Swamp Thing Winter Special #1 – Di Morte e Mostri

Swamp Thing Winter Special #1 – Di Morte e Mostri

Torna l’appuntamento con “First Issue Presenta” e tornano gli “80 pages Giant Special” della DC Comics con uno speciale dedicato a Swamp Thing e al suo creatore Len Wein. Due le storie ospitate nell’albo, la prima a firma di Tom King e Jason fabok e la seconda, molto particolare, di...

The talk of the saints

Una delle caratteristiche principali del linguaggio è quella del suo costante mutamento, del suo adattarsi alle necessità e alle peculiarità della società che lo utilizza, influenzando la medesima. Il fumetto, in quanto mezzo di comunicazione di massa, non è da meno e a tale regola non può sottrarsi il fumetto supereroistico. In questo ambito, ovviamente, i cambiamenti più visibili nel breve termine sono quelli legati alle tematiche e agli argomenti trattati.
In tal senso si sta facendo strada, in maniera sempre più prepotente, quello che potremmo chiamare il “Nuovo Umanesimo Supereroistico” che vede gli autori concentrarsi sull’aspetto umano spesso celato dietro a maschere e identità apparentemente mitologiche.

Nel caso dello Swamp Thing Winter Special questo processo viene portato a compimento grazie al confronto, di protagonista, autori e lettori, con il limite più estremo dell’esistenza umana: la morte.
Non poteva essere che così vista la natura stessa dell’albo: un omaggio alla vita e alla carriera di Len Wein, recentemente scomparso, storico scrittore ed editor, creatore di personaggi quali Wolverine e lo stesso Swamp Thing.
Il tema della Morte e della caducità pervade tutto l’albo sin dalla prima tavola della storia d’apertura a opera del duo Tom King e Jason Fabok.

Le quattro vignette orizzontali che descrivono la caduta di una foglia dall’albero ricordano, utilizzando la stessa metafora, Soldati di Giuseppe Ungaretti. Queste prime quattro vignette impostano il tempo e il ritmo di tutta la storia a seguire, gli autori ripetono il layout nelle pagine successive e la lentezza della caduta della foglia si traduce nella rappresentazione della fatica quando viene mostrato Swamp Thing, con un bambino in braccio, arrancare durante una tormenta di neve.

Tutto il racconto è pervaso dal tema della morte e della sua incombenza: i due fuggono da un nemico invisibile, sempre e solo raccontato, durante un inverno senza tempo che taglia Swamp Thing fuori dalla sua connessione con l’ecosistema, il Verde, limitandone così le capacità. Grazie a questo espediente i due autori riescono a scavalcare lo status semi-divino del personaggio per mostrarcelo nella sua declinazione più fallibile e quindi umana: debole, impaurito, confuso così come lo siamo noi nei momenti più difficili della nostra vita.

Come tutti i racconti sulla morte anche questo ha una conclusione abbastanza prevedibile, ma quello che lascia il lettore con gli occhi incollati alle pagine è l’incredibile capacità con cui viene cadenzato il percorso dei protagonisti: King adatta il suo stile costituito da dialoghi asciutti, fatti di poche battute isolate all’interno delle singole vignette, punteggiando la storia con splash page poste strategicamente nei momenti clou, utilizzando una strategia narrativa tipica di scrittori come Brian K. Vaughan.
L’effetto finale è quello di una serie di crescendo emotivi sempre maggiori indirizzati verso il climax finale.

Determinante il contributo di Jason Fabok, coadiuvato felicemente dal colorista Brad Anderson, messo nella difficile condizione di dover raccontare una storia fatta da un numero estremamente esiguo di personaggi, sempre due per la maggior parte delle 40 tavole, nella quasi totale assenza di sfondi (stiamo parlando di una lunga camminata all’interno di una tormenta di neve) e di un antagonista invisibile. Il disegnatore canadese riesce a tirare fuori una prestazione maiuscola facendo recitare i suoi attori in maniera quasi sempre impeccabile e assolutamente credibile.

Lo Swamp Thing di King e Fabok è lontano da quello di Alan Moore e più vicino a quello delle origini, quello di Len Wein appunto: un mostro dal volto umano che alla fine si trova costretto a confrontarsi con sé stesso e la sua mostruosa umanità.

Spring Awakening

Il secondo racconto presente nell’albo è un “incompiuta” di Len Wein: pensata per il primo albo di una nuova serie dedicata alla Cosa della Palude (e allo stesso tempo seguito della miniserie Swamp Thing – The dead don’t sleep), la sceneggiatura di Wein è stata disegnata, con il suo tipico stile grottesco carico di inchiostri debitori del Tomb of Dracula di Gene Colan, da Kelley Jones. Sebbene fossero presenti nella sceneggiatura, pubblicata in appendice all’albo, la storia è stata pubblicata senza dialoghi, didascalie o altri effetti sonori. Il risultato finale è quello di cosiddetto “racconto di atmosfera”, un silenzioso omaggio al creatore di Swamp Thing.
Come quel momento di silenzio che si fa quando si omaggia una persona cara ormai defunta.

Abbiamo parlato di:
Swamp Thing Winter Special #1
Tom King, Len Wein, Jason Fabok, Kelley Jones, Brad Anderson
DC Comics, Febbraio 2018
80 pag., spillato, colori – 7.99 $

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