Io sono suicida: il Batman umano e stratega di Tom King

Io sono suicida: il Batman umano e stratega di Tom King

Missione ad alto rischio, vecchi avversari come alleati e una robusta analisi del personaggio: Batman nel secondo story-arc della gestione Tom King.

Con il nuovo rilancio di tutto il parco testate della DC Comics, sono cambiati anche i team creativi al lavoro sui vari personaggi. Su Batman, la testata principale tra quelle dedicate al supereroe di Gotham City, Scott Snyder ha lasciato il posto a Tom King , sceneggiatore statunitense – con un passato di agente CIA nella Sezione Antiterrorismo – che negli ultimi anni si è distinto grazie a titoli come Sheriff of Babylon, Omega Men e, in casa Marvel, la pluripremiata miniserie dedicata a Visione.

Il primo ciclo di storie andava sotto il titolo di Io sono Gotham, e ne abbiamo parlato nelle recensioni dei vari capitoli (primo, secondo, terzo, quarto, quinto e sesto), ma era solo il primo tassello del piano a lungo termine dell’autore, che ha dichiarato di voler sviluppare il suo progetto batmaniano fino al n. 100 della testata e che inizia a mostrare il suo vero e pieno potenziale proprio nel secondo arco narrativo: Io sono suicida, per i disegni di Mikel Janin.

La squadra che non ti aspetti: personaggi ed interazioni

Bane, sono venuto per lo Psicopirata. Ho bisogno di lui per salvare una persona che deve essere salvata. Consegnamelo e me ne andrò. Se rifiuti di farlo… ti spezzerò la maledetta schiena.

È in questa frase, ripetuta come un mantra ossessivo, che si riassume la missione che deve affrontare Batman, ovvero assaltare Santa Prisca e recuperare lo Psicopirata – criminale in grado di manipolare e controllare le emozioni delle proprie vittime – dalle grinfie di Bane per salvare Gotham Girl, la nuova supereroina introdotta nei numeri precedenti e vittima di un attacco del supercriminale, che l’ha fatta impazzire. L’Uomo Pipistrello è disposto a scendere a qualsiasi compromesso, in particolare quello di formare una squadra di supercriminali per raggiungere il proprio obiettivo.

Tom King sceglie alcuni personaggi noti e meno noti del sottobosco dei villains del Pipistrello per costruire un gruppo sui generis: i giullari Punch e Jeweel, esperti in travestimenti e combattimento (e, particolare essenziale, Punch è l’unico ad essere mai scappato dall’isola prigione su cui regna Bane), Tigre di Bronzo – un vigilante potenziato dal Venom, Arnold Wesker – alter ego del primo Ventriloquo – e soprattutto Catwoman, rinchiusa all’Arkham Asylum con l’accusa di aver ucciso 237 persone.

Il lavoro di King è duplice: da una parte c’è lo sviluppo di una strategia in cui ogni personaggio scompare per diventare ingranaggio di un meccanismo dall’orologeria perfetta, dall’altra vi è uno sviluppo schematico e chirurgico di ogni personalità, attraverso poche significative interazioni che mettono in scena virtù, punti deboli e aspirazioni di ogni personaggio, come l’amore psicotico ma reale ed intenso di Jeweel, la voglia di riscatto di Tigre di Bronzo, il bisogno patologico di essere sottomesso e comandato di Wesker.

Ma sono soprattutto Bane e Selina Kyle a giocare un ruolo di primaria importanza in questa storia, diventando a tutti gli effetti coprotagonisti, specchio ed antitesi al tempo stesso del Cavaliere Oscuro. King e Janin presentano un Bane inedito, spogliato (letteralmente e metaforicamente) del suo tradizionale costume, non più potenziato dal Venom e mosso da una violenta determinazione di trovare la pace interiore grazie allo Psicopirata. Questa volontà, pari a quella di Batman, crea un legame indissolubile tra i due personaggi, entrambi condannati dalla propria “missione”, ma forgiati in mondi completamente diversi.

Proprio il contesto e la natura profondamente egoistica di Bane segnano la differenza con l’eroe: un mostro alla ricerca di una pace impossibile da raggiungere per un animo violento e tronfio, e per questo condannato alla sconfitta prima ancora della fine dell’avventura.

Per quanto riguarda Selina Kyle, comincia in questa saga un percorso che appare essenziale per la run di King e che sta attualmente dando frutti importanti nelle storie pubblicate negli USA. Selina è l’interlocutrice principale di Batman, tanto anima gemella quanto antitesi morale, irresistibilmente ed irresponsabilmente attraente per Bruce Wayne e il suo alter ego.

Tra i due si instaura un dialogo a distanza frutto di solitudini alla disperata ricerca di un senso nella vita che vada oltre la violenza e la vendetta. La Catwoman di queste pagine è una donna tanto sensuale quanto risoluta, segnata da anni di dolore e sopraffazione, ma alla ricerca di una sorta di redenzione e di liberazione da un circolo vizioso. Una liberazione che può passare solo da Batman, che è al tempo stesso faro di salvezza e naufrago da salvare, inizio e fine di un cerchio che si ripropone nelle infinite danze ballate dai due sui tetti di Gotham, danze in cui il dolore di entrambi si trasforma in estasi e punto di contatto. King e Janin, utilizzando il doppio registro dell’azione mostrata e delle emozioni scritte, creano un contrasto poetico ed intenso, che mette a nudo i due personaggi, esaltando in particolar modo Selina Kyle, mostrata in una tridimensionalità che si è vista solo nelle migliori storie del Cavaliere Oscuro.

