Torna nella sua terza incarnazione, anzi edizione, Heavy Bone, lo zombie inviato da sua maestà Satana in persona a uccidere le rockstar. Se pensate che Jimi Hendrix, Jim Morrison, Kurt Cobain e le altre morti eccellenti del rock siano stati degli incidenti o dei suicidi, siete degli inguaribili ingenui e forse ascoltate solo smielate canzoni pop. Dietro a ogni scomparsa si cela l’ombra dell’ “ipersteroideo” Heavy Bone e dei suoi mostruosi animaletti domestici Rock e Roll, ovviamente. In Storia del Metal a fumetti di Enzo Rizzi, edita dalla Nicola Pesce, il non-morto vi conduce in un’epica e sfrenata cavalcata tra le band che hanno dato origine e hanno fatto prosperare questa particolare declinazione del rock.
La prima parte è una sorta di enciclopedia per neofiti scritta e disegnata da Enzo Rizzi (con l’eccezione di sei casi scritti da Francesco Ceccamea e quello dei Death SS, vincitori di un concorso rivolto ai lettori per essere inseriti nell’elenco, a opera del cantante del gruppo, Steve Sylvester). L’autore dedica a trentadue gruppi due pagine ciascuna per illustrarne la storia e i successi. Oltre agli antesignani Black Sabbath, Led Zeppelin e Deep Purple, compaiono i fondamentali Judas Priest, Metallica, Pantera, Iron Maiden, Slayer e Venom, per citarne alcuni. Una nutrita sezione è dedicata all’Hard Rock con band come AC/DC, Guns N’Roses, Aerosmith. Ce ne sono poi alcune che hanno condiviso le sonorità “dure”, ma che non sono propriamente definite come Metal, tipo i Motörhead, i Nirvana o i Kiss. Questa Nuova edizione è ampliata con l’inserimento di sei nuovi gruppi: Cannibal Corpse, Death SS, Dream Theater, Kyuss, Rammstein e Savatage.
La seconda parte è scritta da Enzo Rizzi e disegnata da Nathan Ramirez. Nella prima delle tre storie, Smoke on the Water, si racconta una versione alternativa della genesi dell’indiscusso capolavoro omonimo dei Deep Purple. Nella seconda, Cowboys from Hell, nome tratto da uno degli album dei Pantera, si reinterpreta la tragica fine del chitarrista del gruppo, Dimebag Darrell. La terza storia, Woodstock Highway to Hell, nome tratto dal famoso festival e dall’altrettanto conosciuta canzone degli AC/DC, prosegue il discorso iniziato dalla precedente e affonda le radici nel passato di Heavy Bone stesso, facendogli acquistare un minimo di spessore come personaggio. Woodstock Highway to Hell si tinge dei toni del giallo e del noir, la narrazione diviene lievemente più articolata, non a caso è il racconto più lungo, e lascia il lettore con un finale aperto che fa presagire ulteriori avventure dello zombie killer.
Passiamo ora a sezionare un po’ il volume, come si addice al filone Gore, caro al pubblico metallaro più estremo. Enzo Rizzi è un disegnatore tarantino, ha al suo attivo numerose collaborazioni con gruppi rock e metal, per la Nicola Pesce si è dedicato, con Heavy Bone, anche alla Storia del Rock e a Diabolus in Musica. Sempre grazie allo zombie, nel 2014, ha vinto il Gran Premio Autori e Editori della convention milanese Fullcomics & Games. Il suo stile grafico è piuttosto semplice e diretto, ispirato alle grafiche underground dei manifesti dei concerti o delle fanzine. Le band sono rappresentate come appaiono nelle famose foto iconiche che le ritraggono e quando diciamo “come”, intendiamo esattamente quelle foto che sono rimaste impresse a fuoco nella nostra memoria per l’eccessiva esposizione, rigorosamente in bianco e nero, con un’ovvia predominanza di quest’ultimo. I chiaroscuri sono solo accennati e poche sono le sfumature, tutto è netto, in linea con la concezione mondana del Metal. Le sfumature scompaiono del tutto quando si tratta di disegnare Heavy Bone, il pennarello nero è abusato e forse la sua predominanza rende il tutto poco leggibile. Quando ritrae personaggi femminili accanto allo zombie pompato, delle formose e ammiccanti pin-up, si riscontra palesemente la sua ispirazione al famoso disegnatore e musicista rockabilly, Vince Ray.
