Un fumetto seriale di successo popolare come Tex può apparire semplice nella lettura così come nella narrazione; nella sostanza delle cose, invece, é codificato da una serie di invisibili leggi che limitano (e molto) i margini di movimento degli sceneggiatori e dei disegnatori. Queste leggi non scritte fanno sì che il ranger di casa Bonelli sia sempre (o quasi) uguale a se stesso, conservi l’appeal che lo ha reso famoso anche dopo decine e decine di anni, e mantenga intatto o quasi un pubblico affezionato, in grado di notare le più piccole “variazioni” sul tema bollandole subito come “non texiane”. Sono queste stesse leggi che, al contempo, evitano almeno apparentemente che il personaggio sia appetibile per le nuove generazioni di lettori.
Ecco il perché nacque la mitica collana dei “Texoni”, volumi di grande formato pensati per ospitare sulle pagine del personaggio di punta della Bonelli grandi disegnatori più o meno lontani dai canoni di cui sopra.
L’albo qui ristampato presenta infatti una storia letteralmente impubblicabile sulla serie regolare di Tex (troppo bella da un punto di vista puramente artistico, oseremmo dire): la “leggenda” narra infatti che l’editore avesse commissionato la storia per la serie regolare, ma all’atto pratico, dopo aver ricevuto le tavole, si fosse reso conto che le stesse non erano “consone” agli standard seriali di Tex. Ci fa sorridere immaginare Sergio Bonelli con in mano le splendide tavole di questo albo, preso dalla voglia matta di vederle pubblicate e dall’impossibilità di poterlo fare sulla serie regolare mensile, saltare dalla sedia nel momento in cui decide di realizzare un albo solo con questa storia, una storia fuori serie e veramente fuoriserie dal punto di vista grafico.
Questo primo albo ebbe grande successo e diede il via a una girandola di autori del tutto o quasi nuovi per la casa editrice, nonché per il ranger più famoso d’Italia, che trovarono tra queste pagine una nicchia nella quale affrontare a loro modo il personaggio. Si sono alternati sulle pagine di questo albo di grande formato autentiche guest-star del fumetto italiano e mondiale: basti citare Jordi Bernet (autore di un Tex ironico, dinoccolato e decisamente fuori registro), José Ortiz, il compianto Magnus, il grande Joe Kubert, il perfezionista Alberto Giolitti o, in questo primo numero, l’ingiustamente quasi dimenticato Guido Buzzelli, esaltato dal formato nelle sue chine dettagliate. Negli anni la tendenza è in parte cambiata e il Texone viene affidato sempre più ad autori già presenti nella scuderia bonelliana, anche se magari distanti dal genere western come Bruno Brindisi, Roberto De Angelis, Carlo Ambrosini, o Ivo Milazzo.
Nell’ottica di un personaggio che oramai rappresenta il fumetto classico per antonomasia, quasi un genere a se stante, spesso preso a esempio come segno dell’immobilità del fumetto popolare italiano, si capisce bene come sia apparsa all’epoca ed appaia tuttora ancora più sorprendente e spiazzante una simile iniziativa, che, anche non offrendo storie particolarmente memorabili (se non a volte francamente deludenti), ha comunque presentato tratti e stili originali, forti e quasi in antitesi all’idea stessa che si ha di Tex. Una dimostrazione di notevole coraggio, sicuramente, che pero’ potevamo augurarci fosse niente altro che il primo passo, a cui far seguito quello, ancora più rivoluzionario, di affidare anche i testi ad autori fuori dagli scenari del western più classico e del bonelliano. Infatti, alla sarabanda di disegnatori presente sui diciotto Texoni pubblicati fino ad oggi, ha fatto da contraltare l’inossidabile presenza dello sceneggiatore Nizzi, prima, e Mauro Boselli poi.
Terra di conquista preferita dagli sceneggiatori meno texiani in assoluto, resta fino ad ora il Maxi Tex (volume di formato uguale alla serie regolare ma con il triplo di pagine) che, ad esempio, è stato scritto per quattro volte da Antonio Segura e che sicuramente rappresenta (almeno nelle edizioni scritte da quest’ultimo) una zona nella quale si possono talvolta infrangere quelle famose regole di cui si accennava all’inizio dell’articolo.
Venendo nello specifico a questo volume, dal titolo entusiastico indubbiamente legato più al formato che alla storia, ci troviamo di fronte a una lettura godibile e scorrevole, con una trama basata sul frenetico susseguirsi di situazioni che non fanno perdere ritmo al lettore, anche in presenza di una storia che rimane poco più di un pretesto per vedere un Tex Willer decisamente esplosivo; anche la sceneggiatura didascalica di Nizzi, che nelle ultime uscite del mensile appare spesso fuori registro, ridondante e sorpassata, non appesantisce eccessivamente il racconto. Certo il merito va, oltre che a una maggior freschezza nello scrivere che evidentemente Nizzi possedeva diciassette anni fa, al virtuosismo grafico di Buzzelli, autentico fuoriclasse della matita e del pennelli.
I tratteggi paralleli a contornare gli angoli delle bocche dei personaggi, quelli incrociati fra loro a dare ombra, il tocco nello sporcare le tavole verso gli angoli, sono tutti particolari che denotano la maestria di questo artista. Le vignette di Buzzelli oscillano tra il realismo imposto dal personaggio e un esuberante e trascinante gusto per il grottesco, fintamente e solo apparentemente tenuto a freno, manifestato soprattutto nelle espressioni accentuate e iperboliche e nelle scene dove sono presenti personaggi su i quali si può ironizzare; là dove non gli è possibile popolare le tavole dei bizzarri esseri di varia umanità come nelle sue opere più personali, come ad esempio La rivolta dei racchi, l’autore ha comunque impresso il suo segno in maniera netta e decisa.
Altro suo segno distintivo è l’intenso senso del movimento, che sembra distorcere impercettibilmente le figure, le persone, gli animali e addirittura gli oggetti inanimati; un segno che raffigura forza, impetuosità, come la scena finale ambientata sul fiume, e che ben si adatta a questo Tex tutto scazzottate, pallottole che fischiano senza colpire il loro bersaglio (quelle degli avversari), o che vanno infallibilmente a segno (naturalmente, le sue). Un ranger dipinto nelle tavole spesso in bilico fra una stampa giapponese ed un quadro di Goya ben poco ligio alla legge scritta, che appare e al termine scompare quasi fosse un’inarrestabile forza della natura, un deux ex machina della giustizia divina, più che un uomo in carne e ossa.
Abbiamo parlato di:
Tex il Grande! – Tex Stella d’Oro#1
Claudio Nizzi, Guido Buzzelli
Sergio Bonelli Editore, Febbraio 2005 (esaurito)
brossurato, 240 pagine, b/n – 5,30€
ISBN 9771825099005(50001)
Tex il grande!
Claudio Nizzi, Guido Buzzelli
Nicola Pesce Editore
cartonato, 240 pagine, bianco e nero – 24,00€
ISBN 9788897141150