Storie di Paperi… dai fumetti alla TV: “DuckTales”

Storie di Paperi… dai fumetti alla TV: “DuckTales”

“DuckTales” torna il 12 agosto in USA: è l’occasione per un piccolo excursus tra la serie animata cult degli anni Ottanta e i fumetti che l’hanno ispirata.

DuckTales è una serie televisiva animata andata in onda in America tra il 1987 e il 1990 per un totale di 100 episodi e un film cinematografico (Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta), prodotta dalla Walt Disney Television Animation e con protagonista Paperon de’ Paperoni.
Il prodotto rappresentava il terzo progetto animato per la TV realizzato dalla Disney, dopo I Wuzzles e I Gummi nel 1985. Al contrario di questi due precedenti, però, DuckTales utilizzò personaggi preesistenti, attingendo direttamente al cast dei fumetti di Paperi disneyani prodotti nei decenni precedenti, e conobbe un grande successo che dura tutt’ora, soprattutto fra molti ex-bambini dell’epoca.

Scrooge McDuck in animation

Paperon de’ Paperoni, in originale Scrooge McDuck, è nato sulle pagine del comic book Walt Disney’s Comics and Stories, nella storia Paperino e il Natale sul Monte Orso scritta e disegnata da Carl Barks.

Il suo esordio nel mondo dell’animazione è stato in un breve cameo all’interno della sigla della trasmissione Mickey Mouse Club del 1955, ma la prima parte consistente la ottenne nel cortometraggio didattico Paperone e il denaro (Scrooge McDuck and the money) del 1967 per poi apparire nel mediometraggio Il Canto di Natale di Topolino (Mickey’ Christmas Carol) del 1983, dove però recita nei panni dell’Ebenezer Scrooge della celebre opera di Charles Dickens.

Torna a essere se stesso in Pippo nel pallone (Sport Goofy in: Soccermania), mediometraggio di carattere sportivo incentrato su una partita di calcio con un alter ego di Pippo come campione ingaggiato da Paperone per la sua squadra.

Tutte parti di poco rilievo, quindi, per minutaggio e ambizione, a esclusione del Canto di Natale nel quale però il Paperone che vediamo è altro da sé: il personaggio sembrava destinato a vivere solo tra le vignette, e si vociferava che ai “piani alti” lo ritenessero poco adatto alle regole narrative dell’animazione, perché poco comico.

Convinzioni che sarebbero state sovvertite dalla decisione di mettere proprio lui al centro di DuckTales, compiendo addirittura l’azzardo di eliminare dall’equazione Paperino, mandato ad arruolarsi nella marina militare nel primo episodio della serie.

Una serie “Paperone-centrica”, quindi, in cui il vecchio papero avrebbe avuto l’occasione di mostrare le molte sfaccettature del suo carattere, che non si fermano alla ricchezza e all’avarizia estrema, ma che vanno dall’amore per l’avventura, dalla ricerca di emozioni durante eccitante cacce al tesoro e di un insospettabile quanto puro affetto per i propri cari.

Elemento forse esplorato anche troppo in DuckTales che, pur coerente con la visione di Carl Barks, viene sbandierato eccessivamente in alcuni frangenti ma che contribuì massicciamente a quell’immagine di “duro dal cuore d’oro” che rende il personaggio tra i più umani e credibili tra gli standard characters disneyani.

Avventure di Paperi

Soprattutto nella prima stagione delle quattro di cui è composta la serie, il genere che tiene banco è quello avventuroso, alla Indiana Jones, con Paperone che accompagnato da Qui, Quo, Qua e il pilota Jet McQuack si reca ai quattro angoli del globo (quando non fuori dal pianeta Terra, o sotto) alla ricerca di tesori, o per risolvere problemi legati all’impero finanziario del protagonista.

I ragazzini potevano quindi divertirsi nel seguire personaggi istintivamente simpatici coinvolti in avventure spesso dal ritmo sostenuto, che anche nel limite dei venti minuti di trasmissione erano in grado di mostrare scenari esotici, situazioni rischiose e una narrazione coinvolgente.

