Surfing on the Third Wave: l’umanità secondo Martín

Surfing on the Third Wave: l’umanità secondo Martín

In “Surfing on the Third Wave” Martín offre un affresco straordinario per lucidità e spessore ma senza la presunzione di giudizio alcuno.

Miguel Ángel Martín è uno dei più importanti e stimati autori internazionali, in possesso di una cifra stilistica pressoché unica, che conferma il suo talento con Surfing on the Third Wave.

Non è un autore facile, dice cose scomode, affrontando argomenti complessi di rilevanza soprattutto sociale e psicologica, concetti difficili che riesce ad esprimere con grande semplicità e chiarezza, non lasciando adito a troppe interpretazioni o fraintendimenti.

Questa limpidità narrativa, oltre che da scelte grafiche minimaliste, deriva dal mantenersi distaccato da ciò che rappresenta: non c’è giudizio nemmeno per le azioni più bieche o efferate di nessuno dei suoi personaggi. Naturalmente, Martín non giudica ma nemmeno è neutrale, però ciò che offre non è un verdetto ma una visione, il suo personale punto di vista, per cui non ci sono distacchi netti fra male e bene, non c’è separazione tra luce e oscurità. Si tratta di scelte, piuttosto; una scelta che è lasciata anche al lettore nel giudicare le azioni rappresentate.

L’essere umano è fatto di tutte queste cose, e nulla e nessuno potranno mai cambiare la sua natura, in cui convivono perversione, indifferenza, cinismo accanto a sentimenti nobili e puri.

La complessa natura dell’uomo è sempre al centro della sua opera, che non è mai di denuncia semmai di presa d’atto: “questo è quanto e dobbiamo farci i conti”, sembra quasi dire.
Ad accompagnare le parole c’è uno stile grafico, dicevamo, minimalista: figure del tutto stilizzate, con un tratto solo apparentemente povero, in realtà sofisticato, con richiami nei colori alla pop art psichedelica.

Tutto quello che viene inserito nella vignetta non è mai fine a se stesso, ma ha precisa funzione semantica, per caratterizzare situazione e personaggi. Anche la colorazione serve a creare un’atmosfera surreale, quasi grottesca che evidenzia ancor più il cinico realismo di Martín nel raffigurare la natura umana.

Il volume di NPE presenta una corposa raccolta di brevi racconti, la maggioranza dei quali è collegata fra loro e fu originariamente pubblicata a puntate sulla rivista spagnola El Vibora negli anni ’90. Compongono una trama unitaria (ambientata in un futuro prossimo imprecisato, palesemente allegorico dell’oggi), quasi un giallo che dà il titolo al libro; in chiusura vi sono alcune brevi storie, anch’esse inedite in italiano, a sé stanti sebbene composte sulla medesima falsariga e col medesimo stile, anche nella costruzione della tavola.
La narrazione dei fatti rappresentati, pur ben costruita, è comunque del tutto strumentale a descrivere le azioni umane, troppo umane dei personaggi. Nessuno è esente da nulla: il personaggio che pare più dolce rivela aspetti meschini dopo una trasformazione fisica che si procura da sé per futili motivi, mentre il personaggio più cinico dimostra di avere un cuore. È molto interessante come le vicende si intreccino in modo appassionante, con naturalezza, svelando o creando le relazioni tra i personaggi.

Tuttavia vengono lasciate in secondo piano, quasi uno sfondo rispetto alla caratterizzazione dei personaggi, per i quali non è difficile, seppur sgradevole, provare empatia poiché rispondono a caratteristiche sin troppo vere. Non vorremmo essere così, anche se la maggioranza degli esseri umani somiglia più a questi personaggi che, per fare un esempio popolare, ai nobili supereroi americani.

Alla base dell’arte di Martín c’è una grande preparazione, in vari campi dello scibile, sia umanistici che scientifici. Esemplare l’apertura con una chiara e illuminante definizione (storicamente accurata) del nazismo oppure l’episodio in cui viene presentato, senza condanne, l’uso del feticismo e della pornografia come fonti di guadagno senza scrupoli verso le persone coinvolte. Ancora, il bullismo, le reazioni che suscita e i comportamenti che può indurre, con reazioni sproporzionate all’offesa ricevuta. Anche in questo caso la posizione è nettissima: il male non è nel bullismo in sé ma in ciò che ne deriva, che sia la sottomissione o la reazione spropositata non importa. È il modo (umano) di rapportarsi sbagliato la vera causa.

Non può mancare da un artista dotato di tanta sensibilità una panoramica sulla vita nell’epoca dei social media e degli smartphone, presentata nella sua assurda, paradossale mancanza di concretezza (“virtuale”) eppure più incisiva e determinante della realtà dei fatti.
Agghiacciante, nella sua assoluta imparzialità, è la storia breve Daddy: non c’è violenza, non ci sono torti, non ci sono ragioni, non ci sono vittime o colpevoli. Solo un terribile (umano) egoismo.

Interessante notare la scelta di concludere la maggioranza dei racconti con la scritta GAME OVER: un tiepido segnale di ottimismo? Che si voglia dire che è tutto un gioco d’artista? O, più probabilmente, che la vita stessa è tutto un gioco crudele che finisce, presto o tardi.

Abbiamo parlato di:
Surfing on the Third Wave
Miguel Ángel Martín
Traduzione di Ilaria Lopez
NPE, 2017
272 pagine, cartonato, colori – 25,00 €
ISBN: 9788894818178

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