C’è un fil rouge che accomuna i racconti a fumetti presenti in SYNTH/org, antologia di brevi storie di fantascienza pubblicata da Attaccapanni Press, e cioè una riflessione sul dittico “sintetico” e “organico”, sul rapporto tra esseri umani e robot e sul concetto di intelligenza artificiale; alla ricerca di risposte che ad oggi forse non possono essere ancora formulate, ma che se non altro possono essere sognate. E sognare è appunto uno dei compiti degli artisti, persone da sempre in grado di immaginare, ipotizzare e a volte prevedere quello che sarà il nostro futuro.
In effetti SYNTH/org una risposta ce la offre, e anche piuttosto univoca: nelle tredici storie che compongono il volume – create da Susanna Rumiz, Francesco Guarnaccia, Laura Guglielmo, Beatrice Bovo, Ramilli e Aquilani, Luca Claretti, Zeno Colangelo, Arianna Climaci, Valeria Favoccia, Leone e Racine, Albhey Longo, Giorgio Abou Mrad e Leonardo Mazzoli – i robot bramano, o finiscono per trovare, sempre e solo una cosa: l’umanità. Che sia per un caso fortuito, per imitazione, per evoluzione, o per eventi al di fuori del loro controllo.
E l’apparizione di questa nuova consapevolezza in molti casi si rivela essere un peso, perché l’uomo – che pure crea il robot a sua immagine e somiglianza – nel momento in cui lo trova in possesso del difetto di essere “umano”, e dunque capace di empatia, affetto e amore, inizia a considerarlo fallimentare, guasto, imperfetto, quando non addirittura pericoloso. Gli stessi robot inseguendo il sentimento finiscono per immolarsi, sbagliare, farsi del male o farne agli altri, in alcuni casi senza capirne nemmeno il perché. Così, come spesso accade quando si affronta quel tipo di letteratura definita “di genere”, ciò che se ne ricava è una riflessione su noi stessi, e – più che su cosa significhi essere macchine – su cosa significhi essere umani.
Sono sempre soddisfacenti le risposte a queste domande? Da un punto di vista strettamente fantascientifico (con l’accento posto su “scientifico”) non esattamente. Troppi robot umanoidi tutti uguali, troppi androidi sentimentali che assomigliano a tanti Pinocchio fatti di metallo,troppi cyborg da compatire, troppi eroi metallici positivi che corrono incontro a un triste destino, poca conoscenza della materia reale perché le storie possano essere davvero rivoluzionarie o fare la differenza. L’impressione che se ne ricava è che a volte siano state afferrate alcune idee base, quelle più semplici da trattare senza dover necessariamente studiare il Test di Turing, ma anche le più comuni, già viste in numerose occasioni.
In questo senso le prove più azzeccate risultano due: la prima quella di LRNZ alla copertina, che unisce i due arcani di scienza e fede dando vita a una “rosa mistica metallica” che incombe sullo spettatore, forse per salvarlo o forse per dannarlo, inconoscibile nella sua forma aliena e pure ritratta nel tentativo di cercare un ponte, un approccio, un contatto; e la seconda Not Ready Yet, di Luca Claretti, che mostra alcune figure non esattamente umane e non esattamente artificiali – ma inserite in un mondo umano deserto – impegnate a cantare (cantarci?) una canzone (che tra l’altro esiste veramente e tutti possono ascoltare cliccando QUI ), senza inviare altro messaggio o spiegazione al di fuori della loro stessa esistenza. Esseri che non cercano di coinvolgerci, impietosirci o rassicurarci ma navigano oltre i confini del nostro conoscibile, ci lasciano da parte, offrendo non risposte ma solo altri interrogativi per chi resta a guardarle dal basso della sua esistenza fatta di carne.
Tuttavia se uno scienziato deve essere prima di tutto accurato e matematicamente ineccepibile, il compito di un artista è invece quello di sognare un futuro o un presente e tradurlo in storie, ed è da questo punto di vista che l’antologia si rivela sicuramente vincente: una fucina di talenti nuovi affermati e no, riuniti e organizzati in un volume all’insegna della passione, dello stile e della qualità. E questo era facile prevederlo, perché pur nella sua breve vita l’etichetta Attaccapanni Press creata e gestita da Ariel Vittori e Laura Guglielmo sì è immediatamente distinta per l’estrema eleganza e professionalità dei suoi prodotti e autori,e si è dimostrata in grado di gareggiare – e in certi casi anche vincere – con editori professionisti.
Se c’è dunque una cosa che accomuna le tredici storie di SYNTH/org è sicuramente il talento dei fumettisti coinvolti. Sia che si tratti di un Francesco Guarnaccia che ormai ha davvero poco altro da dimostrare, sia che si tratti di esordienti come la coppia di autori Daniele Aquilani e Francesco Ramilli, ideatori di quella che a livello di contenuti, spessore, efficacia dei disegni e della costruzione scenica, risulta la storia più complessa ed efficace. Al punto che la dicitura “esordienti” sembra già da subito stare stretta a due giovani capaci di scrivere e disegnare ottenendo così tanto in così poche tavole.
Anche le altre storie hanno però numerosi motivi per distinguersi. Che sia per lo stile – che raggiunge il massimo fascino visuale nei lavori del già citato Claretti e in quello accattivante nella sua personale spettacolarità di Zeno Colangelo – per la costruzione della tavola – in particolare Giorgio Abou Mrad, che tenta di impostare una narrazione fantascientifica anche nella scansione delle vignette, e sostituisce i balloon di testo con stringhe informatiche – o per la ricchezza di contenuti (segnalo in particolare Beatrice Bovo) – individuare un episodio debole è quasi futile. Forse non tutti riescono a giostrarsi perfettamente con le storie brevi, e ci sono storie che sembrano più un prologo che un discorso compiuto; ma in ogni caso SYNTH/org conferma la teoria – in questo caso tutt’altro che fantascientifica – secondo la quale il mondo del fumetto italiano è pieno di talenti di tutto rispetto, in possesso delle chiavi necessarie per produrre opere di sicuro valore.
Abbiamo parlato di:
SYNTH/org
AA.VV.
Attaccapanni Press, 2019
192 pagine, brossura, colore – 17,00 €
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