi.
E non è un caso che il leit motiv dell’opera sia The End dei Doors che ritorna in modo ossessivo, come ossessiva è l’ammirazione del professor Frawley per Jim Morrison. Una canzone nata come “addio” per una ragazza eppure diventata qualcosa di infinitamente più grande. In quest’opera suona come avvertimento per un destino inesorabile che, in quanto tale, non deve spaventarci. Perché, e qui citiamo quella stessa poesia di William Blake che ispirò Morrison, “se le porte della percezione fossero purificate ogni cosa apparirebbe all’uomo com’è, infinita. Poiché l’uomo ha talmente rinchiuso sé stesso da veder tutto soltanto attraverso le strette fenditure della sua caverna”.
Ecco allora che quella fine è “meravigliosa amica” in quanto unica via per spalancare le porte della nostra percezione. Con sgomento non resta che chiederci: davvero la nostra comprensione della natura deve passare da un sacrificio così grande? Davvero dobbiamo arrivare a rischiare l’estinzione per capire i nostri sbagli e avere una seconda possibilità? The End di Zep vuole offrire una risposta che è anche un monito: è tempo di cambiare rotta, prima che sia troppo tardi.
Abbiamo parlato di:
The End
Zep
Comicout, 2022
Traduzione di Martore P. Roma,
96 pagine, brossurato, colori – 17,00 €
ISBN: 9791280595072