Dante Alighieri emerge dal suo viaggio all'Inferno due secoli dopo essere partito e avendo appreso una terribile verità: Lucifero progetta di invadere la Terra con il suo esercito di dannati.
Per fermarlo, il poeta fiorentino riunisce alcune rimarchevoli personalità del Rinascimento italiano in una squadra di campioni pronta a sventare tale minaccia.
Il suggestivo incipit de La Divina Congrega, nuova serie di Sergio Bonelli Editore per l'etichetta Audace, costituisce di per sé il primo e principale punto di interesse verso il progetto.
Marco Nucci e Giulio Antonio Gualtieri hanno infatti impostato una storia in grado di coinvolgere subito il lettore all'interno della trama, forti di uno spunto che poteva apparire eccessivamente sopra le righe ma che i due sceneggiatori gestiscono con il giusto approccio, quello della leggerezza ricercata e ottenuta.
Il primo volume non si prende quasi mai sul serio e in più occasioni sembra quasi che la coppia di autori sia al fianco del lettore dandogli di gomito e sorridendo dell'assurdità di quanto avviene sulle pagine.
Una goliardata, quindi, ma non solo: nei diversi strati che compongono l'opera si trovano anche passaggi dove il gusto per il racconto è tale da alzare il livello della narrazione, costituendo momenti particolarmente ispirati. Questo avviene in particolare nei confronti tra i protagonisti, figure di un certo spessore storico e fantastico che, riunite assieme, devono convivere e collaborare a dispetto delle differenze di vedute e dei contrasti. Ma quando la loro unione si compatta regalano situazioni interessanti e ricche di pathos e mistero.
Ne La Divina Congrega si rintraccia anche la fascinazione verso il periodo rinascimentale come ambientazione ideale per una storia di stampo avventuroso e fantastico, l'amore per l'Italia di quel momento storico, la passione nei confronti di certa narrativa e un livello di divulgazione che, pur accennata, non manca di incuriosire il pubblico nei confronti dei personaggi che compaiono.
Oltre a Dante vediamo infatti agire Lorenzo il Magnifico, Leonardo Da Vinci, l'Otello shakespeariano, la misteriosa Silvia che avrebbe fatto da modella per la Venere di Botticelli e addirittura la Maga Circe. Del settimo e ultimo componente del gruppo, abile navigatore, non facciamo cenno dal momento che viene introdotto solo nell'ultima tavola, dimostrando una gestione del racconto molto ponderata e più ricercata di quanto si potesse desumere dal plot, che rimane per il resto molto lineare nel suo sviluppo.
Il prodotto rimane comunque per buona parte un simpatico carrozzone pop, sia detto senza intenti denigratori: l'anima “caciarona” di questa lega di straordinari uomini e donne è il punto di forza di un fumetto tanto improbabile quanto divertente, in grado di intrattenere e allo stesso tempo di valorizzare alcuni personaggi della storia e della cultura italiana, trasfigurati in chiave action con un'intuizione che, pur avendo alle spalle numerosi precedenti più o meno illustri, difende anche la sua personalità.
La scrittura di Nucci e Gualtieri è fresca e spontanea, con dialoghi che indugiano su termini comicamente aulici – sulla scorta del Carlo Chendi di Paperino il paladino e del Mario Monicelli de L'armata Brancaleone – e sul presentare incisivamente le impronte caratteriali di questi personaggi, i quali del resto interpretano i classici ruoli che si pensa di ritrovare in gilde di questo tipo: il guerriero, lo scienziato-tecnico, lo stratega, l'essere dai poteri misteriosi e via discorrendo.
Così, se l'idea di partenza – così schietta e paradossale da avvicinarla prevenuti – si rivela la base giusta per una storia leggera e fiera di esserlo, è nell'“assemble” del cast che si ritrova il secondo punto a favore, ottenendo un cocktail di figure che come nella miglior tradizione narrativa si amalgamano molto bene a dispetto degli spigoli e delle apparenze.
In quest'ottica la scena nel laboratorio di Leonardo, novello Q di jamesbondiana memoria pronto a elargire alla squadra vari gadget per affrontare la missione, si rivela deliziosa e molto intelligente nella sua costruzione.