Il merito, oltre che delle sceneggiature – spesso liberamente ispirate ad alcune storie di Carl Barks – è anche del cast: Paperone viene ritratto come un avventuriero arzillo e pronto a gettarsi a capofitto in qualunque quest possa portargli profitto, avvicinandolo quindi a un classico personaggio d’azione.

I nipotini forniscono un contraltare giovanile in cui gli spettatori possono riconoscersi, a volte un po’ petulanti ma che godono di una caratterizzazione piuttosto riuscita, spontanea e simpatica, spesso più di quanto accade nei fumetti, mentre Jet ricopre il ruolo di “spalla adulta” che nei comics era affidata a Paperino. Tonto, svagato e dalle scarse abilità di pilota, non era semplicemente lo “scemo del villaggio” ma sapeva comunque fornire un puntello importante per lo svolgersi delle trame, oltre che fornire un contrappunto comico riuscito.

Altri personaggi creati ex novo sono la Tata, la sua nipotina Gaia, il maggiordomo Archie (che fa le veci del Battista istituzionalizzato in Italia) e la Giovane Marmotta Tonty: un cast a volte interessante, altre meno, ma in grado di creare un contesto narrativo (soprattutto per gli episodi più “urbani”) valido e solido.

Tra i comprimari introdotti successivamente, spiccano in negativo il papero delle caverne Bubba, perlopiù irritante, e in positivo Fenton Paperconchiglia, contabile pasticcione assunto da Paperone grazie alla sua abilità nel far di conto, che diventa una sorta di ulteriore sostituto di Paperino, specie quando assume un’identità da supereroe.

Infine, gli avversari di Paperone costituiscono un altro elemento importante per la riuscita di DuckTales, perché spesso si pongono come motore dell’azione mettendo in crisi il protagonista: i Bassotti (somaticamente differenti tra loro, al contrario dei fumetti), Amelia e Cuordipietra Famedoro sono i principali antagonisti, tutti usati piuttosto bene.

Per quanto riguarda l’animazione, ci sono alti e bassi: affidata dalla Disney ad alcuni studi esterni situati in Asia, lo stile grafico non è sempre all’altezza. Nonostante venne investito molto denaro nel progetto, infatti, non si poteva chiaramente avere la qualità dell’animazione cinematografica per cui erano diventati famosi i Walt Disney Animation Studios di Burbank, ma i risultati furono tutto sommato apprezzabili, e sensibilmente migliori delle due serie televisive precedenti. In alcuni episodi si è quindi di fronte a un’animazione più che dignitosa, mentre in altri la natura cheap del prodotto risulta più evidente.

Affinità e differenze tra fumetti e televisione

Il Paperone di DuckTales è un versione più che buona del personaggio: ha una caratterizzazione decisamente valida, in massima parte coerente con quella originaria dei fumetti e forte di elementi descrittivi in grado di far presa sull’immaginazione del pubblico.
Sotto vari aspetti è fedele alla visione del suo creatore, Carl Barks: sicuramente meno arcigno e a volte troppo propenso a mostrare un “lato sentimentale” (che Barks aveva inserito, ma con parsimonia), il personaggio mantiene alcuni dei suoi tratti più celebri, come il bagno nelle monete d’oro del suo Deposito e l’importanza della Numero Uno, la sua prima moneta guadagnata.
Anche lo spirito avventuroso è piuttosto coerente con la visione barksiana, che ha fatto viaggiare spessissimo lo Zione alla ricerca di tesori scomparsi.

Queste caratteristiche fondanti si ritrovano anche in altri due grandi “cantori” dell’epopea paperoniana a fumetti: Romano Scarpa e Rodolfo Cimino. Il primo ha donato al personaggio lo stesso entusiasmo che ha nell’epopea barksiana e in DuckTales, non mancando di esplorarne anche l’animo umano (L’uomo di Ula-Ula, La Fondazione de’ Paperoni), il secondo ha fatto dei viaggi per il mondo un paradigma ancora più assoluto, inventando centinaia di luoghi fantasiosi e di civiltà esotiche in cui Paperone si è imbattuto cercando ricchezza e avventura.

