Superman #5: La caduta di Camelot

Superman #5: La caduta di Camelot

Si conclude il primo libro de La caduta di Camelot, saga apocalittica e distopica del Superman di Kurt Busiek e Carlos Pacheco

superman005_planeta_coverLa fantascienza, tra i generi letterari d’intrattenimento, è certamente quello che, più di tutti, spinge il lettore ad interrogarsi sui grandi problemi della vita e della società, sulle questioni morali e sul destino dell’umanità intera. Questo mettere il lettore di fronte a se stesso e al mondo è tratto comune anche del noir (termine oggi anche troppo abusato e utilizzato per indicare anche opere che, a ben vedere, non lo sono), ma in questa sede non ci occuperemo certo di questo, quanto di un sottogenere della fantascienza: il fumetto supereroico.
Il fumetto supereroico, in generale, non pone alcun quesito sociale al lettore, tende al massimo a far sì che egli si identifichi con il personaggio, con i suoi problemi, le sue emozioni: se le influenze dei sottogeneri giallistici come l’hard boiled e il noir hanno dato e continuano a dare nuova linfa vitale a personaggi come Batman e Devil1, quella che potremmo dire fantascienza sociale ha prodotto, nel fumetto seriale, il Silver Surfer di Stan Lee e John Buscema, per esempio, o nel fronte dei capolavori il Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons.
Tentativi di mettere il lettore di fronte alle conseguenze di scelte globali e sociali importanti, però, sono abbastanza rari2: tra le saghe più recenti mi viene in mente Thor, signore di Midgard di Dan Jurgens, in cui l’esperto autore statunitense mette il dio nordico delle tempeste di fronte alle conseguenze delle sue scelte in una storia che, in casa DC, potrebbe tranquillamente essere definita un Elseworld.
In questo senso, proprio in casa DC, quasi tutti gli autori si sono cimentati in storie di questo genere: basti ricordare Moore con L’ultima storia di Superman, o Grant Morrison durante il suo adrenalinico ciclo su JLA, o ancora Kurt Busiek che con il suo ciclo di Superman, le cui storie sono attualmente pubblicate in Italia, sta proprio mettendo Kal-El a confronto con le sue scelte future e le conseguenze di quest’ultime per l’umanità intera.

La caduta della civiltà

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La caduta di Camelot, saga scritta da Kurt Busiek e splendidamente disegnata da un grandissimo Carlos Pacheco, ottimamente supportato dall’inchiostratore Jesus Merino, narra infatti delle conseguenze dell’intervento di Superman in un futuro seguente la prossima crisi; una crisi causata dal dittatore Khyber, che ha ridotto l’umanità a pochi sopravvissuti, ma che proprio le azioni dell’uomo d’acciaio, che si immolerà per uccidere il tiranno, porterà a una drammatica conclusione fino all’estinzione della razza umana.
Saga apocalittica, certo, che finora, prologhi inclusi, mette il lettore di fronte ai pericoli dell’uso sconsiderato della scienza e della tecnologia e, in questo episodio, di fronte a una teoria alquanto interessante e discutibile. Per bocca del mago atlantideo Arion, trasformato in un personaggio uscito da un romanzo vittoriano, Busiek racconta come la caduta delle varie civiltà nel corso della storia ed i successivi periodi di oscurità hanno dato all’umanità la possibilità di costruire una nuova società capace di superare quella precedente. Proprio da questa considerazione parte l’invito a Superman di non intervenire nella prossima, imminente crisi, e far sì che la civiltà crolli senza interventi esterni.

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Non a caso utilizzo il termine “crisi”: sin dall’arrivo nella fantascienza di due talenti del calibro di Isaac Asimov e Alfred Elton Van Vogt, i maggiori cambiamenti sociali che questi due grandi autori hanno immaginato con i loro racconti nella storia dell’umanità sono nati proprio in momenti di crisi, situazioni in cui la società ha raggiunto posizioni di estrema debolezza sociale in cui interventi mirati di personaggi con particolari caratteristiche psichiche e morali possono far pendere la bilancia verso un piatto piuttosto che verso l’altro. In questo senso Busiek si chiede se, in ultima analisi, l’intervento di chi può risolvere una crisi sia legittimo o no: d’altra parte, seguendo la classificazione delle società tecnologiche proposta dall’astronomo russo Nikolai Kardashev3, si potrebbe dire che solo il superamento di situazioni estreme consente ad una società di evolvere verso lo stadio successivo più velocemente.
Ciò che di fatto manca ad un universo supereroico è proprio quella che si potrebbe considerare una cultura sociale, una capacità di comprendere da parte del maggior numero di persone la necessità del cambiamento: in un universo con eroi e supereroi, le persone spesso si affidano ad essi, piuttosto che alle loro capacità.
Leggendo L’ultimo domani, la conclusione del Libro Primo de La caduta di Camelot, riecheggiano le parole di Superman nella prima saga di Morrison, che a precisa domanda di Flash (A cosa serviamo noi?) risponde:

Ad afferrarli se cadono

Abbiamo parlato di:
Superman #5
Kurt Busiek, Carlos Pacheco, Geoff Johns, Richard Donner, Adam Kubert
Traduzione di Marco Accordi
Planeta DeAgostini, ott. 2007
48 pagg. col. spil. – € 2.95


  1. Vedere, ad esempio, il ciclo di Ed Brubaker sul Diavolo Rosso, o quello di John Ostrander e Tom Mandrake per il Cavaliere Oscuro, entrambi attualmente pubblicati in Italia 

  2. In questo elenco mi sento di escludere l’invasione di Latveria da parte dei Fantastici Quattro realizzata da Mark Waid e Howard Porter: c’è ben poco di fantascientifico, a parte i protagonisti, in questa avventura 

  3. N. Kardashev, “Transmission of Information by Extraterrestrial Civilizations” (in Russian), Astronomicheskii Zhurnal, 41, 282 (1962), English translation, Soviet Astronomy AJ, 8, 217 (1964). 

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