È d'uopo soffermarsi infine sui disegni per l'attenzione che vi si è adoperata.
Come già in altre serie targate Audace, nelle quali la realizzazione delle tavole non è assegnata a un solo artista ma si basa su un continuo confronto e interscambio tra vari autori, anche in questo caso troviamo l'efficace collaborazione tra il main artist Giorgio Spalletta e Matteo Spirito. Il primo ha infatti raffigurato i personaggi, le ambientazioni e la messa in scena, mentre il secondo è intervenuto per rappresentare i segmenti ambientati nell'Inferno e le creature demoniache che vi dimorano e che, in un caso, oltrepassano il limite tra i due mondi per arrivare nel nostro.
L'idea funziona perché riesce a comunicare a colpo d'occhio la differenza tra la nostra realtà e quella infernale: il modo con cui Spirito approccia le creature infernali contribuisce a dare loro una profondità e un che di ultraterreno grazie a linee particolarmente dinamiche e a contorni fluidi, accorgimenti sufficienti a staccare quel tanto che basta questi mostri dal resto del disegno e a farli percepire istintivamente dall'occhio del lettore come qualcosa di estraneo. In questo l'artista è aiutato significativamente anche dai colori di Francesco Segala, che optano per una tavolozza sanguigna quando si occupa dei demoni e ricca di varie sfumature di rosso per caratterizzare le vedute infernali delle prime tavole.
Tonalità tra il borgogna e lo scarlatto si ritrovano anche nell'incursione di queste entità sulla Terra, più o meno a metà volume, giusto sporcate da pesanti ombre nere di quando in quando. In questa scena, così come nella splash page in cui Dante evoca un eventuale futuro funestato dall'invasione di Lucifero, risulta evidente l'interessante lavoro di amalgama tra la mano di Spirito e quella di Spalletta.
Quest'ultimo, invece, si distingue per i dettagli con cui incornicia i volti e i profili dei personaggi, che soprattutto nei primi piani beneficiano di particolari come rughe, peli della barba, cicatrici, capelli setosi, armature intarsiate e quant'altro caratterizzi queste figure, il tutto con un segno molto netto e sottile in grado di essere particolareggiato e comunicativo senza appesantire l'occhio.
Molto buono anche l'aspetto degli edifici e la messa in scena, sempre piuttosto equilibrata e composta, improntata ad una leggibilità che aiuta in particolare nei passaggi più concitati.
Anche la regia è apprezzabile, specialmente nei segmenti di dialogo che vengono ben ritmati da frequenti cambi di inquadrature, da continui stacchi sui diversi protagonisti e dall'alternanza di primi piani e campi lunghi. La tavolozza in questi frangenti si apre a un più rassicurante giallo, per passare all'arancio del tramonto che penetra negli interni di un palazzo o al nero venato di verdastro della foresta di notte.
In quest'ottica risulta importante l'uso della gabbia: l'impostazione rifugge la rigidità della griglia 2×3, con vignette che quasi sempre di allungano e si accorciano alla bisogna; l'artista ricorre inoltre con una certa frequenza alle splash page o comunque a disegni che fanno da sfondo all'intera tavola e sui quali si incastonano riquadri in cui la scena prosegue. Un taglio sicuramente contemporaneo e adeguato al tipo di narrazione impostata e alle atmosfere a cui il progetto chiaramente guarda.
La Divina Congrega è così un fumetto senza troppe pretese, ma che proprio per questo riesce a stupire piacevolmente: è molto diretto e pop ma poggia queste caratteristiche su elementi e rimandi “alti”, in una commistione tra raffinato e action non certo inedita ma nella quale gli autori credono molto e che per questo riescono a fare loro.
Abbiamo parlato di:
La Divina Congrega – Canto I: La diritta via
Marco Nucci, Giulio Antonio Gualtieri, Giorgio Spalletta, Matteo Spirito, Francesco Segala
Sergio Bonelli Editore, 2021
73 pagine, cartonato, colori – 16,00 €
ISBN: 9788869616372