Una parentesi riflessiva

Quello che rende Io sono suicida un ciclo apprezzabile e rilevante sta nella sua mission: apparentemente si presenta come una parentesi di raccordo tra l’arco narrativo precedente e quello successivo, un capitolo “di mezzo” nella lunga run di Tom King narrativamente funzionale al procedere del racconto.
Nel suo svolgimento, però, dimostra di essere ben più di questo: in quella che sembra una storia tutta action, infatti, lo sceneggiatore cura particolarmente due aspetti, la perfetta costruzione strategica del piano di Batman e il lato più intimo e vulnerabile della sua personalità. La potenza di quanto messo su carta colpisce maggiormente quando i due aspetti si intrecciano.

Da una parte la trama non lascia nulla al caso, a partire dai comprimari chiamati al fianco del protagonista, tutti assegnati a un ruolo ben preciso e indispensabile alla riuscita della missione, fino ai dettagli del confronto con Bane. Nulla appare eccessivamente forzato, ma anzi figlio di una pianificazione meticolosa, come ci si aspetta dal più grande detective del mondo; merito probabilmente anche dell’esperienza di King nella CIA.

Dall’altra, l’autore approfitta di questa claustrofobica avventura per esplorare l’animo del Cavaliere Oscuro: un escamotage già sfruttato diverse volte nelle storie del personaggio, ma in questo caso gestito con tale delicatezza e raffinatezza da colpire nel segno con particolare efficacia. Attraverso una lettera scritta a cuore aperto, scritta da Bruce Wayne e Selina Kyle tempo addietro e riportata nelle didascalie che compongono come un flusso di pensiero la quarta parte di Io sono suicida, veniamo messi di fronte all’essenza stessa del mito di Batman e della fragilità dell’uomo dietro la maschera, ma la forza della prosa di King allontana qualunque rischio di retorica o di argomenti già letti in passato e il lettore ha modo di empatizzare con il personaggio.

La prosa della lettera è ancora più forte se lo si confronta con l’aridità delle parole di Batman, che ripete ossessivamente il freddo mantra di stampo militare riportato all’inizio, quasi a voler spazzar via la sua umanità per far prevalere una risolutezza disumana.

Il senso di empatia aumenta inoltre grazie alla tecnica di scrittura utilizzata, che potremmo definire “polifonica”: da una parte abbiamo quello che viene mostrato, quindi azione e combattimenti, con l’eroe che deve farsi strada attraverso un muro di soldati per arrivare a Bane, e dall’altro c’è quello che invece viene detto, attraverso i monologhi e la lettera a Selina, che serve ad approfondire la psicologia di Batman/Bruce (il trauma ancora irrisolto, le tendenze suicide avute da giovane).
Si crea una sorta di accordo, come in musica, dove voci differenti contribuiscono a creare un racconto (appunto l’accordo) che sia qualcosa di più delle singole note, una vera e propria trasposizione delle regole dell’Armonia all’interno del linguaggio del Fumetto.

Le tavole di Mikel Janin

Ad affiancare Tom King torna Mikel Janin, già visto sul l’albo speciale Rebirth #1 e soprattutto già penciller di Grayson sempre su testi di King (e Tim Seeley).
King, come da sua abitudine, cuce la sceneggiatura addosso al disegnatore di turno e l’affiatamento tra i due sembra evidente nel bilanciamento tra quanto viene detto e quanto viene mostrato: c’è una palese comunione di intenti narrativi che porta a un risultato di notevole sintesi. Quella del disegnatore spagnolo è una delle voci che contribuiscono a formare l’accordo di cui sopra, ed è una voce talmente limpida e chiara che non ha bisogno di didascalie o baloon che spieghino quanto viene già mostrato.

Janin ha raffinato il proprio stile evolvendosi in una direzione maggiormente descrittiva e realistica rendendo il suo tratto un complemento perfetto alla narrazione. L’espressività dei volti, lo studiato uso delle campiture nere e la messa in scena fanno sì che, ad esempio, il lettore riesca a comprendere la figura di Bane in sole tre tavole finendo anche per empatizzare col villain.

A fare da contraltare a questa sorta di rigidità formale abbiamo una composizione delle tavole eterogenea e spesso libera da schemi. Si passa da un uso canonico della gabbia alla composizione priva di qualunque spazio bianco alla maniera di De Luca senza dimenticare i tagli più “estremi” tipici del fumetto supereroistico: splash pages, inserti, profondità di campo e tagli diagonali. Janin sfoggia tutto il repertorio di soluzioni al fine di essere contemporaneamente efficace e appagante per gli occhi.

Alla resa finale contribuisce in maniera significativa la colorista June Cheung che invece di fissare un’unica palette di colori decide di variarla a seconda della situazione e del personaggio presente in scena: molto ampia nelle scene corali si restringe all’osso ogniqualvolta compare Batman.
Un accompagnamento estetico che ben sottolinea i temi e le atmosfere portanti di questo story-arc.

Abbiamo parlato di:
Batman Rinascita #9-10-11-12-13: Io sono suicida
Tom King, Mikel Janin, June Cheung
Traduzione di Stefano Visinoni
RW Lion, maggio-luglio 2017
72 pagine cadauno, spillato, colori – 3,50 € cadauno

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