In DuckTales manca, come si diceva, la visione eccessivamente capitalista, ormai scomparsa da anni anche nei fumetti: un Paperone negativo e bieco come quello rappresentato in varie storie italiane tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso (scritto, tra gli altri, da Guido Martina) non trova spazio nella serie, faticando ad essere “venduto” in un prodotto principalmente rivolto ai bambini.

Più in generale, i lettori italiani trovavano infine alcune discrepanze tra quanto pubblicato settimanalmente su Topolino e quanto visto in televisione: in DuckTales Paperone non vive nel Deposito ma in una villa apposita, il maggiordomo di Paperone è differente, tanto nell’aspetto quanto nel nome, e come rivale affaristico non esiste Rockerduck ma solo Cuordipietra Famedoro, il quale nel peggiore dei casi non era noto ai più giovani e nel migliore era ricordato in panni diversi: Barks gli aveva dato origini sudafricane, mentre la serie animata – forse per contrapporlo in modo più simmetrico a Paperone – lo rese scozzese.

Nel complesso, comunque, le discrepanze erano minime e fornivano un’alternativa spesso sensata ad alcune situazioni ricorrenti nei fumetti.

Il reboot del 2017

Nel 1987 il personaggio di Zio Paperone compiva quarant’anni tondi tondi, avendo esordito nel dicembre del 1947.
Vien da sé che quest’anno si festeggeranno invece i settant’anni del papero in ghette e tuba, e appare quantomai significativo che sia proprio questo l’anno scelto per rilanciare DuckTales con un reboot.

Il 12 agosto con un film TV introduttivo, e a settembre con la serie vera e propria, partirà infatti in America il rilancio della serie, con un restart della trama complessiva intuibile dal trailer diffuso qualche mese fa:

Quello che si può subito notare è che l’ispirazione per il pilot del progetto attinge palesemente al dodicesimo capitolo della $aga di Paperon de’ Paperoni (Life and Times of Scrooge McDuck), scritta e disegnata da Don Rosa nei primi anni Novanta del secolo scorso.
È un particolare degno di nota: se il materiale fumettistico al quale gli autori della vecchia serie guardavano principalmente erano le storie di Barks, oggi queste non sono più l’unico riferimento di cui viene tenuto conto.

Il che, oltre a essere normale, appare anche giusto: sono cambiate molte cose in questi trent’anni, sia nei fumetti Disney e nella loro percezione generale che nel mondo dell’intrattenimento, anche televisivo. Le serie animate sono rivolte a un pubblico trasversale, e sono diventate capaci di intercettare anche gli interessi di un pubblico più maturo offrendo sottotesti, inside jokes e trame intriganti.

La modernità delle trame intessute da Barks fa sì che questi elementi si ritrovassero già in quello che realizzava negli anni Cinquanta, ma affiancare a quelle istanze anche diverse sensibilità, che provengano dall’approccio sincretistico di Don Rosa piuttosto che – perché no? – da alcune valide interpretazioni nate dalla florida scuola fumettistica italiana, potrebbe essere utile per un rilancio fresco e riuscito, che può contare su una base già vincente.

Le eventuali polemiche dei nostalgici per gli inevitabili cambiamenti narrativi e per il diverso stile grafico non tengono conto dei potenziali vantaggi che le evoluzioni integrate possono portare, se fatte nel modo giusto: ma si tornerà su questo quando la serie sarà effettivamente partita.

Si ringrazia l’autore Disney Vito Stabile per il supporto e la consulenza prestati alla stesura di questo pezzo. Le posizioni espresse sono comunque dell’autore del pezzo, così come la responsabilità di eventuali errori materiali.

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