Nathan Ramirez è un giovane illustratore svizzero, da sempre stabile nel Lazio, che ha collaborato con numerosi gruppi metal. Il suo stile è anch’esso carico di nero, dettagliato e sporco come una canzone degli Obituary, ma non privo di una certa cura ai dettagli. Spassoso e simbolico è il tributo a Frazetta attraverso una statuetta del Death Dealer. Sicuramente si tratta di un disegnatore promettente.
Sul piano narrativo Rizzi rende omaggio alle storie di Tales From the Crypt della EC comics e allo Zio Tibia (Creepy) della Warren Pubblishing, due riviste a fumetti statunitensi pubblicate, rispettivamente, a cavallo degli anni ’40 e ’50 e negli anni ’60. Ogni gruppo è infatti introdotto da Heavy Bone come era solito fare Zio Tibia con le sue storie.
Per quanto riguarda le altre tre storie, l’impianto narrativo è piuttosto semplice e ripetitivo. Una pecca sono gli innumerevoli refusi tra cui il nome sbagliato dei Megadeth in quarta di copertina e la presenza, sempre in quarta, dei Jethro Tull che invece non compaiono nel volume. Il refuso più esilarante all’interno è sicuramente Ohil (che in inglese suona sinistramente con “Oily”, unto, grasso, viscido) Anselmo, invece di Phil Anselmo, il granitico cantante dei Pantera. Quando invece Rizzi si dedica solo alla scrittura, emerge un po’ della sua psicologia e il lavoro si fa meno banale, il lettore si avvicina alle reali intenzioni di Heavy Bone e si comprende che la morte data dallo zombie non è poi il peggiore dei mali, anzi ha un suo precipitato ben preciso, far raggiungere la “santificazione” da parte delle masse.
Storia del Metal a fumetti è un’enciclopedia per i neofiti del genere, è infatti il caso di parlare più di enciclopedia che di storia, visto che i gruppi sono messi in ordine alfabetico e non in base all’anno o alle derivazione, come si adatterebbe più a una Storia. Sicuramente non è esaustiva, ma fornisce una buona panoramica grazie alla mole smodata di informazioni. Gli appassionati possono scoprire alcune interessanti curiosità, forse sono in qualche modo appagati dalle tre storie di Heavy Bone che, approfondendo il personaggio, aiutano a capire un po’ la psicologia dell’autore. Sicuramente non è un prodotto per palati raffinati, tutto il Metal è banalizzato, riducendolo ai cliché che la società “mainstream” gli ha attribuito: sesso misogino, modi spicci e rudi ed esaltazione dell’estremo fine a se stesso.
In realtà, dopo quarant’anni di storia, il Metal ha numerose declinazioni e sfaccettature, è un genere musicale tutt’altro che banale, basti pensare a band come gli Sleep, i Sunn O))), gli Opeth o i Wolves in the Throne Room. La sensazione che si ha è che l’immagine che l’autore consegna del metal sia rimasta ancorata alla sua esperienza adolescenziale, ma il tema potrebbe essere stato approfondito in Diabolus in Musica, ci viene difficile da credere in Storia del Rock.
Sia come sia: In Metal We Trust!
Abbiamo parlato di:
Storia del Metal a fumetti
Enzo Rizzi
Nicola Pesce Editore, ottobre 2014, terza edizione
176 pagine, bianco e nero, brossurato
ISBN: 978-